‘O torni con me o moriamo tutti e due’ (La Repubblica – 28 dicembre 2012)
«O TORNI con me o moriamo tutti e due». Il tradimento, il perdono, ma subito dopo la rabbia e la separazione. Una serie di retroscena familiari che stanno all’ origine della decisione di Santino Putrino, 45 anni, di frazione a Borghetto, a Bordighera, di uccidere la moglie, Olga Ricchio, di 51 anni che non voleva più tornare con lui e la sorella di lei, Franca, di 54 anni, che lo ospitava.
A distanza di due giorni da quell’ efferato duplice delitto, che si è consumato intorno alle 11 di mercoledì nella villa in collina della famiglia Ricchio, che lavora nel campo della floricoltura, i carabinieri del Nucleo Investigativo hanno ricostruito la tragica vicenda e quella frase rende l’ idea di come l’ uomo avesse pianificato la mattanza. Non poteva sopportare di essere abbandonato, anche se era stato lui a disfare il matrimonio trovando un’ amante e poia ricostruire, facendosi riprendere in casa, il rapporto con la moglie. Olga si era allontanata da casa, nel novembre scorso. Di Santino non ne voleva più sapere. Il marito l’ aveva tradita nel recente passato. Era anche andato via da casa una settimana, ma lei lo aveva ripreso. L’ estate scorsa avevano passato un periodo di villeggiatura assieme, in Sicilia. Poi, la crisi. Infine, la decisione di abbandonare il tetto coniugale. Ieri, Santino è partito da casa col fucile. A bordo della sua Fiat Panda di colore bianco, si dirige verso l’ abitazione della cognata, convinto a riprendersi la moglie. Olga oppone resistenza e Franca la difende. Lui imbraccia il fucile; loro escono di corsa da casa. La prima a morire è la cognata Franca, con una fucilata al collo; esplode un altro colpo a vuoto contro la moglie, che si rifugia in una serra; ma al secondo la stende al terreno. A quel punto non gli rimane che volgere l’ arma con sé stesso e sparare un colpo all’ altezza dello sterno. Non muore, però. Così chiama il nipote, che corre da lui e lo accompagna in ospedale.
I medici di Bordighera decidono di trasferirlo subito a Genova, al San Martino, dove viene portato in elicottero. Santino è ancora vivo, viene operato d’ urgenza ed ora si trova in Rianimazione, in coma farmacologico. Santino, che lavora come operaio, posatore di piastrelle, non ha precedenti alle spalle, tranne uno per abuso edilizio. In casa, tuttavia, detiene una quindicina di fucili da caccia, tutti regolari. Per uccidere la moglie e la cognata, ne sceglie uno automatico, calibro 12 con cinque colpi nel caricatore. Uno rimane in canna. Santino è stato arrestato l’ accusa di omicidio plurimo aggravato. Le indagini sono coordinate dal pubblico ministero Marco Zocco, che nelle prossime ore sentirà Delitto di Bordighera, l’ uomo non si rassegnava alla separazione anche il figlio della coppia, di 18 anni, per capire cosa abbia potuto far deflagrare la situazione. Appena il quadro clinico migliorerà, gli inquirenti interrogheranno l’ assassino, accusato di duplice omicidio.
Santino, da stalker ad assassino (La Stampa – 28 dicembre 2012)
Per due volte, e a distanza di nemmeno un mese, Olga Ricchio aveva deciso di chiedere l’intervento di polizia e carabinieri per tutelarsi dal marito. Ma per due volte, forse spinta anche dalla pressioni dei familiari, il figlio Angelo compreso, aveva rinunciato a querelare colui che sarebbe diventato il suo assassino. Aveva soltanto rivelato ai carabinieri di Vallecrosia, messo a verbale, che il marito Santino Putrino la infastidiva, che la cercava anche sul lavoro insieme allo stesso figlio, perché voleva convincerla a tornare con lui, nella loro casa di via San Sebastiano 4, a Borghetto San Nicolò.
Nessuna rivelazione su possibili percosse ricevute, nessuna parola su maltrattamenti continuati che avrebbero potuto condurre i carabinieri a sequestrare le armi del marito, quindici fucili da caccia tenuti in casa e una pistola calibro 7.65 poi rinvenuta nell’auto dell’uomo. Armi che alla fine, il pomeriggio di Santo Stefano, sono state poste sotto sequestro. Forse anche per non essere andata fino in fondo Olga Ricchio è stata uccisa.
