Monica Guarino, 24 anni, mamma. Uccisa con 6 colpi di fucile a pallettoni davanti al figlio di 5 anni dall’ex marito già denunciato per minacce
Taranto, 7 Febbraio 2004
Titoli & Articoli
Taranto, uccisa dal suo ex sotto gli occhi del suo bimbo (la Repubblica, 7 febbraio 2004)
La donna, 24 anni, era in macchina con la madre che è stata ferita e il piccolo, illeso. Il giovane fermato e interrogato
Nella sua borsetta una denuncia per minacce contro l’uomo
Una donna di 24 anni, Monica Guarino, è stata uccisa questa sera a Taranto a fucilate. E’ invece rimasto illeso il figlio di 5 anni, che era con lei in auto e, in un primo momento, sembrava essere ferito. La madre della giovane, Cecilia Fricelli, di 43 anni è stata ricoverata nell’ospedale Santissima Annunziata per ferite alla spalla sinistra, ma sarebbe fuori pericolo.
Secondo la prima ricostruzione della polizia, l’omicidio compiuto in via Tesoro, nel quartiere Tre Carrare-Battisti in una zona alla periferia orientale della città, sotto casa del compagno della donna uccisa, avrebbe probabilmente un motivo passionale: si sospetta un ex amante della giovane donna. Tra l’altro, qualche tempo fa, Monica Guarino aveva denunciato l’uomo ai carabinieri. Aveva paura. Una copia della denuncia è stata trovata nella sua borsetta.
La polizia sta infatti interrogando in questura il precedente compagno della Guarino, un giovane di 27 anni, rintracciato sotto la propria casa nel quartiere Paolo VI, un rione periferico del capoluogo ionico. Per il momento, a quanto si è saputo, gli investigatori sono andati a cercarlo perchè sospettano sue responsabilità o che possa conoscere elementi importanti per risalire all’identità del killer della donna.
L’omicidio è avvenuto poco dopo le 18.30 sotto casa del nuovo compagno della giovane donna giunta lì insieme col figlio e con la madre a bordo di una Panda rossa. Secondo la ricostruzione fatta dalla polizia, la Guarino, sotto casa del suo compagno, ha fermato la vettura in seconda fila. Lei, il bambino e la madre sono scesi dall’automobile, ma proprio allora sarebbe spuntato l’assassino, sceso probabilmente a sua volta da un’auto dove forse aspettava l’arrivo della donna. Il killer ha sparato sei colpi di fucile – sembra caricato a pallettoni – contro la giovane donna, che non ha avuto scampo. Raggiunta da almeno un proiettile all’addome, è crollata in mezzo a due auto in sosta proprio davanti il portone del suo nuovo convivente.
Il bambino, che era vicino a Monica, non è stato toccato dai proiettili. Ferita invece la madre della vittima: la donna è ricoverata in ospedale in prognosi riservata, ma la sua vita – a quanto si è saputo – non è in pericolo. L’uomo sarebbe fuggito a bordo dell’auto. Indagini in corso, ma la pista del delitto passionale e l’identità del killer sembrano ormai chiari alla polizia.
Monica, uccisa dall’ uomo che scambiò l’ amore per possesso (la Repubblica – 10 febbraio 2004)
Secondo l’ ultimo rapporto del ministero dell’ Interno, un quarto dei delitti si consuma in famiglia. Spesso il movente è quello passionale. Che tradotto vuol dire sì gelosia. Più spesso quel movente arma una mano diretta verso una donna che lascia un uomo, che non ne può più dei soprusi, della malinconia, delle incomprensioni, una donna che – come si dice – vuole rifarsi una vita. Donne come agnelli da massacrare, terrorizzare, minacciare. E se c’ è un altro, non è quasi mai lui, in quanto reo di questa nuova e paradossale forma di abigeato, a essere punito. Lo è invece la donna. E’ lei che non si perdona, quasi che andando via lei, andasse via tutto il poco che rimane; a volte nulla. Lei che cerca la felicità, punita a morte da chi felice non è stato, non è, e non lo sarà mai.
Una di queste donne, nell’ eterno duello tra le pulsioni di morte e quelle di vita, purtroppo l’ altra sera ha trovato la morte. Per mezzo di un fucile, come si addice al côté dei furti di bestiame. E’ successo a Taranto, a Monica Guarino, 24 anni, appena scesa dalla sua auto insieme a sua madre e a suo figlio di 5 anni. Ad attenderla, il suo ex convivente, Francesco De Giorgio, qualche anno più grande di lei e padre del bambino. Lui spara. Lei muore sul colpo. La madre di lei è ferita. Il bambino ha visto tutto.
De Giorgio, prima di confessare l’ omicidio, dirà – provando a giustificare il suo gesto – che non vedeva suo figlio da qualche tempo. Non avrà pensato di certo a suo figlio quando gli ha massacrato la madre sotto gli occhi, in una scena che quel bambino non dimenticherà mai.
La verità è che quella cosa non gli andava giù: la sua proprietà, il suo gregge, in casa d’ altri. Un pensiero insopportabile che è diventato un tarlo nel cervello. Quando una storia finisce si possono capire gli scatti di nervi, i gesti plateali, persino le parole grosse, ma non c’ è scelta di vita, quale essa sia, che meriti la morte. Quell’ uomo aveva già passato il limite, tant’ è vero che Monica aveva sporto denuncia per minacce ai carabinieri. Scelta non facile, tanto più in provincia; segno di fiducia nelle forze dell’ ordine. Monica ce l’ aveva ancora nella borsa, quella denuncia, la sera nella quale è stata ammazzata. Ora ci si può anche interrogare su cosa avrebbe mai potuto proteggere Monica da quelle paure, da quelle intimidazioni.
Preferiamo invece dire che Monica ha fatto bene a sporgere denuncia perché che è stata coerente con la sua scelta di non accettare più soprusi, vessazioni. Lei lascia quell’ insegnamento a suo figlio: la violenza, in qualsiasi forma, non va tollerata. Lui a suo figlio lascia solo la firma di quel delitto. Quel bambino, quando diventerà adulto, dovrà fare i conti con molte cose. Per esempio, che quando l’ amore finisce, a volte si ammala, sfugge al controllo e può diventare molto pericoloso, arrivando persino a uccidere. E che un amore deve essere sempre difeso e rispettato. E soprattutto dovrà considerare, da uomo, che una donna è una donna e non un agnello sacrificale.
(di Chiara Balestrazzi)