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Raffaele Esposito, 34 anni, cuoco, pregiudicato. Ricercato per violenza sessuale e per tentato sequestro di una ragazza, uccide a bastonate una prostituta e brucia il corpo in un parco, poi va a giocare ai videopoker. Ergastolo confermato in Cassazione

San Donnino (Modena), 30 Agosto 2018


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Il manuale di una familiare del presunto omicida era tra le ceneri del corpo della vittima, dato alle fiamme dopo l’omicidio. I carabinieri hanno collegato l’indagato anche a una violenza sessuale e al  tentato sequestro di una donna Ha meno di 40 anni, da alcuni anni abita a Savignano e lavora in zona come cuoco.
È l’uomo indiziato per l’assassinio della giovane prostituta trovata carbonizzata ai margini di uno spiazzo frequentato da prostitute e pervertiti a San Donnino. Da giorni si trova agli arresti in carcere. E oggi il procuratore Lucia Musti e i carabinieri di Modena illustreranno l’esito delle indagini e soprattutto gli inquietanti risvolti emersi. In particolare, due episodi gravissimi ai danni di donne: un tentativo di stupro e un tentativo di sequestro di persona avvenuti nei mesi scorsi in provincia, entrambi falliti per la reazione delle vittime.
L’aspetto più sorprendente di questa indagine partita in salita per i pochi elementi noti, è la prova che inchioderebbe il cuoco indagato al luogo del delitto a San Donnino: un manuale. Si tratta di un libro di scuola trovato tra le ceneri della catasta – fatta di carta stampata, pneumatici e legname trovato sul posto – accesa per bruciare il cadavere della prostituta rumena uccisa poco prima.
I carabinieri e il pm Claudia Natalini hanno notato da subito l’incredibile svista dell’assassino: ha lasciato in quel mucchio di materiali fumanti un libro non del tutto bruciato che sulla copertina riportava ancora nome e cognome della studentessa. Era la figliastra adulta del cuoco (figlia della sua compagna). La stessa persona che gli aveva prestato l’auto sulla quale avrebbe caricato il cadavere della ragazza uccisa e trasportata fino a San Donnino.Da questo errore madornale si è sviluppata l’indagine che ha portato a identificare il cuoco – completamente sconosciuto agli archivi di polizia – e ai rilievi dei Ris di Parma nella sua casa. Soprattutto ha aperto nuove piste investigative su casi di violenze a donne. Due gli episodi isolati.
Il primo riguarda il tentato stupro avvenuto a Zocca pochi giorni prima dell’omicidio di San Donnino. Se la prostituta è stata uccisa il 1 settembre, tre giorni prima, il 28 agosto, una 28enne italiana aveva denunciato un’aggressione in garage ad opera di un energumeno a volto semicoperto dal quale era riuscita a divincolarsi e fuggire, anche se la violenza sessuale era stata consumata.
L’altro episodio, finora ignoto, riguardava una ragazza straniera di Savignano. Ha raccontato di essere stata seguita da un uomo di corporatura grande con un batufolo in mano e il baule della sua auto aperto. Un possibile tentativo di sequestro di persona, insomma. Prove e indizi sarebbero solidi. Per l’episodio di Zocca, la vittima stessa lo avrebbe riconosciuto da un confronto fotografico. Per il caso di Savignano, la vittima si ricordava dettagli dell’auto col bagagliaio aperto che ancora una volta riporterebbero al mezzo della figliastra del cuoco. Infine, determinanti sarebbero le immagini di videocamere nelle tre zone: l’auto sarebbe sempre inquadrata a ridosso degli episodi criminali.