Il primo colpo sparatole da distanza ravvicinata da Santino Putrino è andato a vuoto. Il secondo l’ha colpita tra il collo e le spalle. E per Olga non c’è stato più nulla da fare. Come per la sorella Franca, che ha aperto la porta al suo assassino. Santino Putrino per l’ennesima volta era andato nell’abitazione di Franca Ricchio in via Gallina per cercare di convincere la moglie a tornare a casa. Ma in cuor suo sapeva che era un tentativo vano.
Forse per questo (ma è ancora da appurare la premeditazione) l’uomo aveva con sé uno dei suoi fucili da caccia: a Franca ha sparato tra il collo e la testa, lasciandola in una pozza di sangue. Olga è scappata scalza, ha cercato riparo nella serra vicino a casa, ma non ha potuto far nulla contro l’omicida che, in coma farmacologico indotto, ora si trova ricoverato, in stato di arresto per duplice omicidio, nel reparto di Rianimazione dell’ospedale San Martino di Genova, dopo un intervento di oltre 8 ore.
«Un’escalation rapida per uno stalker», precisano gli investigatori. Perché Santino Putrino – il cui figlio Angelo è stato interrogato per ore nella caserma di via I maggio a Bordighera, interrogatorio al quale ne stanno seguendo altri, protagonisti sia i parenti dell’assassino che quelli delle due vittime – in meno di un mese, stando alle rivelazioni della moglie, è passato dalle richieste pressanti “verbali” all’omicidio. L’uomo, che lavora in Francia, sulle prime sembrava aver accettato la separazione: poi, improvvisamente, forse complice il Natale, ha deciso di riportare a casa, a tutti i costi, la moglie. Il 4 dicembre Olga Ricchio chiede l’intervento della polizia di Ventimiglia, che rilancia la questione per competenza sui carabinieri di Vallecrosia, città più vicina. La donna avverte che il marito la sta infastidendo, ma quando i carabinieri arrivano sul posto l’uomo non c’è. Lei sostiene che sia il marito che il figlio volevano che tornasse a casa. Ma alla fine non sporge denuncia.
I carabinieri, nonostante sia irrituale e non obbligato il tentativo di conciliazione, convocano Putrino in caserma, avvertendolo che non tollereranno altri soprusi nei confronti della moglie. Il 23 dicembre però Olga Ricchio chiama nuovamente le forze dell’ordine: «E’ qui intorno a casa con mio figlio. Ho paura». I carabinieri arrivano rapidamente in via Gallina, sulle alture di Borghetto San Nicolò, ma ancora una volta dell’uomo e del figlio non c’è traccia. I carabinieri chiedono a Olga Ricchio, come appare dai verbali, se stavolta vuol sporgere denuncia: ma lei, anche su pressione dello stesso figlio, preferisce evitare. Eppure le sue sorelle Franca e Fulvia la invitano a rifletterci, a firmare quell’atto che potrebbe, intanto, consentire ai carabinieri di sequestrare i fucili da caccia a Santino Putrino. Perché lo stalking è punibile solo con querela di parte: e nel caso di Olga Ricchio, che secondo gli accertamenti e le testimonianze non sarebbe stato ripetuto nel tempo, non ci sono elementi che possano condurre i carabinieri ad agire diversamente da come hanno fatto. Anche se a Putrino ribadiscono di lasciare stare la moglie. Lo farà solo il 26 dicembre, dopo averla uccisa insieme alla cognata. Lui si spara un colpo che lo centra nel fianco sinistro. Ha la forza di avvisare la nipote: «Ho fatto una cazzata, ora sto morendo».
In un biglietto la volontà di uccidere (La Stampa – 29 dicembre 2012)
Il delitto di Borghetto San Nicolò: dalle indagini emergono nuovi sviluppi. Prima di ammazzare moglie e cognata Putrino avrebbe scritto al figlio chiedendo scusa
Spunta anche un misterioso biglietto, lasciato dal duplice omicida, nell’indagine sull’assassinio di Franca e Olga Ricchio, 54 e 51 anni, freddate senza pietà il giorno di Santo Stefano da Santino Putrino. Poche parole, con le quali l’uomo, che dopo il gesto ha tentato il suicidio (è ancora ricoverato in gravi condizioni ma non più in pericolo di vita) chiederebbe scusa ai congiunti più cari. Una sorta di addio, insomma, scritto prima di uccidere. Un elemento che se non aggiunge particolari alla ricostruzione della strage, già drammaticamente chiara, sarebbe però fondamentale nel riconoscere la premeditazione del duplice delitto. O almeno per confermare la volontà dell’uomo di ammazzare la moglie Olga, che aveva trovato rifugio dalla sorella in una bella casa sulle alture di Borghetto San Nicolò, e poi di togliersi la vita. L’indiscrezione non viene confermata dagli inquirenti ed in particolare dai carabinieri del nucleo investigativo provinciale, che hanno seguito passo passo le indagini. I quali del resto mantengono un’assoluta riservatezza sulla vicenda. Ma circola con insistenza a Borghetto, la piccola frazione bordigotta dove ci si conosce tutti. In un intreccio di amicizie e parentele che in meno di due giorni hanno tragicamente diviso due famiglie.
