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Antonella Russo, 48 anni, infermiera, mamma. Dopo decine di denunce, uccisa dal marito con un colpo di fucile davanti al figlio di 4 anni

Avola (Siracusa), 13 Agosto 2013

antonella russoAveva fatto decine di denunce.


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Uccide la moglie , poi si toglie la vita. È il figlio di 4 anni a dare l’allarme
Uccide la moglie, poi si toglie la vita. E’ il figlio di 4 anni a dare l’allarme. La donna l’aveva denunciato di stalking pochi giorni fa.
È stato il figlio di 4 anni a dare l’allarme. Un altro femminicidio pre-annunciato. Un uomo di 58 anni Antonio Mensa ieri ad Avola in provincia di Siracusa ha ucciso con un colpo di fucile la moglie Antonella Russo di 48 per poi togliersi la vita sparandosi alla gola. La coppia sembra si stesse separando. La tragedia di Avola si è consumata proprio davanti agli occhi del bimbo che era in attesa di uscire con i genitori. Non appena la donna ha visto il marito imbracciare l’arma ha allontanato il piccolo che si è andato a nascondere tra alcuni cespugli, per poi dare l’allarme dopo che si era consumata la tragedia avvertendo con le sue urla la sorella della mamma. La zia del bambino dopo essere accorsa sembra abbia sfidato l’uomo armato a spararle, a quel punto Antonio Mensa ha rivolto l’arma contro di sè per uccidersi. La coppia ha altri due figli di 18 e 22 anni, ma Mensa sarebbe dovuto uscire con il bambino più piccolo.La settimana scorsa sembra che Antonella avesse denunciato il marito per stalking. La polizia sta ora indagando per scoprire le dinamiche del folle gesto.
GIÀ ARRESTATO NEL 2004 Mensa era stato arrestato nel 2004 e sottoposto agli arresti domiciliari per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. I carabinieri erano intervenuti per sedare una lite scaturita da contrasti personali tra Mensa, la moglie e il figlio – ora sui 30 anni – che quest’ultima aveva avuto da una precedente relazione. Durante alcune perquisizioni in casa di Antonio Mensa, l’uomo che ha ucciso la moglie e poi si è suicidato, la polizia ha trovato tre biglietti dove erano stati annotati alcuni numeri di targa di autoveicoli, che ad un controllo sono risultati appartenenti a familiari della moglie e che sono stati sequestrati. L’ipotesi degli investigatori è che l’uomo abbia posto in essere atti persecutori, come inseguimenti d’auto, nei confronti della moglie.
IL DOLORE DEL SACERDOTE – «Addolorano queste tristi e tragici eventi di morte, possa la misericordia di Dio e la pietà umana consolare i figli, aiutare a superare il lutto, a interrogarci per superare i conflitti con i dialogo costruttivo. La vita deve essere vissuta e non annientata. Nessun evento, anche se negativo deve generare tale violenza disumana. Con questi gesti ci perdiamo tutti». Don Fortunato Di Noto, parroco della Madonna del Carmine di Avola (Sr) e fondatore di Meter commenta così l’omicidio-suicidio. «È il segnale di una società profondamente crisi – continua don Di Noto – dove la conflittualità non si sa gestire. Una vicenda che ci interroga, queste nuove emergenze nelle relazioni affettive in crisi, che hanno anche incidenze nei rapporti patrimoniali, impone un impegno per potenziare i luoghi di mediazione e di protezione. Un pensiero va ora ai figli: possano trovare pace e una società disposta a mettersi in gioco con aiuti concreti».
LO SGOMENTO DELLA COMUNITÀ – «In paese c’è dispiacere e sconforto per quello che è accaduto. In questo caso dobbiamo esser tutti solidali nei confronti delle famiglie coinvolte ma quello che è successo deve essere uno stimolo a ripensare i valori della famiglia nella società attuale. È un momento in cui si ricercano più il bene personale l’individualismo che lo stare insieme». È il commento del sindaco di Avola, Luca Cannata. Il sindaco non pensa a proclamare il lutto cittadino ma ad «organizzare una fiaccolata». Non è stata ancora decisa la data dei funerali delle vittime. Il primo cittadino non è andato a trovare i familiari di Antonella Russo e Antonio Mensa. «In questi casi – ha detto – credo che le famiglie coinvolte siamo abbastanza scosse dall’accaduto. È opportuno anche tutelare la privacy anche nell’ottica di quei valori dei quali parlavo».


