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Ashley Olsen, 35 anni. Violentata e strangolata nel suo appartamento

Firenze, 9 Gennaio 2016

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Titoli & Articoli

Omicidio Ashley: ferita e lasciata sola. L’agonia della ragazza (La Nazione – 16 gennaio 2016)
Chi ha premuto due volte il tasto 1 sul display dell’iPhone di Ashley Olsen, intorno alle 9.20 del mattino di venerdì 8 gennaio? Cheik Diaw, il senegalese di 27 anni che era già uscito dall’appartamento e voleva provare a sbloccare lo smartphone, oppure è stata Ashley, nel tentativo disperato di chiedere aiuto perché gravemente ferita? Gli inquirenti della sezione omicidi della squadra mobile non escludono questa seconda ipotesi. Ma sarebbe la più terribile. Ashley, infatti, sarebbe stata abbandonata nel letto ancora in vita. La fuga del senegalese (con il telefono, per di più) le avrebbe tolto ogni speranza di salvarsi. A conforto di questa ipotesi, una testimonianza di una vicina di casa, altrettanto agghiacciante. Tre le 9 e le 11 di quel mattino, avrebbe udito delle «urla soffocate»: Ashley che lotta prima di arrendersi, oppure rantola, da sola, prima di spirare. Forse questi dubbi potranno essere dissipati dalla relazione completa dell’autopsia. Finora, infatti, la procura ha ricevuto soltanto qualche anticipazione degli accertamenti compiuti sul cadavere della ragazza
Ci sono due fratture alla teca cranica giudicate sufficienti a cagionarne la morte. I due traumi, secondo indiscrezioni, sarebbero riferibili ad altrettanti colpi, sul pavimento o sferrati con un oggetto dalla superficie piatta. Ma Cheik dice soltanto di averla «spinta e colpita con un pugno alla nuca lato sinistro. Lei è caduta a terra e quindi si è rialzata ed ha ricominciato a spintonarmi; io ho reagito di nuovo, le ho dato una spinta, lei è caduta all’indietro sbattendo la testa sul pavimento».
C’è poi lo strangolamento. Nell’imputazione a carico del senegalese, egli avrebbe usato un cavetto o una catenina, ovvero oggetti trovati nell’appartamento. Secondo indiscrezioni, la stretta intorno al collo sarebbe stata tale da causare anch’essa, da sola, il decesso della ragazza. Non ne è per nulla convinto l’avvocato Antonio Voce, difensore di Diaw, che punta, senza nasconderlo, a riqualificare l’accusa a carico del suo assistito in omicidio preterintenzionale. «Non l’ha strangolata, la ragazza ha un segno sottile sul collo». Lo avrebbe provocato Cheik quando, per rialzarla, l’avrebbe presa proprio per il collo: così ha riferito nel lungo interrogatorio dopo il fermo. Tutta questa situazione va letta tenendo conto che sia lui che lei erano in condizioni precarie, dopo una notte di eccessi, con alcol e cocaina consumata – secondo il racconto del senegalese – fino a mattina inoltrata. «Non ho ricordi molto precisi», ha detto il giovane nel primo interrogatorio ai magistrati. Questa mattina, sarà davanti al giudice per la convalida del provvedimento. Probabile che ribadisca dell’improvviso litigio in cui è precipitato quell’incontro in cui avevano anche fatto sesso assieme. «Non pensavo che Ashley morisse, non volevo ucciderla».

 

 

