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Mohammed El Ayani, 39 anni, facchino. Uccide la moglie sfondandole il cranio con un martello contro il pavimento della cucina.Condannato a 30 anni

Sorbolo Levante di Brescello (Reggio Emilia), 19 Novembre 2011


Titoli & Articoli

Uccide la moglie a martellate, poi si costituisce ai carabinieri (Blitz Quotidiano – 19 novembre 2011)
Un marocchino di 35 anni ha ucciso a martellate la moglie, anch’essa cittadina marocchina, di 39, madre di due bambini, nella loro abitazione di Sorbolo, frazione di Brescello, nella Bassa reggiana, e poi si e’ costituito ai carabinieri di Poviglio. Il fatto e’ successo attorno alle 13. I militari, dopo la confessione, sono andati nell’appartamento, dove hanno ritrovato il cadavere di una donna.
Mohammed El Ayani, il facchino marocchino di 39 anni che ha ucciso la moglie, Rachida Rida, 35 anni, a colpi di martello, si e’ presentato ai Carabinieri di Poviglio portando in braccio la figlia di quattro anni.    La bambina era in casa quando e’ avvenuto l’omicidio e forse ha assistito alla scena brutale. Il padre l’ha fatta salire in auto e l’ha portata con se’ da Sorbolo a Poviglio, cinque chilometri, dove si e’ costituito raccontando di aver ucciso la moglie. La figlia maggiore, 11 anni, era a scuola quando sua madre e’ stata uccisa ed e’ stata poi affidata a conoscenti della coppia. Sara’ presa in carico dai servizi sociali come la sorella piccola. Le indagini dei Carabinieri sono coordinate dal sostituto procuratore Luciano Padula.

 

Rachida era pronta a una conversione (Gazzetta di Reggio – 24 novembre 2011)
S’indaga sui contatti con la parrocchia per capire se il marito ha ucciso non per gelosia ma per motivi religiosi
I primi esiti dell’autopsia effettuata ieri– a Modena – aggravano la posizione del marocchino 39enne Mohamed El Ayani (difeso dal legale Noris Bucchi), perché gli accertamenti medico-legali dicono che avrebbe infierito non poco sulla moglie Rachida Rida, arrivando a colpirla con il martello da cucina con oltre dieci colpi, sfondandole il cranio. Un responso autoptico (quello definitivo verrà depositato dai medici Maria Cristina Cuoghi ed Erian Radeski) che dà contorni ancora più agghiaccianti all’aggravante della crudeltà già contestata dal pm Luciano Padula all’omicida che, invece, nella confessione avrebbe parlato di solo due martellate alla moglie poi morta sul pavimento della cucina-tinello della mansarda …
Ma come sta emergendo in questi giorni, i riscontri degli inquirenti sulla confessione dell’uxoricida stanno prendendo diverse strade. E una pista interessante si starebbe concentrando su un cammino verso la conversione al cattolicesimo che potrebbe aver contrassegnato l’ultimo periodo di vita della vittima, apertasi al modo di vivere all’occidentale (non solo per sè ma anche per le due figlie) ed entrata in contatto con la parrocchia brescellese nel contesto di una solidarietà toccata con mano per la sua famiglia che certamente non navigava in buone acque economiche.
Contatti con la parrocchia che potrebbero spiegare l’arrivo sul luogo del delitto del parroco don Giovanni Davoli poco dopo che la tragica notizia si era sparsa in paese. Una pista investigativa ancora in essere che, se provata, cambierebbe anche gli scenari del movente. Sin dal primo momento il marito ha sostenuto di aver ucciso la moglie perché accecato dalla gelosia, roso dal sospetto che lei avesse un altro e volesse la separazione proprio per iniziare un nuovo rapporto. E se, invece, El Ayani ha agito perché non accettava che la moglie volesse abbracciare una nuova religione, da quella musulmana alla cattolica?
Dubbi anche sul ruolo della figlia di 4 anni: ha assistito all’omicidio della madre (come sembrano indicare le macchie di sangue sul pigiamino) o non si è accorta d nulla perché era al piano di sopra (come sostiene il padre)? Una confessione, quindi, che lascia scettici gli investigatori, come ha confermato ieri il procuratore capo Giorgio Grandinetti nel consueto incontro settimanale con i cronisti.
Il numero uno della procura ha elogiato il lavoro del pm Padula per poi specificare alcuni aspetti dell’indagine: «Se la bimba è stata effettivamente presente al delitto, ciò inciderà sulla valutazione della personalità dell’omicida. Va capito se la cultura araba ha pesato in questa storia e andrà sentita anche la figlia maggiore per ricostruire meglio il contesto familiare. So che El Ayani, messo alle strette, ha un po’ tentennato».

