Mootaz Chambi, 33 anni, padre. Uccide la moglie con 37 coltellate mentre in casa ci sono i bambini, poi fugge in Tunisia con un biglietto acquistato in precedenza. Condannato in contumacia a 30 anni in Italia, dove non viene riconosciuta la premeditazione, viene riprocessato a Tunisi e condannato all’ergastolo
Palazzolo (Brescia), 22 Settembre 2014
Titoli & Articoli
Uccisa con venti coltellate: è caccia al marito sparito dopo il delitto (La Stampa – 23 settembre 2014)
L’uomo potrebbe essere scappato in Tunisia, aveva comprato il biglietto aereo da tempo. Quel giorno consegnò i due figli di 4 e 7 anni ai suoceri. Da allora si sono perse le sue tracce
Palazzolo: “Non portare a casa i bambini, Daniela è morta” (Brescia Today – 24 settembre 2014)
L’agghiacciante telefonata a Gianbattista Bani, padre della vittima. E’ stato lo stesso Mootaz Chaanbi ad avvertire, quando ormai si trovava in Tunisia, che aveva ucciso la moglie Daniela in camera da letto
Un dolore che non si può esprimere a parole. Due occhi vuoti che raccontano la disperazione per una perdita così drammatica e violenta, quelli di Gianbattista Bani, padre di Daniela, uccisa a 30 anni dal marito Mootaz Chaanbi. L’uomo, 60 anni, è andato da poco in pensione. Ai carabinieri ha riferito di una telefonata che si è poi rivelata fondamentale, per meglio capire cosa sia avvenuto nella tarda mattinata di lunedì 22 settembre. E’ stato lo stesso Chaanbi, infatti, a chiamare dalla Tunisia verso le 20:30, per chiedere di andare a prendere i nipotini: “Ma non portarli a casa, Daniela è morta in camera da letto”.
Gianbattista Bani, riagganciato il telefono, ha chiamato il proprietario dell’appartamento e, senza far capire nulla ai bambini che continuavano a chiedere della loro mamma, si è recato sul posto assieme al figlio Roberto: “A entrare in casa, però, è stato il padrone del locale: è lui che ha visto Daniela in un lago di sangue”. Poi l’allarme ai carabinieri, quando l’orologio segnava le 21:15.
Con il genero i rapporti sono sempre stati difficili. Ma, quando ha visto che ogni critica veniva rinfacciata alla figlia, ha più volte cercato di chiudere un occhio. Daniela aveva sposato Chaanbi sfidando i pregiudizi di molti. Tanti i dubbi sul suo conto, aggravati da una successiva condanna a quattro anni per spaccio, scontati tra carcere e domiciliari.
Il pensiero ora è per i due fratellini di 4 e 8 anni, trasferiti a casa del nonno. I carabinieri hanno portato i loro vestiti all’interno di grossi sacchi neri, dopo averli fotografati come disposto dal giudice. La paura, per Gianbattista, è che qualcuno glieli possa togliere: “Ho 60 anni, e in casa abbiamo solamente il reddito della mia pensione”. Con la moglie Giuseppina Ghilardi e il figlio Roberto, tenterà la disperata impresa di dar loro una nuova famiglia.
UCCISE LA MOGLIE, ORA VUOLE I FIGLI/ Mootaz Chambi in fuga per l’omicidio di Daniela Bani li chiede indietro (il Sussidiario – 9 maggio 2017)
Uxoricida chiede dei figli in Rete: Mootaz Chambi, in fuga dopo l’omicidio di Daniela Bani, si fa vivo sul web. Le ultime notizie sul tunisino, che deve rispondere a processo del delitto
È ancora in fuga, ma continua ciclicamente a chiedere dei figli in Rete: si tratta di Mootaz Chambi, che deve rispondere a processo dell’omicidio di Daniela Bani. Si sa solo che l’uxoricida è in Tunisia, da dove chiamò il cognato, Roberto Bani, per annunciare la morte della moglie. «Ho cercato di fargliela capire in tutti i modi, ma lei non la voleva capire… Andate a casa, ma non portate con voi i bambini. La troverete in camera», disse nella telefonata, rivelando anche che l’avrebbero trovata morta. E, infatti, Daniela Bani fu trovata riversa sul letto matrimoniale in un lago di sangue. Di lui, dunque, nessuna notizia ufficiale: dopo aver ucciso la moglie si imbarcò da Orio al Serio per tornare in patria.
