Rosario Giangrasso, 53 anni, disoccupato, padre. Strangola la moglie con due fascette da elettricista e poi la prende a bastonate. Accusato anche di maltrattamenti sui figli, viene condannato a 18 anni con rito abbreviato
Scandicci (Firenze), 29 Dicembre 2017
Titoli & Articoli
“Disoccupato, vendo un rene per non perdere i miei figli” (Today – 15 aprile 2013)
La drammatica storia di Rosario, moglie e due bambini, che ha perso il lavoro e ora è magazziniere allo Scandicci Calcio. A maggio sarà sfrattato, e i servizi sociali potrebbero togliergli i figli. Così ha messo un annuncio all’ingresso dell’ospedale
“Piuttosto vendo un rene, ma non toglietemi i figli”. Lascia senza parole l’annuncio di Rosario Giangrasso, 49enne di origini siciliane, a Scandicci da 30 anni. “Levatemi tutto, il lavoro, la dignità, ma non la famiglia”, si legge più avanti. L’uomo è rimasto senza lavoro due anni fa. “Per un po’ sono andato avanti grazie a piccoli lavori domestici, commissionati da amici e conoscenti. Poi non sono più riuscito a pagare l’affitto”. Rosario vive con moglie e due figli, una bambina di 11 anni e un bambino di 9. L’affitto pesa 640 euro al mese, e le bollette sono sempre più salate. “Finché lavoravo non ho mai ritardato un pagamento. Dopo ho dovuto scegliere: o l’affitto o dar da mangiare ai ragazzi”. Poco più di un anno fa, era il marzo 2012, l’uomo, esasperato, si arrampicò sulla gru del centro Rogers di Scandicci, a 50 metri d’altezza. Il caso rimbalzò sulle cronache locali, e il presidente dello Scandicci Calcio, Fabio Rorandelli, gli offrì un impiego da custode e magazziniere. “Devo ringraziarlo, ma anche con i 650 euro al mese che prendo ora non ce la facciamo”. Rosario sta al campo da gioco da mattina a sera, 11 ore al giorno. Unico giorno libero una domenica al mese. A volte, se non ci sono partite, porta i figli con sé. Anche oggi scorrazzano sul prato, con pallone e monopattino. Sembrano non sentire il peso della situazione.
“Tre giorni fa mi sono arrivati a casa la forza pubblica e l’ufficiale giudiziario per lo sfratto esecutivo. Ho avuto un’ultima proroga di un mese, ma il prossimo due maggio ci butteranno fuori”. Pesa la minaccia della separazione da moglie e figli. “Se non avrò un alloggio ritenuto idoneo mi toglieranno l’affidamento”. La moglie non lavora, e aiuta come può, con saltuari lavori domestici. I bambini vanno regolarmente a scuola, in prima media e terza elementare. “Gioco a calcio, ma mi sono rotto il braccio”, irrompe il più piccolo, mostrando una cicatrice. Per scongiurare la separazione Rosario è arrivato ad appendere all’ospedale di Torregalli l’annuncio shock: “Vendo rene al miglior offerente”. Per andare avanti ancora un po’: “Meglio privarmi di un rene che restare senza i bambini”.
Tragedia a Scandicci, uccide la moglie e tenta il suicidio (La Nazione – 29 dicembre 2017)
A dare l’allarme è stata la figlia più grande. L’omicida è Rosario Giangrasso: nel luglio scorso, per protesta, era salito sulle impalcature della cupola del Duomo
Uccide la moglie e tenta il suicidio. Accade a Scandicci.Rosario Giangrasso, 54 anni, ha ucciso sua moglie, 43 anni thailandese. Teatro della tragedia un appartamento al piano terreno di un condominio di quattro piani in una zona popolare di Scandicci, poco distante da una casa del popolo. L’uomo, dopo l’omicidio, invece si sarebbe tagliato le vene con coltelli presi dalla cucina.
