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Lavinia Simona Ailoaiei, 18 anni, escort. Violentata, uccisa, violentata morta e abbandonata nuda in un campo da un cliente

Lodi, 7 Settembre 2013


Titoli & Articoli

Uccisa e abbandonata nuda nei campi. L’assassino ha confessato: «Gioco erotico» (Corriere della Sera – 8 settembre 2013)
Era cominciato come un gioco erotico. Poi quelle fascette di plastica strette attorno al collo, sempre di più, sempre più strette. Questa la fine atroce di Lavinia Simona Ailoaiei, romena, 18 anni compiuti a luglio e un nickname su un sito Internet: «Dora». E proprio tramite web l’aveva contattata appena tre giorni fa il suo assassino, Andrea Pizzocolo, ragioniere 41enne di Arese, con una convivente e una bambina di 5 anni. Dopo aver ucciso la 18enne, l’uomo l’ha abbandonata in un campo di mais, nuda, con soltanto una salvietta sul volto. La salvietta che ha permesso agli inquirenti di incastrarlo in meno di 12 ore.
NEL MOTEL – Il primo incontro era avvenuto mercoledì in casa di Pizzocolo ad Arese, approfittando del fatto che la compagna era in vacanza con la bambina. A quanto riferito dall’avvocato d’ufficio di Pizzocolo, Angelo Farina, del foro di Lodi, i due avrebbero praticato del bondage e la ragazza avrebbe notato su una mensola un sacchetto pieno di fascette stringicavo in plastica, che il 41enne usava per lavoretti in casa. I due si sono dati un secondo appuntamento venerdì sera, in un motel, e la ragazza stessa, sempre quanto riferito dal legale, avrebbe suggerito al 41enne di portare con sé le fascette.
SOFFOCAMENTO – Secondo la ricostruzione della squadra mobile di Lodi, Pizzocolo e la sua vittima si sono incontrati al motel «Moon» di Busto Arsizio. Una serata di sesso spinto, con lui che le lega due fascette da elettricista al collo, una dopo l’altra, e le stringe. Troppo. La ragazza comincia a dare segni di soffocamento, ma il suo partner non si ferma. Agli investigatori ha raccontato di non essersi reso conto che lei stava morendo, ma il procuratore di Lodi Vincenzo Russo è convinto che non sia così: «Sapeva bene come funzionano quelle fascette e che una volta strette non è più possibile allentarle, eppure non si è fermato». Per questo sul 41enne, incensurato se si escludono piccoli precedenti per detenzione di marijuana, adesso pesa l’accusa di omicidio volontario.
STUPRO SUL CADAVERE – E non solo. Perché dal motel di Busto Arsizio l’uomo si è spostato in auto in un altro albergo, nel Lodigiano, il Motel «Silk» di San Martino in Strada, portando con sé la ragazza, non è chiaro se viva oppure già morta (gli investigatori propendono per la seconda ipotesi). Pizzocolo si è presentato da solo alla reception alle 5 del pomeriggio, poi ha portato dentro la macchina attraverso la saracinesca: avrebbe quindi potuto portare in spalla la ragazza fino alla camera, senza essere visto da nessuno. Alla polizia Pizzocolo ha confessato di avere avuto un nuovo rapporto sessuale quando lei era già morta, gesto che gli costa anche la contestazione di atti osceni su cadavere.
LASCIATA IN UN CAMPO – Alla fine l’uomo ha caricato di nuovo la ragazza morta sulla sua auto, si è avventurato in mezzo alla campagna e l’ha abbandonata vicino a un campo di mais, dove qualche ora dopo è stata trovata da un agricoltore. Era nuda e sul volto aveva una salvietta bianca. È bastata quella piccola traccia, alla polizia di Lodi, per incastrare l’assassino. Grazie a una minuscola sigla i poliziotti hanno capito che l’asciugmano era di quelli usati nei motel, verificato in quali alberghi della zona venisse usata biancheria di quella ditta, fino ad approdare al motel «Silk». Alla reception hanno chiesto informazioni sui clienti degli ultimi giorni, in cerca di eventuali stranezze. E la testimonianza su un uomo che era andato da solo al desk, dicendo di aspettare una persona, e poi si era allontanato di nuovo da solo, spiegando che la persona non era arrivata, ha destato i sospetti degli investigatori.
LE TRACCE – Nella sua stanza, ancora non ripulita, sono state trovate piccole macchie di sangue e capelli lunghi chiari nella vasca da bagno. Di qui la decisione anche un po’ azzardata di perquisire, in piena notte, la casa dell’uomo che aveva affittato la stanza. Nell’abitazione di Arese a Pizzocolo i poliziotti sono arrivati poco dopo la mezzanotte di sabato. E hanno scoperto una busta di fascette da elettricista identica a quelle trovate sul cadavere. Il sospettato è stato portato in questura e dopo quattro ore di interrogatorio ha confessato. Ora l’autopsia servirà a dare ragguagli ulteriori, mentre la polizia non smette di indagare e cerca nuovi riscontri. Intanto questura e procura vorrebbero anche scoprire qualcosa di più della ragazza uccisa. Di lei restano solo un tesserino di identità della Repubblica Romena, una pochette e tre telefoni cellulari. Sono stati ritrovati dagli agenti in un sacco di plastica, dentro un cassonetto dell’autogrill di Muggiano Est sulla tangenziale ovest, dove Pizzocolo li aveva gettati mentre tornava a casa, una volta abbandonata nei campi la sua giovanissima vittima, di cui non conosceva neppure il nome.


