Giulia Cecchettin, 22 anni, laureanda in ingegneria biomedica. Uccisa a coltellate dall’ex fidanzato che poi abbandona il corpo in un bosco
Fossò (Venezia), 11 Novembre 2023
Titoli & Articoli
La sorella di Giulia Cecchettin: «Le ripetevo di non uscire con lui. Mesi fa quegli sms che mi lasciarono interdetta» (Corriere della Sera – 16 novembre 2023)
Cortese e tenace, Elena vuole crederci: «Ma ho paura e la paura fa sempre pensare al peggio». Risponde, lancia appelli, implora Filippo. Elena Cecchettin non dorme da quella maledetta notte. Sono quattro giorni senza Giulia, un’eternità. Per lei è sempre stata la sorellina, nonostante abbia solo due anni di meno: «Ho sempre avuto nei suoi confronti un istinto protettivo, forse anche eccessivo…». Elena vive a Vienna per concludere i suoi studi universitari in Microbiologia. La distanza non le ha allontanate. Si sentivano tutti i giorni e lei tornava spesso a casuccia. Prima del lungo, angosciante silenzio, l’ultimo messaggio di Giulia è stato per lei.
Cosa le ha scritto?
«Mi ha voluto dire delle scarpe che avrebbe indossato alla laurea. Mi chiedeva un consiglio. Le ho risposto immediatamente, ma lei non ha aggiunto altro. Non mi sono preoccupata, capitava che non rispondesse subito».
Lei non l’ha cercata?
«No, quella sera non l’ho fatto. Con il senno del poi dico che avrei dovuto e questa cosa mi fa male».
Che idea si è fatta della vicenda?
«Più che di idea parlerei di speranza: mi auguro che Giulia sia viva e che lo sia anche Filippo. Cerco di essere positiva, mi sforzo di esserlo ma la verità è che ho tanta paura».
Com’era il rapporto tra Giulia e Filippo?
«Le dicevo sempre: se Filippo ti fa del male dillo almeno a me, ma lei non mi ha mai detto nulla in questo senso e quindi non ho mai pensato che quel ragazzo potesse in qualche modo ferirla. Lui era comunque molto possessivo nei suoi confronti, era geloso anche del tempo che lei passava con me e questa cosa non mi faceva stare tranquilla, soprattutto quando uscivano da soli dopo che lei l’aveva lasciato. Ma magari le mie erano preoccupazioni sbagliate e magari lo sono ancora oggi».
Che consigli le dava da sorella maggiore?
«Ho provato a dissuaderla dall’uscire con lui ma lei è troppo buona per certe cose».
In che senso?
«Mia sorella cedeva di fronte alle sue insistenze. Filippo le diceva di sentirsi solo, di essere disperato, di non vedere un futuro senza di lei. Io li chiamo ricatti emotivi. Giulia si dispiaceva e accettava. Ma uscire con lui, dopo che in agosto si sono lasciati, non era in cima ai suoi desideri. Anche perché aveva mille cose da fare, soprattutto da quando nostra madre è venuta a mancare, lo scorso anno. Voleva chiudere al più presto la laurea triennale per iniziare a Reggio Emilia un corso che a lei piaceva molto. Poi doveva badare anche a casa. Insomma, era molto impegnata. Eppure si preoccupava della solitudine di Filippo e mi raccontava dell’amore che lui provava per lei. Io aggiungevo che il suo non era un sentimento del tutto buono: non era voler bene ma solo volerla tenere vicino a sé».
Ricorda qualche episodio in particolare?
«Lo scorso febbraio mia sorella ed io eravamo andate insieme a Milano a un concerto e lui continuava a scriverle. Allora Giulia mi ha dato il telefonino. Io gli rispondevo di stare tranquillo, di non essere in apprensione che Giulia era con me. Quel fatto mi ha lasciato un po’ interdetta perché ci ho visto un controllo anomalo nei confronti di mia sorella».
Cosa pensa sia successo quella sera?
«Forse un litigio ma è difficile dirlo con certezza».
Cosa vorrebbe fosse successo?
