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Bujar Fandaj, 41 anni, artigiano, padre separato. Dopo mesi di stalking e minacce, picchia e uccide a coltellate la ex incinta

Riese (Treviso), 19 Dicembre 2023


Titoli & Articoli

Omicidio Treviso, chi è Bujar Fandaj: le tracce sui social, la telefonata dopo il delitto e il depistaggio (il Resto del Carlino – 20 dicembre 2023)
Dopo la denuncia di Vanessa Ballan a ottobre per stalking l’artigiano kosovaro di 41 anni aveva smesso di avvicinarsi e di minacciarla
Ci sono gravi indizi di colpevolezza e di pericolosità sociale” contro Bujar Fandaj, il 41enne kosovaro fermato martedì sera come il presunto killer di Vanessa Ballan e portato in carcere a Treviso. Lo ha detto stamattina il procuratore di Treviso Marco Martani che indaga sull’omicidio della 27enne incinta uccisa a coltellate ieri intorno alle 11.30 nella sua casa di Spineda, a Riese Pio X (Treviso), aggiungendo che Fandaj il giorno del delitto ha tentato un depistaggio.
“Ci aveva telefonato ieri sera (martedì, ndr) – ha proseguito Martani – intorno alle 21, ammettendo il fatto, e questo per noi ha valore confessorio. Aveva detto che si sarebbe costituito ai carabinieri di Riese, ma per noi era un tentativo di depistaggio. Aveva detto che si trovava nei campi lì intorno, ma era in una zona diversa. I carabinieri non hanno mai cessato di sorvegliare l’abitazione con una pattuglia in borghese, e si sono accorti del suo rientro a casa in ora notturna e lo hanno sottoposto a fermo”.
Ci sono anche altre tracce lasciate da Bujar Fandaj sui suoi canali social nelle ore attorno all’omicidio. A partire dal messaggio audio postato sul suo profilo TikTok lunedì sera, poche ore prima del delitto, che riascoltato dopo rivela qualcosa del suo modo di considerare le relazioni: “Sono fatto così, ti do subito cuore, trasparenza e sincerità ma non pensare di fottermi perché se mi cadi dal cuore non ci risali più”. E poi la mattina dopo compare un foto sul suo account Instagram con un cartello autostradale che dà indicazioni per Lubiana, come se fosse in viaggio verso la Slovenia, a circa 100 chilometri da Spineda. Un’immagine interpretata come un modo per crearsi un alibi, per far credere di essere lontano dal luogo del delitto, mentre la foto sarebbe stata di repertorio, scattata diverso tempo prima. Invece Fandaj non si sarebbe mai allontanato troppo dal territorio trevigiano e martedì sera è stato fermato dai carabinieri a poca distanza dalla sua abitazione ad Altivole (Treviso). Inoltre il procuratore di Treviso ha confermato che il giorno prima dell’omicidio il 41enne kosovaro aveva attivato una nuova utenza telefonica.
Dopo l’arresto Bujar Fandaj non ha rilasciato dichiarazioni e ha rifiutato l’interrogatorio con il procuratore. Il cittadino kosovaro di 41 anni di mestiere è un artigiano titolare dell’impresa individuale 7Color di Altivole che opera nel settore della tinteggiatura e della posa di vetri. Viveva nel trevigiano da anni, giocava in una squadra di calcio di amatori di Montebelluna (Treviso) e nei mesi passati aveva avuto una relazione con Vanessa Ballan che avrebbe conosciuto al supermercato, all’Eurospin dove la 27enne lavorava. Ma la scorsa estate il loro rapporto è finito, quando Vanessa ha deciso di tornare con il marito con cui ha avuto un figlio di 4 anni e ha anche annunciato alle amiche di essere nuovamente incinta.
Fandaj non ha accettato la fine della relazione con Vanessa, più volte si è presentato al supermercato per vederla e avrebbe anche iniziato a minacciarla
. Lo scorso 25 ottobre Vanessa, accompagnata dal marito Nicola, ha sporto denuncia per stalking contro Fandaj. I giorni successivi i carabinieri avevano perquisito la casa del 41enne e gli avevano anche sequestrato tre telefoni. E, ha confermato stamattina il procuratore Martani, dopo la querela e la perquisizione “da parte di Fandaj non c’erano più stati episodi di molestie, di avvicinamenti o minacce. La valutazione fatta – ha concluso Martani – era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata”.