Lodi: l’accusa è omicidio volontario: «L’ha uccisa, filmata e violentata per perversione» (il Mattino – 9 settembre 2013)
Altro che gioco erotico finito male: l’accusa per Andrea Pizzolo è omicidio volontario premeditato per motivi futili ed abbietti. Non solo ha filmato la giovane donna mentre, con quelle fascette di plastica strette al collo, moriva ma anche un vero e proprio stupro a più riprese della ragazza ormai senza vita. È l’orrore impresso nei video sequestrati dalla squadra mobile di Lodi ad Andrea Pizzocolo, il 41enne di Arese, centro alle porte di Milano, finito in cella per aver ucciso Lavinia Simona Ailoaiei, la 18enne romena conosciuta su internet con il nick di Dora e trovata strangolata sabato scorso in un campo nel lodigiano. E per questo orrore il gip Isabella Ciriaco non ha avuto dubbi. Nessuna casualità. Nessun gioco erotico finito male contro le previsioni. Su quel video c’è l’orrore di una morte cercata e, letteralmente, violentata. Il gip ha accolto l’istanza con cui il procuratore della Repubblica Vincenzo Russo ha chiesto per l’uomo la convalida del fermo e il carcere, condividendo in pieno le accuse: omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalle sevizie e dai futili motivi e di atti osceni su cadavere.
Accuse che si fondano su quei video trovati nell’auto dell’omicida che dimostrano la «falsità» delle sue dichiarazioni quando, durante la sua confessione, ha affermato che si era trattato di un «incidente» e soprattutto «le sevizie e la brutalità – si legge nel provvedimento del giudice – usata dall’indagato nel realizzare l’omicidio di fronte ai vari ed estremi tentativi della vittima di sottrarsi al suo carnefice».
Scene che testimoniano come Pizzocolo non abbia «mai manifestato alcuna minima risipiscenza fino alla piena attuazione del brutale proposito criminale» e di cui «anche la descrizione più dettagliata e realistica non può rendere con sufficiente giustizia la freddezza, la lucidità, la tenacia e la crudeltà che trasuda» dai filmati girati dal 41enne. Per realizzarli, secondo le indagini, ha piazzato nelle stanze dei due motel dove, tra venerdì e sabato scorsi, ha portato Dora – il Moon di Busto Arsizio (Varese) teatro del tragico ‘bondagè e il Silk nei pressi di Lodi dove a più riprese, dalle 5 di mattina alle 3 del pomeriggio di sabato, ha fatto sesso con il cadavere – 3 o 4 microcamere nascoste e poi ha usato anche la telecamerina incorporata nell’orologio da polso. Materiale questo ora sotto sequestro assieme ad altri filmati trovati nella sua abitazione: tante ragazze, pare un centinaio e molto giovani, riprese durante i loro giochi erotici con lui.
Immagini ‘hard’ che ora gli investigatori stanno analizzando in modo approfondito per rintracciare e sentire le giovani e capire anche se qualcuna di loro sia eventualmente scomparsa. Il sospetto, ancora da verificare, è che Pizzocolo abbia girato tutte quelle immagini con lo scopo di montare filmati (anche snuff-movie) per il mercato del sesso. Infine mentre le indagini proseguono per delineare tutti i contorni di questa tragica vicenda di «perversione e caratterizzata da violenza e disprezzo della persona umana» e dei «minimi sentimenti di pietà», la difesa di Pizzocolo (l’uomo forse verrà trasferito o nel carcere di Pavia o di Milano) sta valutando se impugnare davanti al tribunale del riesame il provvedimento del gip.

