Piter Polverini, 24 anni, impiegato Sisal. Uccide a martellate la donna con cui si era appartato, poi lascia il cadavere lungo il greto di un fiume. Condannato a 16 anni, poi ridotti a 14, dopo 7 è in regime di semilibertà
San Sepolcro (Arezzo), 11 Luglio 2016
Titoli & Articoli
L’assassino di Katia ai carabinieri: “Bravi, vi aspettavo”. Ha ucciso per 20 euro (La Nazione – 16 settembre 2016)
Ai carabinieri che sono andati a prenderlo all’alba ha mormorato soltanto: “Vi aspettavo, siete stati bravi”. Poi, tra la casa di San Giustino in cui è stato arrestato e il comando provinciale dell’Arma di Arezzo, ha raccontato come è andata, in sostanza un delitto originato da una lite sul prezzo del sesso consumato in auto al Ponte del Diavolo, il luogo del delitto. Un diverbio scatenato da una ventina d’euro, forse anche meno.
Ha ammesso, “sono stato io”. Ma Piter Polverini, il presunto assassino di Katia, l’ha fatto non in presenza del suo avvocato. Si tratta quindi di una confessione che per la legge non vale. Agli atti resta soltanto quello che ha detto davanti al pm Julia Maggiore e al suo avvocato Roberta Blasi: e li si è avvalso della facoltà di non rispondere. Si chiude così il cerchio, i carabineiri hanno arrestato l’assassino che davanti al pm ha Maggiore ha spiegato come sono andate le cose nella notte tra l’11 e il 12 luglio scorso. Piter Polverini, 24 anni, di San Giustino Umbro, prima ha raccontato di aver colpito Katia con un martello. Ha poi detto di aver gettato l’arma del delitto nei pressi della propria abitazione a San Giustino, indicando il punto, un cespuglio dove il martello è stato in effetti recuperato dai carabinieri. E questo lo incastra al di là di ogni eventuale marcia indietro sulle prime ammissioni.
La notte del delitto ha come prima tappa il bar La Perla Nera di via Aggiunti a Sansepolcro dove Katia si reca, dopo aver chiesto denaro al prete di San Giustino. Qui incontra Polverini e i due si danno appuntamento alle piscine. Il resto è storia. Ma Piter lascia tracce anche corpose: intanto il barista lo vede con Katia, poi una telecamera nei pressi del delitto inquadra l’auto su cui viaggia, una Nissan; infine c’è la testimonianza di una donna che vede l’auto senza però ricordarne modello e targa. E ancora la macchina è ripresa da una telecamera a San Giustino. Sono tutti elementi che portano i carabinieri a interrogare quasi subito Piter Polverini che agli inquirenti dà una versione lucida ma che non tornava con quanto l’inchiesta aveva raccolto. Il suo Dna è tra i primi a essere prelevato e inviato al laboratorio di analisi. In tutto sono diciotto i campioni raccolti per le analisi, ma solo 7-8 vengono controllati dalla genetista Spinetti. Tra questi c’è ovviamente quello del giovane Polverini e il riscontro è positivo.
Il ventiquattrenne di San Giustino è stato preso in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare del Gip Anna Maria Lo Prete. E’ appunto Piter Polverini, un giovane (24 anni) di San Giustino Umbro, che lavora ad Arezzo presso il centro di scommmesse di Campo di Marte. Stando a quanto trapela, l’arrestato era un frequentatore occasionale e non assiduo della quarantenne uccisa il 12 luglio. La sua cattura suggella un’indagine andata avanti per oltre due mesi, condotta dai carabinieri della tenenza di Sansepolcro e del reparto operativo di Arezzo sia con metodi tradizionali (oltre 300 persone sentite) sia con l’ausilio appunto delle risultanze scientifiche, in primo luogo il Dna estratto dalla genetista Isabella Spinetti e dal dottor Marco Di Paolo nell’autopsia. Ma decisiva è stata la testimonianza di un cittadino che ha visto l’auto del Polverini sul luogo del delitto. A coordinarli la procura di Arezzo e in particolare il Pm titolare del fascicolo, Julia Maggiore.
