Katiuscia Gabrielli, 25 anni, mamma. Massacrata e bruciata nel forno delle pizze dal compagno
Castelvoltuno (Caserta), 7 Settembre 1999
Titoli & Articoli
Uccise convivente e bruciò il corpo, pizzaiolo condannato a 24 anni (la Repubblica – 13 gennaio 2011)
Secondo l’accusa Katiuscia Gabrielli fu assassinata nella notte tra il 7 e l’8 settembre del ’99 dal suo compagno perché voleva lasciarlo. Il corpo della donna fu poi bruciato nella fornace che l’uomo usava per fare le pizze
E’ stato condannato a 24 anni di reclusione per aver ucciso la sua compagna, madre dei suoi 2 figli: Giuseppe Cervice, il pizzaiolo originario di Pozzuoli ma residente a Castelvolturno, è stato condannato dalla prima sezione della corte di Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere per omicidio volontario con esclusione della premeditazione. Oggi, nell’aula della corte di Assise il presidente Elvira Capecelatro con accanto il giudice a latere Maria Chiara Francica e i giudici popolari, ha letto il dispositivo di sentenza.
L’imputato era assente. Cervice, dunque, stando alla decisione dei giudici di Santa Maria, ha ucciso la convivente Katiuscia Gabrielli, di 25 anni, la notte tra il 7 e l’8 settembre 1999 perché voleva lasciarlo portando con sè i figli. Il pizzaiolo ha fatto poi sparire il corpo bruciandolo nel forno a legna utilizzato di solito per cuocere pizze. Dopo la discussione dell’avvocato difensore Ferdinando Trasacco – che ha puntato l’attenzione sul fatto che i testimoni del processo sono stati influenzati dai mass media – la corte poco dopo le 11 si è ritirata in camera di consiglio per deliberare.
All’omicida di Katiuscia Gabrielli i giudici hanno tolto anche la patria potestà sui figli. In aula erano presenti i pm del processo Ilaria Sasso del Verme e il procuratore aggiunto Raffaella Capasso. Erano presenti anche i genitori di Katiuscia, Ciro e Immacolata, e il fratello della vittima, Vincenzo. “Ora metterò una corona di fiori fuori la pizzeria per ricordare Katia”, ha spiegato Vincenzo Gabrielli. L’indagine sulla scomparsa della donna era durata 10 anni. Il processo, indiziario, si era aperto nell’ottobre del 2009. Non si esclude, ora, che la difesa di Cervice possa ricorrere in appello contro la sentenza.
Bruciò la moglie nel forno della pizzeria, condanna definitiva per Cervice (PaeseNews – 14 febbraio 2014)
Omicidio Gabrielli Katiuscia: la Corte di Cassazione, lo scorso 12.12.2014 ha emesso il verdetto definitivo: 24 anni di carcere a Cervice Giuseppe, accusato della violenta morte della convivente da cui aveva avuto due figli. Il Cervice era accusato di aver ucciso e bruciato nel forno a legna della pizzeria “Peppe e Katia” sita a Castel Volturno la compagna Gabrielli katiuscia nella notte tra l’otto e il nove settembre del 1999. L’imputato aveva sempre sostenuto che Katiuscia era fuggita di casa da lui abbandonando i figli. Tuttavia la stessa non aveva portato via con se né documenti né danaro né la sua autovettura. Del caso si era più volte occupato la trasmissione “Chi l’ha visto”. La donna, allora venticinquenne, secondo l’accusa, aveva trovato la sua tragica fine nel forno della pizzeria. Ad incastrare l’uomo anche il maleodorante fumo nero della canna fumaria della pizzeria nella notte della scomparsa. Il movente sarebbe che la donna voleva lasciare l’imputato portando con sé i figli.
Nelle indagini si vedeva coinvolto anche un carabiniere allora in servizio presso la stazione di Castel Volturno indagato per depistaggio, nei cui confronti veniva emessa sentenza di prescrizione. La Corte di Cassazione, su parere conforme del Procuratore Generale, ha confermato quindi la condanna emessa dalla Corte di Assise di Appello di Napoli che aveva a sua volta confermato la sentenza della Corte di Assise di S.Maria C.V. Si sono presentati come parte civile al processo, i genitori della donna, Ciro Gabrielli e Iasimone Immacolata, i fratelli della donna e i figli della stessa, difesi dall’avvocato Raffaele Russo e dall’avvocato Emilio Russo di Roccaromana.
