Carmela Cirella, 13 anni. Rapita, violentata e drogata da due uomini. Un terzo partecipante verrà assolto con formula dubitativa. Da vittima diviene imputata e offesa. Rinchiusa in istituto, le vengono somministrati psicofarmaci senza consenso. Si getta dal settimo piano gridando “Io so’ Carmela”
Taranto, 15 aprile 2007
“Io so’ Carmela”, era la sua frase- amuleto, le parole che si ripeteva davanti allo specchio quando voleva sentirsi viva. Ma quella mattina non ce l’ha fatta: troppa violenza sulle piccole spalle di una bambina di appena 13 anni. Sequestrata da un branco di violentatori, li aveva denunciati ma nessuno le aveva creduto e il giudice l’aveva persino offesa, ritenendola responsabile di quanto le era accaduto. Rinchiusa in un istituto per minori disagiati, è stata imbottita di psicofarmaci senza il consenso dei genitori. Si è gettata dal settimo piano gridando per l’ultima volta “Io so’ Carmela”
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Filippo Landro, Massimo Carnevale, Salvatore Costanzo. Sotto processo dal 2006. Condannati nel giugno 2014.
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Bambini coraggiosi – Il blog di Roberta Lerici
Carmela, violentata dagli uomini, uccisa dallo Stato: 5 ottobre sit in Ministero Giustizia con il papà di Carmela
DOMANI DALLE ORE 10 e finchè non sarà ricevuto, il papà di Carmela sarà davanti al ministero di Grazia e Giustizia a chiedere giustizia per sua figlia, violentata da un gruppo di uomini, e rinchiusa in una comunità di recupero dove le sono stati somministrati psicofarmaci ad insaputa dei genitori.
Un giorno Carmela è volata giù dalla finestra, forse perché era non era in sé per i farmaci, forse perché la sua sofferenza era troppo grande. Ad oggi, i violentatori di Carmela sono liberi e la comunità che probabilmente ha contribuito alla sua tragedia, non è stata sottoposta a nessun accertamento. Domani, davanti al ministero ci sarò anch’io, e spero che saremo in tanti a far sentire alla famiglia di Carmela la nostra vicinanza.
Il comunicato, e la lettera al ministro Alfano:
Sono il Presidente dell’associazione per la tutela dei diritti dei minori e della famiglia “IoSòCarmela”, ma soprattutto sono il papà di Carmela la ragazzina di 13 anni che nell’aprile del 2007 morì volando dal settimo piano dopo essere stata violentata da un branco di viscidi stupratori, ma soprattutto dopo essere stata uccisa dallo “stato” che invece di rinchiudere i suoi aguzzini ha rinchiuso lei in un istituto imbottenola di psicofarmaci a nostra insaputa.
Oggi a distanza di quasi 3 anni la “giustizia italiana” continua ad ucciderla e ad oltraggiarla lasciando tuttora impuniti i suoi aguzzini.
Invio in allegato il nostro comunicato stampa ufficiale con la nostra richiesta di incontro col ministro, completamente ignorata, con il quale descriviamo la nostra manifestazione di protesta alla quale hanno aderito diversi gruppetti di genitori anche loro vittime della giustizia italiana.
Per qualsiasi ulteriore chiarimento info@iosocarmela.net tel. 3471701292
distinti saluti.
QUESTO E’ IL TESTO DELLA MIA LETTERA INVIATA AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA ON. ANGELINO ALFANO, (OVVIAMENTE IGNORATA TOTALMENTE) CON LA QUALE HO ACCORATAMENTE RICHIESTO UN INCONTRO PER ESPORGLI QUANTO LA GIUSTIZIA ITALIANA E’ DEFICITARIA E A VOLTE ADDIRITTURA DANNOSA SOPRATTUTTO NEI CONFRONTI DELLE VITTIME DI VIOLENZA SESSUALE E DELLE LORO FAMIGLIE CHE TROPPO SPESSO FINISCONO COL SUBIRE LORO DEI VERI E PROPRI PROCESSI MENTRE I LORO AGUZZINI VENGONO GARANTITI E TUTELATI SIA DALLE NOSTRE ATTUALI LEGGI FIN TROPPO GARANTISTE MA SOPRATTUTTO DALLA LENTEZZA DELLA MAGISTRATURA E A VOLTE ANCHE DALLA MALAFEDE E/O INCOMPETENZA (NON SI SPIEGA ALTRIMENTI) DEGLI STESSI MAGISTRATI E INQUIRENTI.
