Dimitri Fricano, 30 anni, commesso. Massacra di botte la fidanzata e la uccide con 57 coltellate. Condannato a 30 di reclusione, dopo 6 è libero perchè obeso
San Teodoro (Nuoro), 12 Giugno 2017
Titoli & Articoli
San Teodoro, donna uccisa: indagato il compagno ferito (Corriere della Sera – 12 giugno 2017)
Martedì l’autopsia sul corpo della 28enne di Biella, trovata morta domenica con ferite sul collo inferte con un coltello per il pane. Il suo compagno, che dice che sono stati aggrediti durante una rapina in casa, ha alcune lievi ferite alla testa
Dimitri Fricano è indagato per omicidio volontario nei confronti di Erika Preti, la 28enne di Biella trovata uccisa domenica in un appartamento di Lu Fraili, una frazione di San Teodoro (provincia di Olbia Tempio). Il provvedimento, un atto formale previsto dalla procedura, è stato firmato dal procuratore di Nuoro, Andrea Garau.
Si proclama innocente. Fricano continua a proclamarsi innocente e ribadisce la ricostruzione fatta davanti ai carabinieri di San Teodoro. La donna è stata uccisa da ferite inferte al collo: due i colpi fatali, inflitti con una lama da 20 centimetri usata per tagliare il pane. Secondo la ricostruzione dell’indagato, lui e la coetanea Erika sarebbero rimasti vittime di un’aggressione durante un tentativo di rapina in casa. Fricano racconta di essere stato colpito alla testa, come dimostrerebbe l’ematoma sulla parte superiore dell’occhio destro. Ma agli inquirenti la sua versione non ha convinto del tutto. L’autopsia è prevista per martedì mattina nell’istituto di medicina legale di Nuoro. Erika e Dimitri erano arrivati in Sardegna in vacanza, dove erano ospiti in una casa di amici.
“Giallo” in Sardegna, l’urlo di Dimitri: «Non ho ucciso la mia ragazza» (il Secolo XIX – 12 giugno 2017)
«La amavo, sì la amavo, in 10 anni non avevamo mai litigato. Come avrei potuto farle del male?». Dimitri Fricano lo ripete a chiunque entri nella stanza numero 5 del reparto di Chirurgia. Guarda in faccia i genitori di Erika e lo dice di nuovo. Si fa tradire dal pianto e poi si sfoga ancora. «Siamo stati aggrediti, non so da chi. Non ricordo nient’altro. Mi sono ritrovato a terra e appena sono riuscito a rialzarmi ho chiesto aiuto». Il racconto non è mai cambiato, ma su quello che è successo domenica nella villetta di San Teodoro i carabinieri vogliono vederci chiaro. Erika Preti si stava preparando per una gita in barca a Tavolara. Stava sistemando gli asciugamani in borsa e quando è stata aggredita era appena entrata nel soggiorno di questa casetta che è poco più di un monolocale.
Le coltellate al collo l’hanno uccisa subito e non ha avuto neanche il tempo di chiedere aiuto. Urla non ne hanno sentito i vicini di casa e neppure i passanti. Nessuno ha notato sconosciuti in fuga e i primi a capire che era successo qualcosa sono stati alcuni turisti che hanno visto Dimitri in strada che gridava disperato. Erika, 28 anni, era già morta, riversa in una pozza di sangue. «Stavo uscendo dal bagno – racconta Dimitri -. Sono stato aggredito subito. Ho preso una botta in faccia e ho perso i sensi. Mi hanno colpito con un oggetto durissimo. Da allora non ho capito più nulla». E a quel punto cosa è successo? Chi aveva interesse ad aggredire i due fidanzatini biellesi in vacanza in Sardegna da appena una settimana? Dimitri ha alcune lesioni al capo e diverse ferite al braccio. È sotto choc, dicono i medici dell’ospedale di Olbia, ma le sue condizioni non sono preoccupanti. La prima notte in ospedale l’ha passata con i carabinieri sulla porta, ma ieri mattina i militari lo hanno lasciato alle coccole dei genitori. Al capitano Andrea Leacche e al procuratore Andrea Garau, lui ha detto sempre le stesse cose, quelle che ora riassume l’avvocato Roberto Onida. «Non c’è stato un litigio, i due ragazzi hanno subito un’aggressione».
