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Leandro Denzel, 3 anni. Ucciso a coltellate, insieme alla mamma, dal padre di un amichetto

Milano, 3 Marzo 2014


Titoli & Articoli

Giovane donna uccisa a coltellate insieme con il suo bambino di tre anni (Corriere della Sera – 4 marzo 2014)
La ragazza, 29 anni, era originaria di Santo Domingo. I corpi trovati in casa dalla madre della donna
Una giovane donna, Libanny Mejia Lopez, nata a Santo Domingo nel 1984, e il suo bambino, Leandro nato a Milano nel 2010, sono stati uccisi in casa, martedì pomeriggio in via Signeri 4, alla periferia sud-ovest di Milano. La ragazza e il piccolo sono stati trovati morti dalla nonna materna del bimbo nell’appartamento dove abitavano, al secondo piano di un grande caseggiato in via Paolo Segneri 4, tra via Giambellino e via Lorenteggio. La mamma della giovane era preoccupata perché da un po’ non rispondeva al telefono. Entrambe le vittime sono state sgozzate: Libanny era riversa a terra in salotto, nuda, in una pozza di sangue, mentre Leandro era in bagno in pigiama, su di un fianco.
A dare l’allarme, poco dopo le 16, sono state le chiamate di alcuni vicini che hanno telefonato al 118. La scena apparsa ai soccorritori era estremamente violenta, con molto sangue a terra e sulle pareti e lesioni evidenti, forse da taglio, sui corpi. Alcuni testimoni avrebbero riferito di aver sentito, durante la notte tra lunedì e martedì, delle urla provenire dall’appartamento.
Due ragazzi che vivono nel palazzo di via Segneri dicono di ricordare la vittima: «Una ragazza alta, snella, con i capelli neri. Viveva con un fidanzato ma non sappiamo che lavoro facesse. Ricordiamo anche il bambino, era molto carino, con i capelli neri come la madre. Questo omicidio sconvolge tutti, non è mai successa una cosa simile qui». Sul particolare, però, la polizia mantiene il massimo riserbo, e non precisa nemmeno la nazionalità dell’uomo.
Intorno alle 18.30 di martedì la polizia ha accompagnato fuori dalla casa popolare di via Segneri 4 due persone, che sono state caricate su un’automobile. Sarebbero il fratello e la sorella della vittima. Uscendo dalla casa la donna ha detto a un uomo lungo la strada «tuo fratello e’ un uomo morto» e avrebbe indicato alla polizia una terza persona, che è stata portata via assieme a lei. Pochi minuti dopo un’altra automobile della polizia ha trasportato fuori dalla casa un uomo e una donna di mezza età, forse un’altra sorella della vittima. Successivamente e’ uscita dal caseggiato una terza auto della polizia, con a bordo due persone, un uomo e una donna, forse testimoni. L’uomo sarebbe la persona che ha dato l’allarme. Intorno alle 20 la polizia ha rintracciato il fidanzato di Libanny, nonché padre di Leandro. per interrogarlo. L’uomo è poi risultato del tutto estraneo alla vicenda, mentre nella notte un 36enne amico della vittima ha confessato il duplice omicidio.

 

