Uccisa con 40 coltellate il giorno del divorzio, Ada Rotini attirata in una trappola dal marito (FanPage – 11 settembre 2021)
L’ha uccisa con 40 coltellate davanti agli occhi della sorella e dell’anziano datore di lavoro presso il quale Ada Rotino aveva iniziato a lavorare solo una settimana prima. Filippo Asero ha attirato la moglie in una trappola dicendole che quel giorno avrebbe potuto riprendere le cose lasciate nella casa di Bronte dove avevano vissuto insieme i pochi mesi di matrimonio. Ma l’ha attesa con un coltello in tasca.
Il giorno della sua morte Ada Rotini ha deciso di incontrare il marito per un’ultima volta, lo ha fatto nella casa che hanno condiviso nei pochi mesi di matrimonio che li ha visti uniti. Quel giorno infatti, Filippo Asero, le ha finalmente concesso di poter tornare nell’appartamento di Bronte a Catania per prendere le sue ultime cose, prima di recarsi presso il municipio della città dove di lì a poco si sarebbe tenuta l’udienza di separazione tra i due che ormai dallo scorso giugno non vivevano più insieme. I continui soprusi, i maltrattamenti e la gelosia di Filippo avevano distrutto quell’unione dopo poche settimane di matrimonio. Quel giorno era prevista l’udienza per la separazione. Ada l’8 settembre ha preso l’auto e, accompagnata dall’anziano presso il quale solo una settimana prima aveva iniziato a lavorare come badante e dalla sorella, ha raggiunto la casa di via Boscia.
Ad attenderla c’era il marito che si è mostrato piuttosto pacato, calmo, raccontano i due sopravvissuti all’aggressione: la quiete prima della tempesta. Alla notizia del trasferimento della moglie a Maletto dove risiede l’anziano titolare di Ada, ma anche l’ex compagno della donna, Filippo Asero si è trasformato in una furia accusando la donna di aver riallacciato il rapporto con l’uomo. A quel punto ha chiesto alla moglie di entrare in casa per prendere le sue cose ma la sua ira ha spaventato Ada che, memore delle botte ricevute in passato, ha rifiutato. E così l’uomo ha estratto un coltello che aveva in tasca e ha colpito la moglie dall’esterno dell’auto, poi ha aperto lo sportello e l’ha trascinata in strada continuando a colpirla, decine di volte, sulla gambe, al collo, alle braccia, al viso. Quaranta coltellate, sferrate con violenza inaudita dinanzi agli occhi della sorella e dell’anziano che nonostante i suoi 90 anni ha provato a difendere la donna rimanendo a sua volta ferito quando il killer lo ha colpito a un braccio.
L’intervento del carabiniere fuori servizio. Una mattanza interrotta dall’arrivo di un carabiniere fuori servizio che si trovava a passare di lì in quel momento e ha udito le urla strazianti della sorella di Ada e ha visto l’anziano scappare col braccio insanguinato, pochi metri più in là, nascosto dietro un’auto, il corpo ormai privo di vita di una donna in una pozza di sangue. Alla vista dell’uomo, l’assassino, ancora col coltello insanguinato tra le mani si inferto due ferite all’addome e ancora un’altra al ventre, prima di collassare sull’asfalto dove è stato braccato dal carabiniere. Poi l’intervento dei carabinieri e del 118 che nulla hanno potuto per salvare Ada e che invece hanno soccorso il marito trasportato nel vicino ospedale dove si trova tutt’ora ricoverato, piantonato 24 ore su 24 dalle forze dell’ordine. Una volta dimesso verrà portato in carcere in attesa del processo.
NOTO: OGGI I FUNERALI DI ADA ROTINI IL CORDOGLIO DELL’AMMINISTRAZIONE DI BRONTE (Bronte 118 – 18 settembre 2021)
Il vice sindaco, Antonio Leanza, in rappresentanza del Comune di Bronte, oggi in lutto cittadino, ha partecipato ai funerali di Ada Rotini, la donna uccisa a Bronte l’8 settembre scorso dal marito Filippo Asero. Nella cattedrale di San Nicolò a Noto, il dott. Leanza alla fine della messa celebrata da don Eugenio Boscarino, ha voluto esprimere i sentimenti di cordoglio di tutta la Città di Bronte affermando. “Non è facile per me oggi – ha affermato – portare il saluto della comunità brontese, del sindaco di Bronte, sen. Pino Firrarello, della Giunta municipale e del Consiglio comunale, in occasione dell’ultimo saluto che possiamo rivolgere ad Ada.
Non è facile perché tutta Bronte è rimasta sconvolta ed addolorata per quanto accaduto. Dolore e commozione hanno pervaso tutti. Ada doveva ancora vivere. Ada aveva il diritto di continuare a cercare la sua felicità. Nessuno poteva minimamente pensare di condizionare la sua vita o la sua volontà. Eppure la vita di Ada è stata spezzata da mani criminali. Mani che falsamente dicevano di amare. Chi ama non uccide!!! Chi ama veramente vuole la felicità del compagno, non la sua morte. E non ci potrà mai essere rassegnazione per quanto accaduto. Mai!!
L’Amministrazione comunale e tutta la città di Bronte è vicina alla famiglia di Ada, ma tutta Bronte sa che non ci potrà mai essere condanna dura che possa restituire loro la gioia di un tempo. L’unica cosa che possiamo fare e reagire contro la violenza sulle donne, affinché nessun’altra donna possa essere vittima come lo è stata la nostra Ada. E non è facile. Il numero di donne che in questi giorni sono stati vittima della mano di compagni e mariti preoccupa tutto il Paese. Ed il lutto cittadino che oggi Bronte ha proclamato per ricordare ed onorare Ada, se non scoraggiamo le mani assassine degli uomini verso le donne, rischia di apparire come la scontata conseguenza di una grave sconfitta. Sconfitta di tutti. Della società, delle istituzioni, di tutti noi che dobbiamo chiederci se potevamo fare qualcosa ed invece siamo rimasti inermi. Si, sconfitta di tutti noi. Perché la violenza sulle donne riguarda tutti. Ci riguarda come comunità, riguarda i giovani, gli uomini, le famiglie e le istituzioni. Non basta solo lo sdegno. Ciò che dobbiamo combattere è una cultura becera ed antiquata capace solo di produrre del male. Dobbiamo evitare che altre donne come Ada, lascino i figli da soli per colpa di un uomo. Lo dobbiamo a tutte le donne e soprattutto alle figlie ed alle sorelle di Ada che oggi vedono un mondo nero e cattivo. Che il Signore lassù regali ad Ada per l’eternità quella serenità che, per colpa del suo assassino, recentemente aveva perso. Condoglianze.”