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Maria Carmela Linciano, 49 anni, e Valentina Maiorano, 14 anni. Mamma e figlia. Seviziate e uccise da Angelo Izzo (massacratore del Circeo)

Ferrazzano (Campobasso), 28 Aprile 2005


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Per gli inquirenti il movente dell’assassinio sarebbe di natura sessuale
Primi rilievi sui corpi della moglie e della figlia del pentito pugliese Maiorano. Il massacratore del Circeo è accusato degli omicidi
CAMPOBASSO – Sono morte per asfissia. Maria Carmela Limucciano e Valentina Maiorano, la moglie e la figlia del pentito pugliese Giovanni maiorano, «vecchia guardia» della Sacra Corona Unita, non sarebbero state strangolate e sui loro corpi non c’è alcun segno apparente di sevizie. Per il loro assassinio sono finiti in carcere Angelo Izzo, il massacratore del Circeo, e due giovani molisani. Lo ha stabilito la prima ricognizione esterna sui cadaveri eseguita da Florio Reale, il medico legale che martedì prossimo dovrà occuparsi dell’autopsia disposta dai magistrati della Procura nell’obitorio dell’ospedale Cardarelli di Campobasso.
IL DOCUMENTO – Nel corso delle ispezioni, intanto, gli investigatori hanno rinvenuto un documento d’identità falso con la foto di Izzo. Tra le ipotesi c’è anche quella che il massacratore del Circeo – che negli ultimi tempi scontava l’ergastolo in regime di semilibertà – potesse aver progettato un piano di fuga e si stesse preparando a fuggire. Le armi sequestrate nell’operazione sono tre pistole semi-automatiche sulle quali ora sono in corso accertamenti balistici e tecnici.
LA VILLETTA DELL’ORRORE – Già ieri sera al Cardarelli sono stati trasferiti i due corpi trovati nella villetta di Mirabello Sannitico, sepolti ai piedi di un grosso albero nel giardino: Valentina, 14 anni, è stata trovata nuda, ammanettata e con del nastro adesivo sulla bocca. Sua madre Maria Carmela, invece, era vestita. Prima di essere nascosti sottoterra, entrambi i corpi erano stati chiusi in sacchi di plastica. Nessun segno di strangolamento, quindi: le due donne, prima di morire, erano state messe «in condizione di non poter respirare». Il decesso risale a due o tre giorni prima del ritrovamento: i corpi non sono in decomposizione, ma questo potrebbe dipendere dal fatto che sono stati sepolti sotto uno strato di 30 centimetri di terra umida e in una zona ombreggiata.
IL MOVENTE – Erano «ottimi» i rapporti tra Angelo Izzo e Giovanni Maiorano. L’ipotesi secondo cui l’uccisione della moglie e della figlia dell’ex boss della Sacra Corona Unita sia da ricondurre ad vendetta trasversale perde consistenza. Maiorano, ascoltato in carcere, avrebbe affermato di essere a conoscenza dell’incontro di giovedì scorso, finito tragicamente, tra Izzo e i suoi familiari. La moglie del boss, infatti, potrebbe aver gestito gli interessi del marito, in «affari» con Izzo, fuori dal carcere. Al momento, però, secondo gli inquirenti il duplice omicidio sarebbe da ricondurre principalmente a un movente sessuale.
LA RITUALITÀ – C’è una «ritualità» nel modo in cui sono state uccise Maria Carmela Limucciano e la figlia Valentina Maiorano. Lo affermano gli investigatori della Polizia e dello Sco che indagano sul duplice delitto: «Si è trattato di un reato efferato – ha sottolineato il capo della Squadra Mobile, Domenico Farinacci – con modalità brutali. Ma c’è in più una ritualità di chi non deve semplicemente sopprimere una persona. Non è stata una semplice esecuzione». Secondo gli investigatori resta ancora da verificare il luogo dell’uccisione. I due giovani di Campobasso arrestati, Guido Palladino e Luca Palaia, sotto interrogatorio hanno riferito di non aver partecipato direttamente al delitto, commesso secondo le loro deposizioni soltanto da Angelo Izzo, e di aver trovato le due donne già morte nella villetta. Per gli inquirenti, però, sono dichiarazioni ancora da verificare.
I COMPLICI – Izzo i due ragazzi di Campobasso arrestati insieme a lui si frequentavano dopo essersi conosciuti nella cooperativa di recupero dei tossicodipendenti dove il massacratore del Circeo andava a lavorare uscendo di giorno dal carcere. La villetta dove sono stati trovati i corpi è di Palladino, ma sarebbe stata messa a disposizione di Izzo, che oltre alla semilibertà concessagli da sei mesi, in passato aveva usufruito anche di alcuni permessi premio. A Giovanni Maiorano, invece, che Izzo aveva conosciuto in carcere, era stata tolta la protezione fin dal 1997.