 


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In memoria di

Uccide la 18enne Lavinia e ne stupra il cadavere, le perversioni del ragioniere di Arese (Fan Page)
Il 7 settembre 2013 in un campo di granturco viene ritrovato il corpo nudo di una giovane ragazza. Lavinia Simona, escort-bambina di soli 18 anni, era stata uccisa in una stanza d’albergo di Varese da Andrea Pizzocolo, 41enne di Arese. Dopo averla strangolata, l’insospettabile ragioniere, ne ha stuprato il corpo filmando ogni istante di quel turpe atto.
Dora arriva al motel di Olgiate Olona dopo la mezzanotte. Fresca nel suo abitino rosa che la fa apparire più giovane dei suoi 18 anni, alla reception esibisce il documento dove c’è scritto il suo vero nome, quello con cui la conoscono a Flamanzi, paesello sparuto nel cuore delle lande moldave. Percorre il corridoio e mentre la porta della stanza 16 si apre al suo timido bussare, legge l’ultimo sms del fidanzato: “Questo qui ti dà tanti soldi, tienitelo stretto”.
‘Dora’ era sbarcata in Italia quando aveva solo 16 anni per sfuggire alla miseria. Si era sistemata a Milano con il suo ragazzo, dove lui le aveva assicurato che avrebbero guadagnato tanti soldi e in men che non si dica era diventata ‘Dora’, la bionda escort bambina degli annunci sul web
. Sua madre, badante in Sicilia, veniva di rado a trovarla e suo padre, disoccupato, era rimasto in Moldavia, mentre sua sorella Dana, da due anni, ormai, praticava il suo stesso mestiere nella città della Madonnina. ‘Non sarà per sempre’, si diceva Lavinia aprendo la porta che la separava dall’ennesimo uomo deluso, sentimentalmente incapace, sessualmente pervertito o solo desideroso, per una volta, di essere qualcun altro.
Andrea Pizzocolo, alias  Giorgio Galparoli Dall’altra parte della porta, quel venerdì 6 settembre 2013, c’è un uomo alto, leggermente sovrappeso, con i capelli grigi legati in una lunga coda e qualche tatuaggio. Di professione ragioniere, una compagna brasiliana e una bambina di cinque anni in una graziosa casetta ad Arese, Andrea Pizzcolo – registrato alla reception con la carta d’identità del collega, Giorgio Galparoli – è un uomo la cui idea di svago del venerdì sera prevedeva fruste, giocattoli sessuali e un mucchio di telecamere. Lui nasconde le fascette elettriche sotto il lenzuolo bianco, lei si accomoda sul letto e come vuole il copione dell’amore a pagamento, iniziano a chiacchierare.
L’indomani quando fa giorno, un agricoltore di passaggio in una stradina sterrata nel campo di San Martino, alle porte di Lodi, trova il corpo nudo di una ragazzina. Il viso è nascosto da una tovaglietta bianca, l’asciugamano di un motel, la gola, cerchiata da uno spaventoso segno rosso e viola. La polizia la identifica come Lavinia Simona Ailoaiei, 18 anni, di Flamanzi, Moldavia.
Il film dell’orrore
L’omicidio di quella prostituta-bambina rumena non avrebbe mai interessato la stampa se non ci fosse stato un particolare investigativo eclatante: il corpo era stata abbandonato in un campo nel perimetro dove, tre anni prima, era stato trovato il corpo della piccola Yara Gambirasio, la ginnasta 13enne di Brembate di Sopra. Di Massimo Bossetti, oggi condannato all’ergastolo per l’omicidio della piccola atleta, all’epoca c’era solo il DNA, contrassegnato come ‘Ignoto 1′. In meno di 12 ore, esaminando la tovaglietta sul viso di Lavinia, gli investigatori arrivano all’arresto di Andrea Pizzocolo, 41 anni. Il ragioniere, contabile per la multinazionale Hydronic di Pero (Milano), confessa praticamente subito. “Non volevo” dice “era solo un gioco erotico”, ma nella ‘Hunday’ color grigio argento del contabile  spunta una scheda di memoria con un video: “Lavinia”.
Le perversioni del ragioniere. Non c’è bisogno di torchiare l’accusato, è tutto lì, nelle tre ore di girato estratte con un sapiente montaggio dalle quattro telecamere ad alta risoluzione che Pizzocolo ha installato nella stanza al motel e da una minitelecamera a fibra ottica nascosta nel cinturino del suo orologio. Ore di sesso estremo, sevizie, e infine, la morte di Lavinia. Nelle immagini si vede Pizzocolo torturarla con falli finti, corde per il bondage e poi sorprenderla con una fascetta da elettricista intorno alla gola durante un rapporto orale, strangolandola. La ragazza è ancora viva, sussulta, allora lui le spinge il viso sul cuscino finché non smette di muoversi. Poi smonta il ‘set’ e mette in atto la seconda parte del piano.