«Vorrei che lei avesse scelto di fuggire con lui, per assecondarlo».
Filippo era preoccupato che Giulia potesse andarsene in Emilia dopo la laurea?
«Potrebbe anche essere ma era un timore infondato perché Giulia sarebbe comunque rimasta a vivere a Vigonovo».
A suo zio Andrea piace pensare che l’abbia «sequestrata» per qualche giorno in modo da evitare laurea e abbandono.
«Piace anche a me».
Cosa vuole dire a Giulia e Filippo?
«Di chiamare, di farsi sentire. Qualsiasi cosa sia successa è irrilevante, troveremo una soluzione a tutto. Filippo, ti prego, riportala a casa».
Il sogno di Giulia?
«Diventare un’illustratrice di libri per bambini. Ha un animo d’artista».
E quello di Elena?
«Riabbracciare Giulia».
Scomparsa di Giulia Cecchettin e dell’ex fidanzato Filippo Turetta: è l’ennesimo caso di cui conosciamo già la fine? (MowMag – 16 novembre 2023)
Giulia Cecchettin, ventidue anni, avrebbe dovuto discutere la sua tesi di laurea il 16 novembre all’Università di Padova. Da elenco, doveva essere la prima. Ma non si è presentata. Di lei si sono perse le tracce insieme all’ex fidanzato e suo coetaneo Filippo Turetta lo scorso sabato. Ancora una volta il più terribile dei copioni? Secondo quanto appreso dalle persone vicine il giovane soffriva perché Giulia non era più la sua fidanzata. Ma forse dietro questa fuga c’è molto altro. Forse, Turetta era incapace non solo di accettare la fine della relazione, ma anche e soprattutto il fatto di essere rimasto indietro con gli studi rispetto a lei. La laurea è il risultato tangibile di anni di fatica, di notti insonni e di momenti di incertezza.
Giulia, rispetto a quello che emerge dai racconti dei suoi familiari, non si sarebbe mai sognata di saltare la discussione della tesi, fissata proprio per la giornata di oggi. Il motivo per cui non ha varcato i cancelli di uno dei più importanti poli universitari italiani è dunque perché qualcuno le ha impedito di farlo. E quel qualcuno non può che essere il suo Filippo.
“Filippo non era contento che Giulia si laureasse giovedì perché temeva che si potesse allontanare da lui”. Queste le parole della zia, confermate anche da Andrea Camerotto, lo zio paterno: “Pensiamo che Filippo non volesse questa laurea, non voleva vederla andare via, per questo l’ha presa”. Giulia alle 8:00 era convocata in aula per discutere la tesi in ingegneria biomedica. Un traguardo raggiunto con il peso del lutto. Sua madre era infatti morta prematuramente lo scorso anno all’età di cinquantuno anni. Così, dopo la celebrazione, Giulia aveva in programma di andarsene a Reggio Emilia per coltivare un’altra sua grande passione, i fumetti. Avrebbe provato a spiccare il volo. Un passato da fidanzati, i due si frequentavano ormai solo da amici. Giulia aveva lasciato Filippo già due volte, l’ultima ad agosto. Sabato, quando sono andati insieme al centro commerciale Nave de Vero a Marghera per cenare, aveva portato con sé il computer con la tesi di laurea. Forse, voleva rendere partecipe Filippo della versione finale del suo elaborato. Era in pari con tutto. Aveva pagato il bollettino, compilato e consegnato la domanda di laurea. Avrebbe dovuto inoltrare solamente la presentazione definitiva per la discussione. Che non è mai arrivata. Da quel momento in poi dei due si sono perse le tracce. Si rincorrono le segnalazioni tra conferme e smentite. Qualcuno li avrebbe visti litigare vicino Vigonovo, il paesino dove abita lei. Qualcuno ha parlato di presunte tracce ematiche. Al momento, minime sono le certezze. L’unica è che i giorni che i due mancano da casa sono davvero troppi.