Al racconto di Dimitri credono anche la madre e il padre di Erika, arrivati a San Teodoro con i consuoceri. «La loro era una storia serena, non litigavano mai». Alberto Recanzone, biellese che da anni vive in Gallura, ospitava Erika e Dimitri nella sua casa di Lu Fraili: «Si volevano molto molto bene. Non riesco a capire cosa possa essere successo». Ma i carabinieri non sono ancora convinti. Anzi, la pista privilegiata per le indagini non sembra quella di un’aggressione. All’interno della villetta della borgata di Lu Fraili non ci sono tracce di un’irruzione, né il caos tipico di una rapina. Possibile che qualcuno volesse soltanto aggredire Erika e Dimitri?Dimitri Fricano, commesso in un negozio di scarpe e collezionista di lame, è indagato per omicidio volontario, ma in procura sottolineano che si tratta (per ora) di atto dovuto, per consentire agli avvocati di nominare un consulente per l’autopsia. «Ve lo giuro – ripete lui – non l’ho uccisa io».
Erika Preti, parla l’omicida: “Mi ha rimproverato per le briciole sul tavolo” (Quotidiano Nazionale – 23 luglio 2017)
Emergono i particolari della confessione di Dimitri Fricano, che a un mese dal delitto ha raccontato di aver ucciso la fidanzata
Il fidanzato di Erika Preti ha confessato: altro che aggressione a scopo di rapina: è stato lui a uccidere la ragazza, la mattina del 12 giugno scorso a San Teodoro in Sardegna.
Ma ora emergono anche i particolari del delittaccio, e parlare di ‘futili motivi’ è riduttivo. Secondo il racconto di Dimitri Fricano, 30 anni, a scatenare la furia omicida è stato un semplice rimprovero. “Mi aveva rimproverato perché il tavolo era sporco. C’erano troppe briciole. Allora abbiamo iniziato a insultarci e non ci ho piu visto”, ha raccontato il giovane durante la confessione.
La prima mossa, stando a Dimitri, l’avrebbe fatta Erika: “Mentre litigavamo, lei mi ha colpito alla testa con un fermacarte in pietra”, ha raccontato tra l’altro. Ai carabinieri, nelle prime fasi delle indagini, Fricano – che effettivamente presentava i segni di un trauma – aveva detto di essere rimasto vittima (insieme alla ragazza) dell’aggressione di uno sconosciuto intrufolatosi nella villetta.
GLI AVVOCATI – “In accordo con i genitori di Dimitri – spiega l’avvocato Alessandra Guardini che ieri sera ha accompagnato in procura a Biella il reo confesso, dopo una videoconferenza con il legale sardo, Roberto Onida – il nostro obiettivo è sempre stato quello di arrivare alla verità, qualunque potesse essere. Questo anche nel rispetto di Erika e della sua famiglia, che non dovrà attendere per avere giustizia”. IL SINDACO – “Erika cosi è stata uccisa due volte – dichiara Raffaella Molino, sindaco di Pralungo (Biella), il paese della giovane donna- Quel ragazzo per dieci anni è stato accolto in casa dai genitori e dalle nonne di Erika. Il fatto che l’abbia uccisa lui distrugge il poco che ancora era rimasto di quella brava ragazza. Alla quale tutta Pralungo voleva bene. È giusto che paghi per questo delitto”.
Omicidio Erika Preti, il papà: “Dimitri Fricano era come un figlio, è diventato un mostro” (Fan Page – 26 luglio 2017)
“Sapevamo che Dimitri non stava bene. A volte aveva sbalzi d’umore. Ma certo non avrei mai potuto immaginare che si sarebbe trasformato in un mostro”, così Fabrizio Preti, il papà della 28enne di Biella uccisa a coltellate dal fidanzato in Sardegna.
