Loading

Raffaello Salvador, 72 anni, sottufficiale dell’Aeronautica in pensione, padre. Uccide la moglie a fucilate e si suicida

Vittorio Veneto (Treviso), 19 Aprile 2012

image


Titoli & Articoli

Settantenne geloso uccide la moglie e si spara (Corriere del Veneto – 20 aprile 2012)
Lei, 67 anni, andava a cantare nel coro della chiesa. Lui la voleva in casa. Ha usato due fucili da caccia per farla finita. I corpi erano irriconoscibili
La tavola apparecchiata come sempre, le pentole sul fuoco con la cena pronta e a terra, in un lago di sangue, i corpi straziati di Giacomina Zanchetta, casalinga di 67 anni, e del marito Raffaello Salvador, 72enne sottufficiale dell’Aeronautica in pensione. Ad uccidere la donna giovedì sera, con un colpo di fucile all’addome, è stato proprio il marito, che poi ha preso una doppietta, se l’è puntata sotto il mento e ha fatto fuoco. A scoprire i cadaveri il fratello 70enne della donna, che venerdì mattina, preoccupato perché non sentiva la sorella e il cognato, si è presentato a casa loro. All’origine dell’omicidio-suicidio forse la gelosia ossessiva di Salvador per la moglie con la quale, pare, i litigi fossero ormai molto frequenti. Sembra che l’uomo non sopportasse nemmeno di vederla salutare i vicini o gli amici della parrocchia, che lei frequentava perchè cantava nel coro. Interesse a lui inviso, perchè motivo delle uscite della donna. Il dramma nella bifamiliare si è consumato in pochi minuti, alla fine di una giornata normale, mentre nessuno dei vicini si accorgeva di nulla. Giacomina e Raffaello sono stati visti per l’ultima volta intorno alle 19.30. Poi la coppia è entrata in casa e ha chiuso le imposte, come faceva ogni sera all’ora di cena.
La tavola era già apparecchiata e la 67enne stava armeggiando in cucina con le pietanze, quando è scattata la furia omicida del marito. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, l’uomo ha preso i due fucili da caccia che aveva ereditato dal padre, un monocanna e una doppietta, li ha caricati ed è tornato in cucina. Con il primo ha sparato a bruciapelo contro la moglie, colpendola all’addome. La donna è stramazzata a terra, a pancia in giù in un lago di sangue. Poi l’uomo ha preso la doppietta, se l’è puntata sotto il mento e ha fatto fuoco, accasciandosi accanto al muro. Tutto intorno il sangue e i resti del suo volto, dilaniato al punto da far inizialmente pensare che i colpi esplosi fossero stati tre e da rendere difficile il riconoscimento del corpo. Poi nella villetta è sceso il silenzio, interrotto solo dal fringuello di casa, che continuava a cinguettare. A stabilire l’ora esatta della morte e quanti colpi sono stati sparati sarà il medico legale Massimo Manglaviti, durante l’autopsia che verrà disposta dal pm Barbara Sabattini.
A fare la tragica scoperta il fratello della donna, Claudio, che ogni giorno andava a trovare la coppia. «Quando ieri, a mezzogiorno, ho visto che era ancora tutto chiuso e nessuno rispondeva ho pensato che fosse successo qualcosa di grave—racconta —. Temevo si fossero sentiti male e sono entrato rompendo una finestra ». Così si è trovato davanti i corpi straziati della sorella e del cognato: «Una scena che non dimenticherò mai». Pochi i dubbi sul fatto che si sia trattato di un omicidio-suicidio. «Al momento non ci sono elementi che indichino la presenza sul luogo di terze persone—spiega il comandante provinciale dell’Arma, Gianfranco Lusito —. L’autopsia e l’accertamento balistico sui fucili chiariranno la dinamica dell’accaduto ». Quel che è certo per ora è che Salvador è stato colto da raptus, probabilmente al culmine di un litigio. Pare infatti che la coppia, descritta da tutti come unita e affiatata, nell’ultimo periodo si lasciasse spesso andare a violente litigate a causa della gelosia del marito. Una gelosia quasi patologica e forse immotivata, quella che l’ex maresciallo provava per la moglie. Erano sposati da 45 anni e avevano due figli, Sabrina che vive a Faenza e Giovanni. Ad aggravare il suo disagio le condizioni di salute dell’uomo, che aveva subìto un intervento alla cataratta e doveva farne un altro. «A me sembrava una coppia normale, che andava d’accordo —dice Claudio Zanchetta—ultimamente però, lui era cambiato, era preoccupato, aveva paura di stare male».
(di Milvana Citter)

