Loading

Omar Bianchera, 44 anni, camionista. Insegue l’ex moglie in macchina e la uccide a colpi di arma da fuoco, poi uccide anche una vicina di casa e un conoscente. Tenta la fuga. Sottoposto a 4 perizie discordanti, viene riconosciuto seminfermo di mente da una superperizia e condannato a 20 anni di carcere e 5 di OPG ma si impicca in cella due settimane dopo la sentenza

Volta Mantovana (Mantova), 25 Aprile 2010


Titoli & Articoli

Bianchera progettava la strage da mesi”Sono pulito, non sono un drogato” (la Gazzetta di Mantova – 27 aprile 2010)
IL TESTIMONE: L’ha uccisa davanti a me FOTO Il luogo del primo omicidio AUDIO Il racconto dei testimoni LA MAPPA La zona della strage
Omar Bianchera, l’uomo che ieri ha ucciso tre persone tra Volta e Monzambano, è stato trasferito nel carcere di Brescia. «Non mi sono drogato, sono pulito, possono farmi qualsiasi tipo di analisi». Queste le sue prime parole mentre era in attesa di sottoporsi agli accertamenti tecnici dello stub. Bianchera, parlando del proprio gesto, avrebbe inoltre detto «ero stressato». «E’ provato, è segnato, sembra una persona svuotata». Ha detto l’avvocato Maria Grazia Capitanio descrivendo lo stato d’animo del proprio assistito, Omar Bianchera. Il legale ha incontrato stamani il camionista nel carcere di Canton Mombello a Brescia. «Non intendo aggiungere altro sul colloquio – ha aggiunto – L’interrogatorio di convalida è in programma domani».
Una strage annunciata. Omar Bianchera l’aveva preparata e l’aveva raccontato a un amico al bar. «Sai – gli aveva detto pochi giorni prima – dietro casa mia ho già preparato tre fosse. E presto saranno riempite». Intanto, si è appreso che le due pistole e il fucile usati da Bianchera per la strage erano denunciati: il pluriomicida aveva una licenza per detenerle a fini sportivi. Era quindi autorizzato a trasportale da casa al poligono dove si esercitava. Secondo la questura, la licenza era stata concessa in assenza di precedenti di polizia e, in passato, l’uomo non aveva mai dato segni di squilibrio che ne impedissero il rilascio. A Baianchera sono stati trovati ben 200 proiettili.
A Volta Mantovana, il giorno dopo è quello dei dubbi e delle domande, oltre che dello shock. Tutti si chiedono se forse non siano stati sottovalutati alcuni segnali. Solo voci, racconti da bar, comunque. Perché, come aveva già detto il procuratore di Mantova, Antonino Condorelli, nessuna denuncia di nessun genere era mai stata presentata nei confronti del pluriomicida. Nella piccola comunità di Volta Mantovana, settemila abitanti, dove tutti conoscono tutti, oggi l’atmosfera è quella di chi si risveglia in un incubo. Ci sono i nastri bianchi e rossi sistemati dai carabinieri sui luoghi della strage e i disegni delle sagome con il gessetto per terra. C’è la disperazione di quattro famiglie. In un’ora Omar ha ucciso l’ex moglie, Daniela Gardoni, una vicina di casa, Maria Bianchera (nessuna parentela) e Walter Platter, il figlio di quello che doveva essere il suo terzo obiettivo, a Monzambano, paesino poco distate.
«Omar era taciturno e solitario – ricordano in paese – ma non aveva mai dato segni di squilibrio». Un amico, però, racconta che al bar, qualche giorno fa, gli aveva confidato di «aver preparato dietro casa tre fosse». «Presto le riempirò», avrebbe aggiunto. Ma nessuno di chi lo aveva sentito lo aveva preso sul serio. Sembravano frasi buttate lì, quando ci si sfoga o si è bevuto un bicchiere i troppo.
«Su Omar Bianchera non esistono precedenti – ha ripetuto il procuratore Condorelli – L’ ex moglie Daniela Gardoni non l’aveva mai denunciato per stalking o per altre cose». «Risulta solo una denuncia, ma contro ignoti, per fatti di poco conto, come, mi pare di ricordare, il danneggiamento dell’auto o di piante davanti a casa – ha aggiunto il procuratore – Ma la donna non aveva mai fatto il nome dell’ex coniuge».
Eppure, qualcosa che covava dentro di lui c’era.
E si era acuito qualche giorno fa quando il giudice, in una causa di separazione, aveva condannato Bianchera a rimborsare 30.000 euro alla sua ex moglie. Questa sarebbe stata la goccia che ha scatenato il suo rancore. Quanto alle altre due vittime, si è trattato di esecuzioni per «punire» presunti torti subiti.
La vicina di casa Maria Bianchera, secondo lui, gli aveva rubato qualche metro di terra sul confine delle rispettive abitazioni. Walter Platter, massacrato davanti ai figli di 2 e 5 anni, invece, ha «pagato» al posto del padre Luigi, che aveva preso in affitto il vecchio autosalone di Bianchera adibendolo a birreria senza, però, sempre secondo Omar, saldargli tutte le spettanze pattuite.
C’e una donna infine che sta vivendo un dolore straziante, pieno anche di sensi di colpa. E’ la madre di Omar. Ieri mattina era in giro per il paese con l’altra figlia, quando si è scatenato il terrore. Anche loro come gli altri abitanti sono corse a rinchiudersi in casa. Ha scoperto che il folle era il suo Omar quando lui le ha telefonate per dirle: «Mamma, ho fatto un macello…».


