Francesco Marfisi, 50 anni, operaio, pregiudicato per violenza sessuale, rapina e lesioni, padre e nonno. Uccide a coltellate la moglie e una sua amica, ferisce la figlia incinta e cerca di uccidere anche un’altra donna. Condannato a 30 anni
Ortona (Chieti), 13 Aprile 2017
Titoli & Articoli
Uccide la moglie e una sua amica, fermato mentre cerca di raggiungere un’altra donna (Today – 13 aprile 2017)
Duplice femminicidio a Ortona dove Francesco Marfisi, 60 anni, ha ferito anche la figlia incinta di 5 mesi. Il suo folle intento era quello di ammazzare anche un’altra amica della moglie da cui si stava separando. La ricostruzione
Avrebbe confessato Francesco Marfisi, il 60enne arrestato nel primo pomeriggio di oggi dopo aver accoltellato a morte la moglie Letizia Primiterra, 47 anni, e un’amica, Laura Pezzella, 33, a Ortona (Chieti), ferendo anche la figlia, incinta di 5 mesi. Dopo il duplice omicidio l’uomo è fuggito, pare con l’intenzione di raggiungere l’abitazione di una terza donna, amica della moglie, con l’obiettivo di ucciderla. Fortunatamente è stato fermato in tempo dai carabinieri di Ortona, che sono riusciti ad amanettarlo dopo una breve colluttazione, per poi portarlo in caserma. Qui, Marfisi ha ammesso i due delitti ferocissimi, di fronte al sostituto procuratore della Repubblica di Chieti Giancarlo Ciani.
Secondo una prima ricostruzione, il 50enne, dipendente di un’azienda che eroga gas, ha prima raggiunto via Zara, dove la moglie Letizia Primiterra si era trasferita a casa di una conoscente, in attesa della separazione. Qui, nell’androne del palazzo, l’ha accoltellata ripetutamente con un coltello da cucina, fino a ucciderla. Dopodiché, Marfisi ha raggiunto contrada Tamarete, dove viveva Laura Pezzella, uccidendola con un altro coltello da cucina. Poi è fuggito a bordo della sua auto, una Opel Mokka, ma è stato bloccato dai carabinieri. Aveva gli abiti completamente sporchi di sangue, in auto ancora i due coltelli usati per uccidere le due donne. In un delirio omicida, l’uomo ha fatto resistenza ai militari che cercavano di bloccarlo. La sua intenzione era quella di uccidere un’altra donna, un’amica della moglie da cui si stava separando, in un copione triste e violento che ormai da anni riempie le colonne della cronaca nera.
Un delitto efferatissimo, che ha sconvolto la città di Ortona a pochi giorni dalle feste di Pasqua. Sembrerebbe un femminicidio, l’ennesimo, premeditato. Marfisi ha raggiunto l’attuale domicilio della donna per chiederle di parlare, ma l’avrebbe aggredita ancora prima di uscire dal palazzo. E nel suo odio cieco è arrivato a ferire anche la figlia, incinta di 5 mesi.
OMICIDI ORTONA, MARFISI COLTO DA RAPTUS LA MOGLIE AVREBBE DETTO ”NON MI FAI PAURA” (Abruzzo Web – 14 aprile 2017)
Avrebbe agito in presa ad un raptus Francesco Marfisi, l’uomo di 60 anni di Ortona (Chieti) che ieri pomeriggio ha ucciso la moglie, Letizia Primiterra di 47 anni, e l’amica di quest’ultima, Laura Pezzella di 33 anni: alla base del gesto c’è, secondo quanto emerge, una relazione fra le due donne.
Ieri sera Marfisi, dipendente di un’azienda che distribuisce gas ed energia elettrica, è stato interrogato per circa tre ore dal sostituto procuratore della Repubblica di Chieti Giancarlo Ciani, che coordina l’inchiesta, nella caserma dei carabinieri di Ortona, alla presenza del legale di fiducia, l’avvocato Rocco Giancristofaro, ed ha confessato. Moglie e marito vivevano separati di fatto da qualche tempo e lei era ospite di un’amica nel quartiere di San Giuseppe, in via Zara, in attesa di poter prendere in affitto un appartamento nel quale trasferirsi.