Giulia Cecchettin ha lottato per 25 minuti prima di morire: spunta un testimone (Cronache della Campania – 21 novembre 2023)
Ci sarebbe un testimone che ha assistito all’aggressione a Giulia Cecchettin da parte di Filippo Turetta ripresa dalle telecamere di sorveglianza dello stabilimento Dior sabato sera al parcheggio in via Quinta Strada a Fossò. Si tratterebbe di un addetto alla sorveglianza dello stabilimento che da dentro la guardiola avrebbe assistito alla scena e sentito la urla della giovane. La guardiola infatti è presidiata tutte le notti da addetti alla sicurezza. Sarebbe stato proprio l’addetto alla sorveglianza di turno in quelle ore a riferire ai carabinieri che Giulia urlava “mi fai male”. Le telecamere a circuito chiuso che hanno registrato la scena infatti non hanno audio e non puntano direttamente sulla strada pubblica ma sul parcheggio di Dior e hanno quindi ripreso la scena parzialmente.
Giulia Cecchettin ha lottato per quasi 25 minuti prima di arrendersi al suo carnefice. Lo si legge nell’ordinanza di custodia del Gip di Venezia, che ripercorre gli orari della doppia aggressione di sabato 11 novembre, di cui è accusato l’ex fidanzato Filippo Turetta, ora in carcere in Germania.
Le grida d’aiuto di Giulia, e l’invocazione “così mi fai male” vengono udite – si legge nelle carte – da un vicino di casa alle 23.15, nel parcheggio a 150 metri da casa Cecchettin. Quando l’azione omicida si è già spostata invece nella zona industriale di Fossò, e si vede Turetta che carica il corpo in auto, l’orario è quello delle 23.40. Secondo la ricostruzione cronologica effettuata dalla Procura, è alle 23.18 che il teste segnala l’aggressione in via Aldo Moro, a circa 150 metri da casa Cecchettin. Una voce femminile urla “così mi fai male” chiedendo ripetutamente aiuto; poi il teste vede “calciare violentemente una sagoma che si trovava a terra” e poi la Punto allontanarsi. E’ qui che sono state trovate tracce di sangue e un coltello da cucina di 21 centimetri, senza manico, assieme un’impronta di calzatura, sporca probabilmente di sangue. Dalle telecamere di Fossò, distante da Vigonovo circa 6 chilometri, è quindi emerso che Giulia, ferita ma non gravemente, sarebbe riuscita a fuggire venendo inseguita da Filippo, che l’ha scaraventata a terra, cade all’altezza del marciapiede e non si muove più. L’aggressore la muove, poi va a prendere la macchina, la carica probabilmente nel sedile posteriore e fugge. Sul marciapiede sono stati poi trovati sangue con capelli sullo spigolo stradale e un pezzo di nastro telato argentato intriso di sangue e capelli “probabilmente applicato alla vittima per impedirle di parlare”, scrive il giudice.
Anche qui è stata poi trovata una impronta sporca di sangue di una calzatura, risultata compatibile con quella del parcheggio di Vigonovo. Erano le 23.40; alle 23.50 la Punto nera è uscita dall’area, poi è stata vista in vari punti delle province di Venezia, Treviso. L’ultima inquadratura è alle 9.07 del 12 novembre, da Cortina in direzione Dobbiaco.
L’hanno cancellata stamattina, era ancora li’. I pallini della suola ben visibili, il sangue, la “traccia ematica” nel linguaggio scientifico. E’ arrivato un operaio del comune di Vigonovo con la tuta arancione sotto a un cielo bianco, si e’ chinato con una spazzola e ha strofinato sul cemento la candeggina. Sparita, come la macchia su un vestito. Occupava due piastrelle l’impronta della scarpa da ginnastica di Filippo Turettta mescolata al sangue di Giulia Cecchettin. Un’impronta. lunga come il piede di un ragazzo alto un metro e ottanta. Lei, cosi’ si capisce dalla lettura delle carte dell’indagine, era scesa dall’auto di lui sanguinante per le coltellate dopo la prima aggressione nel parcheggio a pochi metri dalla casa di lei. Lui l’ha inseguita per riprendersela ancora una volta, l’ultima volta, e ha lasciato la sua firma sul sangue.
