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Elisa Affinita, 40 anni, raccoglitrice di tabacco, mamma. Schiaffeggiata e poi uccisa con un colpo di pistola dal marito

Cervinara (Avellino), 17 agosto 2011

Anche quella mattina Elisa si era alzata alle 3 per andare a lavorare nei campi di tabacco. E come tutti i giorni, alle 13.30, il pulmino l’ha riportata a casa. Michele, suo marito, la aspettava alla fermata. L’ha seguita e, una volta nel cortile di casa, ha iniziato a schiaffeggiarla, poi ha estratto una pistola e le ha sparato. Lei non è morta sul colpo, ha fatto in tempo a vedere il padre dei suoi quattro figli che fuggiva imbrattato del suo sangue.

Michele Rivetti detto O’Micheloggio, 53 anni, pluripregiudicato. Roso dal tarlo della gelosia per la moglie, le era andato incontro alla fermata del pullman per aiutarla a portare le buste della frutta. Nel caso servisse, aveva portato con sé una pistola detenuta illegalmente. La moglie, con cui il rapporto era ormai logoro, ha iniziato a discutere, allora lui ha preso la pistola e le ha sparato alle gambe colpendola al petto. Quindi l’ha lasciata a dissanguarsi nel cortile di casa mentre lui andava via in macchina, pensando che non fosse morta o non pensando che lo fosse. Condannato a 30 anni con rito abbreviato.

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Ancora da chiarire il motivo dell’omicidio, che sarebbe legato alla gelosia, anche se pare non ci fossero altri uomini nella vita di Elisa, che voleva soltanto svagarsi. Infatti, per due settimane era andata in vacanza con i figli. Rivetti aveva acconsentito, salvo poi pentirsene. Da alcuni giorni si mostrava inquieto e irascibile, non perdonando alla moglie il fatto di averlo lasciato da solo per la vacanza. Mercoledì ha atteso che lei tornasse dal lavoro, le è andato incontro quasi volesse aiutarla a liberarsi delle buste piene di frutta e ha esploso un colpo con la pistola.

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L’omicida di Cervinara: “Non volevo ucciderla” – Michele Rivetti ha risposto a tutte le domande del GIP. Ha ammesso le sue responsabilità.

… non si è avvalso della facoltà di non rispondere ed avrebbe reso le prime parziali ammissioni sulla paternità dell’uxoricidio … avrebbe anche parlato del rapporto ormai logoro con la moglie, dei problemi degli ultimi anni che erano nati tra i due. Ha anche detto che non voleva ammazzarla. Rivetti ha raccontato la sua versione dei fatti: ha detto che era andato incontro alla moglie per prendere le buste, poi è nata una discussione e ha preso la pistola. L’ha puntata da dietro, alle gambe della donna, e ha sparato ( … ) non ha capito più nulla ed è scappato. Non pensava che fosse morta.  …

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… l’uxoricida (…) nonostante non ne avesse motivo era roso dalla gelosia. Quella maledetta ossessione non lo ha mai abbandonato. Sin dal primo momento è apparso chiaro che è stata la gelosia il terribile movente che ha armato la mano di Michele Rivetti. Una gelosia malsana e non giustificabile in alcun modo. Elisa Affinita era una bella donna ma era completamente dedita al lavoro e alla famiglia. Non aveva grilli per la testa e non poteva averli. Ma non era così per il marito ed il tarlo ha covato per tanti mesi sino ad arrivare a mercoledì 17 agosto quando ha deciso di ammazzarla. Di ucciderla a pochi metri da casa, di lasciarla sanguinante sui marciapiedi e di fuggire. E dopo due giorni quell’odio non si era per nulla attenuato … Era agitato al momento dell’arresto, ma non è apparso per nulla pentito per l’insano gesto compiuto. Una famiglia distrutta dal dolore, che agli occhi di tutti sembrava una famiglia come tante altre

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