UNA DOMENICA DI SANGUE
SUI COLLI MORENICI

Un’ora per seminare terrore e morte in un fazzoletto di terra di circa di dieci chilometri. Un’ora per stroncare con due pistole e un fucile a pompa l’esistenza di tre persone e ferirne una quarta, sconvolgendo il 25 Aprile di due tranquilli e ricchi paesi del Mantovano, Volta e Monzambano. Omar Bianchera, autotrasportatore, 44 anni da compiere il 3 giugno, ha deciso di chiudere i conti con tutti coloro verso i quali provava rancore, trucidandoli: l’ex moglie, una vicina di casa e un conoscente con cui aveva avuto affari in passato. Tutti uccisi con colpi mirati, precisi.
Quello di Bianchera è infatti apparso subito un piano tanto lucido quanto spietato. A un conoscente l’aveva promesso: «Mia moglie la uccido», tanto che quella di Daniela Gardoni, 43 anni, è apparsa quasi una tragedia annunciata. La donna, martedì scorso, era uscita vincitrice da una causa di separazione, al termine della quale l’ex marito avrebbe dovuto versarle parecchi soldi. Lui l’ha attesa dalle 7 di mattina vicino alla casa della donna in via Risorgimento, a Volta. Quando Daniela Gardoni, due ore dopo, è uscita di casa ne è nata una lite. La donna, terrorizzata, è salita a bordo della sua Ford Focus e Bianchera ha cominciato a sparare. L’ex moglie, forse, cercava di raggiungere la stazione di carabinieri ma, forse perché già colpita, si è schiantata contro un’altra auto, finendo contro il muro di un’abitazione. Bianchera, da freddo killer, ha spintonato un ragazzo sceso dal suo scooter per soccorrerla e ha sparato due colpi alla donna, uccidendola. Poco più di dieci minuti dopo la morte è arrivata per Maria Bianchera, 71 anni, a Piccard di Cavriana, dove l’autrasportatore abitava. Contro la vicina, con la quale sembra ci fossero contrasti per i confini dei loro terreni, ha sparato cinque colpi, freddandola.
Bianchera, però, non aveva ancora finito il suo compito di giustiziere. La spietata vendetta è proseguita nella frazione Pille di Monzambano, a meno di un chilometro da Piccard. L’autotrasportatore, che pare da qualche tempo avesse cominciato a fare uso pesante di droghe, è andato a cercare Luigi Platter, padre di Walter, 34 anni, viticoltore. In questo caso, gli attriti erano legati ai locali che Bianchera aveva affidato alla famiglia Platter anni prima perché gestisse una birreria. Non ha trovato Luigi, ma Walter, che era in auto con la moglie, Virginia Deidonè, 32 anni e i loro due figli piccoli. Anche i questo caso, nonostante la presenza della donna e dei bambini, il killer non ha avuto pietà: Walter Platter è stato crivellato di colpi, la moglie è rimasta ferita a un braccio e ha avuto la forza di correre in strada a chiedere aiuto. Quando i carabinieri, che erano intervenuti per l’omicidio di Maria Bianchera, omonima e non parente del killer, sono arrivati sul posto, l’assassino era ancora vicino. Il plurimocida è riuscito a fuggire attraversando un canale d’irrigazione e a raggiungere la propria Punto di colore nero, parcheggiata a poca distanza.
Immergendosi nell’acqua ha neutralizzato i cani che hanno perso le sue tracce. E’ quindi scattata la caccia all’uomo, con posti di blocco, elicotteri, nel Mantovano ma anche nel Bresciano. Bianchera, dopo la mattanza, aveva chiamato la madre e le aveva detto: «Ho fatto un macello». Il suo telefonino aveva agganciato una cella di Pozzolengo, nel Bresciano, e, attraverso questo particolare, i carabinieri di Mantova, Monzambano e Volta Mantovana hanno capito in quale direzione stava cercando di fuggire.
Braccato dai militari che ne seguivano gli spostamenti del suo telefono cellulare, senza alcuna via di scampo, l’autotrasportatore da Anfo, una località del Lago d’Idro, ha chiamato il 113. La Polizia ha girato la segnalazione ai carabinieri che sono andati a prenderlo. Si è arreso quasi docilmente, ha consegnato le armi della strage. La sua domenica di follia era finita.