E’ stata proprio la figlia più grande, rientrando a casa, ad accorgersi di cosa era accaduto e a dare l’allarme. Il padre, sanguinante, era in camera da letto. La madre, ormai priva di vita, era sul letto, ma nascosta sotto un piumone. L’uomo ha lasciato anche un biglietto in cui accusava diverse persone e istituzioni di averlo abbandonato e ringraziava invece un parroco e altre persone che lo hanno seguito. L’uomo è stato portato all’ospedale di Torregalli ed è piantonato in stato di arresto. La tragedia è accaduta a Scandicci, in provincia di Firenze. Sul posto sono arrivati i sanitari del 118 e i carabinieri che svolgono le indagini.
Giangrasso, ex muratore e giardiniere, da tempo disoccupato, era conosciuto per i suoi gesti eclatanti con i quali cercava di richiamare l’attenzione delle istituzioni, da cui si aspettava un aiuto per uscire dalla grave situazione economica in cui versava. L’ultima sua iniziativa balzata agli onori della cronaca risaliva al 2 luglio scorso, quando era riuscito a salire su un’impalcatura allestita sul retro del duomo di Firenze per protestare per la sua condizione economica, disoccupato e sotto sfratto. La piazza era gremita di turisti che, incuriositi, seguirono l’evolversi della vicenda. Dopo aver ottenuto dal sindaco di Scandicci, Sandro Fallani, la garanzia di un incontro, Giangrasso era sceso da solo dalle impalcature. Nel marzo del 2012, disperato per aver perso il lavoro, si arrampicò su una gru alta 50 metri a Scandicci. Nel 2013 salì su un traliccio, sempre a Scandicci, perché temeva di perdere la camera che gli aveva messo a disposizione il Comune in un affittacamere.
In quell’occasione, sul suo profilo Facebook, postò le foto del gesto e scrisse: “Il confine tra la vita e la morte, cosa mi tocca fare per non farmi portare via moglie e figlioli dai servizi sociali”. Poco tempo dopo, sempre temendo che i servizi sociali gli togliessero i figli, affisse un cartello all’ospedale di Torregalli, tra Firenze e Scandicci, dichiarandosi disposto a vendere un rene per mantenere la famiglia.
“E’ una tragedia che ci lascia tutti sconvolti: siamo attoniti, senza parole, rispetto a quello che è successo”, ha commentato il sindaco di Scandicci, Sandro Fallani, “conosciamo la famiglia, i figli, ed è una vicenda che davvero ci tocca da vicino. Seguivamo queste persone da tempo. Adesso cercheremo di capire come sia potuto accadere qualcosa di così terribile”. Ad aggravare la situazione di Giangrasso, negli ultimi tempi, anche la consapevolezza che il rapporto con la moglie stava per finire. Sembra, infatti, che di recente la donna avesse manifestato l’intenzione di lasciarlo, anche per la difficoltà di vivere con una persona che aveva mostrato in più occasioni esplosioni di rabbia e squilibrio mentale.
Uccide la moglie e tenta il suicidio: disperato voleva vendere un rene (Secolo d’Italia – 29 dicembre 2017)
Omicidio con tentato suicidio in ambito familiare a Scandicci, un centro alle porte di Firenze. Il fatto è accaduto in un’abitazione in via Lorenzo Ghiberti, al civico 9. Un uomo, Rosario Giangrasso, 53 anni, ha ucciso la moglie accoltellandola. Poi ha tentato di suicidarsi ed ora versa in gravi condizioni in ospedale. Sul posto i carabinieri per le indagini.