 

Chi era Maria Carmela Linciano la donna uccisa da Angelo Izzo: storia vera, figlia e omicidio (Amalfi Notizie – 1 giugno 2023)
La storia di Maria Carmela Linciano e di sua figlia Valentina Maiorano è una tra le più tragiche e sconvolgenti dell’Italia contemporanea, un racconto che riporta alla mente l’atrocità del massacro del Circeo e il nome del suo autore, Angelo Izzo.
Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano: una vita spezzata
Maria Carmela Linciano era madre di Valentina Maiorano, una ragazza di soli 14 anni. La loro vita sarebbe stata spezzata il 18 aprile 2005, quando Angelo Izzo, con la complicità del giovane Luca Palaia, decise di far calare il sipario sulla loro esistenza. Entrambe sono state soffocate e sepolte nel giardino di casa loro, in una scena di inaudita violenza che ha lasciato l’Italia senza parole.
La scoperta del crimine avviene in modo quasi casuale. Solo due giorni dopo l’omicidio, Luca Palaia viene arrestato per un altro reato, aprendo così la strada all’indagine che porterà alla scoperta dei corpi delle due donne. Palaia era appena tornato dalla Puglia, dove, insieme a Guido Palladino, aveva recuperato delle armi per conto di Izzo.
L’ombra del Massacro del Circeo e il ritorno di Angelo Izzo
L’ombra del Massacro del Circeo, uno dei più terribili delitti italiani degli anni ’70, aleggia su questa vicenda. Angelo Izzo, uno dei protagonisti di quella tragedia, torna in scena in questa nuova storia di sangue. Izzo aveva ottenuto la semilibertà nel 2005, dopo 30 anni di galera aveva convinto gli psicologi di essersi ravveduto per gli atti compiuti al Circeo. Ma la sua vera natura non era cambiata.
Il motivo del delitto
Nel corso delle indagini, Izzo ammette di aver commesso l’omicidio, ma sostiene di non ricordare molti dettagli. Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, Izzo avrebbe ucciso Maria Carmela Linciano per sottrarle la somma di 40mila euro, ricavati dalla vendita di un campo agricolo ereditato alla morte dei suoi genitori adottivi. Per quanto riguarda l’omicidio della giovane Valentina, Izzo spiega che la ragazza è morta solo perché si trovava lì quel giorno e aveva accompagnato sua madre: era diventata testimone, motivo per cui ha deciso di eliminarla.

 

La Corte Europea di Strasburgo condanna l’Italia per il caso Izzo (Centro Diritti Umani – 15 dicembre 2009)
Il 15 Dicembre è stata resa nota la sentenza della Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia per la violazione dell’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU) per aver concesso il regime di semilibertà ad Angelo Izzo, detenuto condannato all’ergastolo nel 1975. “Concedendo lo stato di semilibertà nel 2004″, la Corte di Strasburgo ha ritenuto che” le autorità italiane hanno violato il diritto alla vita di Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano”, uccise da Izzo il 28 aprile 2005 mentre era fuori dal carcere. Il ricorso alla Corte europea era stato presentato dai familiari delle vittime, lamentando il fatto che lo stato italiano, con la concessione a Izzo del regime di semilibertà, era venuto meno all’obbligo positivo di attuare tutte le misure possibili per proteggere la vita della loro madre e della sorella.
I giudici di Strasburgo, accogliendo la tesi dei ricorrenti, hanno ricordato che la protezione del diritto alla vita, così come interpretato dalla giurisprudenza della Corte europea, obbliga lo Stato non solo ad astenersi dal provocare la morte in modo volontario e illegale, ma anche a prendere le misure necessarie alla protezione delle persone poste sotto la propria giurisdizione. Si legge infatti al paragrafo 121 della sentenza che “tenuto conto di quanto precede” e cioè della ripetuta condotta di Izzo in violazione del regime di semilibertà che avrebbe dovuto portare alla revoca del regime stesso “e anche della personalità di Izzo, la sua storia e molti altri fattori che indicavano una natura socialmente pericolosa, la Corte ritiene che la concessione della semilibertà, unita alla mancata  informazione, da parte del tribunale di sorveglianza di Palermo  al competente tribunale di sorveglianza di Campobasso, sulle precedenti violazioni di Izzo degli obblighi di condotta per godere della semilibertà, equivale alla violazione del dovere di diligenza che nasce dall’ obbligo di proteggere la vita di ogni individuo sottoposto alla giurisdizione degli Stati, obbligo imposto da l’articolo 2 della CEDU.
La Corte ha anche stabilito che le autorità italiane dovranno risarcire i familiari delle vittime con 45.000 euro per danni morali oltre al pagamento delle loro spese legali.

 


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