Contabile di giorno, necrofilo di notte. Lascia l’hotel dove si è registrato sotto falso nome e si dirige verso un altro motel che conosce bene e dove sa di poter raggiungere la stanza direttamente dal garage, trasportando il corpo. Lascia cadere il borsone con l’attrezzatura per le riprese e il corpo di Lavinia nella camera, poi, dopo aver piazzato telecamere ovunque, ha rapporti sessuali con il cadavere. Manovra il corpo di Lavinia come se fosse una bambola, lo sposta, lo piega, ci parla, perfino, deridendolo. Poi, dopo quell’atto turpe e inumano, sposta il corpo della ragazza su un mobile e si addormenta. Il giorno dopo abbandona il cadavere con la salvietta sugli occhi, ma prima, si riprende i 500 euro del compenso.
Sospetto serial killer. Con queste prove in mano gli inquirenti non hanno bisogno di confessioni, anzi. In casa del ragioniere ad Arese trovano 88 fascette da elettricista e due computer con 700 gigabyte di filmati pornografici che ritraggono Pizzocolo che fa sesso con ragazze giovanissime, tutte bianche, molte cinesi e rumene. Di fronte a quella monumentale quantità di materiale gli inquirenti di trovano di fronte a un interrogativo: anche a quelle ragazze è stato fatto del male? Per la stampa Pizzocolo diventa un potenziale serial killer, sospettato anche dell’omicidio di Yara, ma La procura di Lodi, che si trova a dover visionare ore e ore di quel ributtante spettacolo, l’unica certezza è la morte di Lavinia.
Uccisa per uno snuff movie? Nel conto in banca del ragioniere si scoprono cifre astronomiche, somme incompatibili con uno stipendio da 1800 euro al mese. E allora, l’ipotesi che l’omicidio di Lavinia fosse il soggetto di un filmato destinato al turpe commercio di video proibiti sul web diventa sempre più ingombrante. Era uno snuff movie, ovvero una di quei filmati che mostrano l’agonia di una donna mentre viene torturata e abusata e con cui il ragioniere avrebbe potuto guadagnare molti soldi. Di quest’ipotesi immediatamente fagocitata dai giornali locali, non si trovano riscontri.
Il processo. Pizzocolo in cella sembra rilassato. Ha spiegato con i suoi modi pacifici che non voleva uccidere, che è successo, e lui non ricorda come. La sua difesa punta sulla parziale infermità mentale basata sulla dipendenza dalla droga e sull’ipersessualità. Ai magistrati il ragioniere racconta che quella notte aveva preso cocaina e GBL. Si tratta un solvente industriale il cui commercio è vietato in Italia, perché adoperato come stupefacente nei casi di stupro. Bastano pochi milligrammi per indurre una sonnolenza alla quale segue una successiva perdita di memoria. Non è quello che si vede nel filmato del motel, mostrato al processo – su richiesta del legale di Pizzocolo – addirittura con la moviola,  e dove il ragioniere appare sempre padrone di sé.
Andrea Pizzocolo a Un Giorno in Pretura. Sia in cella che in aula Pizzocolo, è calmo, collaborativo, ma non convince. Non funziona la difesa che punta sulla cocaina e la dipendenza dal sesso, perché la sera in quel maledetto motel il sesso fu solo uno strumento di umiliazione, non di piacere. Come ogni necrofilo, Pizzocolo voleva trasformare Lavinia un oggetto – ‘un giocattolo’ come dice, ripresa dalle telecamere di ‘Un giorno in Pretura ‘- la PM, Raffaella Zappatini –  su cui esercitare la propria smania oppressiva.
L’epilogo. “L’imputato non si capacita di essere in cella solo per aver ucciso una prostituta romena” – osserva il pm Zappatini – ma il suo futuro – conclude duramente – è in carcere, da oggi fino a quando lo vorrà Dio“. La corte, alla fine, riconosce Andrea Pizzocolo, colpevole di tutti i capi d’accusa e lo condanna all’ergastolo. Oggi, mentre il ragioniere sconta la sua pena, le porte di altri motel di provincia si schiudono su letti bianchi dove lasciare andare la parte più buia di sé. (di Angela Marino)

