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Concetta Conigliaro, 27 anni, mamma. Dopo aver denunciato il marito per abusi e aver chiesto la separazione, era stata costretta a rimanere in casa con lui. Uccisa e bruciata in un bidone dal marito con l’aiuto di due complici. I suoi resti vengono ritrovati mesi dopo, i funerali celebrati 4 anni dopo.

San Giuseppe Jato (Palermo), 9 Aprile 2014

conigliaroConcetta scompare, ma la sua scomparsa viene denunciata solo un mese dopo dalla madre. Nel frattempo, il marito con l’aiuto di due complici, fa sparire il corpo in un bidone.

 

maniscalco-e-conigliaro-300x180Salvatore Maniscalco, 39 anni, padre. Quando la moglie” scompare” si reca in caserma per denunciare la violazione degli obblighi di assistenza familiare. Fornisce quattro versioni differenti, non ammette di averla uccisa ma solo di averne bruciato il corpo, è dispiaciuto. Il legale chiede la perizia psichiatrica.

 


Titoli & Articoli

Il marito: “L’ho spinta in casa, è caduta e ha battuto la testa”
Il giallo di San Giuseppe, il marito sentito in carcere: “L’ho spinta in casa, è caduta e ha battuto la testa”
Salvatore Maniscalco, ascoltato dal gip Lorenzo Matassa, ha fornito una quarta versione sulla fine della moglie Concetta Conigliaro. “Abbiamo avuto l’ennesimo litigio e lei è caduta per terra”. Non ha mai ammesso di averla uccisa, ma solo di avere bruciato il cadavere. Il legale che lo difende chiede una perizia psichiatrica
“Sono dispiaciuto per quello che è successo, ero disperato”, ha detto durante le due ore di interrogatorio di convalida davanti al giudice Lorenzo Matassa che lo ha sentito stamattina nel carcere Ucciardone. Ha mostrato pentimento Salvatore Maniscalco, il marito di Concetta Conigliaro, ma non ha mai ammesso di avere ucciso la moglie. E ha fornito una ennesima ricostruzione dei fatti.
Alle 13 l’interrogatorio è terminato e il gip ha convalidato il fermo di Salvatore Maniscalco, il marito 39enne di Concetta Conigliaro. La donna di 27 anni è scomparsa dalla sua abitazione a San Giuseppe Jato lo scorso 9 aprile. Il giudice Lorenzo Matassa che in un primo momento si era riservato sull’emissione della misura cautelare, ha poi firmato il provvedimento custodia in carcere.
“Eravamo a casa e c’è stato l’ennesimo litigio tra di noi. Io l’ho spinta e lei è caduta per terra. Ha battuto la testa”, ha raccontato Maniscalco davanti al giudice Matassa, al suo avvocato, Salvatore Ferrante, e al sostituto procuratore Gianluca De Leo. Dopo la perdita di sensi della donna, Maniscalco avrebbe bruciato il cadavere. “Mi dispiace di avere messo i familiari in questa situazione”, ha detto. Non ha mai citato le figlie durante l’interrogatorio.
Maniscalco è stato fermato sabato notte dopo avere condotto i carabinieri di Monreale in una zona, vicino a San Cipirello, dove sono stati ritrovati i resti umani probabilmente appartenenti alla moglie sparita. I carabinieri sono risaliti al marito grazie alla scheda sim della moglie. Scheda telefonica che ha smesso di funzionare il 9 aprile, data in cui la giovane mamma di 27 anni è sparita, per poi tornare in funzione il 13 aprile nel telefonino del marito. Sentito dai carabinieri di Monreale, guidati dal colonnello Pierluigi Sollazzo, Maniscalco in questi giorni ha dato versioni contrastanti su quanto accaduto. Ed ecco le tre versioni date da Maniscalco: prima ha raccontato di aver trovato Concetta a casa morta suicida con un sacchetto di plastica in testa, di essersi spaventato a vederla senza vita, di averne caricato il corpo in macchina portandolo in campagna dove lo avrebbe bruciato. Poi ha detto di aver aiutato Concetta a suicidarsi portandola in campagna con un bidone di benzina: “Lei voleva morire, io l’ho aiutata”. Nella terza versione dei fatti, invece, Maniscalco ha tirato in ballo un altro uomo con il quale Concetta avrebbe avuto una relazione sentimentale. Sarebbe stato lui ad uccidere la donna. “L’ho saputo da una telefonata anonima, mi hanno detto chi l’aveva uccisa e dov’era il corpo”. Anche sul movente, Salvatore ha dato più di una spiegazione: “L’ho bruciata per gelosia, per rabbia”. “Volevo rispettare la sua decisione di farla finita” e persino un “Volevo fare felice mia moglie che voleva vedermi in carcere”. Al termine dell’interrogatorio l’avvocato Ferrante ha chiesto al giudice una perizia psichiatrica sul suo assistito.

