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Erika Preti, 28 anni, commessa. Uccisa a botte e con 57 coltellate dal fidanzato

San Teodoro (Nuoro), 11 Giugno 2017


Titoli & Articoli

Sardegna: 28enne di Biella uccisa a coltellate «Ci hanno aggrediti», piantonato il compagno (Corriere della Sera – 11 giugno 2017)
La vittima originaria di Biella: il compagno ricoverato con ferite da arma da taglio. Tra le ipotesi un omicidio a cui potrebbe essere seguito in tentativo di suicidio
Il cadavere di Erica Preti, 28 anni, di Biella, è stato trovato nella cucina di un appartamento in località Lu Fraili, alle porte di San Teodoro (in Sardegna in provincia di Olbia Tempio). La donna è morta a causa di una serie di ferite da arma a taglio al collo. È stato ricoverato nell’ospedale di Olbia, piantonato dai carabinieri e in gravi condizioni, Dimitri Firicano, 28 anni, compagno della donna, anch’egli con ferite multiple provocate da un coltello. I due erano in vacanza in Sardegna per una settimana. Secondo una prima ricostruzione potrebbe trattarsi di un omicidio a cui è seguito un tentativo di suicidio. Il compagno ha raccontato che la sua fidanzata è morta a causa di una colluttazione in seguito ad un tentativo di rapina. La sua versione, però, non convince gli inquirenti.
Erika Preti, nata a Biella e residente a Pralungo, sarebbe stata uccisa all’interno di un appartamento in località Lu Fraili, dove si trovava insieme al fidanzato, artigiano. Entrambi erano in vacanza ospiti di una coppia di amici, anche loro di Biella. È stato lui a raccontare di aver subito un’aggressione intorno alle 10 del mattino di domenica. Sempre l’uomo ha dato l’allarme, dopo essere uscito sanguinante dall’appartamento. La sua posizione è al vaglio degli inquirenti. Ritrovata anche l’arma del delitto, si tratta di un coltello da cucina utilizzato per tagliare il pane.
Stavano preparandosi per una gita. Tutto è avvenuto nel giorno in cui la coppia aveva programmato una gita a Tavolara con un gommone in affitto. In auto già pronti gli zaini con i costumi da bagno e gli asciugamani, i due poco prima del delitto stavano preparando i panini per la giornata fuori. Ascoltata la coppia di amici che ha raccontato che tra i due, fidanzati da circa dieci anni, non c’erano dissapori.

 

“La nostra Erika massacrata per delle briciole in tavola” (La Stampa – 24 luglio 2017)
«Abbiamo sperato fino all’ultimo che non fosse lui: per noi Dimitri era come un figlio. Ora vogliamo andare a fondo di questa terribile storia». Fabrizio Preti e Tiziana Sulman, i genitori di Erika, uccisa con due coltellate alla gola dal fidanzato mentre era in vacanza in Sardegna, non riescono a credere che siano bastate due briciole di pane sul tavolo, per scatenare un delitto così efferato.
Dimitri Fricano ha confessato: le sue parole mischiate alle lacrime. Spinto dai suoi genitori, dal coraggio di mamma Simonetta nel voler arrivare alla verità, qualunque essa fosse. Aiutato dalla sua psicologa clinica, Daniela Ponzetti di Ivrea, medico tra i più esperti nelle teorie junghiane.  Ascoltato e sostenuto dai suoi avvocati, Alessandra Guarini e Roberto Onida, dall’investigatore privato Nicola Santimone che in 41 giorni non lo ha mai mollato per un secondo. Dimitri è crollato. Il castello di carta costruito su uno sconosciuto che lo avrebbe aggredito e picchiato, la fidanzata trovata in un lago di sangue, brucia in un fuoco assassino. Dimitri racconta parole che nessuno avrebbe mai voluto sentire: «Sì è vero. Erika l’ho uccisa io».
Domenica 11 giugno. Villetta di Lu Fraili in Sardegna. Dimitri Fricano, 30 anni, commesso in un negozio di scarpe.  Erika Preti, 28 anni, pure lei commessa in un centro commerciale. Fidanzati da tempo. Coppia, dicono tutti, affiatata e mai uno screzio. Sono ospiti di amici. Giornate di sole, vacanze da cartolina. In programma una gita in gommone. Alle 11 Erika scrive un sms alla mamma. «Tutto bene, un saluto baci». I panini sono pronti. Sul tavolo della cucina, briciole di pane. Dimitri racconta. «Erika mi rimprovera. Dice che non sono mai capace di tenere in ordine». Il giovane esce di casa: «Vado a comprare le sigarette» ma poi rientra per andare in bagno. Ritrova Erika. La discussione ricomincia. «Urla che sono il solito fannullone. Non è la prima volta. Reagisco. Ci insultiamo». L’amore, la tenerezza, lei la sua principessa, lui il suo bambinone. Tutto travolto da una violenza terribile. Poco meno di un quarto d’ora di lotta che ha dell’incredibile. Mobili che cadono, ciocche di capelli sul pavimento. Erika a terra, la gola squarciata dai fendenti del coltello da cucina ancora sporco di cibo. Dimitri colpito alla testa da un fermacarte in pietra che era su un tavolino. La vacanza, la voglia di costruire insieme un futuro. Tutto diventa rosso sangue. La morte prende il posto della vita.
«Non so. Non ci ho più capito niente. Oddio, davvero l’ho uccisa? Sono corso fuori a chiedere aiuto». I medici della prima ambulanza, alle 11,18, tentano la rianimazione. Inutile. Erika è già morta. Dimitri viene subito indagato dal procuratore di Nuoro Andrea Garau. «Quando sono uscito dal bagno qualcuno, pelle scura, mi ha aggredito e colpito al capo». Il pm non assume provvedimenti e dopo una settima, il commesso torna a casa.
Sabato 22 luglio. La mamma di Dimitri chiama l’avvocato Guarini. «Da qualche giorno mio figlio è strano. Parliamone». La difesa di Dimitri è «anomala», come sostiene il generale Luciano Garofano, l’ex comandante del Ris coinvolto nelle indagini difensive «perché siamo tutti d’accordo. Anche la famiglia. Vogliamo arrivare alla verità, dare un volto all’assassino di Erika». Anche se il volto è quello di un amore distrutto da un quarto d’ora di ferocia. Dimitri Fricano  confessa. In Procura a Biella, davanti al magistrato Teresa Angela Camelio, racconta ciò che ha già ammesso davanti ai suoi genitori e ai suoi avvocati. Oggi sarà ascoltato dal gip.

