Bruna Bovino, 29 anni, estetista, mamma. Uccisa con 20 colpi di forbice, strangolata e data alle fiamme dall’amante
Mola di Bari (Bari), 12 Dicembre 2013
Una giovane mamma, che aveva denunciato un giro di prostituzione. Ma ad ucciderla è stato l’uomo che amava.
Antonio Colamonico, 43 anni, sposato e padre di un bambino. Si dichiara innocente
Titoli & Articoli
Bari Today
Donna trovata morta nel centro estetico a Mola: è giallo, spunta l’ipotesi omicidio
Il corpo semicarbonizzato di Bruna Bovino, 29 anni, di origini brasiliane, è stato trovato ieri pomeriggio all’interno di un centro estetico in via Vitulli. L’incendio potrebbe essere stato un incidente, ma tanti punti restano da chiarire e non è escluso che possa essersi trattato di un omicidio
Continuano le indagini per chiarire le circostanze della morte di Bruna Bovino, 29enne di origini brasiliane, il cui corpo senza vita è stato trovato ieri all’interno del centro estetico Arwen, in cui lavorava, in via Vitulli, a Mola. A dare l’allarme sono stati alcuni residenti della zona, che hanno visto del fumo uscire dal locale e hanno chiamato i vigili del fuoco. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri. All’interno del centro estetico, in una delle stanze, i militari hanno rinvenuto il cadavere della 29enne.
Il corpo semicarbonizzato della donna, era disteso per terra, accanto ad un lettino. La 29enne era vestita, anche se le fiamme hanno in parte distrutto gli abiti. Il cadavere presenterebbe alcune ferite all’altezza della nuca, ma non è ancora chiaro se tali lesioni siano state provocate accidentalmente, magari da una caduta, o se siano il frutto di un’aggressione. Oltre all’ipotesi iniziale, infatti – ovvero quella secondo cui le fiamme sarebbero state provocate accidentalmente da alcune candele trovate all’interno della stanza – gli investigatori non escludono neppure che possa essersi trattato di un omicidio. Bruna Bovino, sposata e separata, madre di una bimba di due anni, potrebbe essere stata aggredita e uccisa da qualcuno, che poi avrebbe appiccato il fuoco per cancellare le tracce. Al momento tuttavia gli investigatori non escludono alcuna ipotesi, perchè la scena del delitto non è chiara e saranno necessarie ulteriori verifiche. A fornire dettagli determinanti per le indagini sarà l’autopsia, prevista per lunedì, che dovrà accertare le cause della morte della 29enne.
Bari Today
Omicidio Bruna Bovino, la Regione chiede di essere parte civile
Omicidio Bruna Bovino, la Regione chiede di essere parte civile
La richiesta presentata in base ad una legge approvata a luglio scorso, che consente all’ente di costituirsi parte civile nei processi per femminicidio. Per l’uccisione dell’estetista 29enne di Mola è imputato il 35enne Antonio Colamonico, ex amante della vittima
La Regione Puglia ha chiesto di costituirsi parte civile nel processo per l’omicidio di Bruna Bovino, l’estetista 29enne di Mola uccisa nel suo centro massaggi a dicembre 2013. Questa mattina si è tenuta prima udienza dinanzi alla Corte di Assise di Bari. Per il delitto è imputato il 35enne Antonio Colamonico, ex amante della vittima. Per la prima volta, la Regione ha potuto avanzare la richiesta – insieme ai familiari della 29enne e a due associazioni antiviolenza – grazie alla legge sulla violenza di genere approvata a luglio scorso che riconosce all’ente la facoltà di costituirsi parte civile nei processi per femminicidio e atti di violenza nei confronti delle donne e dei minori. Alla richiesta si sono opposti i difensori dell’imputato, che hanno chiesto anche l’esclusione dalle parti civili le associazioni Giraffa Onlus e Safiya Onlus. La Corte deciderà nella prossima udienza, fissata per il 13 gennaio.
Fanpage
Bruna Bovino colpita al volto con brutalità, le motivazioni della condanna dell’ex Antonio Colamonico
Le motivazioni della sentenza di condanna per Antonio Colamonico, imputato per l’omicidio della 29enne Bruna Bovino, uccisa a Mola di Bari il 12 dicembre 2013.
