Anna Scala, uccisa dall’ex: a fine luglio le aveva rotto i denti. Le minacce al telefono: «Quando torno ti uccido» (Corriere del Mezzogiorno – 19 agosto 2023)
Il femminicidio di Piano di Sorrento: le denunce della donna dopo le aggressioni e le minacce del killer. Lui ha atteso che la donna scendesse dalla casa di un cliente, poi l’ha accoltellata alle spalle
Violenze, minacce e aggressioni. C’è tutto questo nel recente passato di coppia di Salvatore Ferraiuolo e Anna Scala, la donna uccisa a coltellate e abbandonata nel bagagliaio della sua Citroen C3 a Piano di Sorrento, in provincia di Napoli, nella tarda mattinata di giovedì, proprio dall’ex compagno che è stato trasferito in carcere con l’accusa di omicidio. Le cose non andavano più tra di loro e dopo una storia durata circa quindici anni la donna aveva deciso di troncare il rapporto.
Il 24 luglio l’aggressione e le gomme tagliate. L’uomo non ha mai accettato la decisione ed ha iniziato a perseguitare la donna, fino a un’escalation di violenza. Era il 24 luglio, Ferraiuolo aveva raggiunto la 56enne che si trovava sulla spiaggia di San Montano diMassa Lubrensee lì l’ha colpita al volto con un pugno, provocandole ferite al naso, al labbro superiore e al cuoio capelluto. Nello stesso giorno l’uomo ha anche tagliato le gomme dell’auto della ex compagna.
La fuga a casa di un’amica: ma l’aveva raggiunta anche lì. Quel trauma aveva spinto Anna il giorno dopo a cercare rifugio a casa di un’amica a Sorrento, ma Salvatore l’ha raggiunta anche lì. Voleva chiarire, ma alla fine c’è stata un’aggressione ancora più violenta. Nel decreto di fermo si legge di un’aggressione «a schiaffi e pugni», uno dei quali ha causato alla donna la rottura dei denti dell’arcata superiore. L’uomo sapeva che il giorno prima la 56enne si era recata dai carabinieri per segnalare la prima aggressione e il danneggiamento dell’auto e voleva che ritirasse la denuncia.
Le minacce di morte di Ferraiuolo. A quel pestaggio sono seguite minacce di morte al telefono: «Quando torno ti uccido proprio». Non sono state solo parole. Ferraiuolo, armato di coltello, ha seguito la donna a Piano di Sorrento ed ha atteso per un’ora che scendesse dall’abitazione di una sua cliente, poi l’ha assalita alle spalle infierendo con la lama.
Il lutto cittadino a Vico Equense. Nella giornata di ieri, dopo l’autopsia, la salma è stata liberata e riconsegnata alla famiglia per i funerali che si terranno oggi alle 16. Il sindaco di Vico Equense ha proclamato un giorno di lutto cittadino. Il primo cittadino Giuseppe Aiello è in contatto con i familiari di Anna Scala che hanno chiesto «silenzio e rispetto» per il proprio dolore. Solo la figlia, Maria Svato, in un post Facebook sotto a un link che parlava dell’omicidio della madre, si è limitata a un «R.I.P.». Riposa in pace.
L’inferno di Anna Scala, uccisa dall’ex: denti rotti e botte. “Ritira la denuncia o ti ammazzo” (FanPage – 19 agosto 2023)
Salvatore Ferraiuolo ha atteso oltre un’ora che Anna Scala arrivasse al garage per ucciderla. A luglio, dopo la denuncia per aggressione, l’aveva minacciata.
Un anno fa, convinto che Anna Scala lo tradisse, Salvatore Ferraiuolo l’aveva presa a pugni e le aveva spaccato i denti in casa di un’amica. L’aveva picchiata di nuovo a luglio, sulla spiaggia, e le aveva anche squarciato le ruote dell’auto. Il giorno dopo, venuto a conoscenza di essere stato denunciato, le aveva telefonato: «Quando torno, ti uccido proprio». E così ha fatto il 17 agosto, dopo averla aspettata per oltre un’ora, appostato col coltello tra le mani nei pressi del garage di via San Massimo. Retroscena che emergono dal provvedimento di fermo spiccato nei confronti del pescivendolo 54enne, reo confesso dell’omicidio della 56enne con cui aveva avuto una relazione durata oltre dieci anni e che negli ultimi tempi era precipitata.