 

 

Omicida San Donnino indagato anche per violenza sessuale e tentato sequestro (il Resto del Carlino – 10 ottobre 2018)
È un 34enne di Savignano sul Panaro
Una violenza sessuale, avvenuta a Zocca il 24 agosto, l’omicidio di San Donnino (avvenuto il 30 agosto, dove è stata rinvenuta la salma bruciata di una prostituta di 31 anni rumena) e il tentato sequestro di una 18enne, accaduto in strada a Savignano sul Panaro, il 2 settembre scorso. Sono questi gli episodi a carico di un 34enne di Savignano sul Panaro, con piccoli precedenti per furto e con problemi di tossicodipendenza, attualmente in carcere in misura cautelare.
Le indagini dei carabinieri, coordinate da un pool di magistrati (i pm Claudia Natalini e Marco Imperato e il procuratore capo Lucia Musti) sono cominciato proprio con il rinvenimento del corpo carbonizzato della 31enne, grazie ad un chiodo endomidollare, infatti, gli inquirenti sono riusciti a risalire alla sua identità. Per collegare il delitto all’uomo poi finito in carcere sono stati determinanti i resti bruciati di un libro di scuola appartenenti alla figlia della compagna del 34enne, rinvenuti sul luogo del ritrovamento della salma.Successivamente gli inquirenti hanno controllato gli spostamenti dell’auto del 34enne, utilizzando il Gps per avere conferma dei sospetti. L’uomo si è difeso sostenendo che la giovane prostituta sarebbe stata uccisa da alcuni ‘protettori’, una versione che però non ha minimamente convinto gli inquirenti, che infatti non la ritengono veritiera. Il 34enne ha compiuto la violenza sessuale ai danni di una donna di Zocca che conosceva.
La 18enne che ha tentato di sequestrare (e che è riuscita a divincolarsi in strada), invece, era una passante e non c’era alcun tipo di conoscenza tra i due. Gli uomini dell’Arma non escludono che il 34enne avrebbe potuto ucciderla, dopo il sequestro, considerando che Savignano sul Panaro è un paese di piccole dimensioni dove tutti si conoscono e dunque, una volta eventualmente liberata, la giovane avrebbe potuto facilmente indicare lui quale responsabile del sequestro.

 

Omicidio di Modena, chi è il cuoco killer (il Resto del Carlino – 11 ottobre 2018)
Raffaele Esposito, lo chef sadico che odia le donne, incastrato dal libro della figliastra. Durante l’interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Un maniaco seriale che ha alzato il tiro arrivando a uccidere e che, molto probabilmente, non si sarebbe fermato. Ci sono dieci giorni di follia e violenza contro le donne dietro all’arresto a Modena del 34enne Raffaele Esposito (nato a Napoli, residente a Savignano sul Panaro), cuoco tossicodipendente e ludopatico, padre di una bimba piccola, responsabile, secondo carabinieri e procura, di un omicidio, una violenza sessuale e un tentato sequestro di persona. Il tutto nello stretto lasso di tempo compreso tra il 24 agosto e il 2 settembre scorsi.
Il suo nome è legato alla morte di ‘Nina’, Neata Vasilica Nicoleta, prostituta romena di 31 anni il cui cadavere carbonizzato è stato rinvenuto dai carabinieri (su segnalazione di un ciclista), in una zona di campagna, a San Donnino. Ma quel delitto «compiuto per futili motivi e con sadismo» è solo l’apice di una escalation ricondotta a una persona, rivelano le indagini, «incapace di controllare i propri impulsi ad atti di violenza».
Il 24 agosto, dicevamo: Esposito ha confessato di essere l’autore di una violenza sessuale avvenuta quel giorno aZocca, Comune dell’Appennino, ai danni di una donna che conosce molto bene (e nei confronti della quale aveva già indirizzato apprezzamenti espliciti). Il 34enne l’ha sorpresa appena fuori casa di prima mattina, alle spalle, imbavagliandola e bendandola, utilizzando per questo vestiti da bambino che aveva in auto. Dopo la violenza le ha gettato dell’acqua addosso, per poi accendere un fiammifero, inducendo nella vittima il timore che le stesse dando fuoco.
Un sinistro presagio, perché la notte tra il 29 ed il 30 agosto, il 34enne uccide a Modena Nina’, lucciola incontrata per la prima volta e alla quale aveva chiesto (il primo di molti madornali errori) uno squillo al suo cellulare, non trovandolo più. Dal cadavere carbonizzato e martoriato dagli animali selvatici, la medicina legale ha estratto un raro chiodo endomidollare (due quelli impiantati in Italia): la chiave di volta per identificare la vittima, obiettivo altrimenti impossibile. Esposito dopo il delitto ha passato la mattinata ai videopoker in un bar.
Solo tre giorni dopo, il due settembre, immortalato dalle telecamere di una casa, l’uomo tenta di sequestrare una 18enne che camminava alla luce del sole, dopo essersi qualificato come carabiniere. La vittima si divincola. «Se non ci fosse riuscita – le parole del comandante del nucleo operativoStefano Nencioni – durante il sequestro probabilmente l’avrebbe uccisa». È per quel fatto che il cuoco padre di famiglia finisce in cella, dove presto verrà raggiunto dalle altre due accuse. «L’omicidio della prostituta è opera di persone di colore», le sue parole, inverosimili, ai pm.
Fondamentali nel lavoro del pool di magistrati, i numerosi errori di Esposito, che ha usato un libro della figlia della sua compagna per dare fuoco al cadavere della 31enne (diverse le pagine ritrovate) e non sapeva di avere un sistema gps attivo sull’auto, una Y bianca di una figlia della compagna. A Savignano, 9mila anime a 25 chilometri da Modena, dove il 34enne viveva con la compagna, la loro figlia piccola e le due figlie di lei, l’incredulità è palpabile: «È stato lui? Non ci posso credere».

