Laura Pezzella, 33 anni, mamma. Uccisa dal marito di un’amica con 50 coltellate, davanti ai figli piccoli
Ortona (Chieti), 13 Aprile 2017
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Ortona, uccide la moglie e l’amica: l’assassino aveva un precedente per violenza sessuale (il Centro – 14 aprile 2017)
Letizia si era rivolta ai carabinieri e a un Centro antiviolenza: si sentiva minacciata dal marito. L’amica Laura assassinata davanti agli occhi dei figli di 5 e 6 anni
Ha un precedente per violenza sessuale Francesco Marfisi, il 50enne autore del doppio femminicidio di Ortona, che è costato la vita alla moglie Letizia Primiterra e la sua amica Laura Pezzella. Un dettaglio non di poco conto, che risale al 1985, e che va ad aggiungersi ad altri precedenti per reati contro il patrimonio e piccole rapine. Ma nessuno, tra chi lo conosceva, si sarebbe aspettato che potesse arrivare ad uccidere due donne. Lui, che è padre di tre figli con un impiego alla Cogas, l’azienda che eroga gas, ha scatenato una inaspettata furia omicida nel primo pomeriggio di ieri.
Ad Ortona c’era chi lo conosceva come “Francesco l’arteria”, un soprannome etichettatogli sin da ragazzo. Ha ucciso la moglie nell’androne di una palazzina di via Zara, a poca distanza dall’appartamento dove lui viveva, sempre nel quartiere San Giuseppe. Stava attraversando un periodo difficile con Primiterra, tant’è che lei si era momentaneamente sistemata nella casa dell’amica, in attesa di una soluzione definitiva. Ma il marito l’ha raggiunta in quell’appartamento e l’ha ammazzata con diverse coltellate. Una fine atroce per Letizia Primiterra, 47 anni, che aveva festeggiato il compleanno il giorno prima. Il marito, da quanto ha dichiarato agli investigatori, imputava alla sua amica, Laura Pezzella, 33 anni, la causa della sua crisi matrimoniale. Ecco perché è andato in contrada Tamarete, dove questa abitava insieme al marito, Massimo Quartieri – il cui papà Gino è morto investito davanti casa 15 anni fa – e ai due figlioletti di 5 e 6 anni. Davanti ai quali ieri è stata uccisa.
Primiterra, che stava per diventare anche nonna – la figlia è al quinto mese di gravidanza – sembra che tuttavia avesse paura del marito. Pochi giorni fa, infatti, lo aveva denunciato ai carabinieri parlando però di semplici minacce. E oggi lo rivela l’associazione Donn.è, che ad Ortona conta un centro antiviolenza alla quale la 47enne avrebbe chiesto aiuto: «C’erano dei segnali gravi. La signora si era rivolta a un servizio sul territorio per segnalare di essere vittima di maltrattamenti. Ora ci sentiamo di esprimere un grande sgomento e dobbiamo capire dove non è stata compresa». Queste sono le parole dell’avvocato Francesca Di Muzio, presidente di Donn.è, dopo il duplice omicidio. «Non l’abbiamo presa in carico direttamente noi, quindi conosco la vicenda per quanto mi è stato riferito», spiega Di Muzio, «ma esiste una rete fra le associazioni ed evidentemente in questo caso qualcosa non ha funzionato, specialmente a livello di valutazione del rischio. Dobbiamo ripensare il modo di lavorare, di fare formazione dei nostri operatori. Gli strumenti per prevenire ci sono, ma dobbiamo evidentemente pensare a un’attenzione maggiore. I casi di violenza non sono semplici. E comunque non esiste il raptus; quello di oggi (ieri, ndr) è l’epilogo tragico di uno schema che si ripete in molti casi di femminicidio».
Su Facebook per il suo compleanno Primiterra aveva postato una foto di una felpa con su scritto «47 anni, fantastico». E «le leggende sono nate a aprile». Il primo commento a questa foto era stato della sua amica Laura Pezzella, uccisa anche lei dal marito della donna, che scriveva «Auguri di buon compleanno». Sulla tragedia è intervenuta anche la parlamentare di Forza Italia, Mara Carfagna: «Una strage senza fine. È quella delle donne che muoiono per mano degli uomini che dovrebbero amarle. Solo oggi sono tre i femminicidi uno a Camisano Vicentino e due ad Ortona. Non si può più assistere passivamente a quella che sta diventando una carneficina. Bisogna potenziare i centri antiviolenza, le case rifugio e tutti i presidi sul territorio. Le donne devono anche sapere che andando a denunciare maltrattamenti e violenze lo Stato sarà con loro, le proteggerà in ogni momento e con ogni mezzo. È una battaglia che continueremo a combattere finché i femminicidi non si fermeranno». (a.s.)
