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Desirée Piovanelli, 14 anni, studentessa. Attirata in una trappola da un amico che aveva respinto, viene accoltellata, legata, denudata e seviziata dal cosiddetto “branco di Leno”: 4 amici di infanzia di cui uno solo maggiorenne. Muore dissanguata dopo una lunga agonia. Resta il sospetto che non sia tutta la verità

Leno (Brescia), 28 Settembre 2002

Avevano pianificato tutto: avrebbero violentato Desy, la loro vicina di casa, l’amica di infanzia che costituiva l’argomento fisso delle loro giornate. Giovanni Erra, grande il doppio, gli aveva detto che sarebbe stato facile: Desiree era una che ci stava. Nicola, che Desiree aveva individuato come uno da cui stare alla larga, non sopportava di essere stato respinto. Nico ha partecipato perché era il più duro di tutti. Mattia, appena 14 anni, ci si è trovato in mezzo. Per le menti di questi 4 soggetti, finisce la vita di Desirée, 14 anni.


Titoli & Articoli

La storia di Desirée Piovanelli, uccisa a 15 anni dopo un tentativo di stupro (FanPage – 11 maggio 2023)
Desirèe Piovanelli è morta il 28 settembre del 2002. È stata uccisa a quattordici anni dopo esser stata irretita e condotta da Nicola Bertocchi, coetaneo e suo vicino di casa, alla cascina Ermengarda a Leno, in provincia di Brescia. Nicola non ha agito da solo. Ma con la complicità di altri due suoi coetanei, Nicola Vavassori, detto Nico, Mattia Franco, detto Bibo, e con l’aiuto di Giovanni Erra, l’unico adulto del gruppo. Si torna a parlare di questa storia perché raccontata nel documentario di Marina Loi e Flavia Triggiani “Il branco – L’omicidio di Desirèe Piovanelli”.
Chi era Desirèe Piovanelli?
Desirèe Piovanelli, per gli amici Desy, aveva tre fratelli e l’anno nel quale è morta frequentava il primo anno del liceo scientifico a Manerbio. Nata in una famiglia di Testimoni di Geova, possedeva un diario sul quale aveva fatto un’annotazione che, con il senno di poi, apparirà come un nero presagio di morte.“Nicola è un ragazzo da non frequentare”, scriveva la piccola Desy. Nicola, il ragazzo al quale si riferiva, era proprio il suo vicino di casa Nicola Bertocchi, giovane di 16 anni, che aveva smesso da tempo di studiare e che lavorava come manovale in paese.
Eppure, sabato 28 settembre 2002, alle ore 14.00, sarà proprio quest’ultimo ad attirare Desirèe in una trappola mortale. Il pretesto fu la presenza di alcuni cuccioli appena nati presenti nella cascina. Desy non poteva saperlo, ma ad attenderla non c’era nessun gattino. Solamente alcuni uomini che avevano progettato prima di stuprarla e poi di ucciderla. Una volta giunti a destinazione non solo Desirèe si accorse di essere stata tratta in inganno, ma vide quattro uomini, tra cui lo stesso Nicola, armati di coltello. Gli altri erano Nicola Vavassori, Mattia Franco e Giovanni Erra
Il piano omicidiario di Nicola
Il piano inizialmente preventivato andò in fumo, forse per la totale inesperienza dei quattro nel commettere un delitto. I giovani, infatti, si erano dilettati a cercare su Google “Come uccidere una persona a coltellate”. E ancora “Quali sono i punti vitali da colpire”. Nicola Bertocchi doveva essere il primo ad iniziare la violenza, ma le urla di Desirèe gli fecero completamente perdere il controllo. “Mi fai schifo. Mi fai pena!”. Queste parole lo spinsero a dare una prima coltellata all’addome alla ragazza, che iniziò ad opporre resistenza e a scappare. Ma fu braccata dal più grande del branco, Giovanni Erra che la immobilizzò mentre Bertocchi continuava a sferrarle coltellate alle spalle.
In ultimo tentativo disperato, Desirèe tentò di lanciarsi dalla finestra. Ma l’ultima coltellata di Nicola fu letale. E per lei non ci fu scampo. Bertocchi la sgozzò e tentò poi di decapitarla. Non riuscendosi, gli uomini pianificarono di inscenare uno stupro. A quel punto Giovanni Erra scappò mentre gli altri tre la spogliarono e la legarono per i piedi. E la abbandonarono nella cascina.

