Paolo Vecchia, 52 anni, operaio, padre. Dopo anni di violenze domestiche, come promesso massacra la moglie con 40 coltellate e la lascia morire in agonia, poi se ne vanta con una figlia e dà la colpa all’altra. Il suo avvocato difensore dice che non erano minacce ma il gergo del luogo. Ergastolo
Agnosine (Brescia), 13 Settembre 2021
Titoli & Articoli
Insulti, pugni e violenze prima di massacrarla con 10 coltellate (Brescia Today – 7 luglio 2022)
Il ritratto di un uomo senza cuore
E’accusato di aver massacrato l’ex moglie Giuseppina Di Luca con 10 coltellate: il tragico epilogo di una situazione che, così pare, si trascinava da tempo. La drammatica punta di un iceberg di dolore e maltrattamenti, che avrebbero coinvolto anche le figlie della vittima: picchiate più volte, secondo l’accusa, dal 52enne Paolo Vecchia, accusato dell’omicidio dell’ex moglie con aggravanti quali la premeditazione, la crudeltà, appunto i maltrattamenti.
Il brutale omicidio. In tribunale a Brescia la prima seduta del processo per omicidio, per i fatti del 13 settembre di un anno fa ad Agnosine. Marito e moglie si erano separati da poche settimane, lei era appena andata via di casa. All’alba di quel lunedì Paolo Vecchia è partito dall’abitazione di famiglia, a Sabbio Chiese, per raggiungere Agnosine. Ha atteso Giuseppina all’ingresso, mentre lei stava per andare al lavoro: l’ha inseguita e l’ha uccisa, colpendola con almeno 10 coltellate. Dopo averla ammazzata, il 52enne si è diretto verso la caserma dei carabinieri di Sabbio Chiese, per costituirsi. “Ho ucciso mia moglie”, avrebbe subito dichiarato ai militari.
I maltrattamenti. Nella ricostruzione della vicenda, affidata ai carabinieri, sarebbero emersi numerosi episodi di stalking e maltrattamenti, forse mai denunciati. Maltrattamenti anche a discapito delle giovani figlie della donna, di 21 e 24 anni. Per non parlare delle infinite volte in cui a essere maltrattata sarebbe stata la moglie: picchiata, insultata, vessata spesso per futili motivi. Il processo è stato aggiornato al 24 novembre.
Agnosine, tante violenze e insulti prima del delitto (Brescia Oggi – 7 luglio 2022)
Nell’aula della corte d’assise non sono entrati solamente quei dieci fendenti che non hanno lasciato scampo a Giuseppina di Luca il 13 settembre scorso. Il nuovo capo d’imputazione riferisce di una situazione che è ancora più pesante per Paolo Vecchia, che quel giorno colpì mortalmente la moglie Giuseppina nei pressi dell’abitazione in cui la donna era andata a vivere da circa un mese. Da quando, è stato letto in aula, la situazione si era fatta ancora più insostenibile rispetto ai già terribili anni precedenti.
Anni, che nella ricostruzione accusatoria sono stati segnati da «percosse, insulti, minacce gravi nonchè comportamenti variamente aggressivi e possessivi per banali motivi, come lo smarrimento del telecomando della tv o la ricezione di bollette troppo care». Ma a questo va aggiunto la sottoposizione della moglie a «penose condizioni di vita tanto da costringerla ad abbandonare la casa coniugale trasferendosi altrove con una figlia e a darsi malata sul lavoro e prendersi giorni di ferie per evitarne l’incontro, ponendo in essere a danno» della moglie «atti di violenza fisica e psicologica». Quindi un lungo elenco di pesantissimi epiteti rivolti a Giuseppina, ma anche di violenze, a suon di pugni e di minacce. Poi i vestiti di lei gettati via, gli sputi e le telefonate origliate. E, ancora, i controlli per verificare se l’auto della moglie fosse parcheggiata nei pressi della nuova abitazione. Infine, il delitto, con l’utilizzo di due coltelli.
Ma bisogna aggiungere a tutto ciò anche i maltrattamenti nei confronti delle due figlie, una delle quali è stata spinta contro il calorifero, e i colpi con la cintura al viso dell’altra per «essere rientrata troppo tardi la notte di Halloween». Una situazione che nell’agosto del 2021 diventa sempre più irreversibile, ma anche gli anni precedenti per le due ragazze sono segnati da insulti e botte. Nella ricostruzione della procura si parla di una forchette conficcata in un braccio, di percosse con un pezzo di ferro. Tutto ciò è confluito nell’accusa, per Paolo Vecchia, di omicidio volontario, con aggravanti che vanno dalla premeditazione, al vincolo del coniugio, alla crudeltà e ai maltrattamenti.