Ortona, il padre di Letizia: «Mia figlia aveva paura di lui ed era andata dai carabinieri» (il Centro – 15 aprile 2017)
Duplice femminicidio: Dino Primiterra smentisce ogni voce su una relazione tra la figlia e Laura Pezzella, le due vittime della furia omicida di Francesco Marfisi
Il papà di Letizia Primiterra ne è sicuro: secondo lui, sua figlia e Laura Pezzella non avevano un rapporto che andasse oltre l’amicizia. Va contro l’idea di una presunta relazione tra le due, convinzione che invece aveva il marito della 47enne, Francesco Marfisi, e che probabilmente è uno dei principali motivi scatenanti la sua furia omicida.
Ed è lo stesso Dino Primiterra ad evidenziare il fatto che Letizia avesse segnalato la pericolosità dell’assassino alle forze dell’ordine. Si sarebbe recata nella caserma dei carabinieri di Ortona proprio insieme all’amica Laura. Qualche giorno prima di giovedì la donna aveva presentato una querela verso il marito per minacce, un atto che ha ulteriormente incrinato il rapporto tra la moglie e Marfisi, divenuto ormai ai minimi termini. La donna d’altronde si era già allontanata da casa andando a vivere nell’appartamento della sua amica Chiara, nella palazzina del quartiere San Giuseppe dove giovedì è stata uccisa.
È confermato anche il fatto che si fosse rivolta al centro antiviolenza Non sei Sola di Ortona, «da circa un mese», dicono dallo stesso centro. C’era dunque tensione tra Primiterra e il suo marito cinquantenne. Ma questo stato di tensione avrebbe dovuto far temere un simile epilogo? C’erano gli indizi per ipotizzare questo duplice efferato delitto?
Nella conferenza stampa che ha tenuto ieri mattina Donn.è, l’altro centro antiviolenza ortonese, il direttivo ha evidenziato come in quei casi vada fatto il Sara, «test che serve alla valutazione del rischio», ha spiegato, «ma non sappiamo se è stato fatto». Intanto però emerge un ulteriore particolare. Primiterra e Pezzella si incontravano quotidianamente, anche più volte al giorno, in un locale di via della Libertà, il “Caffè G141”. Erano clienti fisse, lo confermano anche i baristi che lavorano lì. «Venivano tutti i giorni Laura, Letizia, sua figlia Manuela e Chiara». Quest’ultima è la ragazza che aveva offerto ospitalità a Letizia nel proprio appartamento di via Zara. «Stavano qualche minuto e poi andavano via», dicono dal locale che non dista molto dal quartiere San Giuseppe.
È qui che le due vittime si confidavano i propri problemi e magari progettavano di andare a vivere insieme? «Davanti a noi non hanno mai parlato di questioni personali», dicono dal bar, dove però, seppur raramente, si recava anche l’omicida delle due donne, Francesco Marfisi. L’assassino ha incontrato Letizia e Laura, insieme a Manuela e Chiara, durante un suo passaggio al locale? È probabile che ciò sia potuto avvenire, anche se dal G141 non abbiamo avuto conferme di questo genere. Ma se così fosse, per un uomo convinto della nascita di una relazione sentimentale tra Primiterra e Pezzella, che secondo lui avrebbe portato le due ad andare a vivere insieme, quegli incontri al bar forse ai suoi occhi risultavano qualcosa di inaccettabile. Rimane però la versione del signor Primiterra, il papà della compianta Letizia, che di storia d’amore tra le due non vuol sentir parlare. (di Alfredo Sitti)
“Faccio sesso con Laura”. Letizia uccisa dopo aver rivelato la love story (Leggo – 17 aprile 2017)
«Francesco Marfisi ha consolidato il suo progetto criminale il giorno prima dell’omicidio, in occasione del compleanno della moglie, quando le due donne lo deridevano dicendo di aver avuto un rapporto sessuale per festeggiare». Lo sostiene la Procura, che contesta al 50enne di Ortona (Chieti) anche l’aggravante della premeditazione nel duplice delitto della coniuge Letizia Primiterra, 47 anni, e dell’amica di lei Laura Pezzella, 33 anni. Un’accusa da ergastolo.