Quell’ex maresciallo roso dal tarlo delle gelosia (la Tribuna di Treviso – 21 aprile 2012)
Raffaello Salvador aveva passato una vita in aeronautica prima alla base Nato sul Pizzoc, poi a Istrana. Aveva 72 anni
Un uomo schivo, tranquillo, forse un po’ troppo chiuso in se stesso. Così viene descritto Raffaello Salvador da chi lo conosceva. Aveva un carattere possessivo, era geloso della moglie Giacomina Zanchetta, compagna di una vita. Ex militare, era maresciallo maggiore dell’aeronautica, oggi pensionato. Aveva 72 anni e aveva un passato di anni di servizio nelle basi del Nordest. Aveva lavorato a Concordia Sagittaria, alla base missilistica della Nato in Pizzoc e infine all’aeroporto militare di Istrana.
«Era un uomo bello, ben piantato, dal carattere un po’ duro», lo ricorda Antonio Zanchetta, cugino della moglie, appena uscito dal teatro della tragedia, in via del Lavoro, «Era però anche geloso, molto geloso della moglie. Non sappiamo spiegarci perché sia successo tutto questo». Nessuno riesce a capire come mai la vita familiare di Raffaello Salvador sia improvvisamente sfociata in una tragedia, si fanno solo ipotesi.
«Non sappiamo e non capiamo», dice il fratello di Giacomina, Claudio, «Forse ultimamente era un po’ giù di corda, le cose per lui non erano più le stesse». I suoi colleghi di servizio lo ricordano come una persona onesta. Sono rimasti senza parole davanti alla notizia del dramma, diffusasi ieri nel quartiere di bocca in bocca. «Proprio lui, impossibile, non ci credo», dice il collega di lavoro, Marcello Lorenzoni, anche lui ex militare dell’aeronautica. Si è trovato a passare casualmente di fronte alla casa di Salvador poco dopo la tragedia. «Lo conoscevo bene, abbiamo lavorato insieme per 15 anni dal 1973, prima della pensione. Era un persona come tutti noi, appariva sempre sereno e cordiale, siamo andati spesso a cena insieme. Lui al lavoro si occupava della sistemazione di impianti elettrici, nel suo privato era appassionato di meccanica. Ultimamente aveva affrontato alcuni problemi di salute, mi aveva riferito un po’ di apprensione, ma poi era tutto passato». L’amico Salvatore Caliandro aveva visto il giorno prima Salvador: «Sorridente, sembrava normale». Ma dalla parrocchia emerge che per gelosia verso la moglie Salvador da qualche anno le aveva impedito di continuare a cantare nel coro parrocchiale. «Lei ce lo aveva detto», raccontano le amiche in parrocchia, «“Non posso venire perché mio marito non mi lascia”; era molto geloso nei suoi confronti. Ma dalla coppia non era mai emerso qualcosa che facesse preoccupare. È stata una tragedia davvero inaspettata».

«Ho visto mamma e papà massacrati» (la Tribuna di Treviso – 23 aprile 2014)
Parla Giovanni, figlio di Raffaello e Giacomina: «E’ inspiegabile, era geloso ma non violento. E’ successo a pranzo»
«È successo tutto all’ora di pranzo di giovedì. Ne sono sicuro». Giovanni Salvador, 43 anni, racconta tra le lacrime i retroscena dell’omicidio-suicidio dei suoi genitori, Giacomina Zanchetta e Raffaello Salvador. «Sono stato tra i primi a entrare in casa dei miei genitori», prosegue Giovanni, «c’era la pasta carbonizzata sul fuoco. I miei mangiavano il primo solo a pranzo. Per questo penso che non sia successo a cena». Giovanni Salvador vive a Vittorio Veneto con la moglie Manuela nella stesse parrocchia dei genitori, i Santi Pietro e Paolo. Ogni mattina passava a salutarli prima di andare a lavorare a Belluno. Anche giovedì mattina era stato da loro.