Super perizia psichiatrica per Bianchera (Gazzetta di Mantova – 17 marzo 2011)
Il pluriomicida è comparso davanti al giudice che ha disposto un nuovo esame
Super perizia psichiatrica per Omar Bianchera, il 43enne che il 25 aprile scorso, uccise l’ex moglie Daniela Gardoni, la vicina di casa Maria Bianchera e il vignaiolo Walter Platter. Lo ha deciso ieri mattina il giudice per l’udienza preliminare, accogliendo la richiesta di perizia collegiale avanzata dal pubblico ministero Maria Rosaria Micucci. Il 24 marzo il giudice conferirá l’incarico a due psichiatri dell’universitá di Milano Il provvedimento è stato adottato, con tutta probabilitá, per l’eccessiva discordanza dei pareri emersi dalle relazioni dei periti.
Ricordiamo che Bianchera è stato sottoposto a ben quattro perizie. Quelle disposte dalla difesa e dal giudice per le indagini preliminari avevano giudicato il pluriomicida come seminfermo di mente, mentre gli accertamenti psichiatrici del pubblico ministero e delle parti civili erano arrivate alla conclusione che Bianchera, al momento dei tragici fatti, fosse perfettamente in grado di intendere e volere.
I super periti dovranno leggersi tutti gli incartamenti, parlare con Bianchera e fare le loro valutazioni. Passeranno minimo due mesi. In ogni caso per il pluriomicida è giá stato chiesto il rito abbreviato. La difesa tenterá prima del 24 marzo di produrre la documentazione dell’avvenuto risarcimento dei parenti delle vittime, perché questo consentirebbe uno sconto di pena. Nel frattempo si sono costituite parti civili Gina Vicenzi, madre dell’ex moglie di Bianchera e il fratello della vittima Fabrizio Gardoni. Ha invece rinunciato alla costituzione di parte civile, in sede penale, la famiglia Platter. L’avvocato che la rappresenta, Roberto Polacco, ha spiegato la decisione per il fatto che in sede civile ha giá ottenuto il sequestro della casa di proprietá del pluriomicida. Dopo l’arresto, avvenuto nella serata di quel tragico 25 aprile, Omar Bianchera era stato rinchiuso nelle carceri di Canton Mombello a Brescia e da lì trasferito nel penitenziario di San Vittore a Milano che l’ha spedito all’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia.  Bianchera, armato fino ai denti, aveva ucciso prima l’ex moglie Daniela Gardoni, 43 anni a colpi di pistola, poi la vicina di casa Maria Bianchera, 71 anni; infine aveva fatto fuori a fucilate, al posto del padre, il giovane vignaiolo Walter Platter, 33 anni davanti ai figli e ferito la moglie di quest’ultimo.

Triplice omicidio, condannato a 20 anni (Alto Adige – 29 ottobre 2011)
Non una parola o un gesto. Omar Bianchera, il camionista di Volta Mantovana che il 25 aprile 2010 uccise l’ex moglie, la vicina di casa e l’altoatesino Walter Platter non ha lasciato trapelare emozioni mentre il gup lo condannava a 20 anni di carcere e a 5 in casa di cura. 
Impossibile «leggere» l’effetto delle parole pronunciate dal giudice di Mantova Gianfranco Villani nello sguardo appannato di quell’omone alto un metro e 91, che una perizia psichiatrica ha salvato dall’ergastolo dichiarandone la semi infermità mentale. Una calma indotta sotto cui, forse, si cela ancora la furia omicida che quel soleggiato giorno di primavera ha dato il via ad uno degli episodi più sanguinosi degli ultimi anni.
Probabilmente a spezzare il fragile equilibrio psichico di Bianchera era stata l’ennesima lite con l’ex moglie, Daniela Gardoni, 43 anni, la donna da cui s’era legalmente separato pochi giorni prima e a cui avrebbe dovuto versare un bel po’ di denaro. Quel 25 aprile, Omar l’attende sotto casa. Sono le 7 circa. I due discutono, urlano e s’ insultano, poi Daniela intuisce che nell’ex compagno c’è qualcosa di terribile. Atterrita, sale sulla Focus e tenta la fuga mentre lui, estratta una pistola, le spara contro diversi colpi. La fuga della donna è breve: l’auto di Daniela sbanda, finisce in un suv e poi si ferma contro un muretto. Un ragazzo cerca di soccorrerla, ma Omar lo sposta, fredda l’ex moglie con due colpi in petto e poi s’allontana. Per quell’omicidio, il gup ha condannato il camionista a pagare due provvisionali: 80 mila euro all’ex suocera e 60 mila all’ex cognato.  Ma l’orrore è appena iniziato. Una decina di minuti più tardi, il folle è a pochi metri da casa sua, in località Piccard: cerca la vicina, la settantunenne Maria Bianchera con cui i rapporti sono tesi per dei confini contestati. La raggiunge e la uccide con 5 colpi di pistola.  La terza vittima è Walter Platter, 34 anni, originario di Ora, titolare di un’azienda vinicola, sposato e padre di due figli piccoli. La sequenza di eventi che portano alla sua morte è semplicemente agghiacciante. Omar Bianchera, infatti, non ce l’ha con Walter. Omar cerca Luis Platter, il padre, con cui anni prima avrebbe avuto degli attriti in affari. Uccisa Maria Bianchera, il camionista sale sulla sua Punto nera e raggiunge Pille di Monzambano, dove vivono i Platter. Ma Luigi e la moglie non ci sono. Sono saliti a Bolzano per trovare dei parenti. Il folle impugna un fucile a pompa, attende qualche minuto e forse pensa pure di andarsene. Ma in quel momento arriva Walter: è alla guida della sua auto, al suo fianco la moglie Virginia Deidoné, 32 anni e sul sedile posteriore i loro due figli. Bianchera intima alla donna e ai bimbi di scendere dalla macchina, poi spara. Le sue “cannonate” uccidono Platter mentre tenta una disperata retromarcia e feriscono al braccio destro Virginia. Poi il camionista scompare. Per nove ore riesce a fare perdere le sue tracce, ma alla fine chiama il 113 e si costituisce.