Ieri pomeriggio il marito ha raggiunto l’abitazione in cui si trovava la moglie, per quello che voleva essere, a suo dire, un tentativo di recuperare un rapporto che ormai si era deteriorato. L’uomo nell’interrogatorio avrebbe detto che era sua intenzione convincere la moglie a tornare a casa e di volerla solo spaventare e per questo motivo si è presentato armato di coltello, facendo vedere alla donna che era armato. Ma quest’ultima avrebbe reagito dicendo che non sarebbe tornata a casa perchè fra loro era finita e avrebbe anche detto all’indirizzo del marito “tu non mi fai paura, non sei capace”.
Ed è a questo punto che Marfisi, in preda ad un raptus, ha colpito più volte la moglie, le cui grida hanno richiamato la figlia che in quel momento era nell’abitazione dell’amica per far visita alla mamma: figlia che è scesa nell’androne dell’edificio ed ha assistito alla scena.
L’uomo ha invece negato di aver colpito la figlia, che è incinta, e che subito dopo è stato portata comunque in ospedale. Così come ha negato di essere tornato nella zona per uccidere anche l’amica che ospitava sua moglie sostenendo di essere tornato in via Zara solo per consegnarsi ai carabinieri.
Quanto all’omicidio della Pezzella, Marfisi ha detto di essersi recato da lei per dirle una frase di questo tenore “adesso sarai contenta che per colpa tua ho ferito mia moglie”. La donna, stando sempre al racconto dell’arrestato, avrebbe però reagito deridendolo, in una sorta di provocazione, e a quel punto l’uomo ha perso la testa colpendo anche lei a morte.
Marfisi è stato arrestato per omicidio e condotto nel carcere di Chieti. Nei prossimi giorni sarà sottoposto all’interrogatorio di convalida.
Ortona, uccide la moglie e l’amica: l’assassino aveva un precedente per violenza sessuale (il Centro – 14 aprile 2017)
Letizia si era rivolta ai carabinieri e a un Centro antiviolenza: si sentiva minacciata dal marito. L’amica Laura assassinata davanti agli occhi dei figli di 5 e 6 anni
Ha un precedente per violenza sessuale Francesco Marfisi, il 50enne autore del doppio femminicidio di Ortona, che è costato la vita alla moglie Letizia Primiterra e la sua amica Laura Pezzella. Un dettaglio non di poco conto, che risale al 1985, e che va ad aggiungersi ad altri precedenti per reati contro il patrimonio e piccole rapine. Ma nessuno, tra chi lo conosceva, si sarebbe aspettato che potesse arrivare ad uccidere due donne. Lui, che è padre di tre figli con un impiego alla Cogas, l’azienda che eroga gas, ha scatenato una inaspettata furia omicida nel primo pomeriggio di ieri.
Ad Ortona c’era chi lo conosceva come “Francesco l’arteria”, un soprannome etichettatogli sin da ragazzo. Ha ucciso la moglie nell’androne di una palazzina di via Zara, a poca distanza dall’appartamento dove lui viveva, sempre nel quartiere San Giuseppe. Stava attraversando un periodo difficile con Primiterra, tant’è che lei si era momentaneamente sistemata nella casa dell’amica, in attesa di una soluzione definitiva. Ma il marito l’ha raggiunta in quell’appartamento e l’ha ammazzata con diverse coltellate. Una fine atroce per Letizia Primiterra, 47 anni, che aveva festeggiato il compleanno il giorno prima. Il marito, da quanto ha dichiarato agli investigatori, imputava alla sua amica, Laura Pezzella, 33 anni, la causa della sua crisi matrimoniale. Ecco perché è andato in contrada Tamarete, dove questa abitava insieme al marito, Massimo Quartieri – il cui papà Gino è morto investito davanti casa 15 anni fa – e ai due figlioletti di 5 e 6 anni. Davanti ai quali ieri è stata uccisa.