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In memoria di
Il ricordo di Katiuscia, uccisa a 25 anni dal compagno (RaiNews – 21 novembre 2022)
Il dolore della sorella Anna Gabrielli: “Non le abbiamo potuto fare un funerale. Il suo corpo non è stato mai ritrovato”
Nelle parole di Anna Gabrielli c’è il dolore non solo per aver perso per sempre sua sorella Katiuscia, ma anche per non aver potuto celebrare il suo funerale. Katiuscia fu uccisa dal compagno, ora in carcere, quando aveva 25 anni. Il suo corpo però non è stato mai ritrovato. La memoria dei familiari si concentra quindi intorno alle foto custodite in casa, lapidi simboliche di una violenza che continua a far male.
Katiuscia Gabrielli uccisa dal compagno: «In Comune non c’è l’atto di morte» (il Mattino – 22 novembre 2022)
Il paradosso: la sentenza del 2012 non è stata trasmessa al Comune di Castel Volturno
«Non riusciamo a certificare la morte di nostra sorella Katia in Comune, serve la sentenza definitiva dei giudici trasmessa negli uffici comunali di Castel Volturno». A spiegarlo è Anna Gabrielli, sorella di Katiuscia, bella e giovane, morta a soli 25 anni a Castel Volturno per mano del compagno: Giuseppe Cervice, ex pizzaiolo, condannato per l’omicidio della donna a 24 anni di carcere.
Il paradosso sta nel fatto che la sentenza emessa nel 2012 dai giudici di Santa Maria Capua Vetere e poi dalla Cassazione (decisione definitiva), non è stata trasmessa a Castel Volturno. «Io consegnai all’epoca la sentenza in formato cartaceo al padre di Katia», spiega l’avvocato Raffaele Russo, difensore della famiglia Gabrielli. Ma il papà della vittima è deceduto qualche tempo fa e della sentenza non è rimasta traccia. Così, l’avvocato Russo promette: «Mi impegnerò a richiederla nuovamente».
Un «inghippo» che dovrebbe risolversi con l’impegno di tutte le parti in causa, ma lo sbrigo delle faccende burocratiche non allevierà il dolore della famiglia. «Mia sorella era bellissima, ora non abbiamo nemmeno una tomba su cui piangerla», spiega Anna Gabrielli. Aveva un sorriso contagioso. Katia si era innamorata di Giuseppe da giovanissima e non lo aveva più lasciato. Fu lui, però, secondo il tribunale, a farla scomparire: i resti non sono mai stati trovati. Il motivo? Per i giudici Katiuscia fu uccisa e bruciata nel forno della pizzeria di famiglia. Nel 1999 Giuseppe Cervice – quattro figli da tre donne diverse – ristrutturò il forno della pizzeria di Catel Volturno un mese dopo la scomparsa della consorte. «Si è allontanata volontariamente – continuava a ripetere in quegli anni a parenti e amici – io non so dove sia».
Per i magistrati del tribunale diSanta Maria Capua Vetere, quel pizzaiolo l’aveva uccisa la notte tra l’otto e il 9 settembre. Gli indizi a riguardo, però, erano pochi. I Ris, chiamati a indagare sul fatto, nel novembre dello stesso anno trovarono nei cassonetti dei rifiuti solo pochi resti di cenere, residui della ristrutturazione, che non vennero comparati con il Dna di Katia perché poca era quantità del materiale sequestrato. Ma le altre prove bastarono per i giudici Elvi Capecelatro, a latere Maria Chiara Francica. Due giudici, donne, che hanno ricostruito – nel 2021 – in maniera minuziosa con prove, indizi e coincidenze, la vera storia di Katiuscia e del suo amore per Giuseppe. A portare avanti l’accusa fu il pm Ilaria Sasso Del Verme. Ora, in prossimità del 25 Novembre, giornata dedicata alle vittime della violenza sulle donne, il nome di Katiuscia rimbomba ancora di più.