SE POI ANDIAMO AD ANALIZZARE CHE GLI ESPOSTI PRESENTATI DALLE VITTIME FINALIZZATI A FAR EMERGERE LE RESPONSABILITA’ DELLE ISTITUZIONI E/O DI ENTI A LORO CONVENZIONATI, FINISCONO SISTEMATICAMENTE CON LA SNERVANTE E POCO RISPETTOSA TUTELA DEI DIRITTI E DELLA DIGNITA’ UMANA E CIVILE DI CHI SUBISCE I REATI TRADOTTA IN INTERMINABILI INDAGINI CHE IN REALTA’ DOVREBBERO CHIUDERSI ABBASTANZA VELOCEMENTE IN QUANTO DA INDAGARE C’E’ BEN POCO VISTO CHE QUESTA ATTIVITA’ INVESTIGATIVA DOVREBBE SVOLGERSI CON LA SEMPLICE E ATTENTA VALUTAZIONE DI ATTI E DECRETI PUBBLICI.
NEL CORSO DELLA SE PUR BREVE ATTIVITA’ DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE NATA PROPRIO IN VIRTU’ DELLE TRAUMATICHE E DRAMMATICHE ESPERIENZE DELLA NOSTRA FAMIGLIA, CI SIAMO AHINOI RESI CONTO CHE LA NOSTRA VICENDA NON E’ AFFATTO UN’ECCEZIONE MA ADDIRITTURA RAPPRESENTA QUASI L’ITER NORMALE CON CUI LE ISTITUZIONI AFFRONTANO QUESTE TERRIBILI PROBLEMATICHE PREOCCUPANDOSI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE DI TUTELARE I DIRITTI DI CHI DELINQUE, DI TUTELARE GLI INTERESSI DI CHI SFRUTTA QUESTE DISGRAZIE PER ARRICCHIRSI SPACCIANDOSI PER BENEFATTORE E CALPESTANDO TOTALMENTE QUELLI DELLE VITTIME INSIEME ALLA LORO DIGNITA’ ED AI LORO SENTIMENTI.
A QUESTO SCOPO OGGI IN OCCASIONE DELL’ENNESIMA “UDIENZA FILTRO” CHE DA QUASI TRE ANNI RIMANDA IN CONTINUAZIONE LA CELEBRAZIONE DI UN SACROSANTO PROCESSO NEI CONFRONTI DI 3 CRIMINALI CHE CON LE LORO DEPRAVAZIONI SESSUALI HANNO CONTRIBUITO AD UCCIDERE UNA BAMBINA DI SOLI 13 ANNI E IN CONCOMITANZA CON LA ORMAI SFIDUCIATA PRESA D’ATTO CHE A TUTTOGGI NULLA E’ STATO FATTO NELLA RICERCA DELLA VERITA’ SULLE RESPONSABILITA’ DI ENTI ED ISTITUZIONI PUBBLICHE COINVOLTE NELLA GESTIONE DEL NOSTRO CASO, HO DECISO DI COMUNICARE A TUTTI GLI ORGANI DI STAMPA CHE DAL PROSSIMO LUNEDI’ 5 OTTOBRE MI RECHERO’ PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA CON L’OBIETTIVO DI OTTENERE QUESTO BENEDETTO INCONTRO COL MINISTRO ON. ANGELINO ALFANO FINALIZZATO ESCLUSIVAMENTE ALL’OTTENIMENTO DELL’INVIO REALE ED IMMEDIATO DI ISPETTORI DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA PER VERIFICARE L’OPERATO DI TUTTI COLORO CHE A VARIO TITOLO SONO STATI COINVOLTI NELLA GESTIONE DEL CASO DI NOSTRA FIGLIA CARMELA E ISTRUISCA IMMEDIATAMENTE DEI GIUSTI E REGOLARI PROCESSI (E FINO A QUANDO TALI PROCESSI NON SARANNO CELEBRATI, CHE VENGANO ADOTTATI DEI PROVVEDIMENTI QUANTOMENO DI TIPO CAUTELARE E AMMINISTRATIVO NEI CONFRONTI DI TUTTI GLI INDAGATI) CHE INDIVIDUINO FINALMENTE TUTTE LE RESPONSABILITA’ E LE CONDANNINO SEVERAMENTE ED ESEMPLARMENTE.
