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Sandro Efisio Pili, 48 anni, padre. Accoltella la moglie al fegato davanti al figlio di 12 anni e si mette a giocare alla playstation, lei muore dissanguata dopo 9 ore di agonia. Ritenuto parzialmente incapace di intendere, viene condannato a 17 anni di reclusione, di cui 3 in una casa di cura. Il figlio viene affidato a una casa famiglia

Vibonati (Salerno), 1 Dicembre 2014

sandro pili


Titoli & Articoli

Vibonati, omicidio Pierangela Gareffa. Chiesta la perizia psichiatrica per l’uxoricida Sandro Pili (Onda News – 16 luglio 2015)
Al termine della prima udienza preliminare nel corso del processo a carico di Sandro Efisio Pili, che nel dicembre dello scorso anno a Vibonati uccise a coltellate la moglie Pierangela Gareffa, il gup Scorza ha disposto per il prossimo 22 luglio una perizia psichiatrica sull’uomo. L’avvocato Rocco Colicigno, difensore dell’uxoricida di Vibonati, ha depositato una consulenza psichiatrica che propende per l’incapacità di intendere e di volere del suo assistito all’epoca dei fatti e per la sua non pericolosità sociale. L’avvocato dell’imputato ha anche richiesto il rito abbreviato. In seguito alla richiesta dell’avvocato Colicigno i legali di parte civile (la madre e le sorelle della vittima e l’associazione “Mai più Lucrezia”) hanno richiesto una perizia in contraddittorio. Richiesta accolta dal giudice che, di conseguenza, permette alle parti civili di nominare propri consulenti per l’udienza del 22 luglio.
Pierangela morì a causa di una coltellata al fegato infertale dal marito dopo una lite per futili motivi. Pili allertò i soccorsi solo in seguito alla morte della moglie, riferendo che la donna aveva avuto un malore e si era ferita al torace cadendo su una ringhiera. L’uomo è detenuto nella casa circondariale di Sala Consilina con l’accusa di omicidio volontario.

Uccise la moglie Pili sconterà 14 anni di pena (La Città di Salerno)
È stato condannato a 14 anni di carcere, più altri tre di custodia in una casa di cura, Sandro Efisio Pili, l’uomo che il 30 novembre del 2014 accoltellò e uccise la moglie Pierangela Gareffa, lasciandola agonizzate per oltre otto ore nella loro abitazione di Vibonati. La condanna è arrivata al termine di un rito abbreviato in cui il gup ha riconosciuto all’imputato la seminfermità mentale. Pili, difeso dall’avvocato Rocco Colicigno, è stato ritenuto non pienamente capace di intendere e volere all’epoca del fatto. Una ricostruzione che la madre e le sorelle della vittima non condividono e che i loro legali, Giovanni Falci e Lucia Cerino, sono pronti a impugnare in appello. Dinanzi ai carabinieri l’uomo cercò da principio di negare l’omicidio, sostenendo che la moglie si era ferita sulla ringhiera. Poi confessò di averla accoltellata, disse di non avere avuto intenzione di uccidere ma lasciò poi che la moglie morisse per emorragia.
Al giudice di secondo grado ricorrerà anche la difesa, tanto più che il giudice non ha ritenuto applicabili a Pili le attenuanti generiche nonostante il profilo da incensurato. Il gup ha pure riconosciuto alle parti civili il diritto al risarcimento del danno e disposto a garanzia il versamento delle provvisionali. Inoltre l’imputato è stato condannato a risarcire i danni all’associazione onlus “Mai Più Lucrezia” assistita dall’avvocato Teresa Paladino, che cura gli interessi delle donne vittime di violenze. Ora si aspetta nei prossimi quindi giorni il deposito delle motivazioni della sentenza.

