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Nazareno Caporali, 45 anni, broker finanziario, padre. La moglie viene trovata (dal figlio di 10 anni) soffocata con un sacchetto di plastica. Condannato all’ergastolo, confermato in Cassazione, continua a professarsi innocente anche in tv

Monza (Monza Brianza), 26 Dicembre 2006


Titoli & Articoli

Imprenditrice soffocata sul letto: marito arrestato dopo sette mesi (il Giornale – 26 luglio 2007)
Monza: Lorena Radice trovata morta a Natale L’uomo fermato mentre era in vacanza al Giglio
Svolta nel giallo dell’imprenditrice monzese trovata morta il 26 dicembre scorso. Ieri i carabinieri di Monza hanno messo le manette a Nazareno Caporali, 45 anni, consulente finanziario, marito della donna. L’uomo è stato arrestato mentre si trovava in vacanza con l’accusa di omicidio volontario della moglie Lorena Radice, 45 anni, figlia di un noto industriale specializzato nella realizzazione di eliche navali.
La donna era stata trovata nella propria abitazione di Santo Stefano in via Bettola 16, proprio al confine con Cinisello Balsamo, dal figlio di dieci anni. Il corpo giaceva sul letto con un sacchetto di plastica attorno alla testa. Un suicidio apparente, ma già un paio di giorni dopo la svolta: il marito viene iscritto nel registro degli indagati.
Le indagini avevano infatti evidenziato come negli ultimi tempi i rapporti tra i due coniugi fossero molto tesi, tanto che l’uomo era stato estromesso dalla direzione della ditta a cui era stato associato dopo il matrimonio. Non solo. Proprio il giorno di Natale ci sarebbe stata tra i due una lite furibonda. Infine la presenza di macchie di sangue e di ecchimosi sul volto e sulla braccia, aveva indotto il pm Romano Forieri ad aprire un fascicolo a carico del marito e a chiedere al Ris esami approfonditi. Esami che avrebbero appunto confermato come le ecchimosi fossero compatibili con una colluttazione, mentre quel sacchetto di plastica, causa confermata del decesso, con ogni probabilità era stato ficcato in gola alla vittima con la forza.
Caporali in questi mesi ha continuato a protestare la propria innocenza e anzi aveva attribuito allo «stress da inchiesta» l’incidente stradale avvenuto a febbraio e che per poco non gli costò la vita. Ieri però è stato arrestato all’isola del Giglio dove si trovava in vacanza, su ordinanza di custodia cautelare del gip di Monza, Susanna Lomazzi, su richiesta dei pm Flaminio Forieri e Salvatore Bellomo.
Alla base del delitto per i magistrati ci sarebbero dunque stati quei rapporti ormai definitivamente incrinati. Caporali, che è difeso dall’avvocato Raffaele Della Valle, è stato trasferito nel carcere di via Sanquirico a Monza e domani sarà interrogato dal magistrato.
Lorena Radice, figlia unica di Luisa e Alfredo e mamma di Andrea e Chiara, aveva da qualche anno preso in mano le redini della «Eliche Radice», azienda fondata nel 1919 e diventata ben presto leader nel settore civile e militare della meccanica navale.

 

