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Beatrice Sulmoni, 36 anni, assistente domiciliare, mamma e incinta. Stordita, soffocata, squarciata e gettata nel lago di Como dal marito

Obino di Castel San Pietro (Ticino), 24 marzo 2010, 24 Marzo 2010


Titoli & Articoli

Uccisa per gelosia la donna del lago arrestato il marito, tradito dagli sms (la Repubblica – 5 aprile 2010)
La vittima voleva andarsene da casa ed è stata riconosciuta dal fratello dai tatuaggi. I suoi vicini non si erano accorti della scomparsa
Stava per perderla per sempre perché lei voleva un´altra vita, lontano da lui e da quella casa. Proprio lì, in quella villetta di Obino, frazione di Castel San Pietro, vicino a Mendrisio e al confine con l´Italia, due settimane fa Marco Siciliano, 32 anni, litiga violentemente con la moglie, Beatrice Sulmoni, di quattro anni più grande di lui. Inizia a spingerla e picchiarla. La colpisce più volte fino a tramortirla con un colpo secco in testa, poi la sgozza e inscena la fuga volontaria di lei.
Ieri sera, dopo una giornata trascorsa tra il carcere “La stampa” di Lugano e gli interrogatori del procuratore svizzero Rosa Item, l´uomo fa le «prime, frammentarie ammissioni», tanto che la polizia cantonale conferma «l´arresto del marito della vittima», con un´accusa pesantissima – omicidio e occultamento di cadavere – che lascia aperta l´ipotesi della premeditazione. Così, dopo quattro giorni dalla scoperta del cadavere a Laglio, nel lago di Como, il giallo della ragazza senza nome viene risolto. Marco Siciliano, italiano da anni residente in Svizzera – a Chiasso ha uno studio di fisioterapista – avrebbe ucciso la moglie nella loro casa, poi ne avrebbe inscenato la scomparsa volontaria.
Quando lo scorso 25 marzo nessuno ha più notizie di Beatrice, è lui, con la madre, a recarsi dalla polizia. Denuncia la scomparsa. Viene sentito come persona informata dei fatti dalla polizia locale, nel frattempo invia ai parenti gli sms dal cellulare della moglie con cui vuole avvalorare la tesi dell´allontanamento volontario. “Non cercatemi più, non chiamate la polizia. Lasciatemi tranquilla”, scrive da quel cellulare che i poliziotti troveranno ancora nella villetta di Obino, inchiodando l´uomo all´omicidio. La messinscena dura pochi giorni.
Quando il maggiore Massimiliano Rocco, comandante del reparto investigativo dei carabinieri di Como, decide di diffondere le immagini del cadavere della donna, dei suoi due tatuaggi e del braccialetto, sarà il fratello di Beatrice a rivolgersi alla polizia elvetica e a riconoscere il corpo davanti ai carabinieri. In poche ore i tasselli di un enigma che sembrava irrisolvibile – con scenari che spaziavano dalla mafia albanese che aveva giustiziato una prostituta, fino a un magnate russo che si libera del corpo di una escort dopo una festa sul lago di Como – è rientrato nell´ennesimo delitto tra le mura domestiche. Un uomo accecato dalla gelosia che per non perdere la propria donna le toglie tutto, anche la vita.
Il fratello della vittima riconosce il corpo. La polizia torna nella casa della coppia. Trova il cellulare da cui sono partiti i messaggi quando la donna era già in fondo al lago. Nell´auto di Siciliano ci sono macchie di sangue, che potrebbero essere quelle della moglie. I tecnici della scientifica restano per ore nella villetta alla ricerca di tracce del delitto – almeno due le armi utilizzate, un oggetto pesante che le ha provocato una frattura cranica e una lama per sgozzarla – poi l´uomo fa le prime ammissioni.
Dal primo momento, alla polizia e ai parenti sembrava strano che Beatrice Sulmoni si fosse allontanata da casa senza un motivo. Casalinga, con un´occupazione saltuaria in un bar, assistente sociale impegnata nel volontariato, era descritta da tutti in paese come una donna solare e gentile. Una vita senza segreti. «Quando è scomparsa – dicono i vicini – non se n´è accorto nessuno qui in paese. Lei era sempre in casa con il bambino, giocavano ogni tanto sul prato del giardino». Beatrice aveva cinque fratelli, ed era cognata del sindaco di Castel San Pietro. «Non avrebbe mai lasciato suo figlio, era contenta del lavoro al bar trovato poche settimane fa» raccontava un parente, prima che tutta la famiglia, con un comunicato stampa, richiedesse «rispetto per il lutto. Siamo scossi e addolorati. Ora è ancora prematuro esprimere il nostro dolore».
Dopo l´arresto del marito, restano ancora da chiarire altri punti oscuri della vicenda. Si fa sempre più concreta nella ricostruzione degli investigatori, l´ipotesi che l´assassino abbia superato il confine con il corpo nella propria auto. Si tende a escludere che lo abbia gettato nel fiume Breggia, vicino a Obino, e che poi siano state le correnti a trascinare il cadavere fino a Laglio. Domani l´autopsia sul corpo, chiarirà cosa ha ucciso Beatrice, e il momento esatto della morte.