La Cassazione conferma 17 anni al marito assassino (La Città di Salerno)
Quattordici anni di carcere più altri tre in casa di cura e custodia. Così recita la sentenza definitiva della prima sezione penale della Corte di Cassazione per Sandro Efisio Pili, il 50enne che il 30 novembre del 2014 uccise con una sola, fatale coltellata all’addome la moglie Pierangela Gareffa.
La Suprema Corte ha, dunque, rigettato il ricorso del legale di Pili, Rocco Colicigno, confermando le condanne inflitte in primo e secondo grado. Teatro del femminicidio la casa di località Fortino a Vibonati, in cui i due vivevano assieme al figlio, all’epoca dei fatti 12enne.
Mentre cenava con la moglie, l’ennesima discussione per futili motivi. Pili, ad un certo punto, impugnò un coltello da cucina di circa 30 centimetri colpendo la Gareffa ad un fianco. La donna si accasciò sul pavimento in una pozza di sangue, ma ancora in vita. In casa, in quel momento, c’era anche il figlio che, però, disse ai carabinieri della Compagnia di Sapri di non essersi accorto di nulla.
L’uomo, dopo aver riferito ai militari dell’Arma di un incidente domestico – la caduta su un tondino di acciaio – messo alle strette confessò il delitto. Durante il processo si costituirono come parti civili le due sorelle e la madre di Pierangela oltre all’associazione “Mai Più Lucrezia Onlus”, che tutela le donne vittime di violenza. In primo grado Pili chiese ed ottenne di essere giudicato con il rito abbreviato.
A gennaio del 2016 il gup Claudio Scorza, dopo aver disposto una perizia psichiatrica sull’imputato, lo condannò a 14 anni (più tre) per omicidio volontario riconoscendone la seminfermità mentale. Nuovo ricorso della difesa. Otto mesi più tardi arrivò il pronunciamento della Corte d’Assise d’Appello di Potenza che confermò la pena inflitta a Pili nell’abbreviato. In quell’occasione fecero ricorso sia i legali di parte civile, Giovanni Falci, Teresa Paladino e Lucia Cerino, che il difensore dell’imputato. Per i primi non sussistevano le ragioni sulle quali era stato ritenuto il vizio parziale di mente dell’imputato al momento del fatto. Per la difesa, invece, esistevano gli elementi per ritenere valida l’ipotesi dell’omicidio preterintenzionale con il riconoscimento delle attenuanti generiche. Tutto questo fino alla sentenza della Corte di Cassazione, che scrive la parola fine su questa triste vicenda.
«Dopo la condanna a morte di Pierangela e quella all’ergastolo della felicità per il figlio minore, è arrivata l’unica condanna per il colpevole» è il commento dell’avvocato Falci, legale di tutte le parti civili nel terzo grado di giudizio. Un episodio che non solo scosse il Cilento ma ebbe una vasta eco in tutta Italia. Tante le iniziative in ricordo di Pierangela nel Golfo di Policastro.

Uccise la moglie davanti al figlio: 17 anni al marito assassino (il Mattino – 10 febbraio 2018)
A tre anni e tre mesi circa dal femminicidio arriva la sentenza definitiva per Sandro Pili, responsabile della morte della moglie Pierangela Gareffa. La prima sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna a diciassette anni di carcere.
La tragedia si consumò nella casa della coppia il 30 novembre 2014 davanti agli occhi del figlio, oggi quattordicenne. Il verdetto è stato emesso ieri dopo le discussioni dell’avvocato Giovanni Falci per i parenti della vittima e dell’avvocato Rocco Colicigno per l’imputato. I Giudici hanno disposto per il marito assassino anche l’interdizione penale e il risarcimento dei danni alle parti civile, costituite dalla madre e dalle due sorelle di Pierangela. «Questa è la terza ed ultima condanna di questa tragedia – afferma Falci – la prima è stata la condanna a morte della donna e la seconda la condanna all’ergastolo del figlio. Un ragazzino che ha visto accoltellare e morire la madre e il padre finire in carcere, dove dovrà rimanere per altri 17 anni». Confermata anche una provvisionale pari a 80mila euro per la mamma di Gareffa e 40mila euro per ciascuna delle sue due sorelle. Quel pomeriggio del 30 novembre Pili, originario di Sapri, prese il coltello nuovo di zecca da un’astuccio sul frigorifero di cucina e accoltellò la moglie. Pierangela rimase nel suo letto per oltre nove ore cercando in vano di tamponare la ferita al fegato. Morì la notte dissanguata tra le braccia del figlio. Pili è rinchiuso nel carcere di Salerno, il ragazzino è stato affidato a una casa famiglia.


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