Uccide giovane mamma e bimbo:«Lei mi aveva respinto» (Corriere della Sera – 5 marzo 2014)
Un 36enne, padre di un bimbo, ha confessato di aver ucciso la 29enne perché lo aveva respinto e il piccolo che aveva visto
Ha confessato. Li uccisi lui, con una coltellata alla gola. Fermato nella notte, negli uffici della squadra mobile, un 36enne salvadoregno, Victor Hugo Menjivar Gomez, incensurato, è crollato dopo aver negato per oltre 5 ore, davanti al procuratore aggiunto Alberto Nobili e al sostituto Gianluca Prisco. Ha confessato di aver sgozzato Libanny Mejia Lopez, di 29anni, e il suo bambino Leandro detto Denzel, di 3 anni e mezzo, trovati morti martedì pomeriggio nel loro appartamento di via Paolo Segneri a Milano.
L’uomo, sposato, avrebbe detto di aver ucciso la ragazza perché aveva rifiutato le sue avance e aveva minacciato di dire tutto alla moglie di lui, e il bambino perché aveva visto tutto e lo conosceva. Menjivar Gomez, barista nella zona di via Inganni, era stato invitato a cena dalla 29enne e aveva portato anche suo figlio di 5 anni, amico del bambino di lei, mentre la moglie, incinta, era rimasta a casa.
Davanti al procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili e al pm Gianluca Prisco Victor Hugo Menjivar ha confessato di «aver perso la testa» perché la donna aveva rifiutato le sue avances e non voleva avere un rapporto sessualeNel corso della cena, mentre i bimbi giocavano nell’altra stanza, l’uomo ha bevuto molto, più di 20 birre Corona. Respinto e dopo aver preso anche uno schiaffo, l’uomo ha perso la testa. A un certo punto ha preso un coltello dalla cucina e l’ha minacciata, e la donna si è spogliata offrendosi a lui per cercare di salvarsi la vita. L’uomo, però, probabilmente anche perché era conscio che la dominicana avrebbe raccontato tutto a sua moglie, l’ha uccisa. Poi, visto che i due bambini avevano sentito le urla da un’altra stanza, Menjivar Gomez ha deciso di eliminare anche il piccolo, che per lui era un testimone scomodo, e dopo averlo portato in bagno ha ucciso anche lui. La donna e il figlio, secondo i rilievi medico-legali, sarebbero stati sgozzati, date le profonde lesioni alla gola. I pm hanno chiesto la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere con le accuse di duplice omicidio volontario aggravato dai motivi abietti e futili e dal fatto che il secondo omicidio, quello del bimbo, è stato commesso per cercare di sfuggire alle responsabilità per il primo. Ora spetterà al gip interrogare il fermato, probabilmente domani, e decidere sulla convalida e la misura cautelare.
Un inquilino che vive al terzo piano della prima scala a destra ha raccontato di aver sentito delle urla arrivare dall’appartamento di sotto. «Erano le due o le tre di notte, pensavo che qualcuno litigasse». L’uomo non ha dato l’allarme perché non ne ha avuto la forza. Si tratta di una persona malata, costretta a letto e attaccata ad una bombola d’ossigeno. Ma quello che ha sentito lo ha raccontato a un vicino, quando ha visto il cortile riempirsi di poliziotti e soccorritori.
La ragazza e il piccolo sono stati trovati morti martedì pomeriggio dalla nonna materna, preoccupata perché la figlia non rispondeva al telefono da diverso tempo. Libanny era riversa a terra in salotto, nuda, in una pozza di sangue, mentre Leandro era in bagno in pigiama, su di un fianco. Era stato sentito a lungo dagli inquirenti anche il compagno della donna, il padre del piccolo Leandro, che non conviveva stabilmente con loro. Si è presentato spontaneamente sul luogo del duplice delitto ed è stato portato in questura per essere interrogato. L’uomo è poi risultato totalmente estraneo alla vicenda. Durante la notte l’omicida ha indicato agli investigatori della Squadra mobile un cespuglio dove ha gettato l’arma del delitto (un coltello da cucina di 15 centimetri), e due cassonetti dove ha nascosto gli abiti utilizzati durante il raptusQuei vestiti li ha lavati in lavatrice appena tornato a casa sua, dimenticando però di togliere dai pantaloni un cavatappi usato in un locale dove lavora come barista. Il rumore della lavatrice ha svegliato sua moglie, che ha poi confermato agli investigatori che il marito è rientrato molto tardi. L’indomani, Menjivar è uscito in bici e si è sbarazzato del coltello e degli abiti, trovati ancora umidi dagli agenti.
TIMIDA E RISERVATA – Yinette – perché chi le voleva bene la chiamava così e non con il primo nome, Libanny – era giovane e bella, ma a Ponte Sesto, piccola frazione di Rozzano, hinterland milanese, la ragazza dominicana la ricordano in pochi perché «era talmente timida, riservata, chiusa che finiva – racconta il suo ex datore di lavoro, Federico Cervi, proprietario della gelateria locale – per passare inosservata». Ricordando la sua vergogna persino nell’indossare il grembiule in presenza altrui, Federico e la moglie Maria Teresa, quando hanno sentito che era stata trovata nuda, hanno subito capito che «era impossibile che si trattasse di un omicidio-suicidio e poi Denzel (come chiamava il piccolo Leandro, ndr), era il suo orgoglio, la sua vita». Proprio per questo i vecchi datori di lavoro, rimasti amici di Yinette, sono convinti che lei, «che non avrebbe mai fatto entrare nessuno d’estraneo», se ha aperto la porta al suo assassino è stato solo per il suo bambino, per regalargli una serata diversa, in compagnia di un amichetto.


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