Firenze, il fidanzato di Ashley: “Una mostruosità irreparabile” (La Repubblica – 18 gennaio 2016)
Federico Fiorentini scrive per ricordare la giovane donna uccisa in Oltrarno
“Una mostruosità irreparabile”. Federico Fiorentini definisce così quanto è capitato ad Ashley Olsen, uccisa venerdì 9 gennaio nella sua casa di via Santa Monaca in Oltrarno da Cheick Diaw. Erano fidanzati, è stato lui tra l’altro a scoprire il cadavere sabato 10 dopo essersi fatto aprire il monolocale dove viveva la giovane donna americana. In una lettera di poche righe Federico parla per la prima volta dell’omicidio e ringrazia chi ha investigato, alcuni amici di Ashley e chi gli è stato vicino in questi giorni durissimi.
“Voglio ringraziare la squadra omicidi e tutti coloro che si sono adoperati a risolvere questa mostruosità irreparabile. Ringrazio i veri amici di Ashley: Pernille, Hildur, Marielle e Marvin; questi sono i primi che mi vengono in mente. Ringrazio, anche, i rari giornalisti che hanno dimostrato rispetto per il dolore e serietà professionale. Ashley con la sua grazia e la sua gentilezza rimarrà nei pensieri e nei cuori di chi la ama. Il mio abbraccio va alla famiglia di Ashley e agli amici che mi sono stati vicini”.Resta in carcere invece Cheik Diaw, il senegalese di 27 anni accusato dell’omicidio. L’uomo ieri è comparso  davanti al gip Matteo Zanobini che ha convalidato l’arresto.

Nella casa di Ashley, l’americana strangolata a Firenze: le foto del monolocale della morte (Libero Quotidiano – 30 gennaio 2016)
Come in una tragica sequenza ecco le foto del “nido” di Ashley Olsen, l’americana strangolata la mattina di un venerdì di gennaio a Firenze. Le indagini che vanno avanti serrate, includono in questo macabro quadro un possibile strangolatore, Cheik Diaw, il senegalese di 27 anni accusato di omicidio, che dal carcere però ripete: “Ero lì, ma non l’ho uccisa. Cercate il vero assassino”. E poi, il monolocale di Ashley, in cui traspare confusione, e soprattutto morte. Le foto, rese disponibili da un quotidiano nazionale, raccontano l’orrore di quel venerdì, in cui Ashley ha cessato di vivere. Poi le due immagini: la prima è quella impressa negli occhi di chi per primo è entrato nella casa. Il fidanzato di Ashley, la proprietaria di casa e il suo compagno, che trovano il corpo senza vita della ragazza, sopra il soppalco, in mezzo a vestiti imbrattati di tracce organiche. La seconda immagine è quella agli atti che pone la donna sul divano, adagiata dal ragazzo nel tentativo disperato di rianimarla. Ma la verità di Ashley è ancora sconosciuta; nuove analisi possono arrivare dalle analisi dei capelli trovati in una mano di Ashley: il Dna è di un uomo o di una donna?

 