La storia di Concetta Conigliaro a “Chi l’ha visto?” 
Concetta Conigliaro non si era allontanata volontariamente, come ritenuto dagli inquirenti prima del drammatico appello dei familiari a “Chi l’ha visto?”. Dopo le dichiarazioni del marito nell’ultima puntata, sono stati sentiti dai carabinieri prima un suo congiunto e poi lui stesso, interrogato fino alla tarda notte di sabato 7 giugno. Nel luogo indicato dal marito sono stati trovati ieri frammenti ossei bruciati attribuiti alla donna di 27 anni, madre di due bambine, scomparsa dal 9 aprile
Nella puntata di “Chi l’ha visto?”, in onda mercoledì 11 giugno alle 21.05 su Rai3, è stato Salvatore Maniscalco a far ritrovare ai carabinieri i resti bruciati della moglie, portandoli sul luogo della distruzione del cadavere. In un primo momento aveva detto che era scomparsa volontariamente.
Dopo il drammatico appello dei familiari della donna a “Chi l’ha visto?”, l’uomo è stato interrogato. Il pm ha poi disposto il fermo di Maniscalco con l’accusa di omicidio aggravato e distruzione di cadavere.
L’uomo è sospettato di avere ucciso la moglie Concetta Conigliaro, dalla quale era separato da alcuni mesi, e di averne bruciato il corpo. Concetta, 27 anni e madre di due bambine, era scomparsa dal 9 aprile. Alcuni giorni fa era stato fatto trovare un sacco contenente frammenti ossei con un giubbino rosso, mostrato nell’ultima puntata di “Chi l’ha visto?” e riconosciuto dai parenti come quello della donna . I carabinieri hanno trovato, in un magazzino nelle campagne di San Giuseppe Jato, frammenti ossei attribuiti alla vittima. “Chi l’ha visto?” continua ad occuparsene.

Funerali di Concetta Conigliaro, l’avvocato: Siamo tutti un pò responsabili
Sono stati celebrati ieri pomeriggio in chiesa madre i funerali di Concetta Conigliaro, la ventisettenne che nell’aprile del 2014 venne uccisa dal marito e data alle fiamme. Ed in tanti, soprattutto donne, ieri erano presenti alle esequie religiose. Quello di Concetta fu un caso di “femminicidio” che scosse tutta la comunità. Ma ci sono voluti quasi quatto anni per dare sepoltura a ciò che rimane della giovane donna: circa 250 grammi di resti ossei sui quali, per via del fuoco, non rimane traccia neanche del Dna. E fu proprio il coniuge, Salvatore Maniscalco, a condurre i carabinieri in contrada Giambascio, dove il corpo della donna era stato dato alle fiamme all’interno di un grosso fusto metallico. “Rendiamo il giusto omaggio e dignità di un funerale e della sepoltura – ha detto don Filippo Lupo nella sua omelia – ad una vittima della violenza e dell’odio umano”. Le tracce della ventisettenne si erano perse il 9 aprile del 2014. Due mesi dopo il marito confessò l’omicidio avvenuto al culmine di un litigio, l’ennesimo tra i due, separati da tempo ma costretti a vivere sotto lo stesso tetto. “Da oggi Concetta avrà finalmente una casa – ha detto l’avvocato Maria Grazia Messeri -. Quella casa che è stata l’origine di tutti i guai”. L’avvocato Messeri assisteva la ventisettenne Conigliaro e fu tra le ultime persone a vederla in vita il 7 aprile. Quel giorno la giovane si era presentata al suo studio per sporgere querela contro il marito per presunte lesioni. E non era la prima volta che la donna accusava l’uomo, che aveva a sua volta denunciato la moglie per percosse e maltrattamenti.
La giovane, cresciuta in una casa famiglia, all’età di 18 anni aveva deciso di sposare Salvatore. Dal matrimonio sono nati due figli. Da gennaio del 2014 i due coniugi si erano però separati e la giovane aveva deciso di intraprendere una nuova relazione. Ma per ragioni economiche e burocratiche fu costretta a continuare a vivere sotto lo stesso tetto con l’ex marito. “Concetta bussò a tante porte: la mia, quella delle istituzioni e della sua famiglia – ricorda con lucidità e coraggio l’avvocato Messeri -. Ma non abbiamo capito che era in pericolo. Che aveva bisogno di un aiuto concreto. Della morte di Concetta siamo dunque tutti un po’ responsabili”.