Il processo è stato aggiornato a novembre. La difesa di Paolo Vecchia, rappresentata dall’avvocato Roberto Lancellotti ha tra l’altro chiesto l’acquisizione dei messaggi Whatsapp e dei messaggi vocali intercorsi tra l’imputato e la moglie, ritenendoli importanti nella ricostruzione del clima familiare con riferimento ai maltrattamenti. Nella prossima udienza si entrerà nel vivo del processo. L’ennesimo per un femminicidio in provincia di Brescia…
“Papà ripeteva che l’avrebbe uccisa: su di lui il sangue di mamma” (Brescia Today – 22 marzo 2023)
La drammatica testimonianza delle figlie di Giuseppina Di Luca
Solo poche settimane prima era avvenuta la definitiva separazione, poi il 13 settembre 2021 la tragedia: “Ho ucciso tua madre, come ti avevo promesso”. Sono queste le parole che Paolo Vecchia, 53 anni e in carcere da oltre un anno per omicidio, avrebbe rivolto quella mattina alla figlia più grande, 27 anni, che ancora viveva con lui: “E’ entrato in camera mia di corsa, era tutto sporco di sangue, sulle braccia e sul collo – ha riferito in aula la figlia maggiore – Mi ha detto che l’aveva uccisa come promesso. Gli ho chiesto se era vero, disperata: lui mi ha detto di sì, mi ha detto di averla còpada”.
Le drammatiche testimonianze. E’ quanto riferito in aula durante la commossa testimonianza della prima figlia di Giuseppina Di Luca, la vittima (a 46 anni) del brutale femminicidio di Agnosine, ad opera dell’ex marito: “Quella mattina ero a casa, stavo dormendo – ha invece raccontato in tribunale la seconda figlia della coppia, 22 anni – e sono stata svegliata dal trambusto, dalle grida dei vicini. Ho visto le chiamate di mia sorella, sono corsa in caserma e ho saputo tutto”. Le due figlie hanno inoltre raccontato di anni e anni di insulti, minacce e vessazioni: aggressioni verbali ma anche fisiche, sia ai danni di mamma Giusy – così la chiamavano gli amici – che delle figlie (una di loro porterebbe ancora sul braccio le cicatrici di un’aggressione del padre). Da quel giorno, 13 settembre 2021, Paolo Vecchia è in carcere accusato di omicidio volontario aggravato e premeditato.
Femminicidio di Agnosine, chiesto l’ergastolo per Paolo Vecchia: «Sadica insistenza» (GDB – 13 luglio 2023)
«Delle 40 coltellate solo quattro erano mortali. I segni sul corpo della vittima dimostrano la sadica insistenza di Paolo Vecchia nel colpire la moglie». È la ricostruzione del pubblico ministero Carlotta Bernardini che ha chiesto la condanna all’ergastolo nei confronti di Paolo Vecchia, l’uomo di 52 anni che il 13 settembre del 2021 ad Agnosine ha ucciso la moglie Giuseppina Di Luca, dalla quale si stava separando. L’uomo, accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà e maltrattamenti in famiglia, non accettava la fine della relazione e aspettó la moglie sul pianerottolo della casa dove la donna si era da poco trasferita.
«Paolo Vecchia non voleva solo infliggere la morte, ma anche dolore fisico, per farle pagare il dolore emotivo che lui stava provando per la separazione. La vittima ha sofferto per dieci-quindici minuti prima di morire. Dieci minuti per una persona colpita da 40 coltellate sono un’eternità. E questo è il dolore che l’imputato ha voluto infliggere».
«Lui scopre solo quella mattina che lei ha un altro. Il 30 agosto lo chiede cinque volte alla moglie al telefono e lei risponde sempre “assolutamente no”. È stato un delitto con dolo d’impeto. Una reazione improvvisa. L’omicidio è frutto di una reazione violenta ed aggressiva ad un fatto nuovo. Non può essere contestata la premeditazione» ha sostenuto il difensore di Vecchia, l’avvocato Roberto Lancellotti.