Anna Scala picchiata, poi la minaccia: “Quando torno ti uccido”
Nel decreto di fermo per il femminicidio (firmato dal pm Federico Nesso della Procura di Torre Annunziata, retta da Nunzio Fragliasso) vengono indicate le precedenti aggressioni subite da Anna Scala. La prima, che non fu denunciata, risale al 25 luglio 2022: Ferraiuolo raggiunse la donna in casa di un’amica di lei a Sorrento e la prese a pugni e a schiaffi, procurandole “ecchimosi, ferite lacero-contuse e rottura dei denti dell ’arcata superiore”.
Un anno dopo, il 24 luglio 2023, la seconda aggressione: la 56enne era stata picchiata sulla spiaggia San Montano, a Massa Lubrense. Ancora un pugno in faccia e l’aveva insultata: “Zoccola, puttana”. E, subito dopo, le aveva tagliato le gomme dell’auto con un coltello. Anna Scala questa volta aveva sporto denuncia ai carabinieri di Massa Lubrense. E il giorno successivo, il 25 luglio, era tornata dai militari, quelli di Sorrento, per una integrazione. Aveva raccontato che Ferraiuolo l’aveva minacciata al telefono: “Vai a togliere la denuncia… quando torno ti uccido proprio… ti vado a denunciare… sei una puttana, una zoccola, ti mantieni un vecchio”.
Il corpo di Anna Scala era stato rinvenuto giovedì mattina, 17 luglio, nel cofano della sua automobile, in un garage condominiale di Piano di Sorrento. I residenti della zona avevano sentito le grida, una donna ha riferito ai carabinieri di avere visto un uomo che si allontanava su uno scooter. La targa, registrata dalle telecamere, è risultata essere quella del mezzo utilizzato da Ferraiuolo. I militari si erano quindi messi sulle tracce del compagno, dalle indagini è poi emerso che nei suoi confronti erano state presentate due denunce, e anche di recente. Di Ferraiuolo, però, non c’era traccia. È stato scovato nel pomeriggio ai Colli di Fontanelle, frazione di Sant’Agnello. E lui, durante l’interrogatorio, ha confessato. L’uomo è stato condotto nel carcere di Poggioreale. È ritenuto responsabile di omicidio, con le aggravanti della premeditazione, del rapporto di convivenza e dei precedenti maltrattamenti. Per l’emissione della misura cautelare il pm ha considerato anche la sproporzione tra i motivi riferiti (quindi la gelosia e l’ipotetico tradimento) e l’omicidio, ritenendo “con un alto grado di probabilità che il predetto possa commettere altri reati contro la persona”.
Anna Scala uccisa dall’ex e abbandonata nel bagagliaio. Il magistrato: inaudita ferocia. La famiglia: «Aveva denunciato e non è stato fatto nulla» (Corriere della Sera – 19 agosto 2023)
Le motivazioni contenute nel provvedimento di fermo, contestata anche la premeditazione. Atto compiuto «in spregio del rapporto sentimentale che legava la vittima all’indagato». Oggi i funerali della donna
«Inaudita ferocia». E, ancora, atto «in spregio del rapporto sentimentale che legava la vittima e l’indagato». È così che la Procura della Repubblica di Torre Annunziata definisce l’omicidio di Anna Scala, la donna di 56 anni di Vico Equense accoltellata a morte dall’ex compagno Salvatore Ferraiuolo, coetaneo della vittima, e trovata senza vita nel bagagliaio di un’auto a Piano di Sorrento giovedì scorso 17 agosto. Anche sulla scorta delle dichiarazioni rese nell’interrogatorio di stamani in carcere all’uomo viene contestata anche l’aggravante della premeditazione.
