Sergio Maranghi, 86 anni, professore di matematica in pensione, padre. Strangola la moglie. Capace di intendere e di volere, viene condannato a 6 anni e 4 mesi con rito abbreviato, che sconta in una struttura sanitaria
Prato, 12 Settembre 2013
Era molto ansioso per il ritorno a casa della moglie
Titoli & Articoli
86enne ex proprietario e gestore di negozi in Versilia soffoca la moglie malata da tempo (VersiliaToday – 13 settembre 2014)
“L’ho soffocata, non ce la facevo più”: così Sergio Maranghi, 86 anni, ha accolto stamattina i carabinieri nella sua abitazione in via Cesare Guasti, nel pieno centro storico di Prato, avvalorando il dramma della disperazione di un’anziana coppia, provocato da quella terribile malattia degenerativa che si impossessa di tanti anziani. Maria Grazia Centauro, 81 anni, soffriva da tempo di Alzheimer e altre patologie: era appena tornata a casa dopo un lungo ricovero in ospedale. È stata la figlia – che dormiva nella stessa casa – richiamata dalle grida del padre, a dare l’allarme. Tempestivamente sono arrivati i soccorsi, ma per la donna, distesa nel suo letto, ormai non c’era più niente da fare. Sono arrivati i carabinieri ed è stato avvisato il magistrato di turno.
L’anziana donna potrebbe essere stata soffocata dal marito, come lui stesso ha affermato in un primo momento, in un gesto estremo di disperazione, forse perché non riusciva a vederla soffrire così tanto. Ma gli inquirenti, prima dell’esito dell’ autopsia, non intendono escludere niente: neppure che l’uomo, proprio in un momento di grande dolore e confusione, possa aver pensato di aver soffocato la moglie, ma di non essere stato effettivamente la causa del decesso della donna. Sergio Maranghi dopo alcune ore e dopo essere stato ascoltato dalle forze dell’ ordine è stato condotto, in ambulanza, all’ospedale di Prato, su disposizione del suo medico curante.
È stato il procuratore capo Piero Tony ad invitare alla cautela e a chiedere rispetto per il corretto e necessario svolgimento delle indagini: ha spiegato che l’uomo sarà nuovamente interrogato quando l’autopsia chiarirà alcuni dubbi sulla dinamica del decesso della moglie. Nonostante la confessione dell’anziano, infatti, la procura preferisce attendere l’esame autoptico fissato per domani pomeriggio perché gli inquirenti non hanno abbandonato del tutto l’ eventualità di una morte naturale di Maria Grazia Centauro.
Tra le ipotesi c’è dunque quella che l’anziana possa essere stata colta magari da infarto in un momento d’agitazione: in questo caso, il marito, avrebbe dato ai militari una versione differente dall’accaduto solo perché in preda al senso di smarrimento per quanto successo. La figlia Laura ha riferito che ieri sera, al momento di andare a letto, la madre le aveva riferito di avvertire forti ”difficoltà respiratorie” e che non ”sapeva se avrebbe superato la notte”.
La famiglia Maranghi è molto conosciuta in città. In passato aveva posseduto e gestito numerose boutique a Prato e in Versilia: l’ultimo negozio, chiuso vent’anni fa, non lontano dall’abitazione dove Maria Grazia Centauro è morta. I vicini di casa parlano dei due coniugi come di “una coppia molto unita e discreta”, un amore che è rimasto intatto anche in età avanzata. Ma rilevano anche la “disperazione per la malattia della donna che era visibile sul volto e nei comportamenti di suo marito da qualche tempo”.
Strangolò Grazia Maranghi: “Era lucido quando la uccise” (La Nazione – 26 settembre 2014)
Il pm ha chiesto 14 anni per il marito Sergio dopo una nuova perizia
Sergio Maranghi è «imputabile». Tradotto in parole povere l’uomo, 87 anni, era capace di intendere e di volere quando un anno fa strangolò sua moglie, Grazia Maranghi Centauro, 81 anni, mentre dormiva nel suo letto. E’ questa la novità emersa ieri nel processo, in rito abbreviato, a carico di Sergio Maranghi accusato di omicidio volontario. Il giudice, Angela Fantechi, ha disposto una nuova perizia e ieri è stato ascoltato il medico. Da quanto è emerso, l’anziano sarebbe stato «lucido e capace di intendere» quando nella notte ha strangolato la moglie nel loro appartamento di via Guasti 8, in pieno centro storico. Un fatto che sconvolse tutti perché Grazia Maranghi era una donna conosciutissima negli ambienti bene della città in virtù delle sue boutique di abbigliamento da signora che fecero epoca negli anni Sessanta non solo a Prato a ma anche a Pistoia e a Forte dei Marmi.