Fanno fatica a pronunciare la parola “assassino” i genitori di Erika Preti, la giovane di Biella che lo scorso 12 giugno è stata uccisa a coltellate in una villetta in Sardegna, dove si trovava per una vacanza col suo fidanzato, il trentenne Dimitri Fricano. Un uomo che oltre un mese dopo il delitto – dopo aver sempre sostenuto di essere stato vittima insieme a Erika di una rapina – ha raccontato la verità: è stato lui, in seguito a una lite, a uccidere a coltellate la sua compagna. L’uomo, dal giorno della confessione, è rinchiuso in carcere e il gip del tribunale di Biella ha negato i domiciliari che avevano chiesto i suoi legali. A dire la sua a La Nuova Sardegna ora che l’assassino di Erika ha un nome e un volto è il suo papà, Fabrizio Preti, che ha ammesso di fare ancora fatica a credere a quanto è accaduto. “Sapevamo che Dimitri non stava bene. A volte aveva sbalzi d’umore. Ma certo non avrei mai potuto immaginare che si sarebbe trasformato in un mostro. Se avessi capito una virgola di quello che stava succedendo a Dimitri, forse Erika sarebbe ancora viva”, ha detto l’uomo, che ha descritto Fricano “come un figlio” per lui e sua moglie. “Festeggiavamo il Natale insieme a lui e ai suoi genitori. Erika e Dimitri si sono fidanzati quando erano appena adolescenti e in questi dieci anni li abbiamo visti crescere. Ancora non riesco a crederci. Quando la settimana scorsa il nostro avvocato, Lorenzo Soro, ci ha detto che secondo gli inquirenti non c’erano più dubbi, io e mia moglie siamo crollati”, ha detto ancora il papà di Erika. Fricano, intanto, confessando il delitto ha parlato di una lite avvenuta per un tavolo sporco di briciole, ma i suoi racconti sulla dinamica dei fatti sarebbero ancora “confusi”. Sembra tra l’altro che il rapporto tra i due fidanzati fosse in crisi da tempo.
Delitto Preti, la crudeltà di Dimitri: “Uccise Erika quando era già a terra”. Indagini chiuse (la Stampa – 3 gennaio 2018)
Il fidanzato accusato di omicidio volontario: efferatezza e simulazione di reato le aggravanti
Dopo averle inferto una prima coltellata, Dimitri Fricano ha preso per i capelli Erika Preti, l’ha trascinata per la stanza, sbattendola contro i mobili e poi, quando già era a terra, ha afferrato un secondo coltello da cucina e l’ha uccisa. Sono queste le conclusioni a cui è arrivata l’indagine coordinata dal procuratore di Nuoro Andrea Garau e conclusasi nei giorni scorsi. L’ultimo atto, prima di Natale, è stata la consegna della perizia effettuata dagli specialisti del Ris di Parma nella villetta di Lu Fraili, una località della turistica San Teodoro, in Sardegna, in cui si è consumato l’omicidio: 300 pagine in cui vengono ricostruiti e raccontati gli ultimi drammatici momenti.
LE ACCUSE. L’accusa a carico di Fricano risulta quindi di omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà, oltre che di simulazione di reato, per aver inscenato una rapina mai avvenuta. Il magistrato di Nuoro, su queste basi, avrebbe deciso di chiedere il processo immediato, saltando quindi l’udienza preliminare e velocizzando i tempi processuali. Ancora da stabilire invece la strategia difensiva affidata all’avvocato biellese Alessandra Guarini e a Roberto Onida di Olbia. «L’avviso di conclusione indagini ci è arrivato appena prima di Capodanno e abbiamo quindi chiesto di visionare il fascicolo che è di oltre mille pagine e non ci è ancora stato consegnato – spiega Onida -, adesso dobbiamo leggerlo e poi fare le necessarie valutazioni. A livello procedurale abbiamo venti giorni per depositare memorie e indagini difensive, poi starà al procuratore presentare le sue richieste». Probabile che la difesa dal canto suo punti su di un rito abbreviato. Nel frattempo Fricano resta recluso nel carcere di Ivrea.