I funerali di Concetta Conigliaro a quattro anni dalla morte: uccisa e bruciata dal marito
Una bara leggerissima, con sole poche ossa. Sono stati celebrati ieri in chiesa madre a San Giuseppe Jato i funerali di Concetta Conigliaro, la ventisettenne che nel 2014 venne uccisa dal marito e data alle fiamme. Ci sono voluti quasi quatto anni per dare sepoltura a ciò che rimane della giovane donna: circa 250 grammi di resti ossei sui quali, per via del fuoco, non rimane traccia neanche del Dna. Così neppure le analisi dei Ris hanno potuto “scientificamente” accertare che siano di Concetta. Ma per gli inquirenti non ci sono dubbi: fu infatti il marito, Salvatore Maniscalco, a condurre i carabinieri in contrada Giambascio. Dove il corpo venne dato alle fiamme all’interno di un grosso fusto metallico. I resti di Concetta furono ritrovati il 7 giugno del 2014 nelle campagne tra San Cipirello e Partinico. Dopo le analisi dei Ris di Messina e durante le fasi processuali sono rimasti custoditi nella locale caserma dei carabinieri. Nei mesi scorsi sono stati dissequestrati su iniziativa degli avvocati Katia La Barbera e Maria Grazia Messeri, che assistevano Concetta. Ma in tanti si sono mobilitati affinché la giovane avesse un funerale ed una sepoltura: la piccola bara ed il servizio di onoranze funebri sono stati donati dalla ditta “Fratelli Ales”; il Comune, guidato dal sindaco Rosario Agostaro, ha messo invece a disposizione un loculo requisito in precedenza. Mentre la lapide è stata donata grazie ad una raccolta fondi promossa dalle locali associazioni antiviolenza. A mettere in moto la macchina della solidarietà è stato Luciano Crociata, che modera il gruppo social “Jato e dintorni 2”. Ma ad attendere da quasi quattro anni i funerali è soprattutto Giovanna Lo Biondo, la madre di Concetta, che non ha mai perdonato l’assassino. Alla cerimonia saranno presenti, oltre ai sindaci dei due Comuni, i carabinieri del comando di Monreale e le delegazioni delle locali scuole superiori. Per il delitto Conigliaro è stato condannato a 20 anni di reclusione il marito: Salvatore Maniscalco. Proprio nelle scorse settimane la Cassazione ha confermato la pena per il quarantaduenne jatino. Condanna confermata anche per un cugino dei due ex coniugi: il sancipirellese Antonino Caltagirone, accusato di distruzione del cadavere. Per lui 4 anni e 8 mesi, in buona parte già scontati.
Le tracce della ventisettenne Concetta Conigliaro si erano perse il 9 aprile del 2014. In un primo momento in tanti avevano ipotizzato un allontanamento volontario. Quattro giorni dopo dalla scheda telefonica della giovane partì un messaggio indirizzato ad una delle sorelle. Le indagini dei carabinieri hanno accertato che quel messaggio era stato in realtà inviato dal cellulare del marito, dove era stata inserita la Sim di Concetta. Ed il 23 aprile 2014 Maniscalco si era perfino recato in caserma per accusare la moglie di violazione degli obblighi di assistenza familiare. In quegli stessi giorni alla stazione centrale di Palermo venne anche fatta ritrovare la borsa della donna. Gli effetti personali vennero consegnati alla madre, Giovanna Lo Biondo, che il 14 maggio presentò denuncia di scomparsa. Il 31 maggio, in via Mazzini, dove abitava la signora Lo Biondo, qualcuno lasciò per terra un giubbotto della ragazza e delle ossa bruciacchiate. Una settimana dopo, su indicazione di Maniscalco, vennero ritrovati altri resti.

 Uccise la moglie e ne bruciò il corpo, condannato a 20 anni 

Alcamo, scomparsa Giuseppina Conigliaro: la sorella fu uccisa e bruciata dal marito nel 2014
Giuseppina Conigliaro, 33 anni, è scomparsa nella giornata di martedì 3 maggio ad Alcamo. La sua famiglia non ha più avuto alcuna sua notizia. A presentare la denuncia alle forze dell’ordine il giorno dopo la scomparsa, il compagno della donna. La madre della 33enne ha invece contattato la trasmissione “Chi l’ha visto?” per lanciare un appello. La donna è la sorella di Concetta Conigliaro, 27enne madre di due figli uccisa nel 2014 dal compagno nelle campagne di San Giuseppe Jato. Il corpo della giovane è stato fatto a pezzi e successivamente bruciato: di lei furono ritrovati solo pochi resti su indicazione dello stesso marito. Salvatore Maniscalco fu condannato a 20 anni di reclusione per l’omicidio, mentre il cugino, accusato di distruzione del cadavere, fu condannato a 4 anni e 8 mesi.
Concetta Conigliaro uccisa nel 2014
Giuseppina Conigliaro non avrebbe dato sue notizie al telefono già da metà aprile. La madre ha infatti raccontato di aver più volte contattato la figlia senza però ricevere risposta. Lo scorso 2 maggio la donna avrebbe chiamato a casa della giovane, ma a rispondere sarebbe stato il compagno. L’uomo ha riferito che Conigliaro era ancora al lavoro. In serata, però, la consuocera avrebbe contattato la madre della 33enne per riferirle che non si avevano più sue notizie Si tratta di un nuovo dolore per la famiglia dopo la morte di Concetta per mano del compagno nel 2014. Prima di essere uccisa, Concetta aveva più volte detto di essere vittima di violenze da parte del marito, ma poi non lo aveva mai lasciato perché non aveva un posto dove andare. La sera del 9 aprile la 27enne avrebbe dovuto incontrare l’avvocato che aveva consultato per la separazione. Dopo l’incontro con il legale, nessuno ebbe più sue notizie.


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