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Renzo Cavazze, 76 anni, ferroviere in pensione. Soffoca la moglie e si impicca

Rovigo, 6 Gennaio 2022


Titoli & Articoli

Rovigo, soffoca con un cuscino la moglie inferma e si toglie la vita: aveva paura del covid (Leggo – 6 gennaio 2022)
Per anni ha assistito amorevolmente la moglie a Rovigo che dopo un ictus era rimasta parzialmente paralizzata, poi negli ultimi mesi, la paura del virus ed un vaccino fatto con mille riserve ma fatto proprio per il timore di non poter più riuscire ad assistere la compagna della sua vita, lo hanno fatto sprofondare in uno stato di ansia e depressione. Che sarebbe arrivato al suo culmine nella notte dell’Epifania, quando avrebbe prima soffocato la moglie con un cuscino e poi si sarebbe a sua volto tolto la vita impiccandosi. Da parte della Procura e degli inquirenti non arrivano conferme o smentite, vista anche la delicatezza del caso.

L’autopsia che è stata disposta nei confronti dell’anziana, tuttavia, lascia presagire che possano essere vagliate anche ulteriori ipotesi, come quella di un malore che potrebbe aver colto la donna nel sonno spingendo poi il marito a togliersi la vita per disperazione. In ogni caso, il cuscino della donna è stato repertato e posto sotto sequestro.
Comunque si siano svolti i fatti, si tratta di una tragedia dai molti volti che ha visto spegnersi, a distanza di pochi minuti, Guglielmina Pasetto, detta Delfina, 71 anni, e Renzo Cavazza 76 anni, entrambi da tempo in pensione. Lei aveva lavorato fino all’ictus alle Assicurazioni Vittoria, mentre il marito era ferroviere e si era poi prepensionato per assistere la moglie. Ad accorgersi che poteva essere accaduto qualcosa di grave sono stati i nipoti, figli di un fratello della donna, che vivono fra Montagnana e Padova, che tutti i giorni, vista anche la situazione dell’ultimo periodo, chiamavano gli zii alle 9 in punto. La mancata risposta alla prima chiamata ed alle numerose successive li hanno poi spinti, attorno all’una a chiamare i vigili del fuoco ed a precipitarsi a Rovigo.
I soccorsi. Quando i vigili del fuoco hanno aperto la porta dell’appartamento in una zona centralissima di Rovigo, all’inizio di viale Porta Po, la strada che si diparte da Corso del Popolo in direzione, appunto, del Po, i due anziani sono stati trovati senza vita. Dopo il drammatico ritrovamento, oltre alla Squadra volanti nella piccola palazzina al numero civico 7D ha poi fatto ingresso anche la Squadra mobile e, successivamente, anche la scientifica, il medico legale ed il sostituto procuratore della Procura di Rovigo Valeria Motta.

Renzo uccide la moglie e poi si impicca: «La paura del Covid e l’isolamento hanno portato mio zio nell’abisso» (il Gazzettino – 8 gennaio 2022)
Renzo amava Guglielmina, le aveva dedicato tutta l’ultima parte della sua vita. Per anni l’ha assistita con amore, dopo che un ictus l’aveva lasciata parzialmente paralizzata.Poi, negli ultimi mesi, la paura del virus e di un vaccino fatto con mille riserve, lo hanno fatto sprofondare in uno stato di ansia e depressione. Arrivato al culmine nella notte dell’Epifania, quando avrebbe prima soffocato la moglie con un cuscino, poi si sarebbe a sua volto tolto la vita impiccandosi.
La duplice morte di Guglielmina Pasetto, detta Delfina, 71 anni, e Renzo Cavazza, 76 anni, è stata scoperta attorno alle 13 di ieri, quando i vigili del fuoco hanno aperto la porta del loro appartamento, in viale Porta Po, fra corso del Popolo e ponte del Bassanello, al civico 7D.

Il nipote Matteo Pasetto, uno dei figli del fratello di lei, spiega con dolore che «lo zio non manifestava il suo disagio, ma la paura del virus, l’isolamento, anche il vaccino, per il quale aveva forti timori, ma che aveva poi fatto vedendo però i propri dubbi aumentare anziché diminuire, lo avevano fatto sprofondare in uno stato depressivo al punto che eravamo riusciti a convincerlo a farsi visitare da uno specialista dal quale sarebbe dovuto tornare il 17 gennaio prossimo».
EFFETTI DELLA PANDEMIA
Un aspetto al quale è stata dedicata poca visibilità, è il fenomeno diffuso, ma sotterraneo, del disagio psicologico provocato dalla pandemia negli anziani, lo “stress emotivo” frutto di un’emergenza che non sembra avere fine e che ha stravolto vite e abitudini, provocando isolamenti e paure. La dottoressa Paola Formaglio, psicologa e psicoterapeuta, fondatrice e titolare dello Studio Akoè e referente del Servizio per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili della diocesi di Adria e Rovigo, evidenzia come «c’è un acuirsi delle forme depressive e di stati di ansia dovuti all’incertezza del momento che stiamo vivendo in soggetti anziani: il Covid ha reso instabile il conforto relazionale che generalmente nell’età avanzata si trova nel rapporto con i familiari. Parenti e persone care temono per i propri nonni e come gesto di attenzione, si distanziano da loro. Questo se da una parte li mette al riparo dal contagio, dall’altra li espone a situazioni di isolamento proprio in una fase della loro vita nella quale avrebbero bisogno di potersi raccontare, di attenzioni, del calore familiare. L’acuirsi della solitudine, unita alla paura del virus, amplificata dalla risonanza mediatica, possono creare instabilità e timori e in alcuni casi, sfociare in ansia e depressione. Purtroppo questo si registra anche qui da noi, dove abbiamo una popolazione con un’età media molto elevata».
IL RISCHIO LONTANANZA
Senza direttamente riferirsi al caso Renzo e Guglielmina, dietro al quale c’è un percorso insondabile, ci sono due vite che si sono interrotte in una spirale di sofferenza, con un gesto arduo da elaborare anche per i familiari, impossibile da capire esternamente e quindi, da raccontare come notizia, la dottoressa Formaglio evidenzia come «ci sono tanti aspetti legati agli effetti indiretti della pandemia che hanno conseguenze pesanti per i nostri anziani, dalla paura a uscire di casa che mi è stata raccontata da più di una persona venuta nel mio studio, fino al caso di chi aveva superato momenti e tempi più duri trovando serenità ed equilibrio della maturità, anche grazie agli affetti e che all’improvviso, vedono tutto sfuggire di mano. Non dimentichiamo che è il terzo inverno di pandemia e per chi è avanti con gli anni, questo assume maggior peso, anche perché non si intravede la fine della situazione di emergenza. In qualche caso, poi, questa situazione va ad attivare ricordi di vecchie esperienze traumatiche, perché le reazioni emotive spesso sono collegate non al presente, ma al passato, anche innescando stati di angoscia».
Per questo arriva una sorta di raccomandazione: «La giusta cortina di protezione dal virus non diventi una cesura, ma sia accompagnata da attenzioni, telefonate e presenza, perché spesso negli anziani la sofferenza è vissuta come un tabù e si tende a nascondere».


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