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Nadia Bergamini, 70 anni, mamma e nonna. Massacrata dal genero

Latina, 14 Gennaio 2022


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Omicidio Bergamini, la ricostruzione: picchiata con pugni e schiaffi (Latina Oggi – 18 gennaio 2022)
La misura del carcere è proporzionata alla condotta posta in essere dall’indagato. Lo sostiene nell’ordinanza di custodia cautelare il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario, che ieri ha interrogato Antonino Zappalà, 43 anni, accusato di aver percosso e ucciso la madre della compagna al termine di una lite avvenuta nella casa dove la donna viveva insieme alla figlia e al genero in via Casorati.
Nel corso dell’interrogatorio di convalida l’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha scelto la strada del silenzio. In base ai riscontri della Polizia, Nadia Bergamini, 69 anni, è stata colpita da pugni e schiaffi e ha riportato – come è emerso nell’inchiesta – delle ferite sul viso compatibili con una aggressione e un vasto ematoma. La tragedia si è consumata nel giro di poco tempo: la donna, trovata agonizzante dalla figlia rientrata a casa, era a terra e subito è scattato l’allarme, è stata portata al Santa Maria Goretti dove i medici hanno provato ad operarla, ma per Nadia non c’è stato niente da fare.
Il gip, nel provvedimento cautelare che lascia in carcere il 43enne, contesta l’aggravante di aver cagionato la morte della donna che era in una situazione di evidente debolezza, era infatti disabile e su una sedia a rotelle. Nel corso delle indagini gli agenti di Squadra Volante e Squadra Mobile hanno sequestrato anche degli abiti all’uomo con delle tracce ematiche riconducibili a quello che è avvenuto tra le mura domestiche.
Il dramma nell’appartamento di via Casorati ha lasciato senza parole familiari e amici: all’improvviso la situazione è esplosa e nessuno immaginava ad un epilogo così drammatico. Una volta portata in ospedale è emerso che le ferite della donna non potevano essere compatibili con una caduta accidentale dalla sedia a rotelle ma con delle percosse. E’ per questo motivo, anche alla luce di una testimonianza che fino a questo momento si è rivelata decisiva, che l’attenzione investigativa si è concentrata sul genero e nel giro di poche ore i detective, coordinati dal Questore Michele Maria Spina, hanno arrestato il presunto responsabile della morte di Nadia. Mistero fitto sul movente, questa mattina intanto il pubblico ministero Marco Giancristofaro affiderà l’incarico al medico legale Gianluca Marella per l’autopsia che sarà determinante per capire le precise cause del decesso, compatibili con delle percosse e l’aggressione contestata dagli inquirenti.
Dagli accertamenti è emerso che in passato ci sarebbe stato qualche attrito e qualche momento di tensione tra Antonino e la suocera come può capitare in qualsiasi contesto familiare, ma nulla che lasciava presagire invece ad una tragedia del genere e di queste proporzioni. Non è escluso che la vittima mentre era sola in casa con il genero abbia chiesto qualcosa e a quel punto tutto questo potrebbe aver fatto da detonatore per provocare una reazione tanto inaspettata quanto violenta. Dopo che sarà eseguita l’autopsia, la salma sarà dissequestrata e affidata ai familiari per i funerali. La famiglia di Nadia era molto conosciuta e apprezzata in città. «Gente che ha sempre lavorato onestamente», è il commento di molte persone, la figlia insieme al compagno lavoravano in un bar sul Lungomare di Latina.

Nadia Bergamini uccisa dal genero, Zappalà condannato a 21 anni: «Aggressione vigliacca contro una persona in condizioni di inferiorità» (il Messaggero – 28 giugno 2023)
Si è trattato di un omicidio volontario e non di un omicidio preterintenzionale. La condotta tenuta da Zappalà sia quando ha colpito più volte Nadia Bergamini sia dopo avere terminato questa sua compulsiva azione indicano che ha agito nella consapevolezza che dalla sua azione sarebbe derivata quale probabile se non certa conseguenza la morte della donna”.  Sono contenute in 24 pagine le motivazioni della sentenza con la quale la Corte di assise di Latina presieduta da Gian Luca Soana il 13 giugno scorso ha condannato il 46enne Antonino Salvatore Zappalà a 21 anni e sette mesi di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per l’omicidio della suocera. Nadia Bergamini, 70enne e invalida su sedia a rotelle, venne colpita violentemente più volte per una banale discussione domestica e lasciata morire all’interno dell’appartamento nella zona Morbella dove entrambi abitavano insieme alla compagna di lui e figlia della vittima.
La Corte sottolinea la “natura immotivata e vigliacca dell’aggressione con i numerosi pugni inferti alla donna che le hanno devastato il viso” e ricorda come si sia fermato soltanto quando lei, ormai in coma, “è scivolata a terra non avendo più il suo corpo più reazioni”. Ad aggravare ulteriormente la posizione dell’uomo, sempre secondo la Corte, la circostanza di non averla soccorsa e non avere chiamato un’ambulanza ma di essersene tornato tranquillamente nella sua stanza.
“Comportamenti che dimostrano – si legge nelle motivazioni – la sua volontà di condurre la Bergamini alla morte non attivando quell’immediato soccorso che avrebbe potuto almeno fino a quel momento far sperare di salvarle la vita”. Sempre secondo giudici togati e giurati popolari “l’imputato ha approfittato delle condizioni di debolezza fisica e psichica della donna”.


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