La furia omicida di Dimitri: ha massacrato Erika con due coltelli dopo averla sbattuta contro i mobili (la Repubblica – 28 luglio 2017)
I Ris di Parma hanno ricostruito la dinamica del delitto, nato da una discussione per le briciole di pane sul tavolo
Dimitri Fricano ha usato due coltelli per uccidere la sua fidanzata Erika Preti. Il primo, quello che stava utilizzando lei per preparare i panini: quel giorno, lo scorso 11 giugno, avevano in programma una gita in gommone e avevano bisogno del pranzo al sacco. Erano in vacanza insieme, in una villetta a San Teodoro, in Sardegna. “Abbiamo litigato per le briciole di pane sul tavolo – ha raccontato il commesso biellese dopo il suo arresto -. Lei continuava a rimproverarmi, mi ha anche colpito con un fermacarte in pietra. Alla fine io non mi sono riuscito a trattenere e l’ho accoltellata”.
I risultati del Ris di Parma hanno però ricostruito un’altra storia. Più drammatica e incredibile. Fricano avrebbe afferrato la ragazza per i capelli e le avrebbe fatto sbattere la testa contro tutti i mobili della casa. Forse voleva tramortirla. A terra sono rimaste diverse ciocche dei capelli di Erika. Lui sembrava una furia. A un certo punto lei è riuscita a liberarsi dalla presa e a scappare. Lui però è stato più veloce: l’ha raggiunta e bloccata di nuovo. E’ stato allora che in cucina ha cercato un altro coltello, uno molto più grosso: lo ha impugnato e le ha tagliato di netto la gola. Poi, non è ancora chiaro dopo quanto tempo, è uscito in strada e ha raccontato a tutti di aver subito un aggressione. “C’era un uomo in casa: sono stato colpito alla testa”.
Dopo la sua confessione, i difensori di Fricano sembrano intenzionati a chiedere per lui il rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica. E tenteranno di nuovo la strada degli arresti domiciliari dovuti a motivi di salute. A detta di molti, negli ultimi tempi, Fricano si era fatto più ombroso: non sembrava più l’uomo sereno di un tempo, si chiudeva in casa e non voleva vedere nessuno. (di Erica Di Blasi)  


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In memoria di

Torino, parla il papà di Erika Preti: «La scarcerazione di Dimitri Fricano? Una pugnalata al cuore» (Open Online – 10 novembre 2023)
Ieri il Tribunale di sorveglianza ha disposto i domiciliari per il 34enne, ritenuto incompatibile con il regime carcerario. Ma il padre della ragazza uccisa protesta: «Una ferita che si riapre»
«Una decisione vergognosa». Commenta così Fabrizio Preti la notizia della scarcerazione di Dimitri Fricano, 34 anni, che nel 2017 ha ucciso la 24enne di Pralungo (Biella) Erika Preti. Di recente l’uomo era stato trasferito dal carcere di Ivrea a quello di Torino e ieri, giovedì 9 novembre, è stato mandato ai domiciliari a causa delle sue condizioni di salute. Il padre della vittima di femminicidio però non ci sta: «I domiciliari per Dimitri? Sono una decisione vergognosa. Sapevo che non avrebbe scontato 30 anni di carcere, ma sei sono davvero troppo pochi», si sfoga Fabrizio Preti con il Corriere. E poi aggiunge: «Non si augura la morte a nessuno, ma questa storia finirebbe solo così. Tanto nessuno mi ridarà indietro la mia bambina».
Nel 2022, Fricano è stato condannato a 30 anni in Cassazione per l’omicidio di Erika Preti, avvenuto durante una vacanza in Gallura, Sardegna. Nei giorni scorsi, però, il Tribunale di sorveglianza lo ha dichiarato incompatibile con il regime carcerario, perché fuma ed è «un grande obeso», e di conseguenza è a rischio di complicanze cardiache.
«Dicono che il tempo rimargini le ferite, ma non quelle di due genitori ai quali viene portata via una figlia – protesta il padre della vittima -. Quando alcuni amici mi hanno fatto sapere, dopo averlo letto online, che Dimitri era stato mandato ai domiciliari si è riaperta una ferita. È stato come ricevere una pugnalata al cuore». Secondo Fabrizio Preti, quello di Fricano è un caso raro perché «neanche i mafiosi ricevono questo trattamento». Il padre della 25enne uccisa nel 2017 poi aggiunge: «Il mio avvocato mi ha assicurato che, se dovesse guarire, tornerebbe in cella. Ci credo poco».