La nuova perizia richiesta dal giudice ha ribaltato il quadro accusatorio: nella perizia disposta un anno fa dal pm, Benedetta Foti, ed eseguita subito dopo il fatto, il medico aveva sostenuto la seminfermità mentale dell’uomo al momento dell’omicidio della moglie. Dopo l’esame del perito ieri in aula, la parola è passata al pubblico ministero per le conclusioni: il pm ha chiesto una condanna a quattordici anni per omicidio volontario in virtù dello sconto di un terzo della pena perché in abbreviato e considerando le attenuanti generiche. L’udienza con l’audizione del perito è stata molto lunga, quindi il giudice ha rinviato il processo con la conclusione del difensore, l’avvocato Cristiano Toraldo del foro di Prato, e per la sentenza alla prossima settimana.
Grazia Maranghi è stata uccisa dal marito nella notte tra il 12 e il 13 settembre dell’anno scorso. La donna era appena rientrata dall’ospedale dopo una lunga degenza per malattia. L’uomo — raccontarono alcuni vicini — era molto preoccupato dal ritorno della moglie. Nei giorni precedenti aveva chiamato con insistenza il tuttofare di famiglia per far eliminare gli spifferi dalle finestre della camera e la colf perché tirasse tutto a lucido e rendesse l’ambiente salubre e confortevole. Gli anziani coniugi stavano insieme da una vita: lui era professore di Matematica, lei lavorava con i suoi negozi di moda. Negli ultimi anni vivevano con la figlia Laura nell’appartamento del centro storico.
E’ stata proprio lei ad accorgersi della morte della mamma. Durante la notte sentì il padre in cucina che diceva «l’ho soffocata io o ha fatto da sola?». Laura sconvolta corse a controllare la mamma, ma la trovò morta nel letto nella stessa posizione in cui l’aveva messa a dormire la sera precedente. La figlia chiamò subito i soccorsi. In via Guasti arrivarono, oltre all’ambulanza, anche i carabinieri. Nell’immediatezza del fatto Sergio disse ai militari che era stato lui a soffocarla, poi ritrattò. Dall’autopsia è emerso che la donna era stata strangolata. Sergio Maranghi si trova a tutt’oggi ricoverato in una struttura sanitaria protetta.
Condannato a 6 anni di reclusione l’ottantasettenne che strangolò la moglie in via Guasti (Tv Prato – 29 settembre 2014)
E’ stato condannato a 6 anni e 4 mesi con rito abbreviato Sergio Maranghi, l’87enne che un anno fa strangolò la compagna di una vita Grazia Centauro, nel loro appartamento di via Guasti, in pieno centro, dove la donna, 81 anni, era rientrata a seguito di un lungo ricovero in ospedale. Maranghi – dopo una prima perizia che ne aveva stabilito la seminfermità mentale al momento dei fatti -, è stato riconosciuto (da una seconda perizia psichiatrica disposta dal giudice) capace di intendere e di volere ed è stato condannato per omicidio volontario: gli sono state concesse le attenuanti generiche e quelle legate al contesto in cui è maturato il delitto.
Le pressanti richieste di aiuto della moglie, legate alle precarie condizioni di salute, avrebbero indotto l’uomo ad uno stato d’ira che lo ha portato a compiere il gesto estremo mentre lei si trovava a letto. Il fatto suscitò scalpore in città, dove la vittima era molto conosciuta per aver gestito boutique di abiti da sposa. Respinta la richiesta della difesa di derubricare l’omicidio in preterintenzionale o in morte come conseguenza non voluta di altro reato. L’avvocato Cristiano Toraldo, che ricorrerà in appello, ha ottenuto comunque il riconoscimento delle attenuanti, che sono valse uno sconto di pena rispetto ai 14 anni di reclusione chiesti dal pm Benedetta Foti. Sergio Maranghi non è sottoposto a misure cautelari e vive in una struttura sanitaria protetta