NOSTRA FIGLIA E’ MORTA A SOLI 13 ANNI UCCISA MENTALMENTE E NELLA DIGNITA’ DA VISCIDI ESSERI IMMONDI CHE SOLO PER SODDISFARE I LORO ISTINTI ANIMALESCHI NON SI FANNO SCRUPOLI PER IL MALE CHE PROCURANO, MA SOPRATTUTTO UCCISA ED OLTRAGGIATA DA QUELLO STATO E DA QUELLA GIUSTIZIA A CUI LEI STESSA INSIEME A TUTTA LA SUA FAMIGLIA SI ERA RIVOLTA PER DENUNCIARE ED ESSERE AIUTATA E CHE INVECE L’HA DI FATTO TRADITA, RINCHIUDENDO LEI IN UN ISTITUTO LAGER, IMBOTTENDOLA ARBITRARIAMENTE E ARROGANTEMENTE DI PSICOFARMACI ALL’INSAPUTA DI NOI TUTTI, SPINGENDOLA DI FATTO GIU’ DA QUEL MALEDETTO SETTIMO PIANO!
ORA LA NOSTRA UNICA SACROSANTA E LEGITTIMA RICHIESTA, VISTO L’ESITO DRAMMATICO DEL LORO OPERATO, E’ QUELLA DI PRETENDERE CHE I RESPONSABILI DI TUTTO CIO’ VENGANO COSTRETTI AD ASSUMERSI LE RESPONSABILITA’ DI QUANTO HANNO PROVOCATO, E A TAL FINE DA LUNEDI’ 5 OTTOBRE INIZIERA’ LA MIA PACIFICA PROTESTA CHE TERMINERA’ SOLO ED ESCLUSIVAMENTE CON L’OTTENIMENTO DI QUANTO RICHIESTO, VALUTANDO DI GIORNO IN GIORNO LE MODALITA’ CON CUI PROSEGUIRE LA STESSA, FINO AD ARRIVARE ANCHE A RIVOLGERMI ALLE ISTITUZIONI PER LA TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CIVILI EUROPEE.
ALLA MIA INIZIATIVA PERSONALE HANNO ASSICURATO IL LORO SOSTEGNO ANCHE TANTISSIMI GENITORI CHE SI SONO TROVATI A VARIO TITOLO A DOVER SUBIRE GLI STESSI TRATTAMENTI DA PARTE DI QUELLE ISTITUZIONI CHE INVECE AVREBBERO MOTIVO DI ESISTERE SOLO PER TUTELARLI ED ASSISTERLI. PRONTI AD UNIRSI ANCHE FISICAMENTE ALLA PROTESTA.
AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
ON. ANGELINO ALFANO
VIA ARENULA 70
00186 – ROMA
Illustrissimo Ministro della Giustizia On. Angelino Alfano,
sono il Presidente dell’Associazione per la tutela dei diritti dei minori e della famiglia “IoSòCarmela”, ma soprattutto il padre di Carmela Cirella una ragazzina di 13 anni che il 15 aprile del 2007 è deceduta volando via da un settimo piano della periferia di Taranto, dopo aver subito violenze sessuali da un branco di viscidi esseri e successivamente dopo aver subito vergognosamente, per uno Stato come la nostra tanto decantata Italia che si vanta di essere civile e rispettosa dei diritti dei cittadini, e dopo aver subito gli abusi le incompetenze e anche la malafede di quelle Istituzioni che sono state coinvolte con l’obiettivo di tutelarla, aiutarla ad affrontare e possibilmente superare i traumi dovuti alle violenze subite e darle ovviamente giustizia.