Omicidio Radice, le motivazioni:reato feroce, ergastolo “obbligato” (il Cittadino MB – 10 aprile 2009)
Troppo grave il reato, incredibili le circostanze in cui si è consumato. Per questo Nazareno Caporali merita l’ergastolo senza che gli vengano concesse le attenuanti generiche, nonostante fosse incensurato. Le motivazioni della sentenza di condanna emessa dalla Corte d’assise di Monza nei confronti dell’uomo accusato di aver ucciso la moglie Lorena Radice nella notte tra Natale e Santo Stefano di tre anni fa sono pesantissime. La personalità dell’imputato ne esce distrutta sotto diversi punti di vista
Reato feroce. La Corte non ha dubbi sulle responsabilità dell’uomo e lo spiega senza giri di parole: “L’intensità del dolo nel commettere un reato così feroce, la scelta di far ritrovare il cadavere della madre al figlio, al prezzo di un pesante trauma che graverà su di lui per tutta la vita, l’aver scelto il giorno di Natale per uccidere Lorena, così ponendo per il futuro una pesante ipoteca su tutti i giorni di Natale che i suoi figli avranno e vivranno comunque nel ricordo della tragedia, l’aver tolto una mamma ai suoi due bambini sono già condizioni che escludono il riconoscimento di circostanze che possano attenuare la gravità del reato in contestazione“. Una convinzione rafforzata anche dal particolare, ricordato nelle motivazioni, di aver affidato al figlio anche il compito di avvisare la nonna della morte della figlia.
Siti sadomaso. Nelle argomentazioni della Corte per spiegare il verdetto Caporali viene definito “un cinico programmatore”, che ha registrato per mesi le conversazioni con la moglie per precostituirsi prove a suo favore anche in vista di una eventuale separazione. I giudici puntano il dito anche sulla frequentazione di siti sadomaso “che non può non avere influito sulla predisposizione della scena del suicidio della moglie, una scena che, nella mente di Caporali, si è facilmente composta nella giornata di Natale del 2006, nel momento in cui ha capito che persino Lorena, da sempre contraria alla separazione per il bene dei bambini, ha raggiunto il segno e sta per cacciarlo di casa”
Le registrazioni. La premeditazione secondo la Corte è dimostrata dalle registrazioni, dai colloqui con psicologi e parenti prima dell’epilogo cruento. Soprattutto alle registrazioni viene riconosciuto un peso preponderante: “gli accenni, in alcune di queste, a riferimenti al suicidio con i quali Caporali provoca Lorena, gettano una luce ancora più inquietante sull’imputato”
Il comportamento dopo il fatto. Anche la condotta dell’imputato dopo la morte della moglie secondo la Corte prova “l’assoluta mancanza di pentimento o sofferenza per quanto accaduto“. Anzi, secondo la ricostruzione dei giudici di primo grado l’unica preoccupazione sarebbe stata quella di scambiare messaggi erotici con una nuova amante, mentenendo i rapporti con la vecchia e frequentando, come ancora siti sdomaso.

 