Pende un mandato di cattura internazionale con richiesta di estrazione, ma Mootaz Chambi non si trova. Eppure continua a farsi vivo, anche su Facebook: come riportato dal Corriere della Sera, usa il suo nome sul profilo di un amico o la pagina di Daniela, che sarebbe lui ad attivare e disattivare a seconda delle sue esigenze. In questi anni ha chiesto dei figli: «Quasi quasi torno e sconto la mia pena. Tanto Giusy è talmente buona che me li porterebbe in carcere», avrebbe detto tempo fa, riferendosi alla suocera. Sul profilo di un amico, invece, scrisse: «Amerò sempre Daniela». Ha contattato anche la migliore amica della moglie: «Come stanno i miei bambini?», le ha chiesto. Intanto il figlio più grande della coppia, Youssef, nelle ultime settimane starebbe cominciando a parlare. Due mesi fa avrebbe confidato ad una cara amica della madre: «Ho sentito la mamma che quella sera gridava “Lasciami, lasciami”….». Era nell’altra stanza a giocare con la play station, mentre i suoi genitori litigavano: «Le ho chiesto con chi fosse al telefono ma lei non mi ha risposto. E mi sono arrabbiato», disse Mootaz Chambi, sempre al telefono, alla migliore amica di sua moglie. «Sono andato in cucina, ho alzato il volume della tv, ho chiuso a chiave la porta della camera e l’ho colpita da dietro con il coltello», le raccontò.
«Uccise mia figlia, adesso è libero, ministro Salvini, mi aiuti» (Corriere della Sera – 8 gennaio 2019)
Il grido della madre di Daniela Bani morta nel 2014. Il marito dopo l’omicidio era fuggito in Tunisia
Non dorme come si deve da quattro anni, dice mamma Giuseppina. E quando è sveglia vive semplicemente (ma non perché sia facile) per i suoi adorati nipoti: Youssef, 11 anni, e Reyen, 8. Del resto, «sono tutto ciò che mi è rimasto di mia figlia, una parte di lei». Daniela Bani aveva appena compiuto 30 anni quando, il 22 settembre del 2014, nell’appartamento (vicino a quello dei genitori) a Palazzolo in cui viveva con la famiglia, il marito Mootaz Chaambi, tunisino di 38 anni, la uccise con una trentina di coltellate prima di imbarcarsi per un volo di sola andata da Malpensa a Tunisi. Dove è latitante da quel giorno.
Nella stanza accanto a quella del massacro c’era lui, il piccolo Youssef: stava giocando con la play station quando il padre alzò il volume della tv e chiuse la porta a chiave. «Non ti preoccupare», gli disse, prima di strappargli via la mamma per sempre. Quel piccolo, scriverà in un tema del suo senso di colpa per non averla salvata, la sua mamma.
Condannato a 30 anni in primo e secondo grado, la difesa di Chambi ha presentato ricorso in Cassazione. L’ennesimo colpo, per nonna Giuseppina Ghilardi. Che adesso chiede aiuto a uno Stato da cui non si sente assistita. «E non è per i soldi, sia chiaro. Dell’indennizzo non mi importa nulla, tantomeno del risarcimento stabilito dai giudici, tanto so benissimo che non riceverò mai nulla». Il punto, dice, «è che mi sento abbandonata da uno Stato che credo dovrebbe proteggermi». E il suo appello, adesso, lo lancia direttamente al ministro dell’Interno Matteo Salvini — che ha già provato a contattare anche via messenger («ma mi rendo conto abbia ben altro a cui pensare») — «affinché il nostro caso non cada nel vuoto e ci possa dedicare attenzione. Chiedo solo la certezza della pena: quell’uomo deve andare in carcere e scontarla». Perché colui che secondo i giudici di primo e secondo grado ha ucciso Daniela — fu lui stesso a chiamare i suoceri prima di sparire: «Andate a casa, la troverete in camera da letto» — è ancora libero. Anche se su di lui pende un mandato di cattura internazionale. «Vorrei solo poterci parlare, con il ministro Salvini» si sfoga nonna Giusy, la quale dopo la conferma in appello sperava, quantomeno, che sotto il profilo giudiziario «fosse finita». E invece no. «Non solo non sono tranquilla, ma io, l’avvocato che mi ha assistito nei processi ho dovuto pagarlo. Mentre per lui (mai lo chiama per nome, ndr) ci pensa lo Stato. Ma dov’è lo Stato, per noi vittime impotenti?».
