Romeo Iachetta, 40 anni, camionista, padre. Condannato per violenza sessuale sulle figlie a 6 anni, ottiene i domiciliari. Evade, percorre i 2km che lo separano dalla famiglia e ammazza a coltellate la moglie e una delle figlie che lo aveva accusato, ferisce gli altri figli e poi fa saltare la casa con il gas. Lui si salva (Strage dell’Immacolata)
San Martino Valle Caudina (Avellino), 9 Dicembre 1999
Titoli & Articoli
Uccide moglie e figlia e fa saltare casa (Corriere della Sera – 9 dicembre 1999)
Una vita alla guida del camion pochi amici e molti fallimenti (la Repubblica – 9 dicembre 1999)
S.MARTINO VALLE CAUDINA (Avellino) – Una nonna rinchiusa quarantacinque anni nel manicomomio di Materdomini. La madre che, dicono in paese, “non ci sta più tanto con la testa”. E Romeo, l’ autore della strage, per tutta la sera di martedì con lo sguardo fisso sul tavolo a ripetere: “Io non c’ entro. La pena è stata troppo pesante”.
Ma al bar, in via Roma, gli amici raccontano che lui quella strage l’ aveva annunciata e che nessuno gli aveva creduto. “Un raptus, è stato un raptus” ripete don Ugo, il parroco del paese stretto tra il Monte Taburno e il Partenio, dove finisce l’ Irpinia e comincia il Sannio. Quarant’ anni, la metà trascorsi alla guida di un camion. Una faccia da indio. Occhi neri, capelli lisci. Un fisico tozzo, massiccio. E quei modi bruschi. Quel fare di chi è emigrato a venti anni, ne ha vissuti dodici al Nord ma poi è dovuto tornare a casa. Sconfitto. Quel fare di chi ha perso le radici senza riuscire a piantarle altrove. Romeo Iachetta. Quasi uno straniero tra valli e montagne ricche di viti e castagneti. Pochi amici. Così lo raccontano i vicini di casa, gli abitanti di un paese che la sua festa dell’ Immacolata l’ ha vissuta in strada tra un poderoso boato poco dopo l’ alba e la processione davanti la palazzina frantumata. E che ora, Romeo, vorrebbero averlo tra le mani per fargliela pagare.
“Se mi capita – si infuria Giuseppe Pisaniello, il macellaio di San Martino – gli stacco la testa. Come si fa a violentare una figlia e poi a distruggere la propria famiglia”. A due passi la madre del macellaio, Orsola Adamo, guarda inorridita le macerie della palazzina di periferia, tre vani su due livelli, in cui viveva la famiglia di Romeo. La madre e i quattro bambini vi erano rimasti mentre lui era agli arresti domiciliari nel centro del paese, a casa dei genitori. Condannato proprio lunedì scorso per abuso sessuale su una figlia. Evaso dagli arresti domiciliari per accoltellare moglie e figlie e poi far saltare in aria la palazzina.
Davanti a quel mucchio di macerie arriva anche il fratello maggiore, Fiore Iachetta, l’ unico della grande famiglia ad aver sempre vissuto con Romeo: “Fu lui a raggiungermi al Nord, a Cormano. Io ero magazziniere, lui camionista. Poi, nel ‘ 91, decidemmo di ritornare a casa tutti e due. Ci vedevamo meno, negli ultimi tempi. Lui, comunque, aveva il permesso per continuare a fare il camionista. Andava ogni mattina a Napoli e la sera rientrava a San Martino”. Il ritorno a casa e poi quel tema in cui la prima figlia, Gennarina, rivela gli abusi sessuali: “Preferisco morire piuttosto che continuare a subire le violenze di mio padre”.
Poi il processo, la testimonianza dell’ altra sorella Teresa, le manette, la condanna, un suicidio tentato e sventato dagli agenti che lo hanno sottoposto a lavanda gastrica dopo che aveva ingerito un miscuglio di barbiturici. Poi il raptus. “Per tutta la serata di martedì – racconta Pasquale, il padre settantaduenne – Romeo è rimasto silenzioso. Seduto a tavola, immobile, ripeteva di essere innocente, che avrebbe fatto appello”. Intorno alla 2.30, gli agenti che si recano a casa del padre per il controllo notturno trovano Romeo tranquillo e scherzoso. Alle 6, invece, l’ uomo schizza in via Croce e fa esplodere la palazzina. Trasportato al Cardarelli di Napoli con gravi ustioni e con le accuse di duplice omicidio e strage, Romeo Iachetta è ora piantonato. Per evitare la fuga, ma anche per proteggerlo dagli infermieri che lo insultano. E lo minacciano. Come i suoi paesani.