Le Istituzioni a cui mi riferisco sono i Servizi Sociali del Comune , il Tribunale dei Minorenni, la ASL e l’ufficio minori della Questura di Taranto, nonchè l’ufficio reati sessuali e la Procura della Repubblica, che in buona sostanza invece di rinchiudere i carnefici di mia figlia, hanno “pensato bene” di rinchiudere lei in un istituto (convincendoci con l’inganno) ed imbottendola di psicofarmaci a nostra insaputa e senza appunto chiedercene nemmeno il consenso.
RaccontarLe nei dettagli tutti i fatti accaduti in questa mia richiesta per un incontro, sarebbe molto complicato in quanto dovrei inviarLe un libro e non una lettera, quindi preferirei raccontarLe tutto personalmente, in questa mia le anticipo le domande che intendo farLe e di cui essendo un cittadino Italiano vittima della malagiustizia ritengo di avere il diritto di ricevere dallo Stato Italiano delle spiegazioni.
1) Come mai in una denuncia in cui si accusa un Ufficiale della Marina di 29 anni di molestie sessuali nei confronti di una minore di 12 anni, colto in flagrante dal sottoscritto e confessate dallo stesso alla presenza di noi genitori e dell’insegnate di Lettere della minore, le Autorità Giudiziarie rispondono con una archiviazione? E ancora come mai, il Magistrato incaricato continua imperterrito a non voler riaprire il caso nonostante la nostra presentazione di nuove prove e testimonianze? E infine come mai, dopo aver appreso che l’insegnante in questione non aveva confermato in questura quanto da lei udito e confermato agli agenti intervenuti al momento delle molestie in oggetto, della nostra denuncia nei confronti della stessa insegnate viene incaricato “casualmente” lo stesso Magistrato e alla quale a tutt’oggi non ha ancora dato una risposta, anzi ancor più “stranamente” afferma dello smarrimento della stessa, a cui noi abbiamo ovviamente replicato con la copia in nostro possesso?
2)Come mai gli ispettori dell’ufficio violenze sessuali della Questura di Taranto, incaricati di indagare sulle violenze sessuali subite e denunciate da mia figlia, commettono errori grossolani per degli esperti professionisti, quali la mancata verifica e sopralluogo nei posti indicati dove sono avvenute le violenze e dove quindi avrebbero potuto trovare tracce indizi e prove delle stesse, questo nonostante io e mia figlia li avessimo più volte invitati ad eseguire?
Come mai gli indumenti che mia figlia aveva indosso al momento del suo ritrovamento con evidentissime tracce di sangue e materiale biologico e che vennero sequestrati per essere periziati, sono stati a noi restituiti dopo circa un mese e senza che vi fosse fatta alcuna perizia se non dopo il mio rifiuto a riprenderli e l’immediata richiesta di un nuovo sequestro con esplicito invito a periziarli?
Come mai una volta chiesto ed ottenuto fermamente al GIP del Tribunale dei Minori di Taranto di sollevare dall’incarico questi ispettori e di nominarne altri, i successivi incaricati (Carabineri) in una settimana concludevano tutto confermando ed identificando (salvo ovviamente perdere moltissime possibilità di trovare prove visto il troppo tempo trascorso) i soggetti e i luoghi che in sei mesi gli ispettori dell’ufficio della questura non erano riusciti a fare?
3) Come mai le istituzioni quali i servizi sociali ed il Tribunale dei Minori ad una richiesta di aiuto da parte di una famiglia vittima di queste assurde violenze, rispondono occupandosi del caso con malafede, sufficienza, incompetenza , arroganza, inganno e scorrettezza, rinchiudendo la piccola in un centro lager camuffato da comunità, anzichè i suoi carnefici in carcere, e imbottendola arbitrariamente di psicofarmaci?