Come li ha trovati?
«Tranquilli. Mio papà stava facendo colazione. Era intorno alle 7.30. Mi sono fermato a prendere il caffè con loro. Di solito mio padre a quell’ora era ancora a letto. Giovedì era già alzato».

E non avete più chiamato?
«La sera no. Al mattino ho chiamato a casa e nessuno ha risposto. Allora ho detto a mia moglie di andare a vedere perché era una cosa strana. Quando nessuno ha aperto alla porta si è preoccupata ed è corsa dai miei zii».

Capisco che è difficile, ma cosa ha visto nella casa?
«Ho voluto entrare in cucina e assistere a tutto, mia madre era faccia a terra. Accanto c’era una pozza di sangue. Mio padre era appoggiato al muro con il viso irriconoscibile. Ho visto due colpi sul corpo di mio padre e una ferita all’addome su mia madre. La tavola era perfettamente apparecchiata. Il gas era ancora acceso e la pasta carbonizzata. È stato mio zio Claudio a spegnerlo. La carne da scongelare era accanto al frigo, pronta per la sera. Le tapparelle erano su e lo stendibiancheria era fuori. Per questo penso sia successo a pranzo e non a cena».

C’erano tracce di lotta?
«Assolutamente no. Anzi, penso che non abbiano neppure litigato».

E allora cosa è successo?
«Non so spiegarmelo. Di certo mia madre non ha sparato. Non sapeva neppure imbracciare un fucile. Non credo neppure che abbia agonizzato. Non si è spostata di un millimetro, una persona che agonizza prova a muoversi nel disperato tentativo di salvarsi».

Si è domandato perché è successo?
«Non avrei mai pensato si potesse arrivare a questo. È vero che mio padre era geloso, che le piantava un sacco di storie, però mia madre non mi ha mai detto di aver paura di essere uccisa. Tra loro c’erano normali battibecchi, come capitano in tutte le famiglie. Non ci ha mai fatto intendere che potesse esserci di più».

Suo padre era depresso?
«Si preoccupava un po’ per la salute, ma come tutti. Aveva avuto l’intervento di cataratta ed era contento di farlo anche sull’altro occhio. Così ci vedrò bene, aveva scherzato».

Ma è vero che controllava sua madre?
«Si spazientiva per un ritardo o per una telefonata un po’ lunga. Mia madre era molto presente. Era stata da mia sorella a Faenza tre volte in tutto, al massimo per due giorni. Mio padre era rimasto a casa. Lei gli lasciava sempre tutto pronto».

E il fatto che non la lasciasse uscire?
«Mia madre mi diceva: tuo padre non mi lascia far niente, mi controlla. Lui l’ avrebbe voluta sempre in casa. Io le avevo detto di avvertire se passava il limite. Non mi ha mai detto niente, altrimenti mi sarei mosso. Tra l’altro facevano sempre tutto insieme. Si volevano bene. La gelosia c’era. Anche se non era mai stato violento con mia madre».

Che ricordo ha di su padre?
«Non era un cattivo papà. Ho avuto una bella famiglia. Sono contento di come ci ha cresciuti, sono stati buoni genitori. Era rigido nell’educazione, pretendeva il rispetto delle regole e degli orari. Era un militare tutto d’un pezzo».

Aveva passatempi?
«Era tutto casa e lavoro. Non gli piaceva uscire con gli amici. Amava il bricolage ed era appassionato di elettronica. Aggiustava persino il ferro da stiro della vicina. Qualche volta alzava la voce, ma come tutti i papà di quella generazione».

E sua mamma?
«Aveva una parola per tutti,se qualcuno aveva bisogno si metteva a correre».

È più tornato nella casa?
«Sì, sabato, insieme ai carabinieri. Sono andato a prendere dei vestiti. Mi hanno accompagnato perché la casa è sotto sequestro».

Scusi se insisto, ma perché quella gelosia?
«Escludo in modo categorico che ci fosse qualsiasi altra persona, né uomo, né donna».

Ma sua madre temeva per la sua vita?
«Mia madre non ci ha mai detto che aveva i giorni contati. Ho letto e sentito cose assurde. E non era certo una che spendeva. Tutte falsità».

Perdonerà suo padre per quello che ha fatto?
«In questo momento sto provando un grandissimo dolore per aver perso i miei genitori».


Link