LA TRAGEDIA. Il delitto, che risale al 12 giugno scorso, si è consumato dopo l’ennesima lite tra i due fidanzati, scoppiata per un motivo banale, le briciole lasciate sulla tovaglia dopo aver preparato dei panini. In un primo momento Fricano aveva dichiarato di essere stato aggredito da un rapinatore, che dopo aver ucciso Erika l’aveva colpito con un sasso. Fin da subito una versione che non aveva convinto gli investigatori, soprattutto per una questione di tempistiche. Sul registro degli indagati è sempre solo stato iscritto il fidanzato di Erika, con cui, come si è poi scoperto, il rapporto non funzionava più da tempo. Soltanto dopo le indagini portate avanti dai periti della difesa, tra cui l’investigatore privato Nicola Santimone e l’ex comandante dei Ris Luciano Garofano, Dimitri aveva deciso il 22 luglio di confessare davanti al procuratore di Biella Teresa Angela Camelio. (di Mauro Zola)
«Dimitri era sano di mente quando ha ucciso Erika» (La Nuova Sardegna – 23 giugno 2020)
Femminicidio di San Teodoro, l’esito della nuova perizia psichiatrica sull’omicida Assise d’appello per il giovane biellese condannato in primo grado a 30 anni
«Dimitri Fricano era perfettamente in grado di intendere e di volere quando ha commesso il delitto della fidanzata Erika Preti». È quanto è emerso ieri mattina davanti alla Corte d’assise d’appello di Sassari, presieduta da Plinia Azzena, nel corso della deposizione dei due periti, Pietro Pietrini e Andrea Stracciari, incaricati dai giudici di effettuare un nuovo accertamento psichiatrico sulle condizioni mentali del giovane biellese, condannato in primo grado a 30 anni, per l’orribile delitto avvenuto l’11 giugno del 2017 in una villetta di Lu Fraili. A richiedere la perizia erano stata la stessa procura generale, all’esordio del suo intervento davanti alla corte d’assise d’appello, e i difensori dell’imputato, gli avvocati Roberto Onida e Alessandra Guarini che, da tempo, avevano chiesto l’annullamento della perizia svolta su Fricano in primo grado durante il processo celebrato con rito abbreviato. Ma anche la nuova perizia psichiatrica non lascia dubbi: l’imputato era consapevole e non infermo di mente quando ha ucciso la fidanzata Erika Preti, nonostante la difesa, abbia sempre sostenuto con forza le sue ragioni, evidenziando la storia clinica di Dimitri e il disturbo di personalità che gli era stato diagnosticato da tempo. I genitori della ragazza si sono costituiti parte civile con l’avvocato Lorenzo Soro.
Il delitto Era l’11 giugno del 2017 quando in una villetta di Lu Fraili che si affaccia sulla vecchia statale 125, una ragazza in vacanza a San Teodoro con il suo fidanzato venne uccisa con diverse coltellate. Erika Preti, aveva 28 anni e faceva la commessa in Piemonte. Nella villetta i carabinieri e gli specialisti del Ris, avevano iniziano a eseguire i rilievi sulla scena del delitto mentre il fidanzato della giovane, Dimitri Fricano, 30 anni, veniva accompagnato in ambulanza all’ospedale di Olbia. Era stato lui a dire agli inquirenti che un uomo si era introdotto in casa intorno alle 10 e aveva aggredito entrambi. Piantonato nel reparto, il ragazzo per diverso tempo aveva ripetuto la stessa versione dei fatti: avevano subito una brutale aggressione e poi, lui, era riuscito a fuggire e a correre in strada, sanguinante, per chiedere aiuto. Così lo avevano trovato alcune persone che avevano immediatamente lanciato l’allarme.
Ma più passava il tempo e la versione iniziale di Fricano non convinceva del tutto i carabinieri che si erano convinti, invece, si trattasse di un femminicidio. Solo dopo un mese il 30enne aveva deciso di raccontare cos’era successo quella calda e tragica mattina d’estate. Aveva ucciso Erika al culmine di una violenta lite, cominciata, a suo dire, per le briciole che lui aveva lasciato sul tavolo e per le quali la ragazza lo rimprovera aspramente. (k.s.)
Uccise la fidanzata Erika Preti, Dimitri Fricano va ai domiciliari: pesa 200 chili ed è malato (FanPage – 10 novembre 2023)
A causa del peso, l’uomo si muove in carrozzina e ha problemi di salute gravi di natura cardiologica e cardiovascolare. Il Tribunale di sorveglianza di Torino ha stabilito che le sue condizioni di salute sono incompatibili con la detenzione in cella. Andrà ai domiciliari per un anno per curarsi.