Primiterra, che stava per diventare anche nonna – la figlia è al quinto mese di gravidanza – sembra che tuttavia avesse paura del marito. Pochi giorni fa, infatti, lo aveva denunciato ai carabinieri parlando però di semplici minacce. E oggi lo rivela l’associazione Donn.è, che ad Ortona conta un centro antiviolenza alla quale la 47enne avrebbe chiesto aiuto: «C’erano dei segnali gravi. La signora si era rivolta a un servizio sul territorio per segnalare di essere vittima di maltrattamenti. Ora ci sentiamo di esprimere un grande sgomento e dobbiamo capire dove non è stata compresa». Queste sono le parole dell’avvocato Francesca Di Muzio, presidente di Donn.è, dopo il duplice omicidio. «Non l’abbiamo presa in carico direttamente noi, quindi conosco la vicenda per quanto mi è stato riferito», spiega Di Muzio, «ma esiste una rete fra le associazioni ed evidentemente in questo caso qualcosa non ha funzionato, specialmente a livello di valutazione del rischio. Dobbiamo ripensare il modo di lavorare, di fare formazione dei nostri operatori. Gli strumenti per prevenire ci sono, ma dobbiamo evidentemente pensare a un’attenzione maggiore. I casi di violenza non sono semplici. E comunque non esiste il raptus; quello di oggi (ieri, ndr) è l’epilogo tragico di uno schema che si ripete in molti casi di femminicidio».
Su Facebook per il suo compleanno Primiterra aveva postato una foto di una felpa con su scritto «47 anni, fantastico». E «le leggende sono nate a aprile». Il primo commento a questa foto era stato della sua amica Laura Pezzella, uccisa anche lei dal marito della donna, che scriveva «Auguri di buon compleanno». Sulla tragedia è intervenuta anche la parlamentare di Forza Italia, Mara Carfagna: «Una strage senza fine. È quella delle donne che muoiono per mano degli uomini che dovrebbero amarle. Solo oggi sono tre i femminicidi uno a Camisano Vicentino e due ad Ortona. Non si può più assistere passivamente a quella che sta diventando una carneficina. Bisogna potenziare i centri antiviolenza, le case rifugio e tutti i presidi sul territorio. Le donne devono anche sapere che andando a denunciare maltrattamenti e violenze lo Stato sarà con loro, le proteggerà in ogni momento e con ogni mezzo. È una battaglia che continueremo a combattere finché i femminicidi non si fermeranno». (a.s.)
“Faccio sesso con Laura”. Letizia uccisa dopo aver rivelato la love story (Leggo – 17 aprile 2017)
«Francesco Marfisi ha consolidato il suo progetto criminale il giorno prima dell’omicidio, in occasione del compleanno della moglie, quando le due donne lo deridevano dicendo di aver avuto un rapporto sessuale per festeggiare». Lo sostiene la Procura, che contesta al 50enne di Ortona (Chieti) anche l’aggravante della premeditazione nel duplice delitto della coniuge Letizia Primiterra, 47 anni, e dell’amica di lei Laura Pezzella, 33 anni. Un’accusa da ergastolo.
Per il Pm Giancarlo Ciani i propositi omicidi sono stati elaborati nel tempo, almeno da quattro mesi prima, ma l’episodio chiave si è verificato quando Marfisi, si legge sul capo d’imputazione, «incontrava la moglie in un bar in compagnia della Pezzella e la stessa rifiutava di ricevere gli auguri, riferendo che voleva essere lasciata sola con la Pezzella in quanto sua amante e nuova compagna». E ancora: «Le due donne lo dileggiavano definendolo “cucco” e nella città di Ortona si sentiva deriso». Ma il presunto rapporto tra le due donne è emerso esclusivamente dal racconto di Marfisi, definito un marito geloso. La premeditazione, secondo il Gip Luca De Ninis, è sostenibile così come le altre aggravanti: la «crudeltà» e, ovviamente, l’aver commesso il primo omicidio nei confronti della coniuge e il secondo alla presenza dei due figli minori.