I figli accusano: forze dell’ordine inerti dopo la denuncia

Se fossero intervenute le istituzioni questa tragedia poteva essere evitata. La colpa è delle forze dell’ordine che non sono intervenute”. L’accusa è di Marco Ben, 28 anni, uno dei figli di Antonella Russo, la donna di 48 anni uccisa dal marito, Antonio Mensa, ad Avola (Siracusa), davanti a un altro figlio, di 4 anni. Durante i funerali stamattina nella Chiesa Evangelica Cristiana, i familiari hanno manifestato la loro rabbia perché la denuncia per stalking presentata una settimana fa da Antonella Russo contro il marito è rimasta senza conseguenze.
L’uxoricida, un gommista di 58 anni, dopo aver colpito la moglie con una fucilata alla gola aveva rivolto l’arma contro di sè e si era ucciso. Una delle figlie della coppia, Desiree, 18 anni, è disperata: “Se avessero ascoltato mia madre -dice la giovane- non saremmo qui a piangere. Mi chiedo a che serve parlare di femminicidio e fare leggi se poi le istituzioni abbandonano la gente. Adesso sono preoccupata per il mio fratellino che non vuole parlare ed è ancora sotto choc”.
Desiree ha anche rivelato l’intenzione di “entrare in polizia per difendere tutte le donne che non sono state credute”. E di tragedia annunciata parla anche sua sorella Nancy, 22 anni: “Papà -afferma- pensava da tempo ad uccidere la mamma”. Antonio Mensa avrebbe minacciato la moglie di spararle davanti ai figli, come poi ha fatto.
L’omicidio-suicidio si è consumato in via Vivaldi, nella casa della madre di Antonella Russo, che si era trasferita lì da alcune settimane mentre valutava la possibilità di seprararsi legalmente dal marito col quale aveva frequenti litigi, a causa, sembra, della gelosia di Mensa.
Secondo quanto ricostruito dalla polizia, il gommista aveva telefonato alla moglie e aveva detto di voler passare a prendere il bambino per portarlo a fare un giro. E’ arrivato sul posto con la sua Ford Focus, e ne è sceso imbracciando un fucile a canne mozze che deteneva illegalmente. La moglie era sull’uscio e le ha sparato subito, sotto gli occhi anche di una sorella di Antonella Russo, che ha cercato di disarmarlo. Ma Mensa si è puntato il fucile in faccia e si è ucciso. Il bambino, sconvolto, è fuggito su un terrazzo, dove si è rannicchiato ed è stato poi trovato dai familiari. Sembra che il gommista fosse divorato dalla gelosia e non avesse accettato la decisione della moglie di separarsi e andare a vivere per conto proprio. Tante le liti della coppia, sempre più frequenti negli ultimi mesi. E una settimana fa, Antonella Russo aveva fatto denuncia per stalking.

La tragedia di Avola, la figlia: “Se la mamma fosse stata ascoltata…”
”Mamma voleva che facessi Scienze infermieristiche, ma adesso ho deciso di diventare poliziotta per difendere tutte quelle donne che non sono credute come lo e’ stata lei. Non saremmo qui a piangere se la mamma fosse stata ascoltata. A che serve una legge nuova sui femminicidi se poi si viene abbandonate?”. E’ lo sfogo di Desirèe, 18 anni, la ragazza alla quale lunedi’ scorso ad Avola, il padre, Antonio Mensa, un gommista di 58 anni, ha ucciso la madre, Antonella Russo, di 48, davanti al fratellino di 4 anni. La ragazza e’ stata intervistata da alcuni quotidiani locali insieme alla sorella, Nancy, di 22, e al figlio che la vittima aveva avuto da una precedente relazione, Marco Ben, di 28 anni. ‘‘Mamma – racconta Desirèe – aveva ripianato piu’ volte le scoperture in banca di papà. Lei si era fidata di lui per una vita ma adesso era stanca. E nonostante tutto lui credeva che avesse qualcun altro, ma non era cosi’: mamma da questa casa usciva solo con me”. Accanto a lei la sorella Nancy. ”Papa’ – dice – pensava da tempo ad uccidere la mamma; venerdì mi ha anche convinta che non era poi un padre cosi’ duro”.
Desirèe ha un pensiero anche per il fratellino di 4 anni. ”Stiamo cercando di aiutarlo – dice – ma lui continua a ripeterci ‘Non chiedetemi nulla, non voglio parlare”. “La colpa di questa tragedia – afferma Marco Ben, il primogenito di Antonella Russo – è delle forze dell’ordine che dopo tante denunce presentata da mia madre non sono intervenute. Ha fatto decine di denunce ma tutto è rimasto fermo. L’ultima risale ai primi di questo mese. E questa tragedia si poteva evitare se fossero intervenute le istituzioni”.