Compì una strage nel Mantovano si suicida all’Opg (Gazzetta di Mantova – 13 novembre 2011)
Si è impiccato nella mattinata di ieri all’Opg di via Settembrini, il camionista 45enne Omar Bianchera, il camionista di 45 anni che il 25 aprile 2010 aveva seminato terrore e morte nel mantovano, stroncando con un fucile a pompa la vita di tre persone e ferendone una quarta. Oggi, a quindici giorni dalla condanna a 20 anni di carcere e 5 di ospedale psichiatrico, ha deciso di togliersi la vita. Bianchera, per cui il pm aveva chiesto l’ergastolo, lo scorso 28 ottobre aveva assistito impassibile alla lettura della sentenza, pronunciata a porte chiuse dal gup di Mantova Gianfranco Villani. Sulla decisione del giudice aveva pesato la perizia psichiatrica, che aveva dichiarato l’imputato seminfermo di mente.
Il suo piano omicida, che aveva sconvolto la mattina del 25 aprile 2010 di due paesi del Mantovano (Volta Mantovana e Monzambano) era apparso subito tanto lucido quanto spietato. Tutte e tre le vittime (l’ex moglie, una vicina e un conoscente) erano state infatti trucidate con colpi mirati e precisi. Per chi lo conosceva, l’assassinio della ex moglie, Daniela Gardoni, di 43 anni, era sembrato una tragedia annunciata. La donna era appena uscita vincitrice da una causa di separazione e Bianchera avrebbe dovuto versarle parecchi soldi. A un conoscente il camionista aveva confidato: «Mia moglie la uccido». Così l’autotrasportatore l’aveva attesa di fronte a casa, ma lei,intuendone le intenzioni, era salita sulla sua auto, finendo per schiantarsi contro un muro. Bianchera aveva spintonato un ragazzo sceso dal suo scooter per soccorrerla e aveva sparato due colpi alla donna, uccidendola. Dieci minuti dopo il camionista aveva freddato la sua seconda vittima, la vicina di casa Maria Bianchera, sua omonima ma non parente, 71 anni, con cui aveva dei contrasti per i confini dei loro terreni. Disgraziatamente, il 45enne non aveva ancora concluso. La spietata vendetta era proseguita contro Walter Platter, 34 anni, con cui qualche tempo prima aveva fatto affari. L’uomo era in macchina con moglie e figli, ma il killer non ha avuto pietà e l’aveva freddato sotto gli occhi della famiglia, ferendo anche la moglie. All’ arrivo dei carabinieri il pluriomicida, che poi ha confessato di voler uccidere il padre di Platter e non Walter, era già fuggito. Era quindi scattata una caccia all’uomo, con posti di blocco, elicotteri, nel Mantovano ma anche nel Bresciano, finchè l’uomo, sentendosi braccato, non si era arreso ai carabinieri, concludendo con la consegna delle armi la sua domenica di follia.
Ieri la sua fine, in una stanza dell’ospedale psichiatrico giudiziario reggiano. Il pluriomicida si è impiccato, morendo in pochi istanti. Inutile ogni tentativo di salvarlo. All’arrivo del personale medico, il camionista 45enne era già morto.


Link