La fuga di Giulia per essere libera, la voglia di Filippo di tenerla ancora accanto a se’, per poi, molti chilomentri dopo, sempre secondo la ricostruzione dell’accusa, aggredirla di nuovo, buttarla a terra, farle perdere altro sangue fino a morire con troppo sangue ancora in corpo per resistere, “shock emorragico”, scrive la giudice. E poi gettarla in un dirupo per farla scomparire alla vista di chi la cercava. Ma quell’impronta e’ rimasta li’ per dieci giorni, ci sono passati accanto tante volte le maestre e i bambini dell’asilo che si affacciano sulla piazzetta.
Trovato il corpo di Giulia Cecchettin vicino al lago di Barcis: era scomparsa con l’ex fidanzato (FanPage – 29 novembre 2023)
È di Giulia Cecchettin il corpo recuperato questa mattina nel lago di Barcis a Pordenone, dove si stavano concentrando le ricerche dei due ex fidanzati scomparsi da sabato scorso. Lo apprende Fanpage.it da fonti investigative.
È di Giulia Cecchettin il cadavere della giovane donna recuperato questa mattina dalle forze dell’ordine nel lago di Barcis a Pordenone. La 22enne veneta era scomparsa da sabato 11 novembre insieme all’ex fidanzato Filippo Turetta. La conferma è arrivata dalla Procura di Venezia. La notizia del ritrovamento del corpo, anticipata da Quarto Grado, è stata confermata a Fanpage.it da fonti inquirenti. Il corpo pare si trovasse in un canalone tra la zona del lago e Piancavallo. Pare indossasse gli abiti che aveva il giorno della scomparsa. Sul cadavere recuperato verranno effettuati i prelievi di tessuto e di sangue per estrarre il profilo genetico e confrontarlo con quello dei familiari di Giulia. La famiglia della ragazza si è chiusa nel silenzio insieme agli avvocati nella loro casa di Vigonovo. Il padre è invece uscito insieme ai carabinieri. Come aveva spiegato in un video su Instagram Gianluigi Nuzzi, conduttore della trasmissione di Rete 4, “è una notizia che non avremmo mai voluto dare, ma un cadavere è stato recuperato nelle ultime ore nei fondali del lago di Barcis in provincia di Pordenone da parte dei vigili del fuoco. Si tratta ora di capire se il corpo di questa giovane donna è quello di Giulia”. Poi dopo qualche minuto è arrivata la conferma.
Erano ormai sette giorni che si cercavano i due giovani, che si erano separati lo scorso agosto. Al punto che Giulia sabato scorso ha accettato l’invito di Filippo di incontrarsi in centro commerciale di Vigonovo. Poi, il nulla. Dopo la denuncia dei genitori di entrambi alle forze dell’ordine, le ricerche si sono allargate dalla provincia di Venezia a quelle di Padova, Treviso e Pordenone, oltre che in Alto Adige, seguendo i movimenti della Fiat Punto di Turetta. Nella giornata di ieri si era arrivati ad una prima svolta, con l’iscrizione del nome di Filippo nel registro degli indagati per tentato omicidio. Secondo la Procura, si è trattato di un atto dovuto per consentire attività necessarie e irripetibili, per non lasciare inesplorati tutti gli spunti investigativi. Sempre ieri, nel corso delle ricerche, sono state trovate tracce di sangue a terra, nel parcheggio di Fossò a pochi passi dallo stabilimento di Dior, circondato dalle telecamere le cui riprese sono state acquisite dalle forze dell’ordine.
Intanto, sarebbe stato confermato il passaggio della Fiat Punto di Filippo Turetta in Austria. La vettura, mercoledì scorso, è stata registrata dal targa-system a Lienz, nel Tirolo orientale. Lo apprende l’Ansa da una fonte qualificata. Nessuna traccia, invece, per il momento ancora di una presenza anche in Alto Adige, che dista infatti solo pochi chilometri da Lienz. Ora gli sforzi investigativi sono tutti concentrati nella ricerca del ragazzo.
