Melania (Carmela) Rea, 29 anni, mamma. Uccisa con 35 coltellate e abbandonata seminuda, con due siringhe conficcate nel petto e sul pube in un bosco. Condannato all’ergastolo il marito
Ripe di Civitella (Teramo), 18 Aprile 2011
Titoli & Articoli
Melania Rea, una donna tradita (Città Nuova – 14 luglio 2011)
Continuano le indagini sulla morte della giovane mamma uccisa il 20 aprile scorso a Ripe di Civitella (Teramo). Il marito Salvatore resta il principale indagato
Una delle ultime novità sull’omicidio di Carmela (Melania) Rea, la giovane mamma uccisa brutalmente nel bosco delle Casermette in provincia di Teramo, arriva da internet. Anzi, da Facebook, il social network utilizzatissimo dai giovani, ma anche – come accertato dagli inquirenti – da Salvatore Parolisi, caporalmaggiore dell’esercito e marito della donna, che lo ha usato lungamente per scambiare messaggi di amore con la sua amante. Si inficia così un’altra delle dichiarazioni del vedovo di Melania, che aveva assicurato agli investigatori che, quella instaurata con la collega soldatessa, era solo una relazione senza importanza. E aumentano, di conseguenza, gli indizi a suo carico, che ne hanno fatto, finora, l’unico indagato in questa tragedia.
La cronaca Era il 20 aprile scorso, pochi giorni prima di Pasqua, quando nel bosco delle Casermette di Ripe di Civitella, in provincia di Teramo, fu ritrovato il corpo senza vita di Melania. Su di lei, l’assassino aveva infierito con 32 coltellate, incidendole una svastica sulla pelle, spogliandola e infilzandole una siringa vicino al seno. Il ritrovamento della donna avvenne qualche giorno dopo che il marito, Salvatore Parolisi, aveva lanciato l’allarme, spiegando agli investigatori che Melania era sparita mentre si trovavano in un parco giochi a Colle San Marco (Ascoli Piceno) insieme alla figlioletta di quasi due anni.
Le indagini e le perplessità Dapprima si parlò dell’assassino come di un possibile maniaco, poi di uno spasimante respinto, successivamente di un eventuale amante, infine di una ritorsione di camorra. Tutte ipotesi rivelatesi clamorosamente false, che avevano avuto come unico risultato quello di screditare la reputazione di Melania e della sua famiglia di origine. Alla fine, anche quella che sembrava l’unica sicurezza in una vicenda piena di lati oscuri – la presenza della famiglia nel parco giochi – è stata smentita da una lunga serie di testimoni.
Il paese di origine di Melania Quando si percorre via Pomintella, strada di confine molto frequentata tra i comuni di Somma Vesuviana (paese natale di Melania) e Sant’Anastasia, in provincia di Napoli, immediatamente si notano allineati sui marciapiedi i furgoncini dei vari programmi televisivi. Parcheggiati in maniera stabile fino ai funerali di fronte alla casa della famiglia Rea, dopo le esequie cameraman e giornalisti tornano ad accamparsi per strada solo in occasione di nuovi sviluppi nelle indagini. Sì, perché l’uccisione di Melania ha scosso davvero tutti. Perché la morte di una mamma è sempre inspiegabile. Perché quando una donna innamorata viene tradita, e più volte, nei suoi sogni e nei suoi sentimenti, diventa difficile comprendere. Perché una vita non può finire così.
All’indomani dell’uccisione, quando i mass media parlavano del presunto maniaco, a Somma Vesuviana già si sussurrava di quei tradimenti di Salvatore vissuti con tanto dolore da Melania, innamoratissima del marito tanto da addossarsi parte della responsabilità del tradimento per essere tornata dai genitori nel corso della difficile gravidanza; di questa giovane mamma, che pensava di iscrivere la figlia alla scuola che lei stessa aveva frequentato da piccola; dell’impossibilità, assicuravano le amiche, che fosse veramente andata al parco – lei, sempre così precisa – senza cambi per la figlia.
Le reazioni della gente Al di là delle indagini che, si spera possano fare luce al più presto su questa tragedia, resta la partecipazione di un’intera popolazione al dolore che ha lacerato un’intera famiglia, che pur di contribuire a far emergere la verità, non esita a concedersi a continue interviste, vivendo con grande dignità un’enorme sofferenza. È una solidarietà silenziosa, emersa soprattutto in occasione delle esequie, con tanta gente vicino ai genitori di Melania non per “fare spettacolo”, ma per sincero dolore e per una grande indignazione. E sono tanti in città a sperare che l’assassino non sia il marito. Altrimenti, si chiede la gente, che continua a portare fiori sulla tomba di questa giovane mamma, «Chi, e come, potrebbe spiegare alla figlioletta cosa è accaduto?». Alla piccola resta un messaggio sicuro, a lei dedicato, quello inciso sulla lapide di Melania, nel cimitero sommese. «Non puoi vedermi ma io sono la luce con cui tu vedi; non puoi udirmi ma io sono il suono per il quale odi; non puoi conoscermi, ma io sono la verità per la quale tu vivi».
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In memoria di
La storia di Vittoria, la figlia di Melania: “Ha cancellato il padre assassino e cambiato il cognome da Parolisi a Rea” (il Gazzettino Vesuviano – 22 aprile 2023)
Oggi Vittoria ha tredici anni e ha cambiato il suo cognome da Parolisi a Rea, dopo aver ottenuto la patria potestà. Nel 2020, ha finalmente ottenuto di poter portare il cognome della madre per sempre
Vittoria aveva appena 18 mesi quando suo padre Salvatore Parolisi uccise sua madre Melania Rea con 32 coltellate, mentre la bambina si trovava nel seggiolone dell’auto. Era il 18 aprile 2011 e quella mattina di primavera segnò per sempre la vita della piccola Vittoria, che rimase senza madre e padre, e fu affidata ai nonni materni e allo zio Michele Rea per essere cresciuta da loro. Oggi Vittoria ha tredici anni e ha cambiato il suo cognome da Parolisi a Rea, dopo aver ottenuto la patria potestà. Nel 2020, ha finalmente ottenuto di poter portare il cognome della madre per sempre, per onorare la memoria di Melania e cancellare definitivamente il cognome del padre assassino.
Vittoria vive con i nonni materni a Somma Vesuviana, il Comune natale di Melania. Qui, ormai quasi due anni fa, è arrivato il figlio dello zio Michele, tanto atteso dalla famiglia. Vittoria lo considera come un fratello maggiore e insieme stanno crescendo in una famiglia che le offre tanto amore e serenità. La ragazza è determinata e forte, e porta con orgoglio il nome Vittoria e il cognome Rea.
A dodici anni dalla morte di Melania, lo zio Gennaro ha voluto dedicarle un ricordo commovente su Facebook. In questo giorno di ricordo, la famiglia ripercorre le emozioni e i momenti di speranza e disperazione che hanno seguito la scomparsa della loro amata Melania. Nonostante il dolore non diminuisca mai, la famiglia si sente protetta dalla loro angelica Melania, e si impegna a offrire ad Vittoria una vita serena e felice.
La giustizia ha condannato Salvatore Parolisi a venti anni di carcere per l’omicidio di Melania, e la bambina non ha più alcun contatto con lui, poiché il Tribunale per i minori di Napoli ha dichiarato il padre “decaduto dalla civile responsabilità genitoriale sulla figlia” nel 2017. La decisione è stata presa a causa delle modalità estremamente positive dell’affido della bambina ai nonni materni e allo zio, e anche a causa della gravità dei comportamenti del padre. La bambina non avrà mai più rapporti con il padre assassino.