Laura Livi, 36 anni, consulente legale, mamma. Uccisa dal marito con 11 coltellate
Terni, 29 Ottobre 2014
Titoli & Articoli
Terni, donna uccisa a coltellate. Marito arrestato: omicidio volontario (Corriere della Sera – 29 ottobre 2014)
Massacrata a coltellate dal marito mentre i figli di 2 e 7 anni dormono nella stanza accanto. L’ennesimo caso di omicidio in famiglia è accaduto a Terni, dove una donna di 36 anni è stata uccisa nella notte dal marito nella casa dove la coppia viveva insieme ai due figli. L’uomo, Franco Sorgenti, 66 anni, dopo aver aggredito la moglie, Laura Livi, consulente legale, si è consegnato agli agenti della penitenziaria del carcere cittadino. Ho ucciso mia moglie»: sarebbero state le prime parole dell’uomo.
Gelosia. La gelosia sarebbe all’origine dell’0micidio. L’uomo avrebbe anche chiuso nella loro stanza i figli di 2 e 7 anni prima di colpire la moglie con due coltellate all’addome. Il rapporto tra i due, secondo quanto si apprende, non era visto di buon occhio dalla famiglia di lei, anche la forte differenza di età.
Confessione choc del marito: “Mi ha insultato e io l’ho uccisa” (il Messaggero – 30 ottobre 2014)
«Ho provato ad abbracciarla, mi ha detto che facevo schifo, che non voleva più stare con me ed ho perso la testa». Franco Sorgenti, 66 anni, ex dipendente dell’Ast, è a capo chino davanti al magistrato Camilla Coraggio, poche ore prima ha ucciso con due coltellate la moglie di 30 anni più giovane, Laura Livi, 36 anni, consulente legale per una società di servizi ternana, nella cucina ella casa al sesto piano di una moderna palazzina di via Gramsci 22. Racconta la sua verità con un filo di voce.
In piena notte, mentre le loro due bimbe di 2 e 7 anni dormivano nella cameretta, ha colpito con estrema violenza, puntando al cuore, tanto che la lamada 30 centimetri del coltello da cucina si è spezzata rimanendo in parte nel corpo di Laura. Prima di uscire di casa per andare a costituirsi al carcere di vocabolo Sabbione, ha chiuso la cameretta a chiave e ha chiamato il cugino per avvisarlo: «L’ho ammazzata, vieni che le bimbe sono sole».
La corsa dei carabinieri che sono entrati nell’appartamento cercando di non spaventarle, con l’aiuto dei genitori di lei le hanno prelevate dal letto e portate subito a loro a Miranda. Nascondendo la scena del delitto e quel corpo straziato dopo la lite. La coppia, legata da quasi 20 anni e sposata da a sette, non andava più d’accordo da tempo. A raccontarlo proprio lui, durante la confessione in caserma: «Una settimana fa – ha detto al pm Coraggio- mi ha detto che aveva un altro, ma voleva che io rimanessi a casa con lei e che non la lasciassi, per le figlie».
Poi, il racconto diventa drammatico: «Stavamo in insieme da venti anni e pensavo di poter ricostruire il rapporto così ho cercato di convincerla, doveva lasciare quel tipo, potevamo ricominciare, l’ho abbracciata, ma lei mi ha respinto e mi ha insultato, poi ho perso la testa e ho preso il coltello. L’ho colpita, non so quante volte». Colpita per ucciderla. Sono almeno due le coltellate mortali sferrate dal pensionato, ma il medico legale intervenuto ha visto che ci sono almeno altri cinque o sei colpi più superficiali.
Per i carabinieri la scena del delitto e la confessione dell’ex dipendente dell’Ast hanno reso il quadro accusatorio abbastanza chiaro tanto che è stato formalizzato dal sostituto procuratore Camilla Coraggio il provvedimento di fermo per omicidio. L’uomo, intorno alle 14, è stato quindi portato dai carabinieri dalla caserma al carcere di vocabolo Sabbione. Oggi, l’interrogatori di garanzia davanti al gip Simona Tordelli. Franco Sorgenti sarà difeso dall’avvocato Enrico De Luca.
Femminicidio a Terni: solo dolore dopo la tragedia. Laura e Franco protagonisti di una storia spezzata (Umbria24 – 30 ottobre 2014)
Un’altra donna uccisa barbaramente da un uomo. Un omicidio efferato, quello della 36enne Laura Livi – ammazzata a coltellate dal marito Franco Sorgenti – che riporta alla mente altre vite spezzate da mariti e compagni senza pietà. Come quelle di Marianna Vecchione, Giuseppa Corvi, Franca Abumen e tante altre, in una lunga scia di sangue in cui parole come ‘raptus’, ‘gelosia’ ritornano ogni volta, quasi ad attenuare il peso della follia omicida.
