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Barbara Cicioni, 33 anni, mamma di due bambini e incinta di 8 mesi. Ammazzata di botte dal marito

Marsciano (Perugia), 24 Maggio 2007


Titoli & Articoli

Rapina in casa, uccisa donna incinta (Corriere della Sera – 25 maggio 2007)
Il cadavere trovato dal marito. Il pm procede per omicidio.
La vittima, 33 anni, forse soffocata. Era madre di altri due bimbi. Chi è penetrato in casa ha aperto una cassaforte con la chiave
Una donna di 33 anni con in grembo una bimba che sarebbe nata tra un mese, Barbara Cicioni, morta, sul pavimento della sua stanza da letto, nella villetta di Marsciano dove viveva con i due figli ed il marito. Una porta finestra forzata, la cassaforte aperta (con la chiave).
È un giallo quanto accaduto la scorsa notte in provincia di Perugia. Medico legale, carabinieri e magistrato ipotizzano l’omicidio nel corso di una rapina, ma non escludono nemmeno che la donna possa essere caduta battendo violentemente la testa nel corso di una colluttazione. Piccole tracce di sangue sono state trovate anche sul letto, accanto al quale era la vittima, a terra a faccia in giù.
ECCHIMOSI – Secondo quanto si è appreso finora, infatti la donna avrebbe ecchimosi sul volto ed una ferita alla testa, compatibili anche con l’ipotesi di una caduta accidentale. A scoprire l’accaduto è stato il marito, attorno alla mezzanotte scorsa, tornando a casa dal lavoro: i due gestivano una lavanderia ecologia a pochi chilometri dalla loro casa. I due bambini della coppia, di quattro e otto anni, dormivano tranquilli nella loro stanza. Ma la casa era a soqquadro, la cassaforte aperta e svuotata dai 1500euro che conteneva. Un furto c’era già stato due mesi fa. Ed i ladri erano pentrati dalla stessa portafinestra trovata forzata questa volta
CASA A SOQQUADRO -  La villetta è stata messa completamente sottosopra. «Sono andati dappertutto» ha detto Stefano Spaccino, il cognato della donna. «C’erano segni di colluttazione» ha affermato ancora visibilmente scosso. È stato lui il primo a entrare in casa dopo che il fratello Roberto gli aveva chiesto aiuto. «Ho provato a sentire il battito di mia cognata – ha detto – ma non c’era. Ho subito avvertito il 118. Ho quindi portato via da casa i figli della coppia, di quattro ed otto anni, che dormivano in un’altra stanza. Per fortuna non si sono accorti di niente». Parlando con i giornalisti ha spiegato di avere visto una ferita sulla testa della donna e tracce di sangue sul letto. «È stata Barbara – ha raccontato l’uomo – a chiedere a mio fratello di andare in lavanderia per avviare le macchine. Quando Roberto è tornato ha visto la portafinestra aperta e a capito che era successo come due mesi fa (quando nella villetta vennero rubati sette-ottomila euro, ndr). Questa volta non hanno trovato i soldi e sono andati dappertutto, anche in camera».
Stefano Spaccino che abita accanto al fratello ha detto di non avere notato niente di strano la notte scorsa. «Anche perchè se li avessi visti girare sarebbero rimasti qui… ne stia certo…» ha affermato con rabbia. «Ci hanno detto che dobbiamo mettere le inferriate – ha aggiunto – ma se mi devo mettere io dietro alle sbarre allora è la fine. Questo è oggi il mondo». Al furto di due mesi fa ha fatto riferimento anche Gerardo, l’anziano padre dei due fratelli. «Quella volta il nostro cane che sta sempre sciolto abbaiò – ha detto – stanotte nemmeno quello. Siamo proprio nei guai…». L’uomo non si è accorto assolutamente di niente. «Improvvisamente – ha raccontato ancora – ho sentito mio figlio che urlava e allora ho capito». Secondo quanto accertato finora dai carabinieri, la chiave della cassaforte era conservata dalla donna tra la biancheria di alcuni cassetti. Da qui è stata prelevata.
IPOTESI DI REATO – È omicidio nei confronti di ignoti l’ipotesi di reato per la quale la procura di Perugia procede per la morte della donna. In base agli elementi raccolti finora, gli inquirenti ipotizzano infatti che Barbara Cicioni sia stata uccisa. Sarà comunque l’autopsia in programma sabato a chiarire le cause della morte della donna. L’indagine è in corso nel massimo riserbo e gli inquirenti non hanno fornito finora indicazioni su come la trentatreenne sia stata uccisa. L’indagine viene coordinata dal sostituto procuratore della repubblica di Perugia Antonella Duchini. Secondo il procuratore del capoluogo umbro, Nicola Miriano, «il fatto s’inscrive in una brutalità e bestialità che da qualche tempo accompagna diversi fatti criminosi». «Di casi gravi ne ho seguiti molti – ha aggiunto il magistrato – ma questo non è secondo a nessuno da un punto di vista umano. Da un punto di vista giuridico – ha concluso Miriano – è invece ‘solo’ un omicidio».