I giudizi sono contenuti nel provvedimento di fermo convalidato dal gip che ha disposto la custodia cautelare dell’omicida reo confesso, rintracciato e catturato poche ore dopo il delitto mentre tentava di nascondersi in una campagna del posto, in cui si evidenzia che l’indagato è anche in grado di compiere altri reati contro la persona. In una parola: resta un «soggetto pericoloso». Al di là di quanto pure raccontavano i social della coppia ormai disciolta.
E così, giovedì mattina, armato di coltello, Ferraiuolo ha atteso per oltre un’ora la ex per ucciderla. E proprio su questo poggia l’aggravante della premeditazione contestata dagli inquirenti all’uomo, nato a Piano di Sorrento ma residente a Sant’Agnello. Il sostituto procuratore di Torre Annunziata Federico Nesso e il procuratore Nunzio Fragliasso gli contestano l‘omicidio aggravato dalla premeditazione, lesioni e porto d’arma da taglio e occultamento di cadavere. Poi ci sono i maltrattamenti.
Le aggressioni subite e le denunce ai carabinieri- Il fatto di sangue ha avuto chiari segnali precursori e questo viene sottolineato anche nel provvedimento di fermo dell’uomo. La vittima aveva subìto due distinte aggressioni nel breve volgere di due giorni, tra il 24 e il 25 luglio scorsi, con pugni e schiaffi. Gli episodi di violenza ai suoi danni si erano verificati a casa di un’amica e in spiaggia. In un caso aveva riportato anche la rottura dei denti. Anna Scala si era quindi convinta a denunciare l’aggressione. Sempre per mano dell’ex, con il quale aveva avuto una relazione seguita alla separazione dal marito, la sua Citroen C3 (nel cui bagagliaio è stata poi ritrovata senza vita) era stata fatto oggetto di danneggiamenti (come gli pneumatici squarciati). Episodio cui erano seguite le minacce di morte – «vai a togliere la denuncia… quanto torno t’acciro (ti uccido) proprio…» – per costringerla a ritirare l’esposto nei suoi confronti. Ferraiuolo, infine, accusava la donna anche di tradimento.
Al pm : «Ero fuori di me». Nel decreto i pm sottolineano la sussistenza del pericolo di fuga e anche importanti testimonianze: quelle rese dall’amica a casa della quale la vittima si trovata il 24 luglio quando Ferraiuolo l’ha picchiata e le dichiarazioni dei carabinieri di Massa Lubrense e di un sottotenente della polizia locale. Poi ci sono anche le testimonianze di chi ha visto l’assassino – vestito di nero e con un coltello in mano – fuggire a piedi dal garage dove c’era la macchina della vittima con il suo corpo nel bagagliaio. E anche le immagini del sistema di videosorveglianza comunale che ha ripreso Ferraiuolo mentre scappava in sella a uno scooter. Al pm che l’ha interrogato dopo la cattura, Ferraiuolo ha confessato di essersi procurato il coltello e di avere atteso Anna Scala per oltre un’ora prima di ucciderla. Ha detto al gip che non era in sé.
I funerali della donna si tengono nel pomeriggio a Vico Equense, sua città d’origine, dove è stato proclamato il lutto cittadino.
Il legale: «Sarebbe bastato un braccialetto elettronico» «I segnali precursori c’erano tutti, che fosse in pericolo era ormai chiaro e nonostante ciò nulla è stato fatto per impedire a quell’uomo che la uccidesse»: è il commento di Giovanni De Gennaro, legale della famiglia di Anna. «Una misura cautelare, anche solo un braccialetto, avrebbe evitato questa tragedia». L’avvocato De Gennaro è anche legato da vincoli di parentela con la famiglia della donna e il suo sfogo è ancora più sentito.«Le minacce – dice il legale mentre si sta recando ai funerali – l’hanno spinta a ritirare le denunce, ma quando questo avviene l’attenzione degli inquirenti si deve acuire, è proprio quello il momento che deve spingere chi indaga ad interrogarsi sulle reali ragioni di quella scelta. Anna – continua De Gennaro – negli ultimi tempi aveva deciso di vivere la sua vita normalmente, nonostante i consigli dei fratelli, che le chiedevano maggiori cautele. Ovviamente evitava i luoghi isolati ma non è bastato».
