Pierangela Gareffa, 39 anni, badante, mamma. Il marito l’accoltella all’addome davanti al figlio di 12 anni, muore dissanguata dopo 9 ore di agonia, mentre il marito gioca alla playstation
Vibonati (Salerno), 1 Dicembre 2014
I vicini sapevano che lui la menava spesso e che lei non avrebbe mai detto nulla “per amore del figlio”. Quello che non sapevano è che l’aveva accoltellata e stava morendo dissanguata mentre lui giocava alla playstation.
Sandro Efisio Pili, 48 anni. Racconta che forse la donna si è ferita cadendo su una ringhiera, ammette che era in casa ma non si è accorto di niente. Giocava alla playstation.
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Uccisa dal marito, mentre lei moriva lui giocava alla palystation
Lʼuomo accusato di omicidio volontario e omissione di soccorso. Lʼautopsia: Piarangela Gareffa poteva essere salvata. Solo dopo diverse ore dallʼaggressione lʼuomo ha chiesto aiuto. Piarengela Gareffa, la badante venezuelana uccisa dal marito nel Salernitano, si sarebbe potuta salvare. Lo afferma l’autopsia sul cadavere della donna, accoltellata l’1 dicembre da Sandro Pili al culmine di una lite. L’aggressione è avvenuta alle 15, l’emorragia interna che le ha causato la morte circa 4 ore dopo. Ciò vuol dire che se l’uomo avesse chiesto subito soccorso, invece di mettersi a giocare alla Playstation, la Gareffa sarebbe ancora viva.
Solo all’una di notte infatti, dopo aver trascorso diverse ore a giocare alla console, Pili ha chiesto aiuto al vicino di casa e ha chiamato un’ambulanza. Intanto in paese, a Vibonati, si rincorrono voci insistenti di violenze già subite da parte della donna che però, per amore del figlio piccolo, non avrebbe mai voluto denunciare i maltrattamenti.
Pierangela Gareffa, uccisa in casa. Il marito “è caduta”. Fermato per omicidio
E’ morta in casa, Pierangela Gareffa, molto probabilmente a coltellate e non per una caduta su una ringhiera come ha raccontato in un primo momento il marito. L’uomo, 48 anni, è stato fermato con l’accusa di omicidio. Il fatto è avvenuto domenica a Vibonati, provincia di Salerno, nell’abitazione della coppia, sposata e con un figlio adolescente. Un litigio per futili motivi, ricostruiscono i carabinieri, poi il marito ha preso un coltello dalla cucina e ha colpito la donna, 39 anni, originaria del Venezuela.
Domenica sera è stato proprio il marito a bussare alla porta di un vicino sostenendo che la moglie stesse male. L’uomo ha detto di essersi trovato nei pressi dell’abitazione nel momento in cui la moglie moriva, ma di non essersi accorto di nulla. In casa c’era anche il figlio adolescente, anche lui però in un’altra stanza tanto da non aver assistito alla scena. La donna di 39 anni lavorava presso l’abitazione di una signora come badante o come domestica.
Uccise la moglie davanti al figlio: 17 anni al marito assassino
A tre anni e tre mesi circa dal femminicidio arriva la sentenza definitiva per Sandro Pili, responsabile della morte della moglie Pierangela Gareffa. La prima sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna a diciassette anni di carcere.
La tragedia si consumò nella casa della coppia il 30 novembre 2014 davanti agli occhi del figlio, oggi quattordicenne. Il verdetto è stato emesso ieri dopo le discussioni dell’avvocato Giovanni Falci per i parenti della vittima e dell’avvocato Rocco Colicigno per l’imputato. I Giudici hanno disposto per il marito assassino anche l’interdizione penale e il risarcimento dei danni alle parti civile, costituite dalla madre e dalle due sorelle di Pierangela. «Questa è la terza ed ultima condanna di questa tragedia – afferma Falci – la prima è stata la condanna a morte della donna e la seconda la condanna all’ergastolo del figlio. Un ragazzino che ha visto accoltellare e morire la madre e il padre finire in carcere, dove dovrà rimanere per altri 17 anni». Confermata anche una provvisionale pari a 80mila euro per la mamma di Gareffa e 40mila euro per ciascuna delle sue due sorelle. Quel pomeriggio del 30 novembre Pili, originario di Sapri, prese il coltello nuovo di zecca da un’astuccio sul frigorifero di cucina e accoltellò la moglie. Pierangela rimase nel suo letto per oltre nove ore cercando in vano di tamponare la ferita al fegato. Morì la notte dissanguata tra le braccia del figlio. Pili è rinchiuso nel carcere di Salerno, il ragazzino è stato affidato a una casa famiglia.