4) Come mai il centro in questione non ha ancora a tutt’oggi subito alcun provvedimento quantomeno di tipo cautelare vista la presenza di altre minori rinchiuse?
5) Come mai nessun operatore del servizio sociale non ha subito a tutt’oggi alcun provvedimento, quantomeno di tipo cautelare?
6) Come mai il Tribunale dei minori non si è ancora assunto le responsabilità delle sue azioni, soprattutto in considerazione dell’esito finale a cui esse hanno fortemente contribuito e cioè la morte di nostra figlia?
7) Come mai a tutt’oggi non sappiamo CHI HA DECISO E AUTORIZZATO L’USO DI PSICOFARMACI su nostra figlia?
8) Come mai i violentatori minorenni rei/confessi di nostra figlia se la sono cavata con una grottesca condanna a 15 mesi di messa alla prova, nonostante sfavorevoli relazioni e precedenti messe alla prova fallite in almeno uno dei due casi salvo poi venire a conoscenze di “strani” legami di parentela tra uno dei loro avvocati e operatori dei servizi investiti di relazionare sulla concessione della stessa, da dove comunque ed ovviamente si sono ben guardati di farne emergere le “coincidenze”?
9) Come mai un avvocato difensore di un violentatore reo confesso ha il diritto di dichiarare ed offendere pesantemente la memoria di mia figlia in aula solo sulla base di dichiarazioni esclusivamente del suo assistito chiamandola prostituta e vantandosi e/o minacciando più o meno velatamente che il suo assistito non avrebbe mai potuto compiere qui reati perchè figlio di un boss mafioso condannato all’ergastolo senza che il giudice lo interrompa e ammonisca visto che nel processo minorile (grottesco ed assurdo) la parte lesa non ha voce in capitolo anche se la vera minore era la vittima e non gli imputati 17enni?
10) Come mai l’Ordine degli Avvocati a tutt’oggi ha ignorato il nostro esposto nei confronti del suo iscritto per questi suoi ed altri comportamenti irriguardosi e contrari all’etica ed al codice dentologico dell’Ordine stesso?
11) Come mai i violentatori di nostra figlia a distanza di 3 anni dalle nostre denunce non hanno subito alcun provvedimento almeno di tipo cautelare e anzi ancora non siamo riusciti a partire con il processo per assurde e reiterate mancate notifiche agli imputati?
La mia richiesta di essere ricevuto da Lei è finalizzata a ricevere delle risposte concrete a queste angoscianti domande ma soprattutto a voler provvedere a verifiche e controlli immediati sull’operato della Giustizia nei confronti di nostra figlia e soprattutto con l’immediata istruzione di processi che valutino e giudichino le responsabilità delle istituzioni coinvolte.
In Italia nel frattempo si sono verificati innumerevoli casi ancor più intricati del nostro, molti giunti a sentenze definitive altri comunque a sentenze di primo o secondo grado, quanti secoli occorrono alla Magistratura Italiana per dare finalmente a Carmela la giustizia che merita?
Concludo, chiedendoLe accoratamente di esaudire nel più breve tempo possibile questa mia richiesta di essere ricevuto da Lei, finora abbiamo diligentemente e pazientemente atteso che la Giustizia compia il suo dovere, affidandoci ad essa, ma ora la nostra pazienza ha raggiunto i limiti della sopportazione e personalmente sono pronto a tutto pur di gridare a tutto il popolo italiano e con tutti i mezzi civili e pacifici che la Legge mi mette a disposizione, quanto è stato fatto di male alla nostra intera famiglia ed in particolare a nostra figlia, anche con proteste clamorose e di dominio pubblico, finalizzate ad ottenere consenso e consapevolezza di quanto a volte la Giustizia Italiana provochi più danni degli stessi criminali!
La saluto cordialmente e resto in fiduciosa attesa di un suo positivo e sollecito riscontro alla presente….