Armato di due coltelli con le lame di 15 e 19 centimetri, dopo aver ammazzato Letizia nell’androne del palazzo di via Zara con «non meno di 15 fendenti», Francesco ha sfondato con una spallata la porta di casa (da qui la violazione di domicilio) di Laura Pezzella, in contrada Tamarete, e l’ha colpita in sala con non meno di 18 fendenti, «uno dei quali diretto al pube».
Sia Laura che Letizia hanno tentato di difendersi: lo dimostrano le escoriazioni riportate da Merfisi.
Dopo essere andato via, l’uomo è tornato e, davanti al marito della Pezzella e alla suocera di lei, «abbassato il finestrino dell’auto, faceva loro il segno di aver tagliato la gola alla Pezzella». Marfisi è accusato anche del tentato omicidio di Chiara Tedesco, l’amica che aveva ospitato Letizia in via Zara. Il 50enne, raggiunto al telefono da un luogotenente dei carabinieri e dal figlio Mirko, «riferiva che voleva uccidere altre due persone».
L’ulteriore accusa, insieme al porto di coltelli, è quella di lesioni personali aggravate verso la figlia Jessica, incinta, che era intervenuta per difendere la mamma ed è stata anche lei colpita con un fendente. Nell’interrogatorio di ieri, dopo la confessione davanti al Pm, Marfisi – difeso dall’avvocato Rocco Giancristofaro – si è avvalso della facoltà di non rispondere: il Gip ha convalidato l’arresto, disponendo la custodia cautelare in carcere senza l’isolamento. Per il giudice è «intensissimo il pericolo di reiterazione del reato» di Marfisi: i precedenti per rapina e lesioni personali confermano «una personalità impulsiva e l’assenza di adeguato autocontrollo». (di Gianluca Lettieri)
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In memoria di
Ortona, l’assassino si pente e chiede scusa a tutte le donne: la condanna resta a 30 anni (il Centro – 20 giugno 2019)
La Corte d’assise d’appello conferma la sentenza di primo grado per Francesco Marfisi. Evitato l’ergastolo. Due anni fa uccise a coltellate la moglie e l’amica di lei
Ha chiesto scusa a tutte le donne durante l’udienza, ha detto di essersi pentito di ciò che ha fatto. Non si sa se questo ha avuto in qualche modo un effetto (per saperlo occorrerà aspettare le motivazioni), di certo tuttavia Francesco Marfisi, 52 anni, di Ortona, ha evitato l’ergastolo anche in secondo grado per aver ucciso a coltellate il 13 aprile del 2017 la moglie Letizia Primiterra e l’amica di lei, Laura Pezzella. La Corte d’Assise d’appello dell’Aquila gli ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione, e ora lui spera nella Cassazione.
L’accusa aveva chiesto l’ergastolo e il riconoscimento delle aggravanti della crudeltà e della premeditazione, così come aveva fatto nel processo di primo grado con il rito abbreviato svolto il 6 luglio 2018 a Chieti e chiuso con la condanna. La Corte ha derubricato in minaccia l’accusa di tentato omicidio contestata a Marfisi nei confronti della donna che aveva dato ospitalità alla moglie in quel periodo. Il difensore di Marfisi, l’avvocato Rocco Giancristoforo, aveva invece chiesto la conferma della sentenza di primo grado contestando l’accusa di tentato omicidio. Lui è rimasto impassibile per tutta l’udienza. Eccetto che in qui pochi minuti di dichiarazioni spontanee nei quali ha chiesto scusa a tutte le donne.