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Carmela Aparo, 64 anni, pensionata, mamma. Uccisa con due colpi di pistola dall’ex compagno già denunciato

Seregno (Monza Brianza), 29 Agosto 2016

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Titoli & Articoli

“Gliel’avevo giurata a Carmela, così l’ho uccisa”
«Confermo quello che ho dichiarato ai carabinieri»
. E il giudiceconvalida l’arresto e lo trattiene in carcere. Così si è conclusa l’udienza davanti al giudice del Tribunale di Monza di Attilio Berlingeri, il 56enne che l’altra sera a Seregno ha ucciso con due colpi di pistola al torace la ex convivente Carmela Aparo, 64 anni, perchè non accettava la decisione della donna di troncare la loro relazione.
Al gip Rosaria Pastore che si è recata ieri mattina nel carcere di Monza ad incontrarlo per l’interrogatorio per la convalida dell’arresto, Attilio Berlingeri ha voluto confermare quanto già pronunciato ai militari che nell’immediatezza dell’omicidio l’hanno arrestato mentre fuggiva sulla sua auto, con a bordo ancora il revolver usato per uccidere e anche un’accetta.
Non una parola di più da parte del 56enne, che però, alla presenza del suo avvocato nominata d’ufficio, Silvia Letterio, non si è avvalso della facoltà di non rispondere o ha negato le spontanee dichiarazioni già rese ai carabinieri. Attilio Berlingeri ha ribadito di avergliela giurata a Carmela che gliel’avrebbe fatta pagare perchè, nonostante i tanti anni e i tanti guai vissuti insieme (tra cui un agguato a cui erano scampati entrambi 20 anni fa) la ex convivente l’aveva denunciato per lesioni e riscuoteva ancora lei l’affitto di un appartamento che apparteneva a lui.
«L’ho trovato tranquillo – ha dichiarato l’avvocato del 56enne, che resterà dietro le sbarre con le pesanti accuse di omicidio volontario premeditato e aggravato anche dai futili motivi e detenzione e porto abusi di armi – Per il momento non intendo rivelare alcun particolare sulla difesa perchè c’è ancora il segreto istruttorio».
Intanto ieri mattina è stata anche eseguita l’autopsia sul corpo di Carmela Aparo, disposta dal magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore della Repubblica di Monza Alessandro Pepè. L’esito definitivo dell’esame dei medici legali non è ancora stato comunicato, ma è confermato che la vittima dell’omicidio è stata attinta da due proiettili al torace, esplosi a distanza ravvicinata dalla ex convivente e sparati da un revolver, una vecchia e grossa arma da fuoco munita di cariche devastanti, capaci di provocare gravissimi danni agli organi interni della 64enne, arrivata infatti in condizioni disperate all’ospedale San Gerardo di Monza e deceduta durante l’intervento chirurgico. Il pm intende sottoporre il revolver ad una perizia per avere la conferma che sia stata proprio quell’arma (che Berlingeri ha ammesso di avere acquistato recentemente a Milano proprio in vista del regolamento di conti con l’ex convivente) a sparare contro la 64enne e se sia magari stata usata per altri fatti criminosi, mentre attende di acquisire e valutare la documentazione medica sulle condizioni psicologiche del 56enne, in cura al Cps dell’ospedale di Seregno, per decidere se disporre una perizia psichiatrica.

Attilio, Carmela e l’agguato del ’92. Storie di mala della Brianza
Attilio «lo Zingaro» e Carmela, omicida e vittima del delitto di Seregno, erano scampati ad un agguato della mala 24 anni fa. Lui, in permesso premio dopo l’arresto per traffico di droga, aveva deciso di trascorrere i giorni di Pasqua a casa della fidanzata. Quella Carmela Aparo, all’epoca 40enne, originaria di Lentini in provincia di Siracusa, che solo tre anni prima era stata arrestata per aver preso a coltellate una ragazza di 23 anni che s’era innamorata del suo Attilio e per questo quasi ci aveva rimesso una mano.
Storie di mala della Brianza, vicende calate in anni nei quali si sparava con facilità e gli omicidi superavano quota cento all’anno. Anche Carmela e Attilio Berlingeri, classe 1960, sarebbero dovuti diventare un nome sopra una lapide. Almeno così la pensavano quei due finti carabinieri che la notte del 21 aprile ‘92 s’erano presentati a casa Aparo fingendo una perquisizione.
La coppia non aveva aperto e i killer avevano sparato di rabbia attraverso la porta: Berlingeri ferito alla spalla sinistra, mentre le pallottole distruggono le ossa del braccio sinistro di Carmela Aparo. Alla fine entrambi furono salvi. Il soprannome «lo Zingaro» deriva dal cognome Berlingeri, noto a Rosarno in provincia di Reggio Calabria come il clan «degli zingari». Una vita passata tra Carate Brianza, Desio e Seregno, sfiorato da molte inchieste e condannato per droga e violenze. Gente di malavita, Attilio e Carmela. Non una coppia alla Bonnie & Clyde, ma una famiglia disastrata rimasta ancorata ad un mondo criminale che oggi non esiste più. Nel 2016 Attilio «lo Zingaro» era soltanto un uomo terrorizzato dall’idea di chiudere quel rapporto burrascoso durato 30 anni. Carmela lo aveva anche denunciato per lesioni. Nessuno sa perché ieri abbia accettato di incontrarlo. Forse era solo l’ennesimo prendersi e lasciarsi. Ma stavolta Attilio l’ha uccisa. E procurarsi una pistola non deve essere stato difficile per un vecchio arnese della mala.

