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Genoveva Ciurea, 39 anni, badante, mamma. Dopo anni di violenze e due settimane di agonia, muore, dopo essere stata nuovamente picchiata e violentata dall’ex marito

Roma, 15 Gennaio 2021


Titoli & Articoli

Picchiata e violentata la notte di San Silvestro muore dopo due settimane di agonia (FanPage – 16 gennaio 2021)
Picchiata e abusata la sera di San Silvestro, badante di quarant’anni muore in ospedale dopo due settimane di agonia. Le indagini puntano sul giro di conoscenti della donna. Negli scorsi mesi era stata picchiata dal compagno e per questo era stata in ospedale, ma non aveva voluto rivolgersi a un centro antiviolenza.
È morta ieri dopo due settimane di agonia una donna di nazionalità romena, arrivata in gravi condizioni in ospedale il primo giorno dell’anno. Quarant’anni, di professione badante, aveva raccontato prima di perdere i sensi di aver subito pesanti percosse e di essere stata violentata da due uomini che non conosceva all’interno della sua abitazione.
Negli scorsi mesi era stata picchiata dal compagno
La calvario della donna  è stata ricostruita oggi sulle pagine romane del quotidiano il Messaggero. Residente in zona Tomba di Nerone, alla periferia Nord di Roma, nelle scorse settimane era arrivata già in ospedale con i segni delle percosse del compagno, che aveva però scelto di non denunciare e di non rivolgersi a un centro antiviolenza. Ora la Procura indaga per “morte in conseguenza di un altro reato”, ovvero i maltrattamenti subiti. Ora sarà l’autopsia a dare ulteriori spiegazioni sul decesso della donna. Le indagini puntano sul giro di conoscenze della donna Quando era arrivata in ospedale aveva raccontato di esser stata aggredita da due connazionali che non conosceva la sera di San Silvestro dentro la sua abitazione. I due uomini avrebbero tentato di violentarla e di fronte alla sua resistenza avrebbero reagito massacrandola di botte. Le indagini, affidate agli agenti della Squadra Mobile della Questura di Roma, ora puntano a scandagliare il giro di conoscenti della badante, a cominciare da verificare la posizione del compagno della donna: gli investigatori ritengono poco credibile che non conoscesse i suoi aggressori. Da quanto si apprende al momento non ci sono nomi iscritti nel registro degli indagati.

 

Donna muore in ospedale: «È stata picchiata e violentata» (il Messaggero – 16 gennaio 2021)
Al momento del ricovero in ospedale aveva raccontato con un filo di voce di essere stata picchiata e stuprata pochi giorni prima, e precisamente la sera di San Silvestro, da due connazionali che non conosceva. E ieri è morta, in corsia, senza mai uscire dall’agonia. Ma la quarantenne romena di professione badante, da anni residente in zona Tomba di Nerone, rimasta uccisa probabilmente da calci e pugni, potrebbe non avere raccontato la verità, per coprire fino all’ultimo momento un compagno violento. I segni sul corpo e soprattutto sull’addome, all’altezza del fegato, hanno spinto la procura, informata dai medici e dagli investigatori della Squadra Mobile, a ipotizzare un omicidio, o meglio una morte conseguente di un altro reato, i maltrattamenti. A sciogliere i dubbi due medici legali che, oggi, saranno incaricati a piazzale Clodio di accertare con l’autopsia le cause del decesso. 

 

Botte alla moglie fino ad ammazzarla, Genovea muore dieci giorni dopo il pestaggio: ex a processo (FanPAge – 27 giugno 2023)
La donna aveva gravi patologie, causate anche dai continui pestaggi cui l’uomo la sottoponeva da anni. È morta dieci giorni dopo che lui l’aveva massacrata nuovamente di botte.
Veniva picchiata così forte che ogni poco doveva essere sottoposta a interventi chirurgici e ricoveri in ospedali che progressivamente ne hanno aggravato il già precario stato di salute, portandola alla morte. Lei si chiamava Genovea Ciurea, era una donna di quarant’anni morta il 15 gennaio 2021 dopo una vita di violenza perpetrate giornalmente dall’ex marito. Alla fine le botte, i traumi, le operazioni, e l’abuso di alcol l’hanno portato a morire prematuramente, lasciando una figlia che da sempre ha assistito ai tremendi abusi che le hanno segnato la vita.
Come riportato da Il Messaggero, il marito è finito a processo per maltrattamenti, lesioni aggravate e sottrazione di minore. Lei si era allontanata da lui nel 2020, denunciandolo. Per ripicca, l’uomo aveva portato la figlia in Romania contro la sua volontà, costringendola a crescere presso la sua famiglia. Un altro gesto che ha aggiunto sofferenza a una vita già provata dal dolore. “Subiva continue violenze ma non diceva mai che era stato lui, diceva sempre che si trattava di incidenti domestici”, ha raccontato un’amica della donna in aula, che ha spiegato come pure la figlia, nonostante fosse molto piccola, sapesse quello che accadeva in casa. Molte volte la donna era stata costretta ad andare al pronto soccorso. Nel 2018 aveva riportato un trauma cranico talmente grave che era stata operata alla testa per un ematoma. Nel 2021, l’ultimo, violento pestaggio: calci e pugni talmente forti che l’hanno fatta stramazzare a terra, priva di sensi e inerme. Questo, oltre alle sue gravi condizioni di salute, l’hanno portata a morire dieci giorni dopo.