 

Prostituta bruciata a Modena, ergastolo al killer (il Resto del Carlino – 21 novembre 2019)
Numerose le accuse nei confronti dell’ex cuoco Raffaele Esposito, che vanno da omicidio volontario e distruzione di cadavere, alla violenza sessuale .

Raffaele Esposito, l’ex cuoco di 34 anni, accusato di aver ucciso la prostituta 31enne Nicoleta Vasilica (il suo corpo fu trovato carbonizzato nel settembre del 2018 a San Donnino), di aver violentato una 28enne a Zocca e del tentativo di sequestro di un’altra giovane, in mezzo a una strada a Savignano sul Panaro, è stato condannato all’ergastolo nell’udienza che si è svolta in tribunale con il rito abbreviato. Numerose le accuse formulate dalla procura nei confronti del 34enne, che vanno da omicidio volontario e distruzione di cadavere, ad, appunto, violenza sessuale e tentato sequestro di persona. Nel processo a carico dell’ex cuoco a costituirsi parte civile è stata anche la Casa delle donne contro la violenza.

 

UCCISE PROSTITUTA, CONFERMATO L’ERGASTOLO PER RAFFAELE ESPOSITO (TvQui – 11 febbraio 2021)
Anche la Corte di assise di appello di Bologna ha confermato l’ergastolo a Raffaele Esposito, ex cuoco accusato di aver ucciso una prostituta di 31 anni e di averne carbonizzato il corpo
È stata confermata la condanna all’ergastolo per Raffaele Esposito, ex cuoco accusato di aver ucciso e carbonizzato, a Modena, una prostituta rumena di 31 anni, Nicoleta Vasilica. La decisione è stata presa dalla Corte di assise di appello di Bologna, in abbreviato, accogliendo la sentenza di primo grado emessa dal tribunale della nostra città nel 2019.
Oltre all’omicidio di Nicoleta, su Esposito pesavano le accuse di avere violentato una 28enne di Zocca e tentato di sequestrare una giovane in mezzo alla strada a Savignano sul Panaro, sempre nella nostra provincia, tra il 24 agosto e il 2 settembre 2018. Tutti gravi episodi, nei confronti delle donne, avvenuti in un lasso di tempo abbastanza limitato da portare ad ipotizzare, come ricordato dal sostituto procuratore generale Lucia Musti nella requisitoria davanti alla Corte, “l’esistenza inquietante nel territorio di Modena di un serial killer”.
La dottoressa Musti ha sottolineato come, nel caso di Nicoleta, si tratti di un omicidio sorretto da diverse prove a carico dell’imputato, nonostante lui abbia sempre negato l’omicidio. L’ex cuoco di 35 anni, aveva ammesso la responsabilità della violenza sessuale e di aver bruciato il corpo di Nicoleta per paura, ma ha sempre negato l’omicidio, attribuendolo ad altre persone. Una versione ritenuta inverosimile per gli inquirenti. Esposito è stato descritto come “un bugiardo cronico che tende a manipolare e stravolgere la realtà, capace di negare a oltranza, anche oltre l’evidenza”.


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