Della Valle difende Caporali “Non è un mostro, innocente” (il Giorno – 8 ottobre 2009)
“Neppure nelle favole più raccapriccianti l’orco che mangia i bambini viene raffigurato con tinte così fosche e sinistre quale Caporali nella sentenza, ingiustamente disprezzato e svillaneggiato“.  Queste le parole di Raffaele Della Valle e Donatella Rapetti, gli avvocati di Nazareno Caporali, condannato lo scorso gennaio dalla Corte di Assise di Monza all’ergastolo per omicidio volontario premeditato nei confronti della moglie, Lorena Radice.
Nelle 230 pagine del ricorso in appello presentato ieri in tribunale a Monza, gli avvocati invece, parlano di suicidio e “scagionano” l’uomo dall’accusa di essere “un mostro”: “Proprio questa sfacciata ed assurda malevolenza nei suoi confronti tradisce quel pregiudizio di fondo che ha accompagnato l’imputato sin dall’inizio del procedimento e che ha finito, come era prevedibile, per alterare la percezione di quella realtà che emerge, con forza e chiarezza, dalle carte processuali”.
“Un approccio sereno al caso – proseguono i legali nel ricorso – deve far ammettere che non vi è nessun elemento tecnico che sia in minimo contrasto con la modalità suicida mediante soffocazione con sacchetto di plastica che, al contrario, è in assoluta l’unica probabile sulla scorta di tutti gli elementi tecnici di giudizio. Non vi è infatti nessun dato che, valutato in modo sereno, indichi in termini logici, scientifici e fattuali una modalità omicida”.
Sono da poco passate le 8 del 26 dicembre del 2006 quando al 118 di Monza arriva la telefonata con la richiesta di soccorso per una donna che abita in via Bettola 16. È il primogenito di Lorena Radice e Nazareno Caporali, 10 anni, andato la mattina di Santo Stefano nella camera matrimoniale dalla mamma che non si alzava, a fare la macabra scoperta della donna sdraiata nel suo letto, con la camicia da notte, il piumino rimboccato, un sacchetto di plastica della spesa stretto sul viso e legato intorno al collo con due elastici.
Ai militari intervenuti appare la scena di un suicidio. Ma dai primi rilievi e in seguito agli accertamenti degli esperti del Reparto Investigazioni Scientifiche di Parma emergono i primi sospetti. La Procura di Monza apre un fascicolo per omicidio preterintenzionale dopo che Nazareno Caporali ammette di avere avuto un violento litigio la notte di Natale con la moglie. Dopo l’autopsia sul corpo di Lorena Radice, che segnala strane ecchimosi intorno alla bocca, l’ipotesi di reato diventa omicidio volontario. “Ergastolo e decadenza dalla potestà di genitore”, è la sentenza decisa a gennaio dalla Corte di Assise di Monza per Nazareno Caporali. La condanna alla pena massima era stata chiesta al processo, durato 9 mesi, dai pubblici ministeri Salvatore Bellomo e Flaminio Forieri, secondo cui il broker, dopo che a Natale la moglie ha scoperto la sua relazione extraconiugale, l’ha soffocata con un cuscino e poi ha inscenato il suicidio come aveva visto nei siti sadomaso su Internet.
I giudici hanno condannato l’imputato,detenuto in carcere dal 25 luglio del 2007, anche al risarcimento dei danni con una provvisionale di 300mila euro ciascuno ai 2 figli della coppia che ora hanno 12 e 9 anni, rappresentati dall’avvocato del Comune di Monza tutore dei bambini, Monica Gnesi e di 150mila euro ciascuno ai genitori di Lorena, figlia unica di Alfredo Radice e Luisa Padovani, che si sono costituiti parti civili con l’avvocato Luigi Peronetti. Ieri però, il ricorso presentato dagli avvocati di Caporali ha “ribaltato” la posizione dell’uomo: “Il giudizio sull’uomo Nazareno, si erige su un evidente pregiudizio e sull’intima ma fallace intuizione dei Primi Giudicanti, verosimilmente suggestionati dalle pietose, seppur comprensibili, menzogne dei genitori della vittima, che considerano il suicidio della figlia un marchio ancora peggiore dell’omicidio per mano dell’imputato”.
“Invece Caporali – continuano gli avvocati – ha voluto da subito raccontare agli inquirenti la verità sulla sua relazione con Lorena e la verità su quanto successo quella notte. Nelle sue parole troviamo sempre fiducia nella giustizia e mai una protesta o un’imprecazione per quello che talvolta, nel corso del processo, è stato costretto ad udire”.
“A sostenerlo – conclude così il ricorso – la forza della propria innocenza che, nonostante l’infausto esito, sorregge ancora l’affidamento in un Giudice di Appello che sappia leggere le carte processuali con la giusta serenità ed obiettività”.

Soffoca la moglie dopo una lite (il Cittadino MB – 20 aprile 2009)
Confermato in Cassazione il carcere per Nazareno Caporali, l’uomo accusato di omicidio volontario premeditato in relazione alla morte della moglie Lorena Radice, avvenuta tra Natale e Santo Stefano del 2006. La decisione dei giudici della Suprema Corte è stata presa nel tardo pomeriggio di mercoledì scorso. I magistrati romani erano chiamati a pronunciarsi sul ricorso presentato dal difensore dell’uomo, l’avvocato Raffaele Della Valle, che aveva impugnato il provvedimento di agosto del tribunale della Libertà. I giudici del Riesame infatti avevano confermato l’ordinanza di custodia in carcere spiccata a luglio dal gip Susanna Lomazzi, in seguito alla quale Caporali era stato arrestato dopo sette mesi di indagini sulla morte della moglie. Si avvicinano nel frattempo i conti veri e propri con la giustizia, per il 46enne Caporali. Martedì prossimo è fissata la prima udienza preliminare di fronte al gup Licinia Petrella. L’uomo è accusato di aver soffocato la moglie nel cuore della notte, dopo una lite. Dopo avrebbe messo in scena il suicidio della donna, ritrovata la mattina dal figlio di 11 anni, stesa a letto, con un sacchetto calato sulla testa. Sullo stesso sacchetto, non sono state trovate tracce organiche della vittima, mentre sotto il letto c’erano tracce di altri sacchetti sporchi del sangue di Lorena. Caporali, però, ha sempre respinto nettamente l’accusa, ammettendo sì le difficoltà coniugali e la lite di Natale, ma sostenendo che quello della moglie è stato un drammatico suicidio.