«Diceva a tutti che “se non torna la cope”? Ci troviamo in Valsabbia, in un piccolo paese e da un giorno all’altro la moglie se ne va e sparisce. Ma cosa pensate che dicesse in quella situazione? Ma se ha davvero intenzione di ucciderla lo può andare a dire a tutti quelli che incontra? Siamo in un paesino dove la gente dice che sua moglie lo ha mollato. Non può essere considerata premeditazione. Lui voleva che la gente andasse a dire alla moglie di tornare a casa. La figlia in un messaggio alla madre scrisse: “non mi faccia girare le palle perché gli alzo le mani e lo ammazzo”. È il gergo utilizzato in quel contesto, non sono minacce come potremmo immaginare».
Uccide la moglie dopo 30 anni di matrimonio: “L’ha massacrata e poi si è vantato con la figlia” (Today – 1 settembre 2023)
Le motivazioni della condanna all’ergastolo a Paolo Vecchia, che ad Agnosine (Brescia) ha massacrato con 40 coltellate Giuseppina Di Luca
Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo di Paolo Vecchia, l’uomo di 54 anni che – due anni fa ad Agnosine, piccolo comune in provincia di Brescia – ha massacrato con 40 coltellate la moglie Giuseppina Di Luca, la donna di 46 anni con cui è stato sposato circa trent’anni prima di ammazzarla.
“Il Vecchia non ha esaurito la propria energia distruttiva nell’agguato mortale teso alla moglie – si legge nelle 44 pagine di motivazioni -, lasciandola agonizzante lungo le scale di casa, ma ha infierito sulle figlie rivendicando con ‘orgoglio’ misto a sadismo l’uccisione della genitrice al cospetto di Tanya (figlia 1) e cercando, al contempo, di colpevolizzare Sara (figlia 2) attribuendo anche a lei la responsabilità dell’accaduto”.
Il movente, scrivono ancora i giudici, va individuato “nella prostrazione provata a fronte della prospettiva del definitivo sgretolamento del rapporto, da lui vissuto acriticamente come un’ingiustizia, pur a fronte di una sequela di eventi che da tempo avevano reso per la Di Luca intollerabile la convivenza”.
L’omicidio di Giuseppina Di Luca ad Agnosine (Brescia). Marito e moglie si erano separati da poche settimane, lei era appena andata via di casa. Secondo la ricostruizione degli inquirenti, all’alba del 13 settembre 2021, Paolo Vecchia è partito dall’abitazione di famiglia, a Sabbio Chiese (Brescia), per raggiungere Agnosine, dove la donna si era appena trasferita insieme alla figlia minore. Ha atteso Giuseppina all’ingresso, mentre lei stava andando al lavoro: l’ha inseguita e uccisa, colpendola con 40 coltellate. Dopo averla ammazzata, Vecchia si è poi diretto verso la caserma dei carabinieri di Sabbio: “Ho ucciso mia moglie”, ha dichiarato, prima di costituirsi. L’ex marito è stato ascoltato in tribunale nel maggio scorso. Paolo Vecchia anche in aula ha chiesto scusa, ha ammesso le sue colpe, si è detto pentito, ma non ha ammesso la premeditazione.
Ad ascoltarlo anche le due giovani figlie cresciute dalla coppia: sono state sentite anche loro, e diversi testimoni tra cui i vicini di casa. Tutti avrebbero confermato l’indole violenta dell’uomo, le reiterate minacce poi concluse nel brutale assassinio.
I ricordi di quel giorno sono terribilmente lucidi. “L’ho aspettata sotto casa, lei è scesa verso le 7 e quando mi ha visto si è spaventata – ha dichiarato Paolo Vecchia durante l’udienza -. Io volevo solo parlare, volevo solo che tornasse a casa (i due si erano separati da poco più di un mese, ndr), ma quando lei mi ha detto di avere un altro uomo, non ci ho più visto e l’ho colpita. In tasca avevo due coltelli, ma li avrei usati solo per spaventarla. E invece sono stato accecato dall’ira”.
Secondo quanto riferito da Vecchia, a seguito delle prime coltellate sarebbe nata una colluttazione. “Lei era riuscita a prendermi una lama, me l’ha puntata addosso e io ho reagito”, ha continuato Paolo Vecchia in aula. Vera o falsa che sia quest’ultima versione, di quella mattina rimangono le grida, le coltellate, il sangue: una donna (e mamma) uccisa. Dopo l’accaduto, l’assassino non avrebbe chiamato il 112, ma si sarebbe presentato fisicamente dai carabinieri. All’arrivo dei soccorsi, allertati dai vicini, Giuseppina Di Luca era già morta