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Raffaele Cupiraggi, 39 anni, odontotecnico, padre. Già denunciato per percosse, uccide la moglie e il figlio di 5 anni a colpi di arma da fuoco. Suicida (strage di Polistena)

Polistena (Reggio Calabria), 12 Gennaio 2004


Titoli & Articoli

Uccide moglie e figlio prima di suicidarsi (Corriere della Sera – 13 gennaio 2004)
Una nuova strage famigliare a Polistena, in Calabria
Un odontotecnico di 39 anni ha sparato alla moglie di 36 e al piccolo di soli 5 anni. Poi si è tolto la vita. Una lite per gelosia
POLISTENA (Reggio Calabria) – Raffaele Cupiraggi, 39 anni, ha ucciso a colpi di arma da fuoco la moglie, Caterina Minì, 36, e il figlio Flavio di 5 anni. L’uomo, un odontotecnico, si è poi tolto la vita. L’episodio è accaduto la scorsa notte a Polistena, un centro della piana di Gioia Tauro, nell’abitazione di famiglia. Secondo quanto si è appreso, la tragedia sarebbe stata provocata da dissidi familiari, sull’origine dei quali sono in corso accertamenti. Sull’episodio ha avviato indagini il commissariato di Polistena della polizia.
UNA LITE – Cupiraggi avrebbe avuto una lite con la moglie (medico chirurgo): è quanto si è appreso in ambienti investigativi. La circostanza è emersa dalle indagini svolte dalla polizia. A segnalare la lite sono stati alcuni vicini di casa, che hanno sentito grida provenire dall’abitazione. Secondo quanto si è appreso, tra Cupiraggi e la moglie c’erano da tempo dissidi provocati da motivi di gelosia da parte dell’uomo. Caterina Minì lavorava nell’ ospedale di Polistena, mentre il marito aveva uno studio privato.
Caterina Minì aveva denunciato un anno fa il marito per percosse. La querela era stata poi ritirata dopo una riappacificazione. Lo si è appreso in ambienti investigativi.
AVVERTITA DALLA FIGLIA – Caterina Minì aveva telefonato alla madre pochi minuti prima di essere assassinata per avvertirla della lite con il coniuge. A riferire il particolare è stato il questore di Reggio Calabria, Vincenzo Speranza, che sta coordinando le indagini. La madre, allarmatasi dopo avere ricevuto la telefonata, è uscita precipitosamente. La donna ha poi incontrato una Volante della polizia, ha avvertito gli agenti di quanto le aveva riferito la figlia, e con loro ha raggiunto l’abitazione. I poliziotti hanno sfondato la porta e hanno trovato i corpi senza vita di Cupiraggi, della moglie e del figlio Flavio, ucciso in camera da letto. I corpi di Raffaele Cupiraggi e della moglie sono stati trovati nella stessa camera da letto. Cupiraggi, dopo avere sparato alla moglie e al figlio, che sono morti all’istante, si è sparato un colpo alla testa.

 

Omicidio-suicidio a Polistena. Uccide moglie e figlio di 5 anni (la Repubblica -13 gennaio 2004)
All’origine dell’omicidio-suicidio ci sarebbe la gelosia dell’uomo. Il dramma la scorsa notte a Polistena, nella piana di Gioia Tauro
Durante la lite la donna uccisa ha avvertito sua madre, che è uscita di corsa ed ha scoperto i cadaveri assieme alla polizia
POLISTENA – Ancora una tragedia familiare. E ancora una volta, a scatenare tutto è la gelosia. Un odontotecnico, Raffaele Cupiraggi, di 39 anni, ha ucciso a colpi di arma da fuoco la moglie, Caterina Minì, di 36 anni, medico chirurgo, e il figlio Flavio di 5 anni. L’uomo si è poi tolto la vita. L’episodio è accaduto la scorsa notte a Polistena, un centro della piana di Gioia Tauro, nell’abitazione di famiglia.
L’omicida suicida, prima di uccidere la moglie e il figlio, avrebbe avuto una lite con la donna, che è  stata freddata a colpi di pistola nelal cameraq da letto. Così anche il piccolo Flavio: i due corpi sono stati ritrovati nella stessa stanza.
Tra Cupiraggi e la moglie c’ erano da tempo dei dissidi provocati da motivi di gelosia da parte dell’ uomo. Che stavolta sono finiti in tragedia. Pe rpochi minuti, però, la tragedia poteva essere evitata: Caterina Minì, che lavorava nell’ ospedale di Polistena, aveva telefonato alla madre pochi minuti prima di essere assassinata, per avvertirla della lite col coniuge, e la donna, allarmatasi, era uscita precipitosamente da casa con l’ intenzione di recarsi a casa della figlia. Lungo la strada ha incontrato una volante della polizia, ha avvertito gli agenti e con loro ha raggiunto l’ abitazione della famiglia. Dove, però, è arrivata troppo tardi.
Così come tropo tardi, come spesso avviene in questi casi, si è capita la gravità della situazione. Un anno fa, infatti, Caterina aveva denunciato il marito per percosse, anche se la querela era stata poi ritirata.
Anche le modalità dei funerali svelano una situazione complessa nei rapporti familiari. Tra i congiunti delle vittime i litigi erano frequenti: adesso hanno le due famiglie hanno deciso che i funerali saranno separati. Quello di Raffaele Cupiraggi sarà a Lamezia Terme, il centro del quale era originario l’ odontotecnico; i funerali di Caterina Minì e del figlio si terranno, invece, a Polistena, dove la donna era nata e risiedeva insieme ai familiari.