Delitto di Como, la “ragazza del lago” era incinta (SkyTg24 – 10 aprile 2010)
Beatrice Sulmoni, la donna di 36 anni ritrovata cadavere la settimana scorsa nel lago di Como a Laglio, era al quarto mese di gravidanza. Oggi i funerali nella parrocchia di Obino di Castel San Pietro, suo paese natale
Emerge una novità dall’autopsia sul corpo di Beatrice Sulmoni, la donna di 36 anni ritrovata cadavere la settimana scorsa nel lago di Como a Laglio e per il cui omicidio si trova in carcere a Lugano il marito, Marco Siciliano, fisioterapista di 32 anni. Secondo fonti giornalistiche ticinesi, la donna aspettava un bimbo e la gravidanza era giunta al quarto mese. Oggi pomeriggio sono in programma i funerali della donna nella parrocchia di Obino di Castel San Pietro, suo paese natale.


Addio in lacrime a Bea e al suo bimbo (il Giorno – 11 aprile 2010)
La donna di Castel San Pietro uccisa dal marito era in gravidanza di 4 mesi
È STATO un funerale per due vittime quello celebrato ieri pomeriggio nella parrocchiale di Castel San Pietro, nel Mendrisiotto, dal parroco don Ambrogio Bosisio e da una nutrita schiera di sacerdoti ticinesi. Una cerimonia toccante, seguita da centinaia di persone che hanno affollato la piccola chiesa del paese e il suo sagrato per dare l’estremo saluto a Beatrice Sulmoni, 36 anni, la donna rinvenuta il 2 aprile nel lago di Como nelle acque di Laglio, e della cui morte è accusato il marito Marco Siciliano, 32 anni, che ha già fatto diverse ammissioni. Una tragedia familiare consumata probabilmente nell’abitazione della coppia a Obino, frazione di Castel San Pietro, a due passi da Mendrisio a una manciata di chilometri dal confine italiano, a cui ieri si è aggiunto un nuovo triste dettaglio.
BEA, come tutti la chiamavano nel paese dove era nata e dove il cognato è sindaco, sarebbe stata incinta, stando ai risultati dell’autopsia eseguita nei giorni scorsi, la gravidanza sarebbe stata al quarto mese. Un particolare rimasto inedito sino all’ultimo e che ha toccato anche il vescovo di Lugano, Pier Giacomo Grampa, che ha inviato un messaggio in occasione delle esequie per dire che «al sacrificio di Gesù nella Settimana Santa si è aggiunto quella di Beatrice e del bimbo che portava in grembo», ha scritto il prelato ticinese nel breve testo letto durante il funerale da uno dei sacerdoti concelebranti. Un messaggio in cui il religioso, oltre a esprimere solidarietà alla famiglia della vittima, ha chiesto alla comunità attenzione per il bimbo di sette anni della coppia rimasto orfano della madre e con il padre in prigione, ma anche «pietà amorevole per Bea» e «commiserazione per l’autore di tanta inconsulta crudeltà».
ANCHE il parroco ha voluto sottolineare durante l’omelia che «celebriamo la Pasqua di Bea». A trasportare il feretro della giovane madre, coperto da rose bianche, i familiari. Beatrice Sulmoni è stata poi sepolta nel piccolo cimitero di Castel San Pietro. A darle l’estremo saluto non solo la famiglia, ma tutto il paese sconvolto da una tragedia che ha lasciato attonita la comunità ticinese e anche quella lariana. Il movente del delitto, su cui indaga la procura di Lugano, sembra essere riconducibile a questioni di gelosia tra Siciliano e la moglie. Entrambi sembra avessero deciso, di comune accordo, di mettere fine al loro matrimonio e l’ultima lite, la più feroce, si sarebbe conclusa nella maniera più tragica seguita poi da un tentativo maldestro di occultare il cadavere gettandolo nelle acque del lago di Como dove è stato ripescato dai vigili del fuoco del comando provinciale.


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