Rosario Giangrasso si era arrampicato sul campanile. Rosario Giangrasso all’inizio dello scorso mese di luglio si era arrampicato sul campanile di Giotto per richiamare l’attenzione sulle sue difficoltà economiche. Il 2 luglio era riuscito a salire su un’impalcatura allestita sul retro del Duomo di Firenze per protestare e richiamare l’attenzione sulla sua condizione economica, disoccupato e sotto sfratto. Sul posto intervennero vigili urbani, vigili del fuoco, polizia, carabinieri e 118. La piazza era gremita di turisti che, incuriositi, seguirono l’evolversi della vicenda. Dopo aver ottenuto dal sindaco di Scandicci, Sandro Fallani, la garanzia di un incontro, Giangrasso era sceso da solo dalle impalcature. Giangrasso, padre di due figli, non era nuovo a proteste clamorose: nel marzo del 2012, disperato per aver perso il lavoro, si arrampicò su una gru alta 50 metri, a Scandicci. Nel 2013 salì su un traliccio, sempre a Scandicci, perché temeva di perdere la camera che gli aveva messo a disposizione il Comune presso un affittacamere. Poco tempo dopo, temendo che i servizi sociali gli togliessero i figli, affisse un cartello all’ospedale di Torregalli, dichiarandosi disposto a vendere un rene per mantenere la famiglia. Ora il dramma.
Uccisa in casa, i figli sotto shock. “Il babbo è sporco di sangue” (La Nazione – 31 dicembre 2017)
Scandicci, testimonianza dei due ragazzi. Ipotesi omicidio premeditato
Il trauma dei due figli di Dao, Stella per gli amici, la 43enne thailandese ammazzata in casa dal marito Rosario Giangrasso, 54 anni, alle 6 di venerdì. Il Comune nella persona del sindaco Sandro Fallani ha promesso che si occuperà di loro, che li aiuterà in tutti i modi possibili. Per ora sono in casa dei nonni paterni. Ieri intanto i due minori sono stati ascoltati dal sostituto procuratore Christine Von Borries, che coordina l’indagine dei carabinieri. Il pm ha fatto ricorso a tutto il tatto e le accortezze di cui è capace, ma la ragazza di 16 anni e il fratello di 14 hanno dovuto ‘rivivere’ la tragedia.
In attesa di quanto vorrà raccontare il loro padre uxoricida martedì nell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice Fabio Frangini, i figli della coppia sono gli unici testimoni: erano nella casa di via Lorenzo Ghiberti 9. E’ stata lei, promettentissima giocatrice di calcio adocchiata da società importanti, a scoprire lo scempio e a chiamare il 112. “Carabinieri? venite, c’è qui mio padre sporco di sangue. E’ incosciente. E non vedo la mamma…”, il suo allarme dato alle 11, ben cinque ore dopo l’omicidio: il medico legale ha fissato la morte della donna verso le 6.
“Mi sono svegliata, sono andata a cercare i miei genitori. Mi sono avvicinata alla loro camera da letto (ma marito e moglie non dormivano più insieme, primo passo di lei sembra per separarsi da Rosario, ndc) e ho aperto la porta. Il babbo era come assente, tutto macchiato…”. La ragazza non vede la madre: è sotto il piumone, il corpo coperto dal marito, dicono sia un gesto estremo di pietà. Fuori tempo massimo. La verità è molto più tragica.
Martedì giorno importante per inquirenti e investigatori impegnati nella ricostruzione del delitto. E del presunto tentativo di suicidio di Rosario, che dopo aver trasportato la moglie cadavere dalla stanza dove lei era andata a dormire alla camera matrimoniale, l’ha adagiata sul letto, coperta, e poi si è tagliuzzato gli avambracci con un coltello. Prima l’autopsia, che stabilirà con certezza quasi assoluta causa e orario della morte; poi l’interrogatorio dell’uomo, ammesso che non decida di avvalersi della facoltà di non rispondere. Nel mezzo i dati oggettivi repertati dal Ris (reparto investigazioni scientifiche) dell’Arma: il bastone trovato sotto il letto matrimoniale con cui Rosario ha colpito Dao alla testa; le fascette da elettricista trovate sul letto matrimoniale dove l’uxoricida ha deposto il cadavere. In che ordine Rosario ha usato queste armi, se di queste effettivamente si tratta, visto che contro di lei non avrebbe usato il coltello?