Io so’ Carmela – La storia e l’onore di Carmela, una bambina violentata
Dedicato ad una piccola donna che non c’è più e alla sua famiglia. Con la speranza che sia fatta giustizia, che l’opinione pubblica e le istituzioni si sveglino, che non ci siano altre Carmela.
Napoletana di nascita e tarantina d’adozione, Carmela Cirella vive con la sua famiglia la vita normale di una tredicenne. Scappata di casa dopo un rimprovero dei genitori, a causa di un comportamento sbagliato a scuola, non si avranno sue notizie per quattro giorni. In quelle lunghissime ore trascorse lontano dai genitori, la piccola conosce l’inferno e purtroppo non ne uscirà più.
Avvicinata da balordi, sarà stuprata ripetutamente e drogata con anfetamine. Indifesa, sola, impaurita, Carmela sarà ritrovata dal padre Alfonso nei vicoli della città vecchia. Sotto choc. Di colpo, con violenza e crudezza approdata nel mondo degli adulti, perduta la sua innocenza di bambina, Carmela farà i conti con la crudeltà dei grandi che spesso offende i più piccoli. Umiliata due volte. Da vittima a imputata. Trasformata a soli tredici anni nella poco di buono del momento, instabile psichicamente, che se è stata stuprata forse è colpa sua che andava con tutti. Non dei ragazzi. Né degli adulti che hanno preso parte al gioco insieme ai ragazzi. La colpa è solo di Carmela. Perché nella società civile capita anche questo. Che un avvocato possa sentirsi in diritto di offendere l’onore di una bambina di tredici anni. Che poi a tredici anni l’onore si ha per diritto, non si difende e non si può offendere. Si ha e basta. Perché si è ancora bambine, non si conosce il sesso e si crede alle favole. E l’onore, forse, è una parola priva di significato, antica. Tutti a scagliare la prima pietra contro Carmela e la sua famiglia. Ad insinuare il tarlo del sospetto nei confronti del padre. Povera Carmela. Amava ripetere in continuazione “Io so Carmela”, per affermare la propria identità, per farsi coraggio, per essere amata e accolta. Chi non ha ascoltato la richiesta di aiuto di una bambina? Tutti.
Le istituzioni, che l’hanno strappata alla famiglia per chiuderla in un istituto, la giustizia, con dei provvedimenti troppo lievi nei confronti dei colpevoli. E a marzo inizierà l’incognita del processo. Sarà la volta buona che una sentenza tuteli la dignità delle donne, delle bambine? Che farà capire una volta per tutte agli uomini di ogni età che no, le mani non si alzano e che le donne e le bambine non si violentano?
Lo spera la famiglia e lo spera chiunque abbia buon senso. Carmela merita giustizia, è l’unica cosa che può dare conforto ai genitori adesso che non c’è più. Si perché un mostro l’ha portata via. Si chiama indifferenza, ingiustizia, silenzio. Carmela viene imbottita di psicofarmaci all’insaputa dei genitori, nell’istituto che doveva aiutarla a superare il trauma. Troppo per una ragazzina di tredici anni, troppo dolore da affrontare. Il mostro si chiama anche mal di vivere, solitudine. Il salto nel vuoto del 15 aprile 2007, a Taranto, è solo un dettaglio.
di Flavia Squarcio
La Gazzetta del Mezzogiorno
Si suicidò 5 anni fa – Il padre della 13enne di Taranto: «Giustizia»
Torna in aula venerdì 27 aprile, a oltre cinque mesi di distanza dall’ultima udienza nel corso della quale si presentò solo uno dei sei testimoni citato dal pubblico ministero, il processo per la morte di Carmela Cirella, la minorenne residente al quartiere Paolo VI suicidatasi il 15 aprile del 2007 dopo aver subito una violenza sessuale.
Alla sbarra ci sono Filippo Landro, di 27 anni, Salvatore Costanzo, di 26 anni, entrambi di Acireale (difesi dall’avv. Calliope Murianni), e Massimo Carnevale, di 46 anni, di Taranto (assistito dall’avv. Maurizio Besio). Rispondono di due episodi distinti, risalenti al periodo compreso fra il 9 e l’11 novembre del 2006.