Sgomento e rimorso tra i familiari di Barbara (Gazzetta del Mezzogiorno – 30 maggio 2007)
«Non c’è rabbia nella famiglia della povera Barbara, ma solo grande sgomento ed anche un senso di rimorso»: parla così, il giorno dopo i funerali della donna incinta uccisa nei pressi di Marsciano, il marito della zia paterna, Massimo Buconi.
«Per Barbara – spiega Buconi – mia moglie Elisa affettivamente è stata una ‘quasi mammà, dopo che i genitori si erano separati. Quando parlo di rimorso, mi riferisco al fatto che probabilmente, Barbara possa avere vissuto una condizione di solitudine».
Ora padre, madre e tutti i parenti della donna uccisa «chiedono solo che la giustizia faccia il suo corso – continua Buconi – perchè non ci sarà perdono finchè non ci sarà giustizia». Buconi tiene a sottolineare anche «l’ enormità della tragedia che stanno vivendo i due figli di Barbara, Nicolò , di 8 anni, e Filippo di 4». Dei due bambini, dalla notte di giovedì scorso si stanno occupando i nonni materni e la zia Elisa. Il legale dei genitori di Barbara Cicioni, l’avvocato Valeriano Tascini, ha spiegato che questi «non intendono fare commenti» su quanto successo.
Con i genitori della donna si trovano ora i figli della coppia, di quattro e otto anni che la notte del delitto dormivano in una stanza accanto a quella della madre, ma non si sarebbero accorti di nulla. Nei giorni scorsi i nonni, che sono separati, hanno rivelato loro della morte della madre e della sorellina che aveva in grembo, parlando di una malattia. Ora dovranno affrontare con i bambini l’arresto del padre. Sembra che la madre di Barbara Cicioni sia stata totalmente sorpresa dell’arresto di Spaccino. Non avrebbe infatti mai avuto sospetti sul comportamento dell’uomo. Più cauto anche con gli investigatori il marito, che dopo il ritrovamento della figlia morta avrebbe manifestato qualche perplessità sulla vicenda.