La verità su Desirée, i sospetti del padre: “Troppi misteri, c’è una rete di pedofili” (Quotidiano.net – 25 settembre 2022)
Per l’omicidio della 14enne condannati tre minori e un adulto. Il mandante, gli orchi, il Dna, la telefonata. “Riaprire le indagini”
La battaglia infinita di un padre. Maurizio Piovanelli, 61 anni, è tenace nella convinzione che le sentenze racchiudano una verità parziale e che ne esista un’altra: la morte di Desirée, sua figlia, non è stata l’epilogo di una tentata violenza sessuale ma di un sequestro finito male, organizzato da una rete di pedofili, tuttora presente nelle Bassa bresciana. Desy, quattordici anni, sparisce nel primo pomeriggio del 28 settembre 2002. Il corpo, straziato dalle coltellate, viene ritrovato sei giorni dopo in un cascinale. Trucidata dal branco di Leno, tre ragazzini e un adulto.
Maurizio Piovanelli, come sono stati questi 20 anni?
“Difficili e impegnativi. Stiamo lottando per la verità che non c’è ancora e siamo estremamente delusi dalla giustizia italiana”.
Lei è sempre stato convinto che la responsabilità non era circoscritta al branco.
“L’ho detto da subito. E ne sono sempre più convinto. Negli anni sono uscite cose talmente strane che mi hanno portato a credere che c’era sotto qualcosa di molto grosso. Ci sono le voci del paese e ci sono le persone con cui ho parlato. Perché non sono state prese in considerazione?“.”È un’altra cosa che non capiamo: perché questo Dna non è stato confrontato con quello di certe persone? È ancora disponibile. La speranza è che qualcuno del paese, qualcuno che sa tante cose, parli. Alcune persone le ho conosciute, altre no. Qualcuno ha parlato, qualcun altro no. Ma non abbiamo avuto nessun risultato. Sinceramente non capisco perché non abbiano fatto delle indagini ulteriori”.
La nuova inchiesta nata dal suo esposto è stata archiviata.
“C’è una porta lasciata aperta dal giudice: se emergeranno nuovi elementi, verranno valutati”.
I tre ragazzi sono liberi. Con uno vi siete incontrati.
“Mi ha avvicinato al parcheggio di un supermercato. Aveva la barba, non l’avevo riconosciuto. Mi ha detto chi era, che gli dispiaceva molto, che non c’entrava e che era stato tirato dentro dagli altri due. Mi ha parlato del giro di pedofilia. A Leno lo sanno tutti. È come essere nella Palermo di 40 anni fa. Palermo è cambiata, Leno no”.
Pensa a chi le ha strappato una figlia?
“Non riesco a capire come facciano a vivere, cosa diranno ai loro figli. So che uno è papà. Da parte nostra si fa il possibile per non odiare nessuno, però non è semplice. Anche perché non mi risulta che si siano mai pentiti. Come se fosse stata una cosa normale”.
Giovanni Erra?
“Di lui penso quello che si può pensare di un adulto, sposato, con un figlio piccolo, che ha fatto una cosa del genere”.
L’ultimo ricordo di Desy?
“Sempre sorridente. Il suo sorriso meraviglioso. Quel sabato è uscita alle 14.30. Non è vero che è stato un’ora dopo, alle 15.30. Uno dei ragazzi, dalle 15.15 alle 16, ha fatto parecchie telefonate. Quindi Desy era già morta. Una chiamata è stata particolarmente lunga, come se il ragazzo avesse dovuto riferire a qualcuno quello che era successo. Perché non è stato verificato a chi ha telefonato e cosa si sono detti? È importante. Potrebbe saltare fuori il mandante”.
Che persona sarebbe Desy, oggi?
“Sarebbe sposata e avrebbe tanti figli. Le sarebbe piaciuta una famiglia numerosa”.
Cosa si aspetta ancora?
“Che qualcuno parli davvero e che vengano riaperte le indagini per scoprire ciò che manca. Al tempo si è fatto tutto in fretta, i processi sono stati celebrati in tempi record, fidandosi di tutto quello che dicevano i ragazzi”.


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