Laura Livi: una laurea in giurisprudenza e un sogno – diventare magistrato – che aveva lasciato spazio ad una carriera ben avviata come consulente di uno studio privato. Carina, intelligente, riservata e benvoluta da tutti, anche dai colleghi di lavoro che mercoledì mattina non riuscivano a trattenere le lacrime di fronte alla notizia. Franco Sorgenti lo aveva conosciuto quando era una ragazzina o poco più, a Miranda, il paese che accomuna entrambi i protagonisti e le famiglie colpite da questa tragedia.
L’inizio Lui, trent’anni più grande di lei, era un amico di famiglia. Già sposato e con due figli, oggi adulti, l’aveva corteggiata a lungo e la relazione era iniziata quando Laura era poco più che adolescente, fino ad emergere pubblicamente soltanto con il passare del tempo. Laura aveva dovuto lottare a lungo per far accettare questa situazione ai suoi familiari. Forse non c’è mai riuscita fino in fondo, ma la nascita delle due figlie aveva contribuito a rasserenare i rapporti, provati da una scelta di vita che lei aveva sempre difeso strenuamente.
Franco Sorgenti, 66 anni («ben portati» dicono i vicini), incensurato e una pensione da ex dipendente Ast. Un tipo «curato e gentile, per bene» – giudizio condiviso da chi lo conosce da tempo e da chi è solito scambiare con lui giusto un saluto -, un tipo «solare», almeno all’apparenza, con cui non era difficile fare due chiacchiere. Il divorzio dalla prima moglie, anche lei più giovane, di otto anni, era arrivato anche e soprattutto a causa della relazione con Laura.
L’ombra Qualcuno lo aveva incontrato domenica scorsa alla festa della castagna di Miranda, dove non mancava mai, insieme alla famiglia: «Da quanto tempo non ci vediamo! Come va?». E lui, pare meno allegro del solito, aveva risposto: «Così così», senza nascondersi troppo. Con Laura si era sposato in Comune poco dopo la nascita della prima bimba, che oggi ha sette anni. Forse le cose non stavano andando poi così bene, tanto che l’idea di una separazione – sussurra qualcuno – aveva iniziato a trasformarsi in qualcosa di più concreto. Una sconfitta, forse, a cui si è aggiunto improvvisamente il peso di un’età – 66 anni – che inizia a farsi sentire. Nonostante la palestra, la cura nel vestirsi e uno spirito ancora attivo.
L’epilogo Forse è stato tutto ciò a influire sulla follia del momento. Riflessioni, queste, che non possono trovare altro spazio di fronte al dramma di chi oggi piange una donna – figlia e madre – straziata da quell’uomo mai accettato. Tutto è accaduto nella casa comprata due anni fa dopo tanti sacrifici, dopo gli anni trascorsi in affitto in via Libertini. Doveva essere il nido d’amore, dove far crescere le piccole insieme ad un padre sì un po’ attempato, ma affettuoso. Lo stesso che con la sua lucida follia ha posto fine a tutto.
Femminicidio a Terni, la lite e poi le coltellate. Franco Sorgenti interrogato in carcere (Umbria24 – 31 ottobre 2014)
Laura Livi è morta dissanguata, uccisa da due fendenti – sferrati con un coltello da cucina lungo almeno 20 centimetri – che l’hanno raggiunta al fegato. Lo shock emorragico non le ha lasciato scampo: quando mercoledì notte i carabinieri e gli operatori del 118 sono entrati nell’abitazione di via Gramsci 22, si sono trovati davanti una scena terribile. La donna, 36 anni appena, era riversa a terra in cucina, in un lago di sangue, ormai senza vita e con addosso già i primi segni del rigor mortis.
L’autopsia La conferma di quello che si era già intuito sul luogo del delitto, con la prima ispezione esterna della salma, è arrivata dall’autopsia eseguita giovedì mattina dal dottor Luigi Carlini, il medico legale incaricato dal sostituto procuratore Camilla Coraggio. La salma della donna, madre di due bimbe di 2 e 7 anni, venerdì mattina verrà messa a disposizione dei familiari che potranno così attivare le procedure per il rito funebre.
L’interrogatorio Sempre giovedì mattina, all’interno del carcere di vocabolo Sabbione, si è tenuto l’interrogatorio di garanzia del marito-omicida, il 66enne Franco Sorgenti, pensionato ed ex dipendente Ast. Successivamente il gip Simona Tordelli ha disposto la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere per l’uomo, difeso dagli avvocati Enrico De Luca e Francesca Abbati. Durante l’interrogatorio, Franco Sorgenti avrebbe sostanzialmente confermato quanto già ammesso agli inquirenti nelle ore immediatamente successive il delitto.