A circa un anno e mezzo dalla condanna definitiva a 30 anni per l’assassinio della fidanzata Erika Preti, avvenuto nel 2017, Dimitri Fricano è stato scarcerato e posto temporaneamente agli arresti domiciliari per motivi di salute. Il Tribunale di sorveglianza di Torino infatti ha accolto le istanze dei suoi legali e ha deciso che proseguirà la pena a casa propria, a Biella, in quanto le sue condizioni di salute sono incompatibili con la detenzione in cella. Alla base della motivazione, un problema di obesità cronica che ha portato a una serie di altri problemi di salute gravi di natura cardiologica e cardiovascolare che lo hanno portato già al ricovero nei mesi scorsi.
“I giudici del tribunale di sorveglianza hanno concesso i domiciliari a Dimitri per consentirgli di curarsi” hanno spiegato i legali. Secondo il Tribunale, infatti, Dimitri Fricano soffre di polineuropatia periferica e problemi cardiologici e presenta plurimi fattori di rischio cardiovascolare tra cui, oltre alla obesità severa anche fumo attivo. Condizioni che per il giudice non sono curabili in carcere dove è rinchiuso in un cella senza possibilità di grossi movimenti e senza poter seguire una dieta ipocalorica. Nel corso degli anni in cella, Dimitri Fricano avrebbe più che raddoppiato il suo peso arrivando a pesare oltre 200 chilogrammi, una massa che gli ha comportato difficoltà di deambulazione. L’uomo non sarebbe più in grado di assolvere autonomamente alle proprie necessità quotidiane, si muove su sedia a rotelle e ha bisogno di un’assistenza che in carcere non può avere. Per questo il tribunale ha deciso che per un anno andrà a di domiciliari in casa dei genitori a Biella. La decisione sarà poi rivaluta e il provvedimento potrà essere prorogato a seguito di ulteriori controlli.
“Nel corso della restrizione si è riscontrato un ulteriore aumento ponderale in quanto il paziente non può disporre di pasto ipocalorico e non segue le indicazioni dietetiche” scrivono i giudici, aggiungendo che “Il soggetto è stato sottoposto a plurime valutazioni psichiatriche con aggiustamento di terapia, fisiatriche con indicazione ad incremento di terapia farmacologica per polineuropatia periferica, cardiologiche che evidenziano plurimi fattori di rischio, cardiovascolare tra cui, oltre alla obesità severe e il fumo attivo”. Infine si ricorda che “A causa della condizione di grande obeso, pur disponendo di una carrozzina per gli spostamenti, non riesce ad accedere ai servizi per le barriere architettoniche esistenti “.
La decisione è stata accolta con grande rammarico dai genitori di Erika Preti, uccisa a 28 anni dal fidanzato Dimitri Fricano durante una banale discussione mentre erano in vacanza in Gallura, Sardegna. “Si è riaperta una ferita. È stato come ricevere una pugnalata al cuore. Sapevo non avrebbe scontato 30 anni di carcere, ma sei sono davvero troppo pochi” ha dichiarato al Corriere della Sera il padre di Erika .
Erik fu uccisa l’11 giugno 2017 durante una banale lite con quel fidanzato che aveva conosciuto da adolescente. Inizialmente e per un mese lui aveva cercato di fare credere che fosse stato uno sconosciuto, poi confessò tutto. Dimitri Fricano uccise Erika infliggendole 57 coltellate con il coltello usato per il pane, poco prima di andare in spiaggia, a San Teodoro (Sassari), perché lei l’aveva rimproverato perché stava facendo troppe briciole.
In carcere per l’omicidio della fidanzata, esce per obesità (il Giornale – 10 novembre 2023)
La decisione del Tribunale di sorveglianza di Torino che fa discutere: Fricano continuerà a scontare la pena ai domiciliari. Il papà di Erika: “Una coltellata al cuore”
Deve scontare complessivamente 30 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata commesso in Sardegna nel 2017, ma il Tribunale di sorveglianza di Torino ha disposto per lui i domiciliari a causa dell’obesità di cui è affetto: la decisione sul destino di Dimitri Fricano, 35 anni, ha gettato nello sconforto i familiari della vittima e sta facendo molto discutere in queste ore.