Bruna Bovino si è difesa con tutte le sue forze ma è stata atterrata e sovrastata dall’assassino che l’ha immobilizzata prima di colpirla brutalmente al volto, lo spiegano le motivazioni della sentenza di condanna inflitta all’ex fidanzato Antonio Colamonico, imputato per l’omicidio dell’estetista 29enne italo-brasiliana uccisa a Mola di Bari il 12 dicembre 2013. Per i giudici della Corte di Assise di Appello di Bar, Bruna Bovino ha “subito un’aggressione nel corso della quale ha lottato prima di subire quei brutali colpi al volto” e “quando fu atterrata e sovrastata dall’assassino, non poté più muovere le braccia e difendersi dai colpi che le venivano inferti, riusciva però a muovere il capo e le mani, assai verosimilmente in maniera convulsa, nell’istintivo e disperato, ma altresì vano, tentativo di sottrarsi ai colpi che il suo assassino continuava a infliggere”
I capelli rossi trovati tra le dita della vittima, secondo la corte non appartengono ad una terza persona, ad un “aggressore verosimilmente di sesso femminile”, come ha sempre sostenuto l’uomo, ma è molto più probabile che le mani della vittima durante l’aggressione “restarono impigliate nei capelli che si intinsero di sostanza ematica” e quando, “già sanguinante, si ritrovò le mani dell’assassino intorno al collo, verosimilmente tentò di afferrare le mani del suo aggressore nel tentativo di difendersi”.
Per gli stessi giudici baresi, l’imputato mente quando dice di aver tentato un atto lesionista la sera stessa della morte della sua ex fidanzata. Per la corte all’imputato vanno negate le attenuanti generiche perché “non ha mai manifestato segni di resipiscenza e ha reiteratamente fatto dichiarazioni mendaci”. Le lesioni sulle mani di Colamonico, “neppure lontanamente sono compatibili con l’azione di autolesionismo – simulata la sera stessa dell’omicidio” e “invece compatibili con l’aggressione”: le “graffiature e unghiature connesse al tentativo della Bovino di difendersi nel corso dell’aggressione” e le “ustioni durante l’appiccamento del fuoco” per occultare le prove del delitto, sostengono i giudici. Il corpo di Bruna Bovino infatti fu trovato semicarbonizzato sul pavimento del centro estetico dopo essere stata uccisa con 20 colpi di forbici e strangolata. Il 41enne è stato condannato nel processo di appello bis a Ventisei anni e sei mesi di reclusione dopo l’annullamento con rinvio da parte della Cassazione del primo processo di secondo grado in cui era stato assolto.
Le Iene
Omicidio di Bruna Bovino del 2013, sentenza ribaltata: 26 anni per l’ex
Per i giudici è stato Antonio Colamonico a uccidere la fidanzata Bruna Bovino. Il corpo della ragazza di 29 anni, uccisa con venti colpi di forbici e strangolata, venne ritrovato bruciato nel suo centro estetico a Mola di Bari il 12 dicembre 2013. L’uomo era stato assolto nel primo processo di Appello, dopo la condanna in primo grado. La Cassazione ha annullato poi l’assoluzione: ora, dopo 8 anni, arriva la sentenza dell’Appello bis per questo brutale femminicidio che vi abbiamo raccontato con Nina Palmieri
Dopo 8 anni e un’assoluzione, arriva la nuova sentenza. Per i giudici dell’Appello bis, che lo condannano a 26 anni e 6 mesi, è stato Antonio Colamonico a uccidere la fidanzata di 29 anni Bruna Bovino nel suo centro estetico a Mola di Bari il 12 dicembre 2013. Il corpo di Bruna, uccisa con venti colpi di forbici e strangolata, venne ritrovato bruciato. Le fiamme sarebbero state appiccate per cancellare le prove.
Noi de Le Iene vi abbiamo raccontato questo brutale femminicidio con Nina Palmieri nel 2019 quando Colamonico, oggi 41 anni, era stato assolto in Appello con una sentenza che aveva ribaltato quella di primo grado che nel 2015 l’aveva condannato a 25 anni. La Cassazione ha poi annullato a sua volta questa assoluzione. È partito quindi un nuovo processo che ha appena portato alla sentenza della Corte di Assise di Appello di Bari.
“Mia figlia non c’è più, non tornerà più e nessuna sentenza potrà restituirmela, ma oggi dopo 8 anni finalmente è stata fatta giustizia”, dice in lacrime dopo la sentenza la madre Lilian Baldo. “Lui era l’unico, non c’erano altri indiziati, non poteva essere stato un altro e adesso lo hanno confermato i giudici. Mi batterò fino a quando sarò viva perché mia figlia abbia giustizia, per lei e per i suoi figli”.