Katia Dell’Omarino fu ritrovata la mattina del 12 luglio. uccisa sul greto del torrente Afra, nei pressi del ponte del Diavolo, come lo chiama la gente del posto, anche se il nome ufficiale è ponte di San Francesco, a due passi da Sansepolcro. Aveva la testa spaccata.
Peter Polverini è stato in principio condotto al comando provinciale dei carabinieri di Arezzo e poi, intorno alle 13, nel carcere di San Benedetto. Da settimane, ormai, i carabinieri, erano sulle tracce del presunto assassino. L’ultima conferma è arrivata alla fine della scorsa settimana, quando la comparazione del Dna ritrovato sul luogo e quella del giovane ha dato la conferma dei sospetti. Poi il Pm Julia Maggiore ha chiesto al Gip Anna Maria Lo Prete l’ordinanza di custodia cautelare che è stata firmata ieri sera. All’alba i carabinieri si sono presentati in casa di Peter Polverini. Il resto è la cronaca di un’inchiesta che ha avuto i risultati sperati.
NEL VIDEO ripreso dalle telecamere del Museo Abocasi vede la Citroen rossa di Katia dietro la Nissan del suo assassino. Stanno transitando in via Aggunti, pochi minuti dopo esser usciti dal bar Perla Nera. La direzione è quella delle piscine dove lei parcheggerà l’auto; lì viene notata da un secondo testimone mentre sale sulla macchina del Polverini.
Nel corso della conferenza stampa che si è svolta in procura alle 12, il procuratore capo Roberto Rossi ha detto che “l’arresto è il risultato di un complesso lavoro investigativo che ha consentito di ricostruire la giornata del delitto e di individuare l’indagato e i movimenti dell’indagato e della vittima. I carabinieri hanno lavorato in maniera magistrale, anche grazie al coordinamento del Pm Julia Maggiore”. Il comandante provinciale dell’Arma colonnello Cieri e il comandante del reparto operativo, tenente colonnello Caturano hanno spiegato che l’arrestato non era nella lista delle “agendine” di Katia, i post-it in cui lei annotava le sue frequentazioni. Le indagini dunque sono state all’inizio depistate verso altri spunti, salvo poi ritornare a Polverini grazie alle testimonianze, in particolare quella del barista.
Prima l’appuntamento, poi la furia: Katia massacrata a martellate: condannato l’assassino (Perugia Today – 10 luglio 2017)
Condannato a 16 anni di carcere Piter Polverini, il giovane di San Giustino accusato dell’omicidio di katia Dell’Omarino
Sedici anni di carcere per la morte di Katia Dell’Omarino, la 42enne di Sansepolcro uccisa a martellate lo scorso anno. E’ quanto stabilito dal gup del tribunale di Arezzo nei confronti di Piter Polverini, il 25enne originario di San Giustino e arrestato lo scorso settembre dai carabinieri dopo una complessa indagine che portò gli inquirenti a stringere il cerchio intorno al giovane.
Il 25enne, che ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato, è stato quindi condannato a 16 anni dal giudice Piergiorgio Ponticelli. Il corpo ormai esamine di Katia, fu ritrovato il 12 luglio scorso lungo l’alveo del fiume Afra, al confine tra l’Umbria e la Toscana. Ad incastrare il ragazzo sarebbero stati il dna prelevato “su un residuo di rapporto sessuale” durante l’autopsia sul corpo di Katia, la testimonianza di una persona sull’auto del giovane e le riprese di alcune telecamere di sicurezza.
Uccise a martellate Katia Dell’Omarino, sconto di pena per Polverini: condanna ridotta a 14 anni (Arezzo Notizie – 14 dicembre 2018)
La condanna è stata alleggerita di due anni: passa così da 16 a 14 anni di reclusione. E avendone già scontati due, tra 12 anni il giovane potrà tornare alla propria vita.