I due siciliani avrebbero attirato la ragazzina con una scusa all’interno del loro camper e poi l’avrebbero costretta a subire atti sessuali. Il terzo imputato, che ha sempre negato le accuse, avrebbe violentato Carmela approfittando della sua fragilità psicologica. La ragazzina era stata affidata temporaneamente a un istituto per minori disagiati. Pare che la minore, dopo essere sparita per qualche giorno, fosse tornata a casa con i segni evidenti di violenza.
Altri due imputati accusati di aver stuprato Carmela hanno ottenuto dal gup del Tribunale per i minorenni la cosiddetta «messa alla prova». E’ come se il reato non fosse mai stato commesso.
A cinque anni dal suicidio di Carmela, il processo stenta insomma a decollare, tanto suscitare la protesta del padre di Carmela, Alfonso Frassanito, che in una lettera aperta chiede giustizia.
«Ricorre il quinto vergognoso anniversario senza giustizia per Carmela, figlia, suo malgrado, di questo paese ipocrita e incivile, che con il suo silenzio – scrive Frassanito – e la sua indifferenza si rende complice di queste atrocità. Ogni martedì, in quello stesso tribunale di Taranto – ricorda Frassanito – che per il processo contro gli stupratori di Carmela di udienze riesce a farne solo una ogni sei mesi si svolgono le udienze per il delitto, altrettanto vergognoso della piccola Sarah Scazzi. Sembra di essere a Hollywood, telecamere dappertutto, imputati divenuti vip e calca di curiosi – dice Frassanito – disposti a perdere giornate di lavoro pur di apparire davanti alle telecamere. Ma dove sono quando la giustizia la si chiede per Carmela e per altre vittime come lei? E’ evidente che 5 anni, in queste condizioni, sono un lasso di tempo talmente lungo da consentirmi di sentirmi in diritto di lasciar perdere la diplomazia inutile e dichiarare la mia assoluta mancanza di fiducia nella giustizia italiana, e allo stesso tempo di manifestarla con tutti i mezzi che posso avere a disposizione».
Frassanito, intanto, venerdì prossimo comparirà dinanzi al giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Tommasino per rispondere di diffamazione nei confronti di un avvocato che negli anni scorsi ha difeso uno dei presunti stupratori di Carmela.
SeNonOraQuando – L’Unità
Cinque anni senza giustizia» Stuprata, si gettò dal balcone
Il 15 aprile del 2007 Carmela Cirella si tolse la vita, lanciandosi dal balcone di un palazzo del rione Paolo VI di Taranto, perché era stata violentata e nessuno le credeva.
Aveva solo tredici anni. Ci sono eventi che misurano il tempo senza alcuna pietà …
… Giustizia, continua a chiedere Alfonso, anche a nome di sua moglie, Luisa. «Lei non ha neppure la forza di parlare …», spiega. Conserva le energie per la prossima udienza, il 27 aprile: la quarta in un processo che sembra non dover mai finire.
Sul banco degli imputati, tre uomini, accusati di aver stuprato Carmela, nel novembre del 2006, quando appena compiuti i suoi tredici anni, la ragazzina scappò di casa. E si ritrovò all’inferno.
«Tutto nasce dalle molestie che mia figlia aveva subito da un adulto», racconta oggi Alfonso, che denunciò anche quell’episodio. Poi archiviato. Carmela era inquieta. «Per questo scappò».
Nel diario, quello dove annotava ogni cosa, aveva descritto anche quello che le era accaduto in quei quattro giorni di fuga: lo sbando, le violenze subite da più persone. La ritrovarono drogata e sotto shock. E quello che aveva scritto sul diario, lo ripetè poi anche alla polizia che però – racconta il padre – stentava a crederle.
«È stato un calvario ottenere che fossero portate fino infondo le indagini, pensi che ci stavano riconsegnando gli indumenti di Carmela senza che le tracce biologiche fossero periziate», ripete Alfonso, che si ritrova per l’ennesima volta a ripercorrere l’intera sequenza. Le violenze, lo shock di quella ragazzina, la difficoltà anche per lui e sua moglie di gestire quel trauma più grande di loro. «Ci suggerirono un centro per minori, fu lì che le somministrarono a nostra insaputa gli psicofarmaci.
