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Nicola Garbino, 36 anni, studente fuori corso ora ingegnere. Uccide “la prima ragazza che capita” con 12 coltellate perchè non riusciva più a mentire ai genitori. Riconosciuto pienamente in grado di intendere e di volere, gli vengono concesse le attenuanti generiche per il suo passato di sofferenza e viene condannato a 18 anni di reclusione. In carcere, mentre lavora in un call center, si laurea in ingegneria meccanica con 103/110

Udine, 13 Settembre 2013

Cercava una ragazza piccola di statura che non potesse sopraffarlo fisicamente. Dice che non ce la faceva più a mentire ai suoi genitori. In cura per problemi mentali, viene riconosciuto pienamente in grado di intendere e di volere, viene condannato a 18 anni di reclusione e finalmente in carcere si laurea in ingegneria meccanica.


Titoli & Articoli

Messaggero Veneto
Omicidio Gobbato Si laurea in carcere ed è subito polemica.
Di giorno al lavoro nel call center, di sera sui libri. Dopo averne drammaticamente rapinata una, ha continuato la sua vita. L’assassino di Silvia Gobbato ha imboccato una nuova strada dentro il carcere. A distanza di quattro anni dalla condanna a 18 anni di reclusione per l’omicidio della 28enne originaria di San Michele al Tagliamento, Nicola Garbino – 42enne di Zugliano (Udine) – ha conseguito giovedì la laurea triennale in Ingegneria meccanica nel carcere Due Palazzi di Padova. L’omicidio risale a poco meno di sei anni fa. Era avvenuto nel primo pomeriggio del 17 settembre 2013, lungo l’ippovia del Cormôr, in località Plaino, dove la giovane donna, praticante legale nello studio udinese degli avvocati Ortis e Biancareddu, si era recata a correre in pausa pranzo. Nelle intenzioni di Garbino c’era il rapimento di una ragazza, magari minuta, per poi chiederne il riscatto. Nascosto tra le radure, aveva cercato di afferrare Silvia: ma lei si era messa a urlare, così lui l’aveva colpita per 16 volte. Dopo la fuga, il caso si era risolto due giorni più tardi: tornato al parco per recuperare le prove, era stato notato e fermato dai carabinieri, a cui aveva immediatamente confessato il delitto. Garbino, all’epoca dell’omicidio studente fuoricorso, si è laureato con 103/110. La laurea è stata una sorpresa anche per i parenti: i genitori sono venuti a sapere che il momento tanto atteso era arrivato solo al colloquio di sabato scorso. «L’ho fatto per loro, per renderli orgogliosi di me» ha riferito ancora l’uomo, a cui restano ancora 12 anni di carcere da scontare. Un pensiero alle persone a lui vicine, ma non alla ragazza che ha brutalmente ucciso. Quanto affermato dal 42enne non ha lasciato indifferente l’avvocato Gianni Ortis, titolare dello studio dove Silvia ai tempi lavorava come praticante. «Da genitore, e non da avvocato, trovo agghiacciante leggere le parole di Garbino – afferma –. Un uomo che ha assassinato con un numero enorme di coltellate una donna, che è stato condannato a una pena mitissima per un omicidio premeditato, dice di voler rendere orgogliosi i propri genitori, ma non spende una parola su quanto ha commesso. È inaccettabile. Nessun genitore può essere orgoglioso di un figlio così». —

 

Udine Today
«L’azione dell’omicidio era stata realizzata con coscienza e volontà» Depositate le motivazioni della sentenza con la quale Nicola Garbino, studente fuori corso di Zugliano, è stato condannato a 18 anni di reclusione per l’omicidio della giovane praticante legale Silvia Gobbato
«L’azione era stata realizzata con coscienza e volontà», dopo un piano «ideato, studiato nei particolari, provato nel corso dei sopralluoghi, programmato con attenzione» da un «criminale maldestro, inabile, inesperto», ma «pienamente imputabile». Così il gup del tribunale di Trieste, Laura Barresi, ha motivato la sentenza di condanna a 18 anni di reclusione pronunciata il primo aprile scorso nei confronti di Nicola Garbino, studente fuoricorso di Zugliano, imputato per l’omicidio della 28enne praticante legale Silvia Gobbato, di San Michele al Tagliamento. La giovane era stata uccisa a coltellate il 17 settembre 2013 mentre faceva jogging lungo l’ippovia del Cormor, meta tra le preferite dai runner udinesi, preparandosi per la Maratonina della città che si sarebbe corsa di lì a poco.  Le motivazioni, 40 pagine, sono state depositate nei giorni scorsi. Nella sentenza – come riportato dall’Ansa – il giudice ripercorre il delitto, la scoperta del suo autore in Garbino «senza dubbio alcuno» e la personalità dell’imputato e il suo «passato di sofferenzacornice entro la quale si è consumato il dramma», sulla cui base il giudice ha ritenuto di concedergli le attenuanti generiche.


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