«Dal giorno in cui Daniela è morta mi creda, non dormo più. Ma ho due bambini da crescere e proteggere che si meritano una vita felice e serena nonostante tutto. Il ministro faccia qualcosa, per favore. Quell’uomo ha strappato la vita a mia figlia, non può e non deve passarla liscia». Non solo. «Mi risulta non sia mai stato cercato davvero, in Tunisia, e io questo non riesco ad accettarlo». Come non sono tollerabili, ancora, gli squilli che sono arrivati anche negli ultimi mesi, prima delle udienze, proprio dalla Tunisia («riconosco il prefisso») sul telefonino della signora Giuseppina e di una carissima amica di Daniela: «Appena rispondiamo riattaccano. Una volta invece chiunque fosse l’interlocutore ha finto di non parlare l’italiano. Ma io lo so, lo so che è lui. E che questo è un modo per ricordarci che lui c’è». Ogni tanto, «il dubbio che possa tornare, o magari avvalersi della complicità di qualcuno, per riprendersi i miei nipoti mi assale. No, che non sono tranquilla. E non li lascio da soli mai: vado avanti per loro, ma se non fosse per mio figlio che ci dà una mano, peraltro, sarei costretta a tornare al lavoro». Lei sì, però, che si sente sola: «Una cittadina italiana abbandonata dalle istituzioni». Ma non dai tanti amici che sostengono la sua famiglia, come anche l’associazione Unavi (Unione nazionale vittime di reati violenti). Quello di Giuseppina è «un grido di dolore» che chiede solo non resti inascoltato. «Mi interessa solo che chi ha ucciso mia figlia paghi, e che lo Stato dimostri di esserci». (di Mara Rodella)
Omicidio Daniela Bani, “Dov’è l’assassino?”: paura per i figli della 37enne accoltellata dal marito (Letto Quotidiano – 20 giugno 2020)
Massacrata a coltellate dal marito che poi riuscì a scappare, ora la madre di Daniela Bani grida la sua paura per i nipotini.
Grida la sua paura la mamma della 37enne Daniela Bani, morta trucidata dal marito e chiede risposte dallo Stato. Un terribile femminicidio quello accaduto a Palazzolo sull’Oglio nel settembre 2014. Vittima una trentasettenne mamma di due bambini che ha perso la vita per mano di suo marito, il tunisino Mootaz Chambi. L’uomo ha infierito sulla moglie, Daniela Bani, con venti coltellate di fronte ai loro due figli, presenti anch’essi nell’appartamento del paesino del Bresciano. L’uomo poi è fuggito in Tunisia dove è stato arrestato ed in seguito al processo condannato a scontare 30 anni di reclusione.
La vicenda era diventata un caso internazionale dopo l’emissione dell Procura di Brescia di un provvedimento restrittivo internazionale come riporta Fanpage. Secondo gli inquirenti il folle gesto non sarebbe frutto di uno scatto d’ira ma sarebbe stato premeditato: il Chambi aveva infatti già provveduto ad acquistare un biglietto di sola andata per la Tunisia. Il movente sarebbe stata la gelosia del marito nei confronti della donna.
L’appello della madre: “Ho paura per i nipoti”. In seguito all’arresto l’uomo era stato posto in attesa di estradizione e già dopo tale notizia la madre dell 37enne Giuseppina Ghilardi si era rivolta all’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini per capire quando la situazione si sarebbe sbloccata. Ora arriva l’appello disperato della donna al Ministro Bonafede per sapere dove sia l’uomo che ha ucciso sua figlia. “Lo Stato Italiano deve darmi delle risposte, voglio sapere dov’è l’assassino di mia figlia”.
La madre di Daniela Bani infatti vorrebbe sapere se l’uomo si trova ancora in carcere in Tunisia o se malauguratamente fosse libero. La comprensibile paura della donna è per i suoi due nipotini, affidati ai nonni materni dopo l’omicidio, due bambini di tredici e nove anni. Il motivo è la presenza di numerose telefonate anonime provenienti proprio dalla Tunisia ed ora vorrebbe la risposta promessale da Bonafede.
“Sono terrorizzata per i miei nipotini..sono due anni che aspetto, sono stanca”.