Riuscimmo a farla trasferire in un altro centro, dove avevano iniziato a diminuirle quella terapia che a noi sembrava spropositata», racconta Alfonso, che non si riesce a darsi pace.
Cinque anni dopo, il suo esposto contro il centro per minori dove fu ricoverata sua figlia è stato archiviato, due ragazzi, all’epoca minori, accusati di averla stuprata «hanno evitato la condanna e se la sono cavata con una messa in prova». «Nessuno è stato mai arrestato, neppure i tre che ora sono sotto processo», ripete Alfonso. E le udienze si trascinano stancamente: «Di sei mesi in sei mesi, siamo ancora alla quarta udienza», denuncia il padre adottivo di Carmela, che vede la giustizia allontanarsi sempre di più.«A questo punto – dice – ci basta che emettano una sentenza, una qualunque, almeno avremo in mano qualcosa per appellarci». Lui e sua moglie – spiega – sono pronti a ricorrere anche alla Corte di giustizia europea.
Nel frattempo, da quella traccia cocciuta stampata nel suo diario è nata una associazione: «Io sò Carmela». Pensata perché altri genitori che si trovino ad affrontare violenze subite dai figli si sentano meno soli:
«Ogni volta che c’è uno stupro – denuncia ancora Alfonso, a nome anche degli altri – scatta un garantismo eccessivo verso gli accusati e contemporaneamente per le vittime inizia il martirio, vergognoso, specie, se come nel caso di Carmela, le vittime sono bambine»
di Mariagrazia Gerina
Il Fatto Quotidiano
Furono il 27enne Filippo Landro e il 26enne Salvatore Costanzo a stuprare Carmela Cirella, la 13enne di Taranto che il 15 aprile 2007, per le violenza sessuali subite, si tolse la vita lanciandosi da un balcone di un palazzo alla periferia del capoluogo. Lo ha stabilito il tribunale ionico che ha condannato Costanzo a 10 anni di reclusione e Landro a 9 anni e 6 mesi di carcere. Pene superiori rispetto a quelle richieste dal pubblico ministero Maria Stefania Ferrieri Caputi. Assolto per non aver commesso il fatto, invece, il tarantino Massimo Carnevale, difeso dall’avvocato Maurizio Besio.
Secondo l’accusa, i due imputati, fra il 9 e l’11 novembre del 2006, avrebbero attirato la ragazzina con una scusa all’interno del loro camper e poi l’avrebbero costretta a subire atti sessuali. In quei giorni, la 13enne era scappata da un istituto per minori disagiati a cui era stata affidata. Quando fu ritrovata, dopo qualche giorno, apparvero evidenti i segni della violenza. Ma non sono gli unici abusi subiti da Carmela: altri due imputati, all’epoca dei fatti minorenni, accusati di aver abusato di lei hanno ottenuto dal Tribunale per i minorenni la cosiddetta “messa alla prova”.
In aula, appena dopo la lettura della sentenza, Alfonso Frassanito patrigno di Carmela è scoppiato in lacrime. L’uomo, fondatore dell’associazione “Io so Carmela”, da anni chiede verità e giustizia per la piccola e spesso ha denunciato i ritardi della magistratura ionica sulla vicenda. La sentenza di primo grado, infatti, arriva a oltre sette anni di distanza dal suicidio della 13enne la cui triste vicenda, attraverso gli scritti che la ragazza aveva conservato in un diario, è diventata anche un fumetto. La storia di una ragazzina a cui nessuno credeva. Violentata, secondo l’accusa, per ben due volte nel giro di pochi giorni. “Mi diceva sempre che ero bella. È bello quando ti dicono che sei bella. Ti senti di essere qualcosa. Invece non sei niente” scriveva in quelle pagine Carmela che prima di togliersi la vita era anche finita in una comunità.