 

Uccide di botte la moglie davanti alla figlia: il romeno se la cava con 9 anni (il Giornale – 4 novembre 2023)
I giudici della prima Corte d’Assise di Roma non hanno ritenuto di poter rilevare uno stretto nesso di causalità tra le percosse e la morte della vittima
Una lunga storia fatta di violenze e abusi, che si è conclusa con la morte della vittima. Dopo l’ultimo pestaggio, infatti, Genoveva non ce l’ha fatta.
Il marito della donna, responsabile dell’aggressione, se l’è comunque cavata con una condanna a 9 anni, non avendo i giudici della prima corte d’Assise di Roma rilevato lo stretto nesso di causalità tra le percosse e il decesso della 40enne.
Il processo. Florin Virgil Ciurea, questo il nome dell’uomo, era finito alla sbarra per maltrattamenti e lesioni aggravate nei confronti della moglie: quest’ultima era stata aggredita durante la notte di capodanno del 2021, morendo 15 giorni dopo in un letto d’ospedale. L‘accusa riteneva che il romeno avesse colpito “reiteratamente e in più momenti” la vittima, causando delle “lesioni personali consistite in traumi ecchimotico-escoriativi diffusi dai quali, in concorso con l’aggravarsi delle patologie della persona offesa riscontrate in sede autoptica, derivava il decesso della stessa”. Ecco spiegato il motivo per cui il pubblico ministero Vittoria Bonfanti aveva chiesto alla corte una condanna a 19 anni per l’imputato. Condanna ridottasi a 9 anni per il fatto che i giudici non hanno ritenuto di poter valutare con certezza una connessione tra l’episodio incriminato di Capodanno e la morte di Genoveva.
“Le condanne che sono state inflitte a Ciurea sono coerenti e proporzionate per i reati di cui è stato ritenuto responsabile, quindi posso dirmi soddisfatta”, ha spiegato a Il Messaggero Carla Quinto, il legale che tutela gli interessi della figlia della coppia. L’avvocato ha commentato anche la decisione dei giudici di non imputare al romeno la causa diretta del decesso della moglie.“La consulenza tecnica valuta i fatti solo dal punto di vista scientifico, è un nesso purtroppo strettamente tecnico ed è molto difficile da dimostrare in aula”, spiega. Ciurea si è visto inoltre sospendere la responsabilità genitoriale, e dovrà risarcire la figlia con una provvisionale di 100mila euro: “Faremo di tutto per tutelare al meglio la bambina”, conlcude Quinto.
Le reiterate violenze. Prima dell’ultimo episodio, comunque, la 40enne era stata costretta in più di un’occasione a ricorrere alle cure dell’ospedale. Particolarmente grave quanto accaduto nel gennaio del 2018, quando le botte comportarono un grave trauma cranico, con la presenza di un ematoma che costrinse il personale medico a effettuare un delicato intervento chirurgico. Violenze continue denunciate in aula da alcuni conoscenti della donna, la quale, tuttavia “non diceva mai che era stato lui”. La stessa figlia era a conoscenza della situazione: “Papà picchia la mamma ma io non posso farci nulla” aveva rivelato a un’amica della madre.
La bimba era addirittura usata come deterrente per scoraggiare Genoveva a denunciarlo: in più di un’occasione Ciurea aveva minacciato di portare via la figlia e lo aveva addirittura fatto nel 2020 quando la moglie trovò il coraggio di raccontare le violenze subite. L’uomo portò la bambina in Romania dai suoi familiari per farla vivere lì, pur essendo la madre contraria. Genoveva versava in gravi condizioni di salute a causa delle botte subite, dell’isolamento in cui doveva vivere e delle quantità di alcol che beveva per sopportare quell’inferno. L’ultimo episodio, per l’appunto, avvenne in quel tragico gennaio del 2021.

 


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