«L’assassino di mia figlia è ancora in carcere?» (Brescia Oggi – 21 giugno 2020)
Era il 22 settembre del 2014, quando l’omicidio della giovane mamma di Palazzolo Daniela Bani conquistava la ribalta di tv e giornali. La donna, poco più che trentenne e madre di due bambini, Jussef e Rayen, è stata uccisa dal marito, il 40enne tunisino Mootaz Chambi, straziata con ben 37 coltellate nel loro appartamento a San Giuseppe. Dopo aver commesso l’omicidio Mootaz è fuggito nel Paese d’origine dove è riuscito a restare in libertà per cinque anni. Nel febbraio dell’anno scorso stato arrestato, in Italia nel frattempo la giustizia ha fatto il suo corso condannandolo in via definitiva nel giugno di un anno fa a 30 anni di carcere. Ma ad un anno dalla sentenza la famiglia di Daniela «non sa ancora nulla – spiega l’avvocato della famiglia, Silvia Lancini – sull’arresto dell’assassino avvenuto in Tunisia». Le trattative delle autorità italiane con i colleghi tunisini per assicurarlo alla giustizia sono naufragate, l’estradizione non è stata possibile, ma si teme anche per l’effettiva permanenza in carcere di Mootaz Chambi.
Così Omar Legrenzi, presidente del gruppo di Chiari «ReteAlternattiva» si appella alle più alte cariche dello Stato, affinché «possano attraverso un loro intervento, ricollocare al di sopra di ogni interesse personale, la correttezza, il senso del dovere e la rettitudine che dovrebbero contraddistinguere ognuno di noi e in particolare modo chi ricopre cariche pubbliche». «C’è il rischio che l’assassino torni in libertà – incalza l’avvocato Silvia Lancini, che è anche referente Unavi (Unione nazionale vittime) – se già non lo è. Era stato detto da alcune autorità che l’estradizione in Italia non era possibile, ma tramite un’analisi accurata della convenzione tra i due paesi, non è così. Per questo chiediamo se a seguito dell’arresto la procedura per l’estradizione sia stata avviata correttamente. Se l’assassino sia ancora detenuto. Se sì, con quale capo d’imputazione, e quale sia lo stato dell’iter giudiziario».
Omicidio di Daniela Bani, la fuga in Tunisia non basta: ergastolo per l’assassino (il Giorno – 3 maggio 2022)
Brescia, 37 coltellate alla donna poi il volo verso il suo Paese d’origine. Mootaz Chambi giudicato in patria, in Italia si era fermato a trent’anni
Palazzolo sull’Oglio (Brescia) – Il 22 settembre 2014 Mootaz Chambi uccise la moglie Daniela Bani, 30 anni, madre dei suoi due bimbi di 4 e 7 anni, a coltellate nella loro abitazione a Palazzolo sull’Oglio, Ovest bresciano. Poi fuggì in Tunisia, dove rimase latitante quasi cinque anni finché nel febbraio 2019 finì in cella per un mandato di cattura internazionale. Già condannato in via definitiva dalla giustizia italiana a 30 anni, il 42enne, dietro le sbarre nel Paese d’origine, ora si è visto ribaltare il verdetto dai giudici di Tunisi, che lo hanno riprocessato e condannato all’ergastolo.
La notizia è stata accolta come una liberazione dalla mamma della vittima Giuseppina Ghilardi, che per anni con il suo avvocato Silvia Lancini si è battuta per avere giustizia e garanzia di una pena certa. «Quando ho saputo che gli avrebbero rifatto il processo mi sono spaventata, ho temuto che lo avrebbero scarcerato – dice Giusy, che dal giorno dell’omicidio si è calata nei panni di mamma a tempo pieno per i nipotini, Youssef e Rayen, il cui cognome è stato cambiato in Bani –. Per molto tempo peraltro ho ricevuto telefonate anonime dalla Tunisia, sentivo delle donne urlare qualcosa in arabo. Ero molto in pensiero. Inoltre penso sia giusto che quell’uomo paghi quello che fatto paghi con il carcere a vita». Geloso e incapace di accettare che Daniela volesse separarsi, Chambi otto anni fa, chiuso il figlioletto primogenito nella cameretta a giocare con la playstation, finì la moglie con 37 coltellate. Fuggito, condusse vita normale fino al 2019 finché, dopo che i familiari della vittima fecero intercedere il governo di allora, fu rintracciato e arrestato. Nel frattempo in Italia fu condannato da contumace in tre gradi di giudizio. Non fu riconosciuta la premeditazione. Da quel momento si aprì un lungo periodo di incertezza, costellato da ripetuti appelli e lettere di Giusy Ghilardi alle istituzioni.