L’autopsia sul corpo di Giulia Cecchettin: «Colpi violenti, la coltellata fatale a Fossò» (Corriere della Sera – 2 dicembre 2023)
Le ferite più profonde le hanno trovate alla base del collo. Sono probabilmente quelle che hanno causato la morte di Giulia Cecchettin. Dissanguamento. Provocato dalle coltellate sferrate da Filippo Turetta che l’ha colpita varie volte con violenza. «La carotide e la giugulare sono però risultate integre», precisa uno degli esperti che ieri ha partecipato all’autopsia sul corpo della ventiduenne veneziana. Dodici ore di esame, condotto dal perito nominato dalla Procura di Venezia, l’anatomopatologo Guido Viel, al quale hanno partecipato anche i consulenti di parte della famiglia Cecchettin e di Turetta, i medici legali Stefano D’Errico e Monica Cucci, e, sempre per i Cecchettin, l’entomologo Stefano Vanin che darà il suo contributo partendo dallo studio degli insetti presenti sulla scena del crimine.
Ad assistere c’erano anche due carabinieri, in costante contatto con il pm Andrea Petroni che nel contempo interrogava Turetta nel carcere di Verona. Giulia ha certamente perso molto sangue e ha tentato di difendersi. Lo confermano le ferite alle mani e alle braccia. Quanto all’ora della morte, pare sia intervenuta non molto tempo dopo la seconda aggressione, a Fossò. Quando Filippo ha lasciato Giulia nel dirupo vicino a Piancavallo, il cuore di Giulia aveva già smesso di battere da un po’.
Non è escluso possa essere spirata già a Fossò, dove aveva tentato invano di fuggire a piedi, fermata poi da Turetta con un colpo che l’ha fatta stramazzare a terra, battendo probabilmente la testa. Ma la morte non è stata causata da quella caduta, né dalle botte subite. «No, arma da taglio», è l’ipotesi più concreta. Un solo coltello. Gli investigatori ne avevano trovati due: uno sul luogo della prima aggressione a 150 metri dalla casa di Giulia, a Vigonovo, senza manico, con una lama di 21 centimetri; l’altro (12 centimetri) all’interno di un marsupio che Turetta aveva con sé quando è stato fermato in Germania, sull’autostrada che da Berlino porta a Monaco.
Il sospetto che potesse essersi accanito su di lei anche dopo la morte è invece stato smentito dalle evidenze scientifiche. «Nessun colpo post mortem», aggiunge l’esperto. Verrebbe così quantomeno escluso il «vilipendio di cadavere».
Le prime indiscrezioni sull’autopsia confermano dunque le conclusioni del medico legale Antonello Cirnelli che il giorno del ritrovamento del corpo senza vita di Giulia aveva eseguito un’ispezione esterna contando una ventina di coltellate. Cirnelli ipotizzava i colpi letali proprio vicino al collo: «Nelle regioni latero-cervicale sinistra e cervicale posteriore», scriveva tecnicamente. Cirnielli aveva individuato due fasi del delitto: la prima che aveva provocato a Giulia le contusioni dovute alla lotta e la seconda, più violenta, con le ferite dovute all’accoltellamento. Le dodici ore di autopsia si giustificano anche con la necessità di misurare la profondità delle molte ferite per determinare quelle potenzialmente letali. Il perito dovrà rispondere ai quesiti formulati dalla Procura di Venezia, su tutti la causa, l’ora e i colpi inferti. Le conclusioni saranno decisive per decidere sull’aggravante della crudeltà.
Padova in lutto: in migliaia ai funerali di Giulia Cecchettin. L’abbraccio e il rumore della folla (Rai News – 5 dicembre 2023)
Sono state superate abbondantemente le 10 mila presenze ai funerali di Giulia Cecchettin che sono stati officiati nel duomo cittadino. Lo riferisce la diocesi veneta. Moltissime le persone, tantissimi i giovani, radunatesi soprattutto all’esterno della cattedrale e che hanno salutato la ragazza tributandole applausi, una commossa ovazione, facendo ‘rumore’ agitando le chiavi, nel segno della volontà di non accettare più nel silenzio gli abusi e le violenze.