L’uomo si trova in carcere per aver uccisoErika Preti, 25enne di Tollegno, a cui inflisse 57 coltellate l’11 giugno del 2017: poco prima di recarsi in spiaggia a San Teodoro, i due ebbero una banale lite, nata per il fatto che la giovane rimproverò Fricano perché stava facendo troppe briciole.
Al momento il 35enne ha scontato dietro le sbarre del carcere de Le Vallette solo 6 dei 30 anni di condanna. Tre giorni fa, tuttavia, il Tribunale di sorveglianza ha determinato per lui i domiciliari per problemi di salute. “I giudici hanno stabilito che debba essere curato”, spiegano i legali Alessandra Guarini e Roberto Onida, in quanto il 35enne non risulta “compatibile con il regime carcerario”.
Secondo il Tribunale di sorveglianza, Dimitri Fricano soffrirebbe di una “sindrome ansioso depressiva borderline narcisistica” e sarebbe affetto da un deficit cognitivo, risultato di un’encefalite che lo colpì negli anni Novanta. Quando finì dietro le sbarre dopo la condanna pesava 120 kg, oggi ha superato i 200 kg. “Il detenuto non può camminare, se non con le stampelle”, si legge sulla sentenza, e “non può uscire dalla sua cella perché in carrozzina non riesce a spostarsi. Glielo impedirebbero anche le barriere architettoniche interne al Lorusso e Cutugno”. Ciò gli impedisce anche di fare attività fisica, il che comporta un“pericolo di vita legato al rischio cardiovascolare”.
“Nel corso della restrizione si è riscontrato un ulteriore aumento ponderale, in quanto il paziente non può disporre di un pasto ipocalorico (non dispensato dalla cucina dell’istituto) e non segue le indicazioni dietetiche”, proseguono i giudici, “depressione e detenzione lo spingono a consumare in maniera compulsiva alimenti controindicati”. La pena, pertanto, non sarebbe funzionale all’obiettivo della rieducazione del carcerato. Fricano è “immobilizzato nell’ozio e sta nella passiva sopportazione di una condizione di inferiorità rispetto agli altri detenuti”.
Il dolore del padre. Una decisione del genere non poteva non generare rabbia e delusione nei genitori della vittima. “Questa notizia riapre una ferita profonda, è una coltellata al cuore“, dichiara dice Fabrizio Preti a La Stampa. “Non riesco ad esprimere il mio disgusto e il senso di ingiustizia”, aggiunge la mamma di Erika Tiziana Sulman.
“Sono una decisione vergognosa. Sapevo non avrebbe scontato 30 anni di carcere, ma sei sono davvero troppo pochi. Non si augura la morte a nessuno, ma questa storia finirebbe solo così. Tanto nessuno mi ridarà indietro la mia bambina. E per noi il dolore è ancora troppo forte“, ha dichiarato Fabrizio Preti a Il Corriere. “Il tempo, dicono, rimargini le ferite, ma non quelle di due genitori ai quali viene portata via una figlia“, ha aggiunto. L’uomo ha spiegato di aver saputo dei domiciliari da alcuni amici, e per lui è stato come ricevere una coltellata al cuore. “Ho subito chiamato il mio avvocato per capire il motivo di questa scelta: mi ha spiegato che in carcere non riescono più a curarlo e per questo hanno deciso di mandarlo a casa, dai genitori. Avevo saputo che a gennaio era stato trasferito per qualche giorno in ospedale ma poi era rientrato in carcere. Il suo è un caso raro. Pensare che neanche i mafiosi ricevono questo trattamento. Mi ha però assicurato che, se dovesse guarire, tornerebbe in cella. Ci credo poco“, ha aggiunto.
Il papà di Tiziana ha poi precisato che non ci sarà perdono per Dimitri Fricano, che del resto non lo ha mai chiesto. “Come si può pensare di perdonare chi ti ha tolto la cosa più bella che la vita ti ha donato? Chi si aspetta che l’uomo a cui hai affidato tua figlia la uccida? Con lui festeggiavamo il Natale. Portava anche i suoi genitori. Erika e Dimitri si sono fidanzati quando erano appena adolescenti. Quando ha confessato siamo rimasti tutti sconvolti. Soltanto più tardi abbiamo scoperto i problemi di cui aveva sofferto. Non avrei mai potuto immaginare che si sarebbe trasformato in un mostro. Si può litigare ma una donna non si deve toccare. Mai. Figuriamoci toglierle la vita”, ha concluso l’uomo.