Secondo il legale «c’è qualcosa da fare, da rettificare nella gestione del cosiddetto “codice rosso”: vanno potenziate le sezioni delle Procure che si occupano di questa vera e propria emergenza nazionale e, soprattutto, deve essere data maggiore discrezionalità a chi indaga, a chi è sul territorio, a chi conosce le persone coinvolte: una misura cautelare, anche solo un braccialetto – ripete – avrebbe evitato questa tragedia».
L’ultimo saluto a Vico Equense
La chiesa di San Renato Vescovo a Moiano di Vico Equense è gremita da centinaia di persone che hanno voluto dare l’addio ad Anna Scala. In tanti sono arrivati anche dai Comuni vicini per dare sostegno ai familiari della donna, distrutti dal dolore.
Anna, che faceva la parrucchiera, era molto conosciuta. Viene descritta come una donna mite, «che ha creduto nell’amore, sempre con un sorriso rassicurante e di certo – hanno detto alcune conoscenti – non meritava di finire così». Il feretro è giunto in chiesa poco dopo le 15, sotto un sole cocente.
In chiesa con i familiari di Anna anche il sindaco di Vico Equense, Peppe Aiello. Ma c’erano anche altri sindaci dei Comuni della penisola sorrentina. Per Moiano, frazione di Vico Equense dove la famiglia di Anna, è molto conosciuta, è stato «il giorno del dolore»: «Ora ci sentiamo tutti vittime e feriti – ha detto il parroco, don Maurizio Esposito nella sua omelia – ma facciamo fatica a capire il terrore e la paura che ha vissuto Anna. Non abbiamo saputo o potuto difendere. Ecco perché siamo tutti chiamati a sentirci più responsabili e a fare qualcosa. Perchè nessuna violenza o litigio è un fatto privato. Alle autorità chiediamo che non accada più».
Il vescovo: scelte coraggiose contro i femminicidi
«Sono vicino con la mia preghiera ai familiari» e alla «comunità in questo momento di grande sofferenza. Chiedo al Signore che scuota le nostre coscienze e ci guidi a fare delle scelte coraggiose e condivise perché cessino queste violenze così brutali e inaccettabili». È quanto si legge in un messaggio che l’arcivescovo di Castellammare di Stabia-Sorrento, Franco Alfano, ha indirizzo ai familiari di Anna Scala. Il messaggio, riportato sulla pagine Fb della diocesi, è stato letto nel corso dei funerali. «Il rispetto di ogni donna – prosegue il presule – sia al centro dei cammini educativi delle nostre comunità. La collaborazione con tutte le agenzie educative ci renda vigilanti, in modo esplicito e costante. Uniamoci nel dolore, senza perdere la speranza e schierandoci sempre dalla parte di chi chiede aiuto».
La rabbia dell’avvocato-parente di Anna Scala: “Grazie a un semplice braccialetto si sarebbe salvata”
Giovanni De Gennaro non si dà pace per la terribile morte della donna uccisa da un pescivendolo che più volte l’aveva aggredita (Tiscali News – 20 agosto 2023)
“I segnali precursori c’erano tutti. Che fosse in pericolo era ormai chiaro e, nonostante ciò, nulla è stato fatto per impedire a quell’uomo che la uccidesse”. Giovanni De Gennaro non è solo il legale della famiglia di Anna Scala, la 56enne uccisa a coltellate dall’ex compagno a Piano di Sorrento. E’ anche un parente e la sua rabbia, che sfoga mentre va ai funerali, porta a conclusioni nette e chiare: “Una misura cautelare, anche solo un braccialetto, avrebbe evitato questa tragedia”, dice.
A sostegno delle sue parole, quello che hanno messo nero su bianco, nel provvedimento di fermo di Salvatore Ferraiuolo, 54 anni, il pescivendolo che ha confessato di averla uccisa, i pubblici ministeri di Torre Annunziata Federico Nesso e Nunzio Fragliasso. Ferraiuolo, che non si rassegnava alla fine di una relazione malata, costellata dalla violenza, l’ha aggredita più volte.
