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Iris Setti, 61 anni, ragioniera, pensionata. Aggredita da uno sconosciuto che tenta di violentarla e la massacra a pugni e sassate

Rovereto (Trento), 5 Agosto 2023


Titoli & Articoli

Implorava aiuto, lui l’ha massacrata: così è morta Iris Setti (Alto Adige – 7 agosto 2023)
Iris Setti, 60 anni, massacrata sabato sera nei giardini Nikolajewka a Rovereto, era una donna sempre con il sorriso in volto, elegante, dalla maniere gentili e curata in ogni dettaglio. Camminava e camminava, mattino e sera: coltivava questa sua passione con gli stessi percorsi ogni giorno. In città la conoscevano tutti e con tutti scambiava un sorriso e un saluto. Nulla di più perché lei era una donna gentile e discreta, cortese e riservata. Qualità che, unite alla professionalità, hanno fatto di lei una figura storica e importante della Cassa rurale di Rovereto. Una vita, quella di Iris, dedicata al lavoro sempre alla Rurale: vi era entrata dopo aver il diploma di ragioniera e ci era rimasta fino al 30 giugno di due anni fa, giorno del suo pensionamento.
Il suo assassino, un uomo nigeriano di 37 anni, Nweke Chukwuka, senza fissa dimora, ha tentato una fuga. L’uomo con le mani insanguinate, a qualche centinaio di metri dai giardini è stato sorpreso e immobilizzato dai carabinieri con il taser (la pistola elettronica). Dopo un primo passaggio in pronto soccorso l’uomo, già noto alle forze dell’ordine per la sua “intemperanza” e le azioni eclatanti (era saltato nell’agosto dello scorso anno sull’auto dei carabinieri), è stato trasferito nel carcere di Spini a Trento.

 

Chi era Iris Setti, la 61enne uccisa a pugni e sassate da uno sconosciuto nel parco di Rovereto (FanPage – 7 agosto 2023)
Iris Setti, 61 anni, stava tornando a casa dopo aver assistito la madre malata quando, nella serata di sabato 5 agosto, è stata aggredita da un 40enne senza fissa dimora. L’uomo avrebbe cercato di violentarla per poi colpirla a pugni e a sassate. Setti è morta in ospedale.
Si chiamava Iris Setti la donna di 61 anni morta in ospedale dopo essere stata brutalmente aggredita da uno sconosciuto nel parco Nikolajevka a Rovereto, in provincia di Trento. La donna, andata in pensione due anni fa, stava rientrando a casa intorno alle 22.30 dopo aver assistito a domicilio la madre malata. La 62enne era single e non aveva figli: dedicava la sua vita allo sport, ai viaggi e agli animali. Le dinamiche dell’aggressione sono ancora da ricostruire, ma stando alle prime ricostruzioni sembra che l’uomo, un 40enne senza fissa dimora, abbia aggredito Setti alle spalle per abusare di lei.
La donna sarebbe riuscita a ribellarsi e a quel punto il 40enne l’avrebbe aggredita a calci e pugni in faccia, ferendola gravemente. La 61enne è deceduta in ospedale dopo un ricovero d’urgenza. La vicenda ha profondamente scosso Rovereto e l’intera opinione pubblica.
Chi era Iris Setti, la donna uccisa nel parco a Rovereto
La 61enne era andata in pensione due anni fa dopo aver lavorato per una vita come infermiera. Setti non era sposata e non aveva figli. Aveva dedicato la sua vita allo sport, alla cura degli animali e ai viaggi. La 61enne si prendeva cura della madre malata residente in un appartamento del condominio Europa, sul Lungo Leno. Ogni giorno, secondo quanto ricostruito grazie alle testimonianze di alcuni conoscenti, la donna usciva di casa per recarsi dalla madre e per fare una passeggiata al parco.
Il legame di Iris Setti e la mamma
Il legame tra la vittima e la madre anziana era molto profondo. Secondo amici e conoscenti, era per lei che la 61enne aveva deciso di andare in pensione in anticipo, anche se aveva sempre amato lavorare ed essere indipendente. Dopo il pensionamento, la donna aveva iniziato a prendersi cura di lei ogni giorno, andandola a trovare per assisterla nelle attività quotidiane. Tornando a casa, Setti era solita fare una lunga passeggiata nel parco per mantenersi in forma.
Il 40enne era già noto alle forze dell’ordine ed è stato fermato dai carabinieri diverse ore dopo l’aggressione. Si tratterebbe della seconda violenza in pochi giorni dopo l’omicidio avvenuto la settimana scorsa. La vittima, Maria Fait, è stata uccisa dal vicino di casa dopo una lite.
La donna tornava a casa dopo aver accudito la madre
Iris Setti è l’ennesima donna di una lista di vittime di violenza che non accenna a diminuire. A dare l’allarme al momento dell’aggressione, alcuni residenti della zona che hanno sentito le urla della 61enne. I cittadini che hanno allertato le forze dell’ordine hanno visto la donna a terra con i pantaloni abbassati e il 40enne che la stava colpendo in pieno volto. L’uomo è fuggito poco dopo ma è stato fermato dai militari intervenuti sul posto ed ora è in arresto per omicidio. Stando a quanto reso noto sulla vicenda, il 40enne noto alla giustizia è stato arrestato in stato confusionale. L’aggressore avrebbe infatti assunto alcol e forse alcune dosi di stupefacenti poco prima di scagliarsi contro la donna che stava facendo rientro a casa. Solo l’anno scorso, l’uomo aveva seminato il panico in via Benacense nella giornata del 21 agosto, terrorizzando i passanti e danneggiando le auto parcheggiate al lato della carreggiata. Il 40enne era entrato in un locale e aveva minacciato la clientela con il collo di una bottiglia rotta. Uscito dal bar, aveva tentato di aggredire un ciclista. Dopo il fermo, i militari avevano constatato che il senzatetto aveva anche altri precedenti per danneggiamento e lesioni. Nonostante tutto, però, il 40enne era stato rimesso in libertà fino a sabato 5 agosto, quando ha aggredito e ucciso la 61enne.
Gli inquirenti stanno cercando di capire se il 40enne avesse preso di mira Setti per un tentativo di rapina oppure, come appare più probabile, per una violenza sessuale. “Io non voglio accusare nessuno, il dolore della comunità è profondissimo, ma abbiamo bisogno di capire – ha dichiarato il sindaco Francesco Valduga, arrivato sul posto pochi minuti dopo l’aggressione -. Vogliamo delle risposte: cosa non ha funzionato in questo sistema? L’aggressore era già stato immobilizzato in pieno giorno, non possiamo limitarci al dolore. C’era un precedente e dobbiamo capire se poteva essere evitato. Lo stato di questa persona era conosciuto”