 

Funerale segreto per Carmela Aparo, uccisa dall’ex compagno
Un funerale segreto, un addio lontano dai riflettori.
I familiari hanno salutato Carmela Aparo, uccisa a Seregno dall’ex compagno, in una cerimonia a cui hanno partecipato solo i parenti più stretti. L’aggressore resta in carcere.
Se la sua morte ha scatenato clamore e attirato l’attenzione dei mass media e della popolazione, il suo ultimo viaggio terreno è stato invece all’insegna della massima discrezione. Carmela Aparo, la donna originaria di Lentini, nel siracusano, uccisa a 64 anni in via Gramsci a Seregno da Attilio Berlingeri, 56 anni, nato a Rosarno, nel reggino, con cui aveva convissuto a lungo in città, è stata seppellita infatti in un campo comune all’interno del cimitero maggiore di via Reggio la scorsa settimana, a sette giorni di distanza dal suo assassinio. Le esequie – Per questa circostanza, i familiari, in primis i due figli che Aparo aveva avuto dal matrimonio precedente l’avvio della relazione con Berlingeri, hanno scelto come detto di sfuggire alla luce dei riflettori.
Secondo quel che si è appreso, dopo il nulla osta di Alessandro Pepè, il sostituto procuratore monzese titolare delle indagini, seguito all’autopsia, la salma è arrivata al cimitero direttamente dall’ospedale San Gerardo di Monza, dove la pensionata era stata trasportata in condizioni disperate successivamente all’agguato subito, concretizzatosi in percosse che le avevano spappolato la milza e nei due colpi di arma da fuoco, esplosi con una pistola di marca Smith & Wesson, che l’hanno colpita al torace e di fatto le sono stati fatali.
Al funerale hanno assistito pertanto solo i parenti più stretti. È stata così evitato il clamore per un ultimo saluto che avrebbe finito con l’intercettare la presenza non solo di coloro che hanno conosciuto Aparo ed erano legati a lei da amicizia o affetto, già provati da una perdita avvenuta in modo tragico, che ha scaraventato in piazza fatti ed episodi che prima erano esclusivamente privati, ma anche di chi semplicemente avrebbe voluto esserci per curiosare.
L’aggressore – Intanto, Attilio Berlingeri continua ad essere rinchiuso nella casa circondariale di via Sanquirico a Monza, dopo che il suo arresto è stato convalidato dalla Procura della Repubblica locale. L’uomo, catturato dai Carabinieri a Cinisello Balsamo mentre stava provando una fuga improbabile al volante della sua utilitaria, sulla quale sono stati ritrovati il revolver utilizzato per sparare ed un’accetta, con cui ha affermato che era nelle sue intenzioni staccare la testa alla vittima, già noto alle forze dell’ordine per un lungo elenco di precedenti, riconducibili a rapine ed attività di spaccio di sostanze stupefacenti, non ha nemmeno provato a negare le sue responsabilità.
Ora dovrà rispondere dell’omicidio volontario, con l’aggravante della premeditazione, e del porto abusivo di arma da fuoco, reati che rischiano di costargli una lunga detenzione. A spingerlo ad un’esecuzione così efferata, secondo quel che è ipotizzabile, sarebbero stati i rancori maturati all’indomani della chiusura del rapporto d’amore tra i due. La donna, tra l’altro, aveva già denunciato l’ex compagno per lesioni solo pochi mesi fa.

 


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