Concetta Liuzzo, 68 anni, mamma e nonna. Uccisa a colpi di accetta dal marito
Montebello Jonico (Reggio Calabria), 30 Ottobre 2020
Titoli & Articoli
Reggio Calabria, il femminicidio che sconvolge Montebello: “Melo e Concetta erano una coppia stupenda, tragedia passionale per troppa gelosia” (StrettoWeb – 31 ottobre 2020)
“Improvvisamente è scoppiato il dramma. L’ennesimo femminicidio conclusosi nel sangue per motivi del tutto inspiegabili. Minniti Carmelo e Concetta Liuzzo vivevano in contrada Zuccalà un piccolo gruppo di case abitato da poche famiglie quasi tutti parenti tra loro, nella tranquilla pace di una campagna ove regna sovrano il silenzio rotto solo dal canto degli uccelli, una pace bucolica che aveva accompagnato serenamente la vita degli anziani coniugi che hanno avuto due figli . Il figlio abita a qualche centinaio di metri in contrada Acone e la figlia che si era trasferita a Londra in cerca di una migliore vita”.
“Ultimamente le cose erano però cambiate. Il Minniti già pensionato dall’Ospedale Morelli ove lavorava quale infermiere nel reparto di Psichiatria, aveva manifestato comportamenti del tutto anormali, tanto che era stato sottoposto a cure presso uno psichiatra. Ben presto l’infermiere aveva preferito curarsi da sè stesso, assumendo psicofarmaci per oltre 5 anni, che gli provocavano disturbi nel comportamento, di dissociazione che generavano in lui la creazione di fatti inesistenti e allucinazioni deliranti. In questi anni si era quindi fatto strada nella mente dell’anziano coniuge, il pensiero che la moglie l’avesse tradito con uno più giovane di lui. Nascevano quindi frequenti litigi verbali in famiglia sempre contenuti in comportamenti che non erano mai degenerati in atti di violenza”.
“La Liuzzo invece era una donna di sani principi, la classica brava donna di paese che era stimata da tutti, amata per la sua gentilezza, e dedita esclusivamente ai sacrifici per tirare avanti la famiglia che nel frattempo si era arricchita di nipotini. La donna amava l’uomo della sua vita che le aveva dato due figli, e l’uomo era fortemente innamorato della sua donna. Niente faceva presagire che una gelosia inventata dall’immaginazione dell’uomo, e delle sue allucinazioni potesse degenerare in un tragico femminicidio , conclusosi con la morte violenta della donna. Negli ultimi tempi la tensione si era acuita, tanto che vi era stata una denuncia , poi ritirata, dalla donna nei confronti del marito, che chiedeva di volta in volta perdono alla moglie per il suo comportamento. Ieri la tragedia”.
“Alle 15:30 l’anziana coppia si era ritirata dai campi ove erano andati a raccogliere le olive. L’uomo affettuosamente era andato a comprare degli arancini affinché la moglie non cucinasse. Verso le 15:30 improvvisamente come un fulmine a ciel sereno, scoppia un litigio furibondo ove il Minniti ha accusato la moglie di averlo tradito e di intrattenere un relazione con un giovane. Il litigio evolve in pochi minuti e dopo uno scontro verbale e fisico, il Minniti intravede un ascia, che aveva in precedenza usato in campagna, sita nell’uscio di casa, e colpisce la moglie più volte, uccidendola. Una vera e propria tragedia, in cui il Minniti non si è reso conto nell’immediatezza, di ciò che aveva commesso. Dopo l’aggressione, lo stesso ha chiamato il figlio narrando l’accaduto, i Carabinieri e le Pompe Funebri e si è rinchiuso in una stanza, in attesa di essere raggiunto dalle Forze dell’Ordine”.