In particolare, il 25 luglio dell’anno scorso, a casa di un’amica (che ha confermato tutto) dove l’ha presa a pugni e schiaffi spaccandole i denti; poi il 24 luglio di quest’anno, quando l’uomo l’ha raggiunta in spiaggia e le ha sferrato un pugno, insultandola. Quello stesso giorno Anna ha denunciato le violenze, cosa che ha imbestialito Ferraiuolo: “vai a togliere la denuncia… quanto torno t’acciro (ti uccido) proprio…”, le ha detto al telefono. Ma Anna è tornata dai carabinieri, per segnalare anche le minacce appena ricevute.
Deve essere in questi giorni che l’uomo ha pianificato il delitto, come sostiene la procura, che gli contesta la premeditazione: armato di coltello, Ferraiuolo ha atteso per oltre un’ora la ex per ucciderla. Un delitto, si legge nel decreto di fermo, compiuto con “inaudita ferocia” e “in spregio del rapporto sentimentale che legava la vittima e l’indagato”. L’uomo, che è fuggito in sella a uno scooter dopo il delitto, è stato rintracciato e fermato dai carabinieri. Ai pm ha confessato tutto, dicendo di essersi procurato il coltello e di aver aspettato a lungo la sua ex proprio per ammazzarla. Una versione ripetuta oggi davanti al gip. “Non ero in me“, ha detto al giudice. L’avvocato Gabriele Cimmino, che con il collega Roberto Civita lo difende, spiega che Ferraiuolo è “profondamente dispiaciuto” ed anche “molto confuso e colpito”. Il movente, aggiunge il legale, sarebbe “di natura passionale”.
Ma l’interrogativo che è rimbombato anche nelle navate della chiesa di San Renato Vescovo, a Moiano di Vico Equense, dove in tanti si sono ritrovati per i funerali di Anna, è solo uno: questa morte si poteva evitare? La risposta è un coro di sì.
“Non abbiamo saputo o potuto difendere. Ecco perché siamo tutti chiamati a sentirci più responsabili e a fare qualcosa. Perché nessuna violenza o litigio è un fatto privato. Alle autorità chiediamo che non accada più”, ha detto nell’omelia, don Maurizio Esposito. Un appello al quale si aggiunge quello dell’arcivescovo di Sorrento, Franco Alfano, che ha scritto alla famiglia, pensando ad Anna ma anche alle tante, troppe, vittime di femminicidio in Italia: “Chiedo al Signore che scuota le nostre coscienze e ci guidi a fare delle scelte coraggiose e condivise perché cessino queste violenze così brutali e inaccettabili“.
Di sicuro c’è da fare di più. “C’è qualcosa da fare, da rettificare – dice l’avvocato della famiglia – nella gestione del cosiddetto ‘codice rosso’: vanno potenziate le sezioni delle Procure che si occupano di questa vera e propria emergenza nazionale e, soprattutto, deve essere data maggiore discrezionalità a chi indaga, a chi è sul territorio, a chi conosce le persone coinvolte: una misura cautelare, anche solo un braccialetto – ripete – avrebbe evitato questa tragedia”.
Tre denunce in 25 giorni: il grido d’aiuto di Anna Scala che lo Stato ha ignorato (la Repubblica – 20 agosto 2023)
L’avvocato e parente della vittima Giovanni De Gennaro: “I segnali c’erano tutti, un braccialetto avrebbe evitato questa tragedia”
Venticinque giorni. È il tempo passato dal 24 luglio, quando Anna Scala ha denunciato ai carabinieri le violenze dell’ex compagno Salvatore Ferraiuolo, e il 17 agosto, quando l’uomo l’ha accoltellata a morte. In quei 25 giorni, accusa ora la famiglia, «nulla è stato fatto» per salvarla da quello che il decreto di fermo del pm definisce «un delitto di inaudita ferocia». Su questi lunghi giorni trascorsi senza alcun intervento dello Stato è ora puntata l’attenzione del ministero della Giustizia, che valuta la possibilità di un’azione disciplinare.