Ha ucciso una donna a martellate, per pochi euro. Oggi in Appello la sua pena è stata ridotta. Per Piter Poleverini, il 26enne di San Giustino Umbro che ha confessato l’omicidio di Katia Dell’Omarino, la condanna è stata alleggerita di due anni: passa così da 16 a 14 anni di reclusione. E avendone già scontati due, tra 12 anni il giovane potrà tornare alla propria vita. “La Corte fiorentina – spiega il legale Mario Cherubini – ha accolto parte delle nostre richieste, concedendo le attenuanti generiche. Il dettaglio delle motivazioni lo conosceremo tra 90 giorni”. Le attenuanti generiche si riferiscono soprattutto ai comportanmenti tenuti dal giovane, in teoria gli aspetti presi in considerazioni possono essere molti: la collaborazione con gli inquirenti, il comportamento precedente al fatto, quello successivo. Il legale nell’ottica di una rideterminazione della pena aveva anche chiesto che “venisse ritenuta insussistente l’aggravante di aver agito di notte e quella di minorata difesa”.
Polverini attualemte si trova nel carcere di Orvieto, dopo aver trascorso un periodo presso la casa circondariale aretina. L’omicidio avvenne la notte fra l’11 e il 12 luglio 2016 e il giovane venne arrrestato nel settembre. Confessò subito l’omicidio.
IL DELITTO
All’epoca aveva 24 anni, era impiegato della Sisal di Campo di Marte ad Arezzo. La vittima era una 39enne biturgense, Katia dell’Omarino. Un assassinio feroce, consumato dopo una serata insieme nel Suv del padre. Un raptus al culmine di un litigio: il motivo? La somma da corrispondere per una prestazione sessuale. I due si sarebbero accordati per 10 euro, Katia ne avrebbe chiesti 20 e Piter non li aveva. Il 24enne di San Giustino, forse spaventato dalla vergogna se fosse emerso l’episodio, iniziò a prendere a pugni la donna con cui si era appartato. Poi cercò di strangolarla. Scesi dal suv, il ragazzo impugnò il martello del padre operaio, per poi vibrare i colpi mortali alla testa di Katia, prima di gettarla nel greto dell’Afra. Poi ripartì per tornare a casa. Vicino all’abitazione si disfece dell’arma del delitto, gettandola dentro un cespuglio, dove è rimasta per oltre due mesi. Finché a settembre non è stata ritrovata dai carabinieri e Piter è stato arrestato”. (di Nadia Frulli)
Omicidio Katia Dell’Omarino, Piter in Cassazione per un ulteriore sconto di pena (Tuttoggi Info – 5 settembre 2019)
Fissata la data dell’udienza per il 29 gennaio 2020, il 27enne di San Giustino aveva già avuto uno sconto di 2 anni nel novembre scorso
Nel novembre scorso gli fu concesso uno sconto di 2 anni (dai 16 anni in primo grado a 14) ma, tra pochi mesi, Piter Polverini, rinchiuso nel carcere di Orvieto per l’omicidio di Katia Dell’Omarino potrebbe avere un ulteriore riduzione della pena. E’ stato infatti fissato il giorno dell’udienza in Cassazione, 29 gennaio 2020, richiesto dagli avvocati del 27enne sangiustinese Mario Cherubini e Piero Melani Graverini, decisi ad ottenere altri sconti sulla condanna, puntando sul parziale vizio di mente del loro assistito (emerso anche durante la perizia psichiatrica), che a sua volta potrebbe far cadere l’aggravante della minorata difesa.