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In memoria di

Barbara Cicioni, incinta di otto mesi, assassinata per gelosia (GQ Italia – 28 maggio 2015)
Il caso di Barbara Cicioni sconvolse l’Italia. Ad ucciderla, per i giudici, il marito Roberto Spaccino, condannato all’ergastolo
La trovano morta sul pavimento della camera da letto nella sua villetta di Compignano, frazione di Marsciano, Perugia. Si chiamava Barbara Cicioni, aveva 33 anni ed era incinta di otto mesi. Qualcuno l’ha uccisa. La notizia, agghiacciante, fa subito il giro dei telegiornali.
Il delitto è avvenuto la sera del 24 maggio 2007. Pare che sia stata forzata una porta finestra e che sia stata aperta la cassaforte, svuotata di 1500 euro e aperta con la chiave. Ma le notizie corrono confuse. L’ipotesi più accreditata delle prime ore è che si tratti di una rapina finita male. La vittima presenta ecchimosi sul volto e una ferita alla testa: che sia caduta durante la colluttazione coi malviventi?L’unico che può aiutare gli inquirenti e fornire qualche elemento è chi ha ritrovato il corpo e cioè il marito, Roberto Spaccino, 37 anni. Dice di essere tornato a casa dal lavoro – una delle lavanderie che gestisce in cui si era diretto per avviare alcune macchine- , verso l’una. I loro due figli, di 4 e 8 anni, dormivano nella cameretta. Ma la casa era a soqquadro. Racconta che già due mesi prima avevano subito un furto e che i ladri erano entrati dalla stessa portafinestra rinvenuta forzata. Una volta trovata la moglie, ha avvertito il fratello, che ha chiamato il 118. Che la donna sia stata colta di sorpresa dai ladri, li abbia riconosciuti e lì ci sia stata la reazione letale? Forse. Rispetto al furto precedente, però, qualcosa non torna. Il cane non avrebbe abbaiato e la casa è stata messa sottosopra senza che nemmeno i figli si siano svegliati. In casa sono rimasti alcuni oggetti di valore. Chissà, forse i ladri, visto l’accaduto, sono scappati senza badarci. Forse. L’arcivescovo parla di “orrore e sconcerto”. Il paese va nel panico. I Ris analizzano la scena del crimine. Ci si attende una risposta dall’autopsia. Passano pochi giorni ed ecco la svolta.
Ma è una svolta del tutto imprevista: viene arrestato il marito. L’assassino sarebbe lui, che avrebbe poi simulato la rapina. Movente? Gelosia. E forse il timore che il bimbo in arrivo, anzi una bimba, non fosse sua. Dalla cella Spaccino nega di aver mai avuto una paura del genere e si difende: «Non sono stato io. Cosa sia successo in casa mia quella notte non lo so». La Procura fa emergere una realtà di maltrattamenti tra le mura domestiche. E lui, risponde, che si trattava di «liti come quelle che accadono spesso nelle famiglie. Qualche volta siamo arrivati “a darcele” ma nulla di più». Dice che c’è stato «qualche schiaffo reciproco» con Barbara anche la sera del delitto «ma non sono stato certo io a ridurla nello stato in cui è stata trovata». Il criminologo Francesco Bruno, interpellato dalla difesa di Spaccino, risponde che, per spiegare il delitto, esistono «decine di ipotesi alternative» ad un omicidio volontario del marito. E sostiene come Spaccino sia «un uomo sofferente e mite, dimagrito di dieci chili, lontano un miglio da come è stato descritto finora. Non dà certo l’impressione di un terribile assassino che possa uccidere la moglie e la figlia che ha in grembo. Una persona perfettamente capace di intendere e che non ha mai avuto problemi psicologici in passato». Si va comunque a processo. E qui, un anno più tardi, il quadro accusatorio si corrobora di ulteriori elementi. A dire in aula che Barbara fosse maltrattata è il padre di lei, Paolo Cicioni: «Barbara aveva un’idea fiabesca di come avrebbe voluto il suo matrimonio. Io e sua madre ci siamo lasciati quando lei era ancora piccola e per mia figlia portare avanti il suo matrimonio era come una scommessa con se stessa. Per questo non voleva lasciare suo marito e non voleva far subire ai figli questo trauma…».
Però, le aveva confidato la figlia: «Bastava un granello di polvere in casa per far scoppiare una discussione. Le minacce, il ricorso alle mani, gli insulti erano una pratica che si ripeteva spesso in quella casa da parte di Spaccino». A gennaio 2009, finalmente, è il suo turno di parlare in tribunale. Ricorda che, quella dannata sera, rifilò a Barbara «due schiaffetti, talmente leggeri che però non potevano averle fatto male» anzi, uscì che lei «dormiva e la sentii russare». Perché si arrabbiò e la colpì? Perché era lei – giura – ad avergli fatto una scenata di gelosia, non volendo che quella sera uscisse nel timore che andasse da qualche amante. Però, ecco, del delitto, dice di non saperne nulla. Il 16 maggio 2009 Spaccino viene condannato all’ergastolo. La sentenza sarà confermata in appello e in Cassazione. Il caso è ricordato come uno dei più tremendi episodi di femminicidio. Spaccino si è sempre protestato innocente. (di Edoardo Montolli)