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Caterina Minì, 36 anni, medico chirurgo, mamma. Uccisa, insieme al figlio di 5 anni, a colpi di arma da fuoco dal marito e padre già denunciato per percosse (strage di Polistena)

Polistena (Reggio Calabria), 12 Gennaio 2004


Titoli & Articoli

Corriere della Sera – 14 gennaio 2004

 

Calabria, uccide la moglie e il figlio e si suicida (il Piccolo – 14 gennaio 2004)
REGGIO CALABRIA Adesso sono in molti a dire che si è trattato di una tragedia annunciata: troppe incomprensioni, troppi litigi, troppe differenze caratteriali tra due persone tra le quali il sentimento, pur forte, non riusciva ormai da tempo a prevalere sulla difficoltà del rapporto. Ma nessuno, in realtà, poteva immaginare uno sviluppo così drammatico.
È uno scenario complesso quello che fa da sfondo al duplice omicidio e al suicidio accaduto l’altra notte a Polistena, centro della Piana di Gioia Tauro (Reggio calabria): un odontotecnico di 39 anni, Raffaele Cupiraggi, originario di Lamezia Terme, ha ucciso la moglie, Caterina Minì, 36, medico del Pronto soccorso dell’ospedale del paese, e il figlio Flavio, 5 anni, togliendosi poi la vita con un colpo di pistola alla testa. Cupiraggi, che aveva il porto di fucile chiesto e ottenuto dalla Questura di Siracusa alcuni anni fa, ha utilizzato la pistola calibro 9 che custodiva in casa. Arma regolarmente denunciata.
Raffaele Cupiraggi era una persona tranquilla, ma negli ultimi tempi il suo equilibrio era diventato precario per le difficoltà nei rapporti con la moglie, manifestatesi ormai da qualche anno.
Lunedì sera Caterina Minì, dopo avere finito il turno in ospedale, era stata a trovare i genitori insieme al figlio. Tornando a casa a piedi aveva incontrato il marito, che era appena uscito da una sala Bingo, locale che a quanto pare Cupiraggi negli ultimi tempi aveva cominciato a frequentare con una certa assiduità. Tra i due subito una discussione, motivata dal rimprovero che la donna avrebbe mosso al marito di essersi dato troppo al gioco, sprecando anche parecchio denaro. Una discussione, racconta qualche testimone, piuttosto dura. Marito e moglie hanno poi deciso di fare rientro a casa, distante un centinaio di metri.
La cena si è svolta in un’atmosfera pesante. La lite è ripresa ancora più forte, aggravata da insulti e accuse reciproche, presente il figlio della coppia, ammutolito anche se ormai abituato alle discussioni tra i genitori. A un certo punto Caterina Minì, stanca di litigare, ha deciso di andare a letto portando con sè il figlio. Il marito, invece, teso e ancora sconvolto per la discussione, è rimasto a tavola. È stato a questo punto che nella mente dell’odontotecnico è scattato il meccanismo della follia. Ha preso la pistola che custodiva in un cassetto ed è andato in camera da letto, minacciando con l’arma la moglie. La donna, resasi conto della pericolosità della situazione, ha telefonato a casa dei genitori e ha parlato col padre, Domenico, informandolo di quanto stava accadendo. L’uomo ha chiamato subito la Polizia, mentre le altre due figlie, Fatima e Monica, che vivono ancora con i genitori, sono uscite subito da casa, quasi prevedendo la tragedia, per raggiungere l’abitazione di Caterina. Le due sono arrivate pochi minuti dopo insieme ad alcuni poliziotti. Hanno suonato alla porta ma nessuno ha risposto perchè la tragedia si era già consumata. Cupiraggi, infatti, aveva ucciso la moglie con un colpo al cuore. Stessa sorte era toccata al figlio, che era a letto accanto alla madre, anche lui assassinato con un solo colpo. Poi aveva rivolto l’arma contro sè stesso e si era sparato alla testa.
Certo è, sostengono gli investigatori, che se Caterina Minì avesse chiamato Polizia o Carabinieri, dopo che il marito aveva impugnato la pistola, anzichè i genitori, quello che è accaduto poteva essere evitato.

 

 

 


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