Katia fu uccisa a martellate da Piter Polverini, a Sansepolcro, nella notte fra l’11 e il 12 luglio 2016. Il giovane, dopo un fugace rapporto sessuale con la donna, uccise quest’ultima per una questione di soldi (appena 10 euro), malmenandola e finendola appunto con un martello. Polverini ha finora scontato 3 anni di galera (gliene rimangono 11 aspettando la cassazione) e attende la sentenza comportandosi da detenuto modello: si è infatti convertito alla religione evangelica, con tanto di battesimo in carcere, lavora nelle cucine del penitenziario e si tiene in forma in palestra. (di Davide Baccarini)
“L’ha uccisa, già esce fuori”. Katia, l’amica all’attacco (La Nazione – 14 luglio 2013)
Sette anni dopo il delitto Piter Polverini ottiene 4 giorni di semilibertà al mese. “Una vergogna, spero di non incontrarlo mai”. L’amarezza della famiglia
A sette anni esatti dall’omicidio di Katia Dell’Omarino, il suo assassino – Piter Polverini – è in regime di semilibertà. Ciò significa che per 4 giorni al mese può uscire dal carcere di Orvieto – dove sta scontando la pena a 14 anni per omicidio della giovane di Sansepolcro – incontrare i familiari e restare nello stesso comune per poi ritornare in cella la sera stessa. Polverini – che il 12 luglio del 2016, quando aveva 24 anni, uccise a martellate la donna abbandonandola sul greto di un fiume a Sansepolcro– sfrutta dunque i benefici di legge e il comportamento da detenuto considerato irreprensibile all’interno della casa circondariale dove svolge l’attività di cuoco. Lo status di incensurato e il ravvedimento dell’individuo hanno fatto il resto. Una notizia, questa, che i familiari della donna e la migliore amica della quarantaduenne Katia hanno accolto con profonda amarezza.
“L’ha uccisa come un animale e ora è libero – afferma con rabbia Cristina Mari, una delle amiche di Katia – Non ho parole, la giustizia italiana permette anche questo. Proprio l’altro ieri è stato l’anniversario della morte di Katia e quello che ho saputo mi ha ulteriormente rattristato. Siccome, purtroppo, questa persona presto sarà libera del tutto, voglio vedere con quale faccia si presenterà nei luoghi pubblici dalle nostre parti; spero veramente di non incontrarlo…”. Il 30 gennaio del 2020 nell’ultima fase processuale nei confronti del giovane di San Giustino umbro, la Cassazione aveva conferma in toto la sentenza di appello: 14 anni di condanna per l’assassinio di Katia. In quell’occasione Piter e i suoi avvocati non erano riusciti a farsi ulteriormente limare la pena, dopo il ritocco della corte di appello che aveva ridotto di due anni il giudizio di primo grado. L’appello del novembre 2018, quando Piter era già in carcere da un paio d’anni, aveva portato a un addolcimento della pena in seguito al riconoscimento delle attenuanti generiche.
Il giovane ex impiegato della Snai di Arezzo è reo confesso dell’omicidio. Il corpo della quarantenne venne ritrovato nella mattinata del 12 luglio 2016 sul greto del torrente Afra, nelle vicinanze del ponte San Francesco e a un chilometro di distanza dal centro di Sansepolcro. Il delitto del fiume era avvenuto nel corso della nottata nella quale i due avevano avuto un rapporto sessuale. Il litigio era nato per un pugno di spiccioli, in quanto Katia avrebbe preteso, alcuni euro in più rispetto alla somma pattuita: questa era stata la ricostruzione di Polverini. La situazione era poi degenerata e Piter aveva afferrato un martello per colpire a più riprese la vittima, trovata con il volto sfigurato da colpi selvaggi. A due mesi di distanza dal delitto e dopo accuratissime indagini durante le quali erano stati ascoltati numerosi testimoni, il caso venne risolto. Era il 16 settembre 2016 e i carabinieri di Sansepolcro, con in mano le prove che inchiodavano Piter, attesero il giovane di primo mattino all’uscita della sua abitazione di San Giustino umbro per arrestarlo. In giudizio Polverini è stato assistito dagli avvocati Piero Melani Graverini e Mario Cherubini.