The Telegrapf – 14 novembre 2023
L’udienza non c’è, un Natale in casa per il killer di Erika (La Stampa – 11 dicembre 2024)
Dimitri Fricano condannato a 30 anni ma scarcerato per motivi di salute. Un mese fa il tribunale di Sorveglianza doveva discutere il rientro in cella
“Noi e l’assassino di nostra figlia ci incontriamo alle poste”. Il racconto del padre di Erika Preti (il Giornale – 12 dicembre 2024)
Erika Preti fu uccisa con 57 coltellate dal fidanzato Dimitri Fricano. Condannato a 30 anni di carcere, l’uomo si trova ai domiciliari perché ritenuto obeso e iper fumatore: può uscire di casa per le cure
“Vederlo passeggiare per Pralungo mentre nostra figlia non c’è più è una vergogna. Questa non è giustizia“. È lo sfogo amaro di Fabrizio, il papà di Erika Preti, la 28enne che l’11 giugno del 2017 fu uccisa con 57 coltellate da Dimitri Fricano al culmine di un litigio durante una vacanza in Sardegna. Condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata, il 36enne è stato mandato ai domiciliari perché considerato obeso e iper fumatore. Ora vive in una cittadina del Biellese, a pochi passi dall’abitazione dei genitori della vittima. “Da un anno lo incrociamo per le vie del paese. Anche solo quando è a passeggio con il padre o in posta. – racconta in un’intervista al Corriere della Sera Fabrizio Preti – Non mi sembra quindi che stia così male, è incompatibile soltanto con il carcere, per tutto il resto può vivere la sua vita normalmente. Mentre nostra figlia possiamo vederla solo al cimitero“.
Come riporta il giornale di via Solferino, Fricano esce di casa al mattino per le cure e nel pomeriggio può girare liberamente in paese. A novembre avrebbe dovuto esserci una nuova udienza per stabilire l’eventuale ritorno in carcere o confermare i domiciliari. Ma il Tribunale di Sorveglianza di Torino, che avrebbe dovuto riesaminare il caso un mese fa, non ha ancora fissato una data. “È vergognoso. – denuncia il padre di Erika – Lui dovrebbe tornare in carcere o in una struttura, perché a casa non dimagrisce e non guarisce. La sua situazione è come quando è stato trasferito. Non posso accettare che l’assassino di mia figlia possa uscire liberamente tutti i giorni“. E ancora: “Ogni giorno rischio di trovarlo al supermercato, per strada, in centro. Siamo sempre in allerta e in ansia. Come si fa a stare tranquilli? Con gli anni il dolore per la perdita di Erika peggiora“.
Il papà di Erika: “Siamo stati abbandonati”. Tra i familiari della vittima e Fricano ci sono stati alcuni momenti di tensione, poi finiti inevitabilmente con telefonate in questura e denunce. “Ad agosto ho incontrato lui e il padre in centro a Biella. – spiega Fabrizio – Ho perso le staffe e li ho insultati. Il giorno dopo i carabinieri mi hanno chiamato per dirmi che mi aveva denunciato“. I genitori di Erika sono esasperati: “Abbiamo parlato con politici per essere aiutati. Siamo stati abbandonati. – continua l’uomo – Abbiamo lottato tanto per ottenere giustizia e ora ci sentiamo impotenti. Per noi sarà un altro Natale difficile. Dobbiamo stare attenti per trovarci all’improvviso di fronte all’assassino di nostra figlia“.
L’omicidio di Erika Preti. Erika Preti, 28enne originaria di Tollegno (Biella), venne uccisa con 57 coltellate dal fidanzato, Dimitri Fricano, la sera dell’11 giugno 2017. L’omicidio sarebbe avvenuto al culmine di una discussione scoppiata all’interno di una villetta a San Teodoro, in Sardegna, dove la coppia si trovava in vacanza. La prima versione di Fricano fu quella di una rapina finita nel sangue. Due settimane dopo, l’uomo si presentò in procura a Biella per confessare il delitto. Rinviato a giudizio, Fricano fu condannato sia in primo grado che in appello a 30 anni di carcere. Due anni fa la condanna è diventata definitiva.