«Abbiamo scoperto che l’estradizione sarebbe stata impossibile – spiega l’avvocato Silvia Lancini –.Per evitare che Chanbi tornasse in libertà, giacché la Tunisia non riconosceva le sentenze italiane ed era ancora in custodia cautelare, abbiamo sollecitato i ministri e il capo dello Stato per una ricelebrazione del processo laggiù». Cosa che è effettivamente avvenuta, sulla scorta degli atti del procedimento di Brescia’. Conclusione: «I giudici di prima istanza (di primo grado, ndr) lo scorso 19 ottobre hanno inflitto l’ergastolo. La Farnesina ce l’ha comunicato solo di recente. Sappiamo anche che la condanna è già stata appellata, ma non ci sarà istruttoria. Dovrebbe trattarsi solo di un passaggio formale».
Daniela Bani, massacrata con 37 coltellate: il marito condannato all’ergastolo (Today – 4 maggio 2022)
Il 42enne Mootaz Chambi è stato riprocessato in patria, con i giudici di Tunisi che hanno deciso per la condanna all’ergastolo per il brutale omicidio della moglie italiana, avvenuto nel 2014 a Palazzolo, in provincia di Brescia
Non è bastata la fuga in Tunisia per Mootaz Chambi, l’uomo che nel settembre del 2014 ha ucciso con 37 coltellate la moglie Daniela Bani, madre dei suoi figli, Youssef e Reyen, bimbi di 4 e 7 anni.
L’uomo si era rifugiato nel suo paese natale scappando dall’Italia, a seguito dell’efferato omicidio di Palazzolo, in provincia di Brescia, prima di essere arrestato nel gennaio del 2019. Da Tunisi è arrivata la notizia che la famiglia attendeva da quasi dieci anni: il 42enne è stato condannato all’ergastolo, pena che sconterà nel suo Paese. I figli della coppia sono stati affidati ai nonni materni.
La notizia è stata accolta come una liberazione dalla mamma della vittima Giuseppina Ghilardi, che si è battuta per anni insieme al suo legale per ottenere giustizia per Daniela: “Quando ho saputo che gli avrebbero rifatto il processo mi sono spaventata, ho temuto che lo avrebbero scarcerato. Per molto tempo peraltro ho ricevuto telefonate anonime dalla Tunisia, sentivo delle donne urlare qualcosa in arabo. Ero molto in pensiero. Inoltre penso sia giusto che quell’uomo paghi quello che fatto paghi con il carcere a vita”.
Anni di paura, almeno fino all’arresto avvenuto nel 2019. Nel frattempo Chambi era stato condannato da contumace in tre gradi di giudizio. Ma i giudici di Tunisi hanno riprocessato l’uomo e ribaltato il verdetto, optando per la condanna all’ergastolo. Una notizia che la Farnesina ha comunicato soltanto di recente alla famiglia della vittima.
Femminicidio: la condanna dopo 10 anni e la strage infinita (Day Italia News – 4 maggio 2022)
Aveva cercato di rifugiarsi a Tunisi, nel suo Paese, dopo essere scappato dall’Italia, dopo avere commesso un delitto brutale, orrendo, dettato da quello sconvolgente, inammissibile odio per la donna, per la sua autonomia, per la sua essenza. Mootaz Chambi, l’uomo che nel settembre del 2014 ha ucciso con 37 coltellate la moglie Daniela Bani, madre dei suoi figli, Youssef e Reyen, bimbi di 4 e 7 anni, a Palazzolo, in provincia di Brescia, è stato condannato. Il 42enne scontare l’ergastolo, pena che sconterà nel suo Paese. I figli della coppia sono stati affidati ai nonni materni.
La notizia, attesa da 10 anni, è stata accolta come una liberazione dalla mamma della vittima Giuseppina Ghilardi, che si è battuta per anni insieme al suo legale per ottenere giustizia per Daniela: “Quando ho saputo che gli avrebbero rifatto il processo mi sono spaventata, ho temuto che lo avrebbero scarcerato. Per molto tempo peraltro ho ricevuto telefonate anonime dalla Tunisia, sentivo delle donne urlare qualcosa in arabo. Ero molto in pensiero. Inoltre penso sia giusto che quell’uomo paghi quello che fatto paghi con il carcere a vita”. Anni di paura, almeno fino all’arresto avvenuto nel 2019. Nel frattempo Chambi era stato condannato da contumace in tre gradi di giudizio. Ma i giudici di Tunisi hanno riprocessato l’uomo e ribaltato il verdetto, optando per la condanna all’ergastolo. Una notizia che la Farnesina ha comunicato soltanto di recente alla famiglia della vittima.