Perché «i segnali precursori c’erano tutti, che Anna fosse in pericolo era chiaro e nonostante ciò, nulla è stato fatto per impedire che quell’uomo la uccidesse», dice, in prima fila al funerale, l’avvocato e parente di Anna Scala, Giovanni De Gennaro, che annuncia la costituzione di parte civile.
In realtà, come Repubblica ha potuto verificare, i segnali d’allarme erano iniziati almeno un anno prima. È luglio 2022 quando Scala denuncia la prima volta Ferraiuolo per maltrattamenti. «Una denuncia generica e non preoccupante», filtra ora dalla procura. Anche perché pochi giorni dopo Anna rimette la querela, come tante donne maltrattate. «Le minacce l’hanno spinta a ritirarla — attacca l’avvocato — quando ciò avviene l’attenzione degli inquirenti si deve acuire e deve spingere chi indaga a interrogarsi sulle reali ragioni di quella scelta».
Nulla, invece, si muove. Tra alti e bassi, accuse e ritrattazioni, il ménage tra Anna e il suo assassino va avanti per un altro anno. Il 24 luglio scorso, un lunedì, la donna va al mare a San Montano di Massa Lubrense. Ferraiuolo la raggiunge e l’aggredisce colpendola «al volto con un pugno — si legge nel decreto di fermo per omicidio — provocandole una contusione della faccia, del cuoio capelluto e del collo». Il referto del pronto soccorso (5 giorni di prognosi) parla di colpi violenti al naso e al labbro. L’uomo le manda anche in frantumi il telefonino. Due turisti stranieri intervengono per bloccarlo. Lei va dai carabinieri di Massa a sporgere denuncia e si rifugia dai genitori. Richiama i carabinieri perché l’ex compagno le ha tagliato anche le gomme dell’auto con un coltello poi sequestrato dai militari. I carabinieri spediscono le carte in Procura a Torre Annunziata. È qui che dovrebbero scattare le tutele del Codice rosso, dove si prevede che la donna vittima di violenza venga sentita entro tre giorni dal pm. Ai familiari di Anna non risulta sia accaduto.
Nelle prime ore dopo l’omicidio dalla procura di Torre Annunziat era stato fatto filtrare che non vi sarebbe stato il tempo per intervenire. Ma in realtà tra la denuncia e il delitto sono passati 25 lunghi giorni. Durante i quali altri due campanelli di allarme sono scattati. Non sono trascorse neanche 24 ore quando, martedì 25 luglio. Anna Scala torna in caserma. Ferraiuolo l’ha inseguita a casa di un’amica, Enza D’Esposito: sotto gli occhi della donna, a pugni e schiaffi le ha procurato «ecchimosi, ferite lacero-contuse e rottura dei denti», come attesta la nuova denuncia di Anna, stavolta presentata ai carabinieri del suo paese, Vico Equense. C’è anche un nuovo referto di pronto soccorso. Passano poche ore, e la donna richiama per integrare il verbale con le minacce fattele al telefono da Ferraiuolo: «Vai a togliere la denuncia sennò ti acciro», le ha gridato. Anche questo materiale arriva sul tavolo dei pm. Anche stavolta, non vi è notizia di una convocazione in procura.
Ed è emerso ieri che, nei giorni precedenti al delitto, contro l’uomo è partita una terza segnalazione per stalking. Stavolta da Maria, la figlia della donna: dopo che l’ex compagna aveva bloccato il suo numero, Ferraiuolo aveva iniziato a tormentare al telefono lei e i nipotini. Anche Maria va dai carabinieri, a Gragnano. «Le dissero solo: “Per qualsiasi cosa, ci chiami”», racconta De Gennaro. Per il legale è evidente che qualcosa non va: «Va data più discrezionalità a chi indaga sul territorio, a chi conosce le persone: una misura cautelare, anche solo un braccialetto avrebbe evitato questa tragedia».
(di Stella Cervasio)