Femminicidio Vanessa Ballan, la pm si difende: “Fandaj era incensurato, non c’erano elementi per emettere il divieto di avvicinamento” (il Fatto Quotidiano – 23 dicembre 2023)
Il pubblico ministero che si è occupato della denuncia per stalking presentata daVanessa Ballan respinge, in una memoria inviata al procuratore di Treviso, l’accusa di aver commesso errori nel trattare il caso. La sostituta Barbara Sabattini non aveva ordinato il divieto di avvicinamento per Bujar Fandaj, l’amante respinto fermato per l’omicidio della commessa 26enne a Riese Pio X. Era stato il capo dell’ufficio, Marco Martani, a dichiarare pubblicamente, dopo il fatto, che un provvedimento del genere avrebbe potuto essere adottato, anche se forse non sarebbe bastato. Poiché il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ordinato un’ispezione in Procura per accertare la regolarità dell’operato dei magistrati, la pm Sabattini ha ricostruito in una relazione il comportamento tenuto da titolare del fascicolo.
Alla notizia dell’invio degli ispettori, il procuratore Martani ha commentato: “Mi aspettavo che da Roma arrivassero richieste di spiegazioni, vista la mancata misura. Risponderò di conseguenza. Sono a completa disposizione”. I reati contestati – Nel documento la pm spiega innanzitutto quali erano le ipotesi di reato contestate a Fandaj dopo la presentazione della querela da parte della donna ai carabinieri di Riese Pio X, il 26 ottobre scorso: stalking, revenge porn, violenza sessuale, violazione di domicilio e interferenza illecita nella vita privata. La sostituta ripercorre gli atti d’indagine compiuti, a partire dagli accertamenti ordinati dal suo collega di turno che ricevette la prima segnalazione di denuncia da “codice rosso”.
Fu disposto il sequestro dei cellulari e del computer di Fandaj, che il 27 ottobre seppe così di essere indagato.
La prova del revenge porn – Gli inquirenti cercavano la prova del ricatto, ovvero un video che Fandaj minacciava di mettere in rete o di inviare al compagno di Vanessa, Nicola Scapinello, se lei non fosse tornata con lui. Nei telefonini c’erano poi i messaggi che la donna aveva cancellato, per paura che venissero letti dal compagno. Eppure il 25 ottobre, il giorno prima della denuncia, Scapinello aveva trovato un video e ne era rimasto sconvolto, chiedendo un chiarimento a Vanessa, con cui stava insieme dai tempi della scuola. Lei aveva ammesso la relazione, dicendo però che era finita da mesi, e insieme avevano deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine.
Indagato, ma incensurato – Perché Sabattini non ordinò il divieto di avvicinamento, che in caso di mancato rispetto avrebbe potuto giustificare misure più gravi, come gli arresti domiciliari o la custodia in carcere? La spiegazione è articolata in vari punti con relativi riferimenti giuridici. Innanzitutto, ricorda la pm, Bujar Fandaj era incensurato, non c’erano precedenti penali che potessero far pendere la bilancia del giudizio verso la pericolosità sociale. I carabinieri avevano sentito alcuni dipendenti del supermercato in cui Vanessa lavorava, trovando alcune conferme: in un’occasione Bujar aveva spinto Vanessa davanti a loro minacciandola di ucciderla, in un’altra aveva lanciato alcune monete contro la cassa. Il magistrato ha però ritenuto che questi episodi non fossero sufficienti per emettere il divieto.
I tabulati arrivano dopo il delitto 
– A quel punto il pm aveva disposto una verifica su cellulari e computer. Avesse trovato messaggi di minaccia, probabilmente avrebbe disposto il divieto di avvicinamento, ma senza quelle prove non lo ha fatto. Il pm elenca perquisizioni e interrogatori, spiegando di aver rispettato le procedure previste dalla legge e di non aver avuto elementi per ritenere il caso urgente e grave. Un altro elemento indicato a propria “discolpa” sta nel fatto che non le fossero stati segnalati comportamenti violenti o minacciosi da parte di Fandaj nelle settimane successive. Per questo è rimasta in attesa dei riscontri sui telefonini e sul computer, ma il rapporto è arrivato in Procura solo due giorni dopo l’omicidio: troppo tardi. Non si sa ancora se nei dispositivi ci fossero le prove che Fandaj avesse preteso rapporti sessuali con Vanessa dietro la minaccia di rivelare tutto al suo compagno.
L’altra denuncia – La difesa della pm, quindi, è incentrata sulla mancanza di errori procedurali: semmai c’è stata una sottovalutazione. Com’è potuto succedere? La dottoressa Sabattini è una magistrata d’esperienza, che fa parte del gruppo “Fasce deboli e violenza di genere”. Eppure qualcosa nella valutazione della gravità dei fatti non ha funzionato. ­­A complicare la decisione ha contribuito anche un precedente: Vanessa aveva già presentato denuncia per aver subito le persecuzioni di uno stalker. Anche in quel caso la descrizione dei fatti era stata precisa. Nel 2021 un 49enne di origine marocchina si era invaghito di lei al supermercato e con una scusa aveva ottenuto il suo numero di cellulare. Poi aveva iniziato a perseguitarla, aspettandola più volte nel parcheggio dopo l’orario di lavoro e chiedendole appuntamenti via messaggio. L’aveva seguita fino a casa, finchè un giorno l’aveva aggredita, prendendola per il collo con le mani. Vanessa era così andata dai Carabinieri a presentare denuncia. Il ritiro della querela – Per quei fatti il 49enne era stato rinviato a giudizio, ma nel frattempo la giovane aveva annunciato di voler ritirare la denuncia, come poi ha fatto all’apertura del dibattimento, nel 2022. Forse pensava di aver raggiunto l’obiettivo di rendere inoffensivo il suo stalker. Il giudice, a quel punto, aveva dichiarato estinto il reato (perseguibile soltanto a querela) emettendo una sentenza di non luogo a procedere.
Due anni dopo Vanessa si è ripresentata nella stessa caserma di Riese Pio X per denunciare l’amante: per quasi due mesi, anche in questo caso, deve aver pensato di aver raggiunto lo scopo, perché Fandaj aveva smesso di avvicinarla. Il 19 dicembre, quando l’uomo si è presentato a casa sua, ha capito che non era così.