L’indagine è orientata verso il delitto premeditato. E non in un black out di follia. Movente: la decisione di lei, ormai esasperata, di lasciare il marito. Altro indizio in questo senso, il messaggio scritto lasciato dall’uomo in cui oltre ad accusare alcune Istituzioni di non averlo aiutato nella ricerca di un lavoro e di una casa stabili, e a ringraziare il sacerdote di Giogoli e le assistenti sociali, raccomanda a chi scoprirà i corpi di prendere per la coppia «una bara grande. Metteteci dentro insieme, abbracciati».
Giangrasso, appena arrivato in ospedale, al San Giovanni di Dio, piantonato in stato di arresto in flagranza in attesa delle medicazioni alle braccia, subito dichiarato fuori pericolo e dimesso a tarda sera, per essere rinchiuso a Sollicciano, ha chiesto di poter parlare con uno psicologo. E di problemi psichici si parla, a proposito delle sue tante difficoltà passate lungo una vita disperata e spericolata, scandita anche da proteste eclatanti (il 2 luglio salì su una impalcatura del Duomo per chiedere di poetr parlare con il sindaco di Scandicci), lavori saltuari, alcuni pregiudizi di polizia per lesioni e rissa, mai però in ambito familiare.
Uccise la moglie chiuse le indagini maltrattava anche i due figli (la Repubblica -16 maggio 2018)
Rosario Giangrasso nello scorso dicembre a Scandicci uccise la moglie Dao Giangrasso, di origini thailandesi, strangolandola e poi colpendola con un manganello in legno. La procura di Firenze ha ora chiuso l’inchiesta. Giangrasso, 53 anni, è indagato per omicidio aggravato dalla premeditazione e per il maltrattamento dei due figli minori.
Secondo l’accusa l’uomo, che nel 2013, in difficoltà economiche, salì alle cronache per l’annuncio di voler vendere un rene pur di non separarsi dai figli, li insultava dicendo loro che avevano rovinato la famiglia e li colpiva con schiaffi, calci e manate. L’omicidio della moglie avvenne il 29 dicembre quando Giangrasso strangolò la donna con una coppia di fascette da elettricista e poi tentò di uccidersi con un coltello. Fu salvato dai soccorsi chiamati dalla figlia quindicenne che lo trovò a letto, accanto alla moglie già morta. Dao, secondo quanto ricostruito, era stanca del fatto che il marito non lavorasse. In due lettere trovate in casa Giangrasso si scagliò contro le istituzioni che l’avevano abbandonato, e scrisse di voler essere seppellito in una bara doppia con la moglie. Negli anni precedenti l’uomo era anche salito per protesta su una gru a Scandicci e sul campanile di Giotto.
Strangolò moglie, condannato a 18 anni (Ansa -29 dicembre 2018)
Il giudice Angelo Antonio Pezzuti di Firenze ha condannato a 18 anni di reclusione in rito abbreviato e al pagamento delle spese Rosario Giangrasso, 54 anni, originario di Regalbuto (Enna) ma abitante a Scandicci, per l‘omicidio della moglie Dao, 45 anni, avvenuto nella loro casa il 29 dicembre 2017 colpendola alla testa e strangolandola fino a farla soffocare con fascette da elettricista. Il giudice non ha riconosciuto per l’imputato il vizio parziale di mente, come chiedeva la difesa, e lo ha anche condannato per il reato di maltrattamenti nei confronti dei due figli minori della coppia di 14 e 15 anni, fatti avvenuti mentre era ubriaco. Dopo aver ucciso la moglie Giangrasso avrebbe tentato il suicidio tagliandosi le vene. L’omicidio fu di notte. Il cadavere della donna fu trovato dalla figlia più grande la mattina. Giangrasso in anni precedenti cercò di richiamare l’attenzione sui suoi problemi di disoccupato. Una volta salì su un’impalcatura del Duomo di Firenze, un’altra su un traliccio.