 

Gli avvocati della famiglia Setti: “L’omicidio di Iris non è stato un raptus ma un femminicidio” (l’Adige – 28 agosto 2023)
Andrea de Bertolini all’attacco: “Il fatto che la donna sia stata spogliata, anche se non completamente, a nostro avviso indica un movente sessuale. Quindi Iris è diventata vittima in quanto donna. Ci sarebbe stato quindi un tentativo di violenza sessuale degenerato poi in omicidio e rapina”
ROVERETO. L’omicidio di Iris Setti, la sera del 5 agosto scorso, non è la conseguenza di un momento di follia, di un raptus ma è un femminicidio. A dirlo sono gli avvocati della famiglia della donna, Andrea de Bertolini per l’anziana madre, Giovanni Rambaldi per lo zio materno. Distinzioni importanti in vista del processo che vedrà sul banco degli imputati Chukwuka Nweke, il nigeriano 37enne in carcere dal 5 agosto accusato di aver ucciso con la sola forza dei pugni la 61enne nel parco Nikolajewka, in Santa Maria.
Omicidio con l’aggravante della rapina, questo il capo d’accusa al momento. La nomina dei due legali è questione di pochi giorni fa, ma il lavoro è già iniziato. Partendo dall’analisi di quello che mostra uno dei video girati quella terribile sera che hanno documentato la brutale aggressione nel parco. Immagini che spingono gli avvocati Rambaldi e de Bertolini a sottolineare come l’omicidio (anzi il femminicidio come sottolineano) non sia il frutto di un raptus.
«Non mi sento di dare per scontata – spiega de Bertolini – la furia folle del soggetto, la malattia mentale come “causa” dell’assassino»
. Come dire: non mettiamo a priori l’etichetta dell’incapacità di intendere e volere su questo terribile fatto. «L’azione finale, la rapina dell’anello – proseguono i legali – dura qualche secondo e non c’è alcuna parvenza di follia. La rapina di un oggetto che si presume prezioso è un’azione molto determinata, come lo è il tentativo di violenza sessuale. E ci sono altri aspetti da evidenziare. E sono i movimenti di Nweke prima dell’omicidio. È andato a firmare puntuale in caserma, è andato al dormitorio, da dove è stato cacciato, e poi ha iniziato a vagare per Rovereto: anche in questi atteggiamenti non ci sono segni di follia». Per i due avvocati, quindi non è pacifico che l’aggressione brutale sia il gesto di un folle e quello che chiedono è di evitare che ci siano valutazioni frettolose e scontate. «Ci sono elementi specifici e puntuali a una conclusione opposta» ripetono. E poi una puntualizzazione sul reato, una puntualizzazione non secondaria.
«Non c’è dubbio – spiega ancora de Bertolini – che quello di Iris Setti sia un femminicidio. Il fatto che la donna sia stata spogliata, anche se non completamente, a nostro avviso indica un movente sessuale. Quindi Iris è diventata vittima in quanto donna. Ci sarebbe stato quindi un tentativo di violenza sessuale degenerato poi in omicidio e rapina. Ed è per questo che l’assassinio della 61enne è certamente un caso di femminicidio. Siamo fiduciosi – conclude – nel lavoro degli inquirenti e della procura, superata una prima fase in cui sono state fatte dichiarazioni da parte della Procura a nostro avviso irricevibili».
Per la famiglia di Iris Setti, dopo 20 giorni da quella terribile sera, il dolore è sempre lo stesso. Dolore per la perdita di una persona cara, dolore per il modo in cui lei ha perso la vita. Una sofferenza che prende forma anche nelle assenze quotidiane nella casa dell’anziana madre Carla Santacatterina. Era Iris, figlia unica, che si prendeva cura di lei. La figlia per lei era una presenza quotidiana, la spalla su cui appoggiarsi per i piccoli e grandi problemi. La gestione delle questioni di mamma Carla era tutta nelle mani e nel cellulare di Iris. «Ed è per questo – spiega l’avvocato de Bertolini – che facciamo richiesta per ottenere il dissequestro del telefono di Iris. Lì dentro ci sono tutti i contatti per garantire l’assistenza della madre».

 


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