 

«Lavinia vittima dei suoi sogni». Un giorno in pretura ripercorre il processo d’appello (Prealpina – 30 novembre 2024)
La storia del ragionier Andrea Pizzocolo e della 18enne uccisa in un motel di Olgiate Olona stasera su Rai 3
Il suo sogno, da piccola, era fare la poliziotta. Invece nel 2011 venne in Italia con la madre, a Siracusa, conobbe un giovane connazionale e si trasferì con lui a Milano. Iniziò a fare la escort, l’ultimo cliente della sua brevissima parabola fu Andrea Pizzocolo: il ragioniere la uccise al motel Moom nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2013, caricò il cadavere in macchina, lo portò fino al motel Silk di Lodi e ne abusò, filmando ogni dettaglio, fino al primo pomeriggio. Lavinia Ailoaiei aveva appena diciotto anni.
L’APPELLO DELLA MAMMA La sua storia sarà rispolverata stasera – sabato 30 novembre – su Rai 3 nella puntata di “Un giorno in pretura”. Già a ottobre si era occupata della vicenda la trasmissione “Detectives – Casi risolti e irrisolti”, sempre sulla terza rete Rai.
C’è però chi quel fatto di cronaca agghiacciante non ha bisogno di seguirlo in tv perché l’ha scolpito nel cuore da undici anni. «Vorrei che ciò che è accaduto a mia figlia servisse da monito per tante ragazze ingenue e sognatrici. L’amore si dimostra con i fatti, non con le parole, le giovani devono sempre seguire la ragione e non i sentimenti. Consiglio a tutte di aprire bene gli occhi, Lavinia volle lasciare Siracusa e seguire il fidanzato che amava tanto ed ecco com’è finita».
Ioana oggi ha quarantanove anni, lavora in una Rsa di Siracusa come operatrice socio sanitaria e ha un figlio di undici anni. Era neonato quando la sorella morì. «Io non volevo che Lavinia se ne andasse dalla Sicilia ma usò l’emotività invece della razionalità. L’amore da solo non basta, una ragazza deve stare con un compagno che la protegga, che si prenda cura di lei, che non le permetta di finire nei guai». È arrabbiata Ioana, con il ragioniere condannato all’ergastolo, che sta scontando nel carcere di Bollate, e pure con l’ex di Lavinia che era a conoscenza – a differenza sua – di ciò che la diciottenne faceva per mantenersi e che la notte del delitto le inviava messaggi suggerendole come comportarsi con il cliente per non stancarsi eccessivamente. «Lavori troppo, pulcino», le scrisse fino a pochi minuti prima che Pizzocolo la strangolasse con le fascette da elettricista.
SOGNI INFRANTI Nella trasmissione del 6 ottobre, era stato l’avvocato di Ioana a raccontare chi fosse Lavinia. «Era una ragazza piena di sogni, voleva sposarsi e avere tanti bambini. Era ingenua, non pensava di finire in quel vortice. Alla mamma non disse mai la verità, la mia assistita scoprì tutto dalla televisione durante una vacanza in Romania», aveva spiegato l’avvocato Tiziana Bertoli. Al termine di una procedura civilistica lunga oltre dieci anni l’avvocato è riuscito a ottenere il pignoramento della casa di Arese in cui il ragioniere necrofilo viveva con moglie e figlia. «Non è un gran ristoro, nessuno restituirà Lavinia alla madre, il dolore è troppo profondo. Ma è un atto di giustizia significativo».
FINE PENA MAI “Un giorno in pretura” ripercorrerà il processo celebrato in Corte d’Assise d’Appello a Milano. L’ergastolo – chiesto in primo grado dall’allora pubblico ministero Raffaella Zappatinie disposto dalla corte d’assise di Busto – è diventato definitivo a novembre del 2017. Con la droga di cui faceva uso massiccio ha per forza chiuso ma il lavoro più duro è la rimozione delle sue parafilie. La moglie e la figlia non l’hanno mai abbandonato nel percorso. Non saltano mai un colloquio: il loro sorriso lo sta aiutando a rischiarare il lato oscuro.