 

Rachida, uccisa a martellate Il marito condannato a 30 anni (il Resto del Carlino – 25 ottobre 2012)
E’ arrivata la sentenza per il delitto di Rachida Rida, 35 anni, marocchina, uccisa dal marito connazionale Mohammed El Ayani, di 39, a Sorbolo Levante di Brescello (Reggio Emilia) nel novembre del 2011. L’uomo è stato condannato a 30 anni di reclusione, non è stata riconosciuta la premeditazione, è stata invece riconosciuta l’aggravante della crudeltà.  Oggi il pm Maria Rita Pantani, in occasione dell’udienza con rito abbreviato, aveva chiesto l’ergastolo.
La donna (madre di due bimbe di 4 e 11 anni) sarebbe stata uccisa dall’uomo perche’ troppo integrata con la cultura occidentale e perché pare volesse avvicinarsi al cristianesimo. Gli accertamenti medico-legali avevano rilevato che Mohammed El Ayani infierì sulla moglie, colpendola con il martello da cucina con oltre dieci colpi, fino a sfondarle il cranio sul pavimento della cucina. Il marito disse che era stato spinto dalla gelosia, ma poi si scoprì che Rachida era entrata in contatto con la parrocchia di Brescello, dalla quale aveva ricevuto aiuto per i problemi economici della famiglia.

Trent’anni all’uomo che uccise la moglie perché viveva troppo all’occidentale (la Repubblica – 25 ottobre 2012)
Reggio Emilia, il pm aveva chiesto l’ergastolo. Il giudice ha riconosciuto al marito, Mohammed El Ayani, l’aggravante della crudeltà: aveva ammazzato la donna a martellate
Rachida, nata in Marocco, viveva all’occidentale. Era molto integrata nella comunità di Sorbolo Levante, località di Brescello, il paese dI Peppone e Don Camillo, bassa reggiana. Frequentava anche la parrocchia, e stava pensando a convertirsi al cattolicesimo. Un cambiamento culturale che il marito, Mohammed El Ayani, non accettava. E per soffocare i desideri di integrazione della giovane moglie, 35 anni, undici mesi fa l’ha uccisa a martellate. Oggi il tribunale di Reggio Emilia lo ha condannato a trent’anni, con l’aggravante della crudeltà (ma non è stata riconosciuta la premeditazione). Il pm aveva chiesto l’ergastolo.
Gli accertamenti medico-legali avevano accertato che l’uomo infierì sulla moglie colpendola con il martello da cucina più di dieci volte, fino a sfondarle il cranio. Il marito – che dopo il delitto era andato in caserma – disse che era stato spinto dalla gelosia, ma poi si scoprì che Rachida Rida era entrata in contatto con la parrocchia di Brescello, dalla quale aveva ricevuto aiuto per i problemi economici della famiglia.
Secondo la deputata Pdl Souad Sbai, presidente di Acmid Donna Onlus parte civile, ”il processo per la morte di Rachida Rida, uccisa a martellate perché si era avvicinata al cristianesimo e alla comunita’ cristiana locale, e’ un fatto storico, perche’ per la prima volta alla sbarra va la morte per apostasia”. ”Questo processo”, continua Sbai, ”ha un valore storico e civile enorme, perché finalmente emerge la condizione di clandestinita’ forzata dei convertiti al cristianesimo, obbligati a rimanere in silenzio, nelle catacombe, come i primi cristiani durante la Roma imperiale”.


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