“Era un giorno freddissimo”, ricorda Lilian nella nostra inchiesta che vedete qui sopra e che ricostruisce l’omicidio. “Ci hanno chiamato dicendo che prendeva fuoco il centro estetico”. Inizia a chiamare Bruna ma il telefono è spento, si precipita sul posto: “Quando siamo arrivati dicevano che c’era un corpo bruciato”.
Poco prima sembra fosse arrivato Colamonico. “Gli raccontano che il corpo che era stato trovato senza vita era quello di Bruna”, ci dice Antonio Procacci, giornalista che si è occupato del caso. “Lui si dispera, inizia a sbattere pugni per terra, contro il muro. In quel momento viene notato dagli inquirenti che lo ascoltano per diverse ore”. “Sono sposato da tre anni”, dice Colamonico agli inquirenti, a cui riferisce anche di avere una relazione extraconiugale con Bruna, italo-brasiliana, donna forte e indipendente che aveva aperto il suo centro estetico a Mola di Bari.
Chi indaga analizza la scena, l’ipotesi che la morte sia stata provocata dall’incendio viene presto superata. Il movente viene inizialmente individuato in un altro centro estetico dove aveva lavorato Bruna. “Era stato chiuso per un sospetto di un giro di prostituzione”, ci spiega Procacci. Insomma, Bruna poteva essere vittima di una ritorsione.
La pista però non porta a nulla e prende piede l’ipotesi di un delitto passionale. Gli esiti dell’autopsia sul corpo di Bruna sembrano andare in questa direzione. “Sotto le unghie della vittima c’era il dna di Colamonico”, prosegue il giornalista. Nella stessa direzione vanno i risultati della perizia sulle mani dell’uomo, che erano piene di graffi: “Nel bagno del centro viene trovata una traccia biologica mista di Colamonico e di Bruna”. Atre impronte vengono trovate sempre sulle mani di Colamonico. “Sono delle bruciature”, sostiene il giornalista Procacci. Secondo gli inquirenti si tratterebbe di un omicidio passionale non premeditato. Tutto sarebbe avvenuto intorno alle ore 17 e secondo le prime ricostruzioni sembra che in quell’orario nel centro ci fosse Colamonico, che invece dichiara di essere uscito alle 16.45.
“Vidi una discussione un po’ animata”, ci racconta un testimone: la discussione animata tra due sagome sarebbe avvenuta proprio attorno alle 16.45. Un vicino racconta inoltre di aver sentito odore di bruciato e di essere andato al centro di Bruna. Così chiama i vigili del fuoco: sono le 18.25. Quando alle 18.46 arrivano i vigili, l’incendio è già alla fase finale. Colamonico viene arrestato e inizia il processo. Resta in carcere per 4 anni fino alla sentenza di primo grado che lo condanna a 25 anni di carcere. La Corte d’Appello ribalta la sentenza e lo assolve per non aver commesso il fatto: Colamonico è di nuovo un uomo libero. Questo capovolgimento sembra basarsi su una testimonianza giudicata inattendibile in primo grado per un errore tecnico. È quella di Luca Caragiulo, un tatuatore che ha lo studio nella strada di fronte a quello di Bruna. “L’ho incontrata ieri sera alle 18.20 e ci siamo salutati”, racconta in un’intervista Caragiulo. Ma se Bruna era viva alle 18.20, è possibile che non si sia accorta che il centro bruciava, cosa di cui i vicini dicono di essersi accorti attorno alle 18?Nina Palmieri ha cercato di parlare proprio con il tatuatore. “La prossima volta: omertà, mi faccio i cazzi miei”, dice. Questa testimonianza ribalta anche altri elementi. Secondo una consulenza di parte presa in considerazione in secondo grado, infatti, le ferite sulle mani di Colamonico vengono considerate banali ulcere e eritemi.
Abbiamo sottoposto le foto delle ferite a ben sette medici legali, che ci hanno risposto all’unanimità che si tratta di ulcere da azione da calore, cioè di ustioni. I segni sull’avambraccio invece in secondo grado vengono valutati come escoriazioni. Le abbiamo fatte vedere sempre a sette medici legali, che le hanno considerate escoriazioni provocate da unghiate. “Io sono innocente, lo sono sempre stato. Di conseguenza non ho paura di nulla”, aveva detto Colamonico a Nina Palmieri dopo l’assoluzione in secondo grado. Dopo l’annullamento di quell’assoluzione da parte della Cassazione, 8 anni dopo l’omicidio, si è arrivati oggi alla sua condanna.