 

Caporali, confermato l’ergastolo (Quotidiano Nazionale – 28 gennaio 2011)
Ergastolo confermato dalla Corte Suprema di Cassazione per Nazareno Caporali, il broker finanziario di 48 anni detenuto in carcere dal 25 luglio 2007 e condannato il 7 gennaio 2009 all’ergastolo con la perdita della patria potestà sui figli dalla Corte di Assise di Monza per omicidio volontario premeditato (sentenza confermata poi anche dalla Corte di Assise di Appello nel giugno scorso). Caporali è stato ritenuto colpevole della morte della moglie Lorena Radice, l’imprenditrice della «Eliche Radice» di 45 anni trovata morta la mattina di Santo Stefano del 2006 dal figlio primogenito di 10 anni nel letto matrimoniale con un sacchetto di plastica rosso della spesa sulla testa stretto al collo da due elastici.
Quello davanti alla Cassazione era il terzo e ultimo grado di giudizio per Caporali, che si è affidato al suo storico difensore, l’avvocato Raffaele Della Valle e a un legale esperto di Cassazione, l’avvocato Franco Coppi, per presentare il suo ricorso contro le sentenze di condanna all’ergastolo di primo e secondo grado. L’udienza del ricorso si è tenuta ieri a Roma ed è durata un paio d’ore. Alle 18.30 il verdetto dei giudici che toglie ogni speranza al broker finanziario, condannato per l’ennesima volta anche al pagamento delle spese di giudizio.
All’udienza del ricorso hanno partecipato il procuratore generale, che ha chiesto la conferma della sentenza di ergastolo, così come anche i difensori delle parti civili, l’avvocato Monica Gnesi del Comune di Monza (tutore dei 2 figli della coppia che ora hanno 14 e 11 anni e che sono stati temporaneamente affidati ai nonni materni) e l’avvocato Luigi Peronetti, difensore di parte civile per i genitori di Lorena, figlia unica di Alfredo Radice e Luisa Padovani, affiancato dal professor Enzo Musco. Per loro Lorena è stata soffocata con un cuscino dal marito, che poi ha inscenato il suicidio come aveva visto nei siti sadomaso su Internet. Perchè la moglie il giorno di Natale aveva scoperto che il coniuge aveva una relazione extraconiugale e voleva cacciare di casa Caporali, che avrebbe così perso i privilegi economici dei Radice. Si è invece sempre proclamato innocente Nazareno Caporali, che voleva dimostrare come Lorena Radice si fosse suicidata dopo la sconcertante scoperta, fatta proprio il giorno di Natale, che il marito aveva una relazione extraconiugale e dopo una notte di pesanti discussioni con il coniuge in cui Lorena ha alternato momenti di pianto e depressione a momenti di aggressività nei suoi confronti. La difesa di Nazareno Caporali puntava perlomeno alla cancellazione dell’aggravante della premeditazione e della decadenza dalla patria potestà sui figli, che il broker non ha più potuto vedere dal momento della sua carcerazione, che dura ormai da tre anni e mezzo e per cui ora si apre definitivamente la causa per l’affidamento definitivo ai nonni.

 

Storie Maledette – Nell’abisso di un sacchetto di plastica 


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