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Marisa Molinari, 51 anni, mamma. Uccisa a bastonate dall’ex che poi dà fuoco alla casa

Besozzo (Varese), 13 Settembre 2007


Titoli & Articoli

«Qui non è l’inferno. Può accadere a chiunque di noi» (Varese News – 14 settembre 2007)
Un borgo di case immerso nel verde, un fiume che scorre placido. La scena dell’omicidio è l’immagine bucolica della provincia.
L’odore del fumo risale fino all’inizio di via Gorini. Man mano che si scende lungo la strada stretta, diventa sempre più acre. Una sensazione sgradevole che stride con l’immagine di un borgo immerso nel verde. Alla fine della via, sulla destra, c’è una casa come quella del Mulino Bianco. L’intonaco in rilievo, che fa rustico, le persiane in legno. In mezzo scorre il fiume Bardello, placido e trasparente. L’unica traccia della presenza umana è sul davanzale della finestra dove ci sono due paia di scarpe da tennis, messe lì ad asciugare dalla vittima e risparmiate dal fuoco.
Due anatre sguazzano tranquille, proprio davanti alla finestra dove è avvenuto l’omicidio. Tutt’intorno sono alberi e prati. Un piccolo portico introduce nell’abitazione dove abitava Marisa Molinari. Al posto della porta c’è un buco nero. Il fuoco ha divorato tutto. Lo scheletro della scala interna è l’unica cosa ancora in piedi insieme a un portaombrelli. Un angolo di paradiso trasformato in un inferno nel giro di poche ore dalla follia di un uomo. Già, perché secondo gli inquirenti, sarebbe la gelosia il movente dell’omicidio.
Salvatore Oliveri e Marisa Molinari avevano avuto una relazione, finita ormai da tempo. Che cosa sia scattato nella testa dell’uomo è impossibile saperlo, visto che anche lui è morto a causa delle ustioni. Quando sono arrivati i soccorsi l’omicida era ancora lì sotto la casa in fiamme, in stato confusionale. L’estremo tentativo di nascondere l’inconfessabile gesto dietro l’apparenza inutile di una pira sacrificale. Marisa era stata uccisa a bastonate prima del rogo.
«È dalle tre di questa notte che sono in piedi. La verità è che i pazzi sono in giro, guardi cosa è successo a Garlasco. Io la sto seguendo quella vicenda. È terribile, ma è una cosa che puo’ accadere a chiunque. Questo è un luogo dove ha sempre regnato la pace, non la morbosità». La cognata della vittima è provata. È stata tra le prime persone a soccorrere Marisa insieme agli altri vicini. Ha cercato di spegnere le fiamme mentre aspettava l’arrivo dei pompieri. La canna dell’acqua è ancora srotolata davanti alla porta dell’abitazione. Con lei c’è la madre della vittima. Ha novant’anni. Esce dal balcone, con un vestito scuro, segue il viavai davanti la casa, continuando a ripetere come un disco inceppato: «Hanno ucciso mia figlia..hanno ucciso mia figlia».
La vicina di casa di Marisa Molinari ha ripreso il suo tran tran quotidiano. Sbircia dalla finestra i movimenti delle persone. «Sto preparando da mangiare, non posso parlare. È una tragedia. Chi se lo aspettava!» dice sforzandosi di ritrovare i ritmi di una giornata che normale non è. Mentre il cuore nero della provincia batte sotto la cenere ancora calda di via Gorini.
(di Michele Mancino)

Uccide e brucia l’ amante. Resta ustionato a morte (Corriere della Sera – 15 settembre 2007)
L’ omicida aveva 64 anni
«Qui come Garlasco, solo un pazzo può fare certe cose». Ci vuole una forza incredibile per sopportare il dolore di ustioni che hanno investito il 70% del corpo. Ci vuole una determinazione feroce per gettarsi col corpo devastato dalle ferite in un torrente, salire in auto, andare a casa e poi ancora tornare sotto le finestre dell’ ex amante e inveire contro di lei dopo averla ammazzata. Alle 4 della notte tra giovedì e ieri Salvatore Oliveri, 64 anni, ha fatto tutto questo.
Vigili del fuoco e carabinieri si sono accorti di lui mentre urlava frasi sconnesse e si agitava mentre loro cercavano di spegnere un incendio in una casetta alla periferia di Besozzo. Solo in quel momento si sono resi conto di avere a che fare con qualcosa di peggio di un incendio casuale. Dentro quella casa ristrutturata di via Gorini semidistrutta dal fuoco c’ era il cadavere di Marisa Molinari, vedova di 51 anni, con la quale Oliveri aveva avuto una relazione troncata da un paio di mesi.
L’ uomo, nel cuore della notte era tornato da lei e al suo rifiuto di riprendere la relazione l’ ha massacrata a bastonate. Poi, per cancellare materialmente quell’ amore finito, ha cosparso il cadavere di Marisa con della benzina e ha dato fuoco. Ma qui è successo l’ imprevisto: la fiammata e i vapori sprigionatisi nella stanza hanno provocato un’ esplosione e una fiammata ha investito in pieno l’ omicida. Salvatore morirà qualche ora dopo in ospedale. Era un tentativo di immolarsi con la donna perduta? No, perché l’ uomo è uscito dalla casa e si è gettato in un torrente che scorre lì vicino. Col corpo piagato è salito in auto ed è tornato a casa. Ma per lui la vendetta d’ amore non era ancora terminata, aveva ancora tanta rabbia in corpo da decidere di tornare a casa di Marisa. O forse era solo pentito di quanto aveva fatto.
Lì la scena era nel frattempo mutata: alcuni vicini della donna, svegliati dal boato e dal bagliore delle fiamme avevano chiamato i vigili del fuoco. Quando si sono visti davanti quella figura che pareva uscire dagli inferi hanno capito tutto. Non c’ è stato tempo di ascoltare l’ uomo, caricato immediatamente su un elicottero e portato al Centro grandi ustionati di Genova. «Un caso molto doloroso e che riteniamo già chiuso: non ci risulta che l’ omicida sia stato aiutato da altri», commenta il procuratore di Varese Maurizio Grigo, che ha coordinato l’ intervento con la pm Sara Pozzetti. E una cognata della vittima aggiunge: «Qui è come Garlasco: solo un pazzo può compiere certi scempi». Salvatore Oliveri, muratore, aveva moglie e tre figli; aveva avuto quel legame con Marisa, a sua volte madre di un ragazzo ventenne arruolatosi nell’ Esercito. Lei aveva da poco iniziato una nuova storia d’ amore, ma Salvatore aveva decretato: «Mia o di nessuno». (di Claudio Del Frate)


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