Vanessa Ballan, Fandaj rinuncia alla scarcerazione e decide di parlare. Il punto sulle indagini (Tg La7 – 12 gennaio 2024)
Il prossimo 19 gennaio sarà un mese esatto dalla morte di Vanessa Ballan, la 26enne uccisa a Riese nel trevigiano, in stato di gravidanza, dal suo presunto assassino Bujar Fandaj, l’uomo kosovaro con cui aveva avuto una relazione e che la molestava dopo che era finita. Il 41enne detenuto nel carcere di Treviso è accusato di aver ucciso a coltellate la donna, 8 fendenti due dei quali fatali, colpi al cuore e al polmone, come ha stabilito l’autopsia. Intanto le indagini vanno avanti per stabilire con certezza cosa sia successo davvero: perchè il kosovaro avrebbe ucciso Vanessa con così tanta violenza. C’è il massimo riserbo sul lavoro dei carabinieri e della Procura di Treviso secondo la quale il presunto killer avrebbe agito con premeditazione, per questo motivo rischia il carcere. Servono però elementi certi per riconoscere questa aggravante.
Fandaj rinuncia alla scarcerazone e vuole parlare. Rispetto agli ultimi giorni di fine dicembre la linea difensiva delle due legali di Bujar Fandaj è cambiata. Poco prima dell’inizio del nuovo anno la difesa dell’arrestato voleva impugnare al Riesame il provvedimento del gip e chiedere la scarcerazione del kosovaro, perchè a loro dire c’erano molti punti ancora da chiarire e diverse falle. Sostenevano che la telefonata fatta da Fandaj al 112 non fosse una confessione: il 41enne confessava di aver fatto una brutta cosa, diceva di volersi costituire, i Carabinieri lo arrestarono nella sua abitazione, era pronto a fuggire, sostengono gli inquirenti. Ma ora è cambiato tutto.
Le avvocate Chiara Mazzocato e Daria Bissoli non chiederanno che Fandaj torni libero, anzi, il presunto killer di Vanessa avrebbe detto di voler racconatre la sua verità. Potrebbe esserci dunque una svolta importante sull’omicidio Ballan. E’ stato fissato per il 30 gennaio un nuovo interrogatorio. Durante il primo confronto in carcere con il gip, Fandaj non aveva proferito parola, si era avvalso della facoltà di non rispondere.
Indagini sui cellulari e ricerche web. Cosa abbia spinto Bujar Fandaj, a voler raccontare la sua verità ai magistrati di Treviso non è chiaro. E’ invece più nitido il percorso delle indagini che gli investigatori stano portando avanti. I prossimi giorni saranno determinanti per conoscere da vicinocosa c’è all’interno dei cellulari sequestrati all’indagato al momento dell’arresto, tre telefonini mai aperti fino ad oggi. Proprio nelle prossime ore gli investigatori estrapoleranno dagli apparecchi chat whatsapp, altri eventuali contatti con la vittima che non sono emersi dall’analisi dei tabulati telefonici. E ancora, gli investigatori cercano eventuali contenuti video e anche le richerche sul web che l’indagato avrebbe fatto nelle ore o giorni prima del’omicidio. Tutti elementi preziosi che potrebbero essere messi a confronto con Fandaj durante il nuovo interrogatorio il 30 gennaio. L’arrestato dovrà anche spiegare se ha agito con tnata violenza perchè era venuto a conoscienza del fatto che Vanessa era incinta. In queste ore sono attesi anche i risultati degli accertamenti scientifici fatti durante l’autopsia sul feto per accertarne la paternità.   


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