Nancy Mensa/ La figlia di Antonella Russo che fu uccisa nel 2013 dal padre (Domenica In)
Nancy Mensa, la figlia di Antonella Russo che fu uccisa nel 2013 dal padre
La tragedia vissuta da Nancy Mensa, che nel 2013 ha vissuto l’omicidio della madre Antonella Russo per mano del padre, le ha permesso di lottare negli anni al fianco delle vittime di femminicidio. Soprattutto per quanto riguarda gli orfani, a favore dei quali ha chiesto alle istituzioni di poter istituire un fondo di solidarietà. Una lotta che impegna la giovane 24enne originaria della provincia di Siracusa da diversi anni, come racconterà nella puntata di Domenica In di oggi, 8 aprile 2018. Il programma di Rai 1 dedicherà infatti al femminicidio ed alle vittime della violenza sulle donne la rubrica d’apertura, in cui Nancy racconterà quanto avvenuto quel giorno di cinque anni fa. Per la ragazza inoltre è chiaro che la madre Antonella Russo sia stata uccisa due volte: prima dal padre, in seguito morto suicida, ed infine dallo Stato. Dal suo punto di vista, ha sottolineato in un’intervista a Vanity Fair, le istituzioni non hanno fatto abbastanza per impedire la tragedia. La madre infatti aveva sporto denuncia più volte contro il marito, sempre più violento in seguito alla richiesta di separazione depositasta dalla donna. Un crescendo di tensioni e conflitti che sono culminati quel pomeriggio di agosto, a pochi mesi di distanza dalla prima udienza con cui i giudici avrebbero deciso a chi affidare i tre figli della coppia e la casa di famiglia.

La figlia di un’infermiera uccisa dal marito: “Faccio causa allo Stato che ci ha abbandonati”
Per Nancy Mensa, come per la maggior parte dei coetanei ventenni, «sono i sogni a dare forma al mondo». Solo che i suoi fanno a pugni con l’incubo di essere due volte orfana. Sua madre, Antonella Russo, infermiera, venne uccisa a 48 anni, il 12 agosto 2013, mentre aveva in braccio il figlio più piccolo di appena 4 anni. A sparare, nell’afa opprimente di quella sera ad Avola in provincia di Siracusa, fu il padre di Nancy, Antonio Mensa, 55 anni, gommista che subito dopo si tolse la vita con la stessa arma.
Trenta mesi dopo Nancy, brillante studentessa di giurisprudenza a Ferrara, con battagliera determinazione (grazie anche all’assistenza dell’avvocato Emanuele Tringali), cerca di dare un senso alla propria vita e a quella di chi, come lei, si ritrova senza famiglia.
«Ma sia chiaro una volta per tutte: io non mi sento una vittima del femminicidio. Io mi sento e sono una vittima dello Stato. E non solo perché mia madre aveva denunciato mio padre per stalking ma non era stata ascoltata».
E allora perché? «Il delitto che si è consumato a casa mia, e di cui non voglio ricordare i dettagli perché ancora troppo acuta è la sofferenza che ha sconvolto me, mia sorella Desirée che oggi ha 24 anni e il mio fratellino, non può essere circoscritto a un privato caso di femminicidio. Sullo sfondo della morte di mia madre c’è una situazione socio-culturale complessa di cui lo Stato non può non farsi carico. E invece contro gli orfani come me esiste una specie di pregiudizio che non tutela i nostri diritti».
Quali diritti crede non le vengano riconosciuti? «Non mi vengono garantite pari opportunità rispetto agli altri ragazzi vittime di attentati terroristici, mafiosi o anche di attentati contro l’ambiente come l’inquinamento d’amianto. Io sinceramente non mi spiego perché chi ha perso i genitori in una faida mafiosa o in una fabbrica divorata dall’amianto possa essere aiutato economicamente dal nostro Paese e io no».
Che cosa si aspetta dalle istituzioni? «Un sostegno concreto. Come per esempio sovvenzioni economiche per proseguire gli studi. Perché io, in fondo, sono fortunata: grazie a una borsa di studio posso studiare a Ferrara, dove abito con altre studentesse, e coronare il mio sogno di laurearmi in legge. Ma non le nascondo che ogni volta che do un esame sono terrorizzata dal prendere un voto non altezza delle aspettative per mantenere la borsa di studio. Alle spalle ho anche la famiglia del mio fidanzato, che mi vuole bene e mi appoggia. Ma chi non ha nessuno come fa?».
Insieme al suo avvocato Tringali ha presentato la richiesta un disegno di legge, sia in Parlamento, sia al governatore della Sicilia Crocetta, per l’istituzione di un fondo per le vittime di femminicidio: come vi hanno risposto? «Che era un bel progetto, ma non ci sono i soldi. Eppure per le vittime dell’amianto, la recente legge di stabilità ha previsto un fondo di 30 milioni di euro. Perché noi dobbiamo continuare ad essere abbandonati? Nessuno può immaginare il travaglio interiore di sapere tua madre uccisa per mano di tuo padre: occorrono anche costose psicoterapie. Perché lo Stato non ci aiuta? Faccio una fatica enorme a cercare di condurre un’esistenza comune a quella di tante mie compagne d’università. Cerco di condurre una vita normale: raggiungere quando posso il mio fidanzato a Milano, studio per poter diventare magistrato e contribuire a evitare che tragedie come quella di mia madre non si verifichino più. Ma non basta».
Dunque non si arrende? «No, anzi con l’avvocato faremo causa allo Stato per ottenere un risarcimento».


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