 

Calabria, uccide la moglie e il figlio e si suicida (il Piccolo – 14 gennaio 2004)
REGGIO CALABRIA Adesso sono in molti a dire che si è trattato di una tragedia annunciata: troppe incomprensioni, troppi litigi, troppe differenze caratteriali tra due persone tra le quali il sentimento, pur forte, non riusciva ormai da tempo a prevalere sulla difficoltà del rapporto. Ma nessuno, in realtà, poteva immaginare uno sviluppo così drammatico.
È uno scenario complesso quello che fa da sfondo al duplice omicidio e al suicidio accaduto l’altra notte a Polistena, centro della Piana di Gioia Tauro (Reggio calabria): un odontotecnico di 39 anni, Raffaele Cupiraggi, originario di Lamezia Terme, ha ucciso la moglie, Caterina Minì, 36, medico del Pronto soccorso dell’ospedale del paese, e il figlio Flavio, 5 anni, togliendosi poi la vita con un colpo di pistola alla testa. Cupiraggi, che aveva il porto di fucile chiesto e ottenuto dalla Questura di Siracusa alcuni anni fa, ha utilizzato la pistola calibro 9 che custodiva in casa. Arma regolarmente denunciata.
Raffaele Cupiraggi era una persona tranquilla, ma negli ultimi tempi il suo equilibrio era diventato precario per le difficoltà nei rapporti con la moglie, manifestatesi ormai da qualche anno.
Lunedì sera Caterina Minì, dopo avere finito il turno in ospedale, era stata a trovare i genitori insieme al figlio. Tornando a casa a piedi aveva incontrato il marito, che era appena uscito da una sala Bingo, locale che a quanto pare Cupiraggi negli ultimi tempi aveva cominciato a frequentare con una certa assiduità. Tra i due subito una discussione, motivata dal rimprovero che la donna avrebbe mosso al marito di essersi dato troppo al gioco, sprecando anche parecchio denaro. Una discussione, racconta qualche testimone, piuttosto dura. Marito e moglie hanno poi deciso di fare rientro a casa, distante un centinaio di metri.
La cena si è svolta in un’atmosfera pesante. La lite è ripresa ancora più forte, aggravata da insulti e accuse reciproche, presente il figlio della coppia, ammutolito anche se ormai abituato alle discussioni tra i genitori. A un certo punto Caterina Minì, stanca di litigare, ha deciso di andare a letto portando con sè il figlio. Il marito, invece, teso e ancora sconvolto per la discussione, è rimasto a tavola. È stato a questo punto che nella mente dell’odontotecnico è scattato il meccanismo della follia. Ha preso la pistola che custodiva in un cassetto ed è andato in camera da letto, minacciando con l’arma la moglie. La donna, resasi conto della pericolosità della situazione, ha telefonato a casa dei genitori e ha parlato col padre, Domenico, informandolo di quanto stava accadendo. L’uomo ha chiamato subito la Polizia, mentre le altre due figlie, Fatima e Monica, che vivono ancora con i genitori, sono uscite subito da casa, quasi prevedendo la tragedia, per raggiungere l’abitazione di Caterina. Le due sono arrivate pochi minuti dopo insieme ad alcuni poliziotti. Hanno suonato alla porta ma nessuno ha risposto perchè la tragedia si era già consumata. Cupiraggi, infatti, aveva ucciso la moglie con un colpo al cuore. Stessa sorte era toccata al figlio, che era a letto accanto alla madre, anche lui assassinato con un solo colpo. Poi aveva rivolto l’arma contro sè stesso e si era sparato alla testa.
Certo è, sostengono gli investigatori, che se Caterina Minì avesse chiamato Polizia o Carabinieri, dopo che il marito aveva impugnato la pistola, anzichè i genitori, quello che è accaduto poteva essere evitato.


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