Dissapori In particolare l’omicida avrebbe ripercorso i giorni precedenti la tragedia, parlando di piccole tensioni e litigi tipici di una coppia in crisi e, probabilmente, destinata alla separazione. Sembra infatti che i due stessero discutendo da qualche giorno sul da farsi, delle modalità con cui porre fine alla relazione che andava avanti da anni, iniziata quando Laura era poco più che adolescente e che aveva portato alla nascita delle due creature, ora senza più una madre.
L’ultima lite Davanti al giudice, in carcere, Franco Sorgenti – apparso turbato e implorante – ha ripercorso i gli attimi precedenti l’atroce violenza. Tutto sarebbe iniziato da un diverbio condito da qualche parola di troppo, sfociato nel giro di qualche minuto nel corpo a corpo fatale. Laura sarebbe stata aggredita e spintonata e avrebbe cercato di difendersi mordendo il marito ad una mano. A quel punto Franco Sorgenti l’ha spinta a terra, lui sopra di lei, ha aperto un cassetto della cucina e ha estratto il coltello, lungo e affilato. Una decina i colpi sferrati all’addome, due quelli fatali.
Confessione Il resto sta nella decisione di consegnarsi direttamente in carcere, non prima però di chiudere a chiave la stanza dove le due figlie stavano dormendo, per evitare che potessero imbattersi in tanta atrocità. Al giudice Franco Sorgenti avrebbe anche detto che Laura, qualche giorno prima, gli aveva rivelato di essere interessata ad un’altra persona. Un aspetto che non trova, al momento, altri riscontri al di fuori delle parole dell’omicida e che potrebbe avere un peso rispetto al movente ipotizzato dagli inquirenti.
I legali Stringato il commento dell’avvocato Enrico De Luca che difende l’omicida insieme alla collega Francesca Abbati: «Nell’interrogatorio di garanzia – spiega – Franco Sorgenti ha confermato sostanzialmente le dichiarazioni rese al pm dopo l’omicidio. Da parte nostra stiamo cercando di valutare fino in fondo la compatibilità delle dichiarazioni rese, con quanto accertato sulla scena del crimine. Anche in relazione al movente legato ad un gesto così atroce».
Link
In memoria di
Giustizia per Laura (LiberaMente Donna – 28 aprile 2016)
Il 29 ottobre 2014 Laura Livi è stata uccisa nella sua abitazione dal marito, Franco Sorgenti, alla presenza delle loro due figlie di 2 e 7 anni chiuse nella stanza accanto. Il 22 luglio 2015 Franco Sorgenti è stato condannato in primo grado a 18 anni di reclusione per il femminicidio di Laura. Ieri, 27 aprile 2016, si è tenuta a Perugia l’udienza di appello che ha visto confermata la responsabilità dell’imputato e la condanna a 18 anni di reclusione.
Nonostante sia reo confesso Sorgenti non ha mostrato alcuna forma di ravvedimento, la difesa dell’imputato ha continuato a sostenere la motivazione della legittima difesa, l’omicida avrebbe risposto con 11 coltellate inferte sul corpo della moglie come reazione a un morso alla mano. Ancora una volta sono state usate parole denigratorie e infamanti nei confronti di Laura da parte della difesa dell’imputato che non si è fatto scrupolo di fare torbide considerazioni circa la vita privata della coppia. Si è parlato di “incidente esistenziale” di cui l’omicida sarebbe in realtà vittima meritando pertanto la possibilità di ricostruirsi una vita, lui che la vita di sua moglie l’ha spezzata definitivamente. Parole ancor più gravi se si considera che sono state pronunciate nei confronti di una persona che non ha più la possibilità di replicare ma che non stupiscono se proferite da chi si rivolge alla Giuria Popolare, composta in buona misura da donne, chiedendo di prendere le distanze dalle “donne ideologizzate” e ricordando che esistono anche mogli e madri, rimandando ancora a un’immagine idealizzata della donna da letteratura trecentesca. Ieri mattina, di fronte alla Corte d’Appello di Perugia, si è riunito un presidio composto dai parenti e dagli amici di Laura arrivati dalla provincia di Terni, dalla R.A.V. (Rete delle Donne Antiviolenza) e dalle associazioni Libera…Mente Donna e Terni Donne costituitesi parte civile nel processo insieme al Comune di Terni.
Ancora una volta chiediamo giustizia per Laura e per tutte le donne che come lei si trovano vittime di violenza da parte di uomini a loro vicini, a cui sono legate sentimentalmente, che quotidianamente dormono sotto lo stesso tetto e rimangono imprigionate in una situazione asfittica. Il femminicidio è l’ultimo atto di un’azione di controllo da parte dell’uomo che andrebbe fermato prima della sua più estrema conseguenza, perché non ci siano più madri, padri e figli costretti a piangere una propria cara che invece dell’affetto del proprio compagno ha trovato la morte.