“Forse sarebbe stato meglio che la donna si fosse recata presso la figlia, che l’aveva inviata, a Londra a trascorrere un periodo di tranquillità, ma il fato non lo ha voluto. Ha invece scritto per lui un destino diverso. I militari della Caserma di Saline Joniche, guidati da Comandati di Stazione Maresciallo Massimo Cara, sono immediatamente intervenuti, ricostruendo dettagliatamente la scena del crimine eseguendo molteplici riprese e fotografie. L’uomo chiuso in una stanza, accasciato per la tragedia, e la donna riversata in una pozza di sangue”. “Si appalesava quindi chiara la tragedia familiare del delitto passionale quale movente del crimine. L’uomo, che era conosciuto dal paese, come una persona del tutto mite, tranquilla ed incensurata, si consegnava ai Carabinieri che provvedevano a fermarlo in attesa dell’interrogatorio di rito presso la Caserma. L’interrogatorio si è svolto alla presenza del difensore Avv. Michele Miccoli, nominato dal Minniti, e si è svolto con la massima tranquillità innanzi al Procuratore Dott. De Caria. Il Minniti ha confessato subito l’omicidio della moglie Ha raccontato con la massima tranquillità i fatti palesando un viso estremamente stravolto per l’accaduto. Ha raccontato nei dettagli tutta la vicenda. Dal racconto è emerso subito che il Minniti era sofferente di evidenti disturbi mentali e deliranti”.
“Ha infatti ripetuto che il movente dell’uxoricidio era la sua gelosia generata probabilmente da una allucinazione o distorta visione di una realtà che solo lui riusciva a vedere ma che era inesistente nei fatti, e cioè la relazione che l’anziana moglie avrebbe avuto con un giovane. Il racconto del Minniti era evidente frutto di una fantasia generata dalla sua psiche manifestamente instabile, specie quando raccontava della presunta ed inventata relazione del coniuge. Lo stesso ha raccontato di essere stato travolto da una incontenibile ira generata dal fatto di aver visto, la moglie con un altro. Il Minniti ha confessato di averla colpita più volte senza rendersi conto di ciò che faceva, accecato dall’ira. Ha dichiarato di assumere psicofarmaci da oltre 5 anni senza prescrizioni mediche, ed ha più volte chiesto perdono per quello che ha fatto, pentendosi e dicendo che l’amava”.
“Il Minniti ha risposto a tutte le domande del PM Dott. De Caria e del proprio difensore Avv. Michele Miccoli. L’interrogatorio si è concluso nella nottata, ed il Minniti è stato associato presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria. Lunedì sarà eseguita l’autopsia sulla persona della vittima e la Procura continuerà le indagini per ricostruire i riscontri del narrato dell’imputato. Il difensore Avv. Michele Miccoli, ha già evidenziato la necessità di una richiesta di perizia psichiatrica al fine di stabilire la capacità di intendere e di volere dell’imputato al momento del commesso uxoricidio. Ancora una volta anche in un tranquillo paese la tragedia passionale si è sviluppata in conseguenza di una gelosia che si è conclusa nel sangue”.
Femminicidio a Montebello, il vescovo: “Maschilismo e mentalità mafiosa” (Gazzetta del Sud – 1 novembre 2020)
Un’altra donna ammazzata in casa. Un’altra moglie trucidata dall’uomo che diceva di amarla. Il triste rosario di tragedie registrate tra le mura domestiche si è allungato ancora. Stavolta il soffio gelido della morte ha spazzato il comune di Montebello Jonico, ed ha sconvolto contrada “Zuccalà”, piccola borgata di periferia, dove oramai sono rimaste a vivere solamente poche famiglie. In quel minuscolo agglomerato di case, venerdì pomeriggio, Carmelo Minniti, 69 anni, pensionato, del posto, ha aggredito a colpi di accetta la moglie, Concetta Liuzzo.
L’arcivescovo di Reggio-Bova monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, commenta: “Il maschilismo che vuole la donna sottomessa al maschio nelle relazioni familiari, anche in sfere sociali elevate – osserva il presule – è causa di tanta sofferenza nelle donne e alla base di delitti come il femminicidio. La tendenza a risolvere i conflitti e i contrasti con la violenza e l’intimidazione, spesso anche mafiosa, opprime e vincola ancora tanti settori delle nostre comunità alla cultura del dominio del più forte”.