In queste ore, intanto, proseguono anche gli interrogatori di amici, conoscenti e familiari, da parte degli stessi militari del nucleo investigativo. Nel tentativo di fare piena luce sul contesto in cui è maturato il duplice delitto. E di scoprire gli elementi che possono eventualmente costituire un’ulteriore aggravante in un delitto comunque efferato ed ingiustificabile. Mosso dall’idea di possesso, dalla cultura della sopraffazione. E non certo dall’amore, da qualunque punto di vista lo si voglia guardare.
Del resto, sul fatto che l’altra mattina poco prima delle 11, dopo aver invano tentato di convincere la moglie a tornare a casa, Putrino sia uscito dalla sua abitazione con l’intento di fare una pazzia, lo confermano anche altri dettagli. Il fatto che l’uomo avesse portato con sé il fucile, un calibro 12 automatico. E, per giunta, lo avesse caricato a pallettoni: per essere certo che la sua vittima non avesse scampo. Nella sua Panda, gli inquirenti hanno poi trovato anche una pistola. Ma la stessa dinamica del duplice omicidio, ricostruita con grande attenzione dagli investigatori, lascia ben poco spazio all’ipotesi di un delitto d’impeto. Se Franca Ricchio, è infatti stata colpita sull’uscio di casa, probabilmente in un disperato tentativo di difendere la sorella, la moglie dell’assassino, Olga, è stata rincorsa per diversi metri, sin dentro una serra. L’omicida ha sparato un primo colpo contro di lei mentre la poveretta cercava di sfuggire alla sua furia, scalza. Poi l’ha raggiunta e l’ha freddata con un colpo alla schiena. Infine, ha rivolto l’arma contro se stesso: un colpo al petto.
Quel biglietto d’addio, indirizzato probabilmente al figlio, se confermato, sarebbe il particolare definitivo. Santino Putrino, nessun precedente penale di rilievo alle spalle, la mattina di Santo Stefano è partito da casa già con le idee molto chiare. «O torni con me o moriamo tutti e due>, aveva già ribadito in diverse occasioni, durante le sue insistenti visite alla moglie, che non si sono però purtroppo mai trasformate in denunce querele nei suoi confronti. Così, dopo aver scritto frettolosamente perdono al figlio Angelo, Putrino è salito in auto deciso a mettere in pratica quanto annunciato.
E’ morto Santino Putrino che il giorno di Santo Stefano aveva ucciso moglie e cognata (La Stampa – 3 gennaio 2013)
L’uomo, che aveva tentato il suicidio, era ricoverato in coma all’ospedale di Genova
Non ce l’ha fatta Santino Putrino l’operaio di 45 anni, di Bordighera, che il giorno di Santo Stefano ha ucciso a fucilate la moglie Olga Ricchio, di 51 anni e la cognata, Franca, di 54 anni e, subito dopo, si è sparato all’altezza
dello sterno con l’intento di togliersi la vita. Ricoverato d’urgenza all’ospedale San Martino, di Genova, nel tardo pomeriggio di oggi le sue condizioni di salute si sono improvvisamente aggravate ed è morto. Era ricoverato in coma farmacologico. Operato d’urgenza lo stesso giorno del duplice omicidio, sembrava fuori pericolo. Aveva riportato gravi lesioni allo stomaco e all’intestino. All’origine del folle gesto la volontà della moglie di separarsi. Quest’ultima era andata a vivere dalla sorella, a fine novembre e, il 26 dicembre scorso, Putrino si era recato a casa della cognata per convincere la moglie a tornare con lui. Non riuscendoci, ha imbracciato l’arma compiendo la strage.