Per il Pm Giancarlo Ciani i propositi omicidi sono stati elaborati nel tempo, almeno da quattro mesi prima, ma l’episodio chiave si è verificato quando Marfisi, si legge sul capo d’imputazione, «incontrava la moglie in un bar in compagnia della Pezzella e la stessa rifiutava di ricevere gli auguri, riferendo che voleva essere lasciata sola con la Pezzella in quanto sua amante e nuova compagna». E ancora: «Le due donne lo dileggiavano definendolo “cucco” e nella città di Ortona si sentiva deriso». Ma il presunto rapporto tra le due donne è emerso esclusivamente dal racconto di Marfisi, definito un marito geloso. La premeditazione, secondo il Gip Luca De Ninis, è sostenibile così come le altre aggravanti: la «crudeltà» e, ovviamente, l’aver commesso il primo omicidio nei confronti della coniuge e il secondo alla presenza dei due figli minori.
Armato di due coltelli con le lame di 15 e 19 centimetri, dopo aver ammazzato Letizia nell’androne del palazzo di via Zara con «non meno di 15 fendenti», Francesco ha sfondato con una spallata la porta di casa (da qui la violazione di domicilio) di Laura Pezzella, in contrada Tamarete, e l’ha colpita in sala con non meno di 18 fendenti, «uno dei quali diretto al pube».
Sia Laura che Letizia hanno tentato di difendersi: lo dimostrano le escoriazioni riportate da Merfisi.
Dopo essere andato via, l’uomo è tornato e, davanti al marito della Pezzella e alla suocera di lei, «abbassato il finestrino dell’auto, faceva loro il segno di aver tagliato la gola alla Pezzella». Marfisi è accusato anche del tentato omicidio di Chiara Tedesco, l’amica che aveva ospitato Letizia in via Zara. Il 50enne, raggiunto al telefono da un luogotenente dei carabinieri e dal figlio Mirko, «riferiva che voleva uccidere altre due persone».
L’ulteriore accusa, insieme al porto di coltelli, è quella di lesioni personali aggravate verso la figlia Jessica, incinta, che era intervenuta per difendere la mamma ed è stata anche lei colpita con un fendente. Nell’interrogatorio di ieri, dopo la confessione davanti al Pm, Marfisi – difeso dall’avvocato Rocco Giancristofaro – si è avvalso della facoltà di non rispondere: il Gip ha convalidato l’arresto, disponendo la custodia cautelare in carcere senza l’isolamento. Per il giudice è «intensissimo il pericolo di reiterazione del reato» di Marfisi: i precedenti per rapina e lesioni personali confermano «una personalità impulsiva e l’assenza di adeguato autocontrollo». (di Gianluca Lettieri)
50 coltellate per uccidere la migliore amica della moglie, quattro quelle letali (Chieti Today – 18 aprile 2017)
Oggi l’autopsia sul corpo di Laura Pezzella ha svelato la furia con cui Francesco Marfisi ha colpito dove aver già ammazzato Letizia Primiterra
Cinquanta coltellate per uccidere la migliore amica della moglie, che considerava responsabile della fine del suo matrimonio, quattro quelle letali, che hanno intaccato irrimediabilmente punti vitali del corpo. Questo è quanto risultato dall’autopsia sul corpo di Laura Pezzella, la 33enne accoltellata a morte a Ortona, giovedì scorso, da Francesco Marfisi, marito dell’amica Letizia Primiterra, uccisa poco prima di lei. L’autopsia, effettuata dal dottor Pietro Falco, responsabile della Medicina Legale della Asl, è durata circa 7 ore, dalle 7 di stamani (martedì 18 aprile) alle 14. Quella di Letizia Primiterra è prevista per domani (mercoledì 19 aprile).
Dal primo esame è emerso che Marfisi, dopo essere riuscito a entrare nell’abitazione della donna, in contrada Tamarete, le si è accanito contro con una furia cieca, brandendo un coltello da macellaio, mentre nella stanza accanto c’erano i due figli piccoli della donna. Ha inferto cinquanta coltellate contro Laura Pezzella, ben più del doppio di quante si ipotizzasse all’inizio, soprattutto a livello toracico, nella parte anteriore e al dorso. Quattro di questi fendenti sono risultati letali, perché hanno colpito profondamente cuore e polmoni. Ci vorranno un paio di mesi per conoscere i risultati definitivi, visto che sono stati effettuati anche prelievi di liquidi e materiale biologico per l’esame del dna. Intanto per questa sera, a Ortona, è prevista la fiaccolata contro la violenza in memoria delle due donne assassinate.