Ashley, lo sfogo della famiglia «Quante falsità su di lei» (Corriere della Sera – 9 febbraio 2016)
«È inaccettabile, offensivo e profondamente ingiusto pensare, come è stato insinuato, che se la sia quasi cercata, per il semplice fatto di essersi fatta avvicinare da uno sconosciuto, in quel locale». Anche perché lei era «monogama e fedele». Fino a ieri i genitori di Ashley Olsen, la trentacinquenne americana uccisa nel suo monolocale di via Santa Monaca dal senegalese Cheik Diaw, ora in carcere, avevano scelto il silenzio per rispettare il lavoro della polizia e dei magistrati. Ma ieri quel silenzio è stato rotto da una lunga lettera che porta la firma di Walter, Paula e Gabrielle, il babbo, la mamma e la sorella di quella «bionda col cagnolino» che molti in Oltrarno avevano imparato a conoscere.
Uno sfogo consegnato al loro legale, l’avvocato Michele Capecchi, per prendere le distanze dalle tante inesattezze pubblicate da «parte della stampa» nelle ultime settimane. La famiglia di Ashley ha sentito il bisogno di parlare per raccontare la propria verità e «perché le affermazioni messe in circolazione dall’indagato e da una parte della stampa avevano iniziato a dipingere un quadro di nostra figlia-sorella molto lontano dalla verità e a non rendere giustizia ai suoi valori e a ciò in cui lei ha sempre creduto».
La ragazza viene ricordata come «una donna piena di vita», che «riusciva a creare un clima di festa e di gioia» e che in questa città «aveva realizzato il suo sogno di vivere la vita alla fiorentina dedicandosi alla sua passione per l’arte e la moda». Ma «purtroppo Ashley — continua la lettera — non c’è più per raccontarci gli eventi di quella serata. Solo chi era con lei sa la verità… Sappiamo che nei giorni prima della sua morte, stava facendo una cura medica per una infezione del tratto urinario che le avrebbe impedito di avere rapporti sessuali consenzienti. In aggiunta, se è vero (come dicono le Autorità) che Ashley aveva bevuto e assunto altre “sostanze” che la avevano resa non pienamente capace di intendere e di volere, allora deve dirsi chiaramente che qualsiasi tipo di rapporto avuto quella notte, non sia stato consensuale. Quindi non è vero che ci fu sesso “consenziente”. Il fatto, poi, di aver trascorso le sue ultime ore in un locale pubblico piuttosto che un altro, non le può essere imputato come una colpa o una macchia sulla sua personalità». Walter, Paula e Gabrielle dicono di avere fiducia nelle forze dell’ordine e che «giustizia sarà fatta», ma sottolineano che «entrambi i cellulari e vari altri beni di nostra figlia non si trovano più. Di questi fatti sono stati informati anche gli inquirenti… Sebbene non possiamo far tornare in vita Ashley possiamo mantenere in vita la sua eredità come persona gentile e dal cuore puro».
Spunta un nuovo video. Ci sono altre immagini a disposizione degli investigatori che indagano sull’omicidio di Ashley. Nel video si vede Cheik Diaw in piazza Santo Spirito, dopo essere uscito dalla casa di Ashley. Diaw, senegalese, 25 anni, è in carcere con l’accusa di omicidio. L’orario dei video sarebbe compatibile con la ricostruzione dell’accusa: altre immagini, da tempo agli atti dell’inchiesta, riprendono Cheik e Ashley mentre entrano nella casa della donna, poco dopo le 7 dell’8 gennaio. Finora, però, non erano stati trovati dei video che avessero immortalato Diaw all’uscita, un paio di ore dopo. Secondo la ricostruzione del giovane, lui l’avrebbe spinta dopo una lite, facendole sbattere la testa ma, quando è uscito di casa, lei sarebbe stata ancora viva, seppur dolorante. Intanto sarebbero stati trovati anche alcuni anelli che, in un primo momento, si pensava fossero scomparsi dalla casa di Ashley.

 

“Ashley era fedele e monogama, quante falsità su di lei” (Today – 10 febbraio 2016)
“È inaccettabile, offensivo e profondamente ingiusto pensare, come è stato insinuato, che se la sia quasi cercata, per il semplice fatto di essersi fatta avvicinare da uno sconosciuto, in quel locale”. Ad un mese dal delitto la famiglia di Ashley Olsen rompe il silenzio. Con un lunga lettera pubblicata dal Corriere della Sera, Walter Paula e Gabrielle, il papà la madre e la sorella della 35enne, prendono le distanze dalle inesattezze “messe in circolazione dall’indagato e da parte della stampa”. Affermazioni che hanno dipinto un quadro di Ashley “molto lontano dalla verità” e non rendono “giustizia ai suoi valori ed a ciò in cui lei ha sempre creduto”.
Di quella sera, scrivono i familiari, conosciamo solo “le poche informazioni divulgate finora dalla Polizia”. Troppo poco per dare giudizi sulla vita di Ashley che invece “era conosciuta come una persona fedele e monogama“. Non solo. I familiari rivelano anche un dettaglio che potrebbe rivelarsi importante ai fini delle indagini:  Sappiamo che nei giorni prima della sua morte, stava facendo una cura medica per una infezione del tratto urinario che le avrebbe impedito di avere rapporti sessuali consenzienti. In aggiunta, se è vero (come dicono le Autorità) che Ashley aveva bevuto e assunto altre “sostanze” che la avevano resa non pienamente capace di intendere e di volere, allora deve dirsi chiaramente che qualsiasi tipo di rapporto avuto quella notte, non sia stato consensuale. Quindi non è vero che ci fu sesso “consenziente”, quella notte. “Sebbene non possiamo far tornare in vita Ashley, possiamo mantenere in vita la sua eredità come persona gentile e dal cuore puro”.

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