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Michele Antonio Gaglione, 30 anni. Minaccia, insegue e uccide la sorella, aggredisce il suo fidanzato. I genitori lo difendono. Condannato a 9 anni e 6 mesi di carcere per omicidio preterintenzionale e lesioni

Caivano (Napoli), 12 Settembre 2020


Titoli & Articoli

Il fratello si difende: “L’ho inseguita, ma non l’ho uccisa”. Il gip convalida l’arresto (il Fatto Quotidiano – 14 settembre 2020)
Michele Antonio Gaglione, indagato per omicidio preterintenzionale con l’aggravante dei futili motivi, resta in carcere. Davanti al giudice si è difeso così: “Volevo solo chiederle di tornare a casa: aveva fatto le valigie ed era scomparsa”. La madre del compagno della giovane attacca: “Devono pagare Michele, la mamma e il papà. Tutti e tre devono pagare. Ma quale incidente, non è vero
Rimane in carcere Michele Antonio Gaglione, il fratello della 22enne morta ad Acerra dopo essere stata sbalzata via dallo scooter sul quale viaggiava con il compagno trans. Lo ha deciso il gip Fortuna Basile di Nola convalidando l’arresto disposto dalla procura. Il giovane è accusato dell’omicidio preterintenzionale della sorella, Maria Paola Gaglione, con l’aggravante dei futili motivi. Confermata anche l’accusa di lesioni nei confronti di Ciro, il compagno di Maria Paola, ricoverato nella clinica Villa dei Fiori con una frattura dell’avambraccio e lesioni sul corpo. Secondo quanto si è appreso dai sanitari le sue condizioni sono buone e non si esclude che possa essere dimesso già nei prossimi giorni.
Durante l’udienza davanti al giudice, Gaglione ha spiegato di aver “inseguito” la sorella a bordo del suo motorino, ma di non averla uccisa lui. “Non ho provocato io l’incidente. Volevo solo chiederle di tornare a casa: aveva fatto le valigie ed era scomparsa, gettando tutta la famiglia nella disperazione”. Il suo legale, Domenico Paolella, ha aggiunto che “sul luogo dell’incidente” ci sono “delle telecamere“. “Tutto sarà chiarito, se ci sono le registrazioni. Io credo alle sue parole”.
La pensa diversamente il compagno di Maria Paola, Ciro Migliore, che in un’intervista al Corriere ha chiarito quale fosse l’atteggiamento della famiglia Gaglione nei suoi confronti: “Non volevano che stessimo insieme perché dicevano che eravamo due femmine. Ma non è vero. Io non sono una femmina. Avevo 15 anni quando ho capito di essere un uomo, mi sentivo e mi sento un uomo. E Maria Paola mi ha sempre amato come uomo”. Un racconto confermato anche dalla madre di Ciro, secondo cui “devono pagare Michele, la mamma e il papà. Tutti e tre devono pagare. Ma quale incidente, non è vero”.


Il fratello Michele dal carcere: “Per me era come una figlia” (BlastingNews – 5 gennaio 2021)
La ragazza sarebbe stata uccisa dal fratello Michele perché era fidanzata conun ragazzo transgender
Michele Antonio (30 anni), fratello di Maria Paola Gaglione, ha scritto una lettera dal carcere rivolta al fratello Giovanni e dedicata alla sorella che lui stesso avrebbe ucciso. Il 30enne ha scritto: “Ho perso un pezzo del mio cuore: la mia sorellina”. A detta di Michele, Maria Paola per lei era come una figlia, in quanto il loro padre, a suo dire non sarebbe mai stato presente. Michele ha provato a giustificarsi affermando come la morte della sorella non fosse nelle sue intenzioni. Il giovane è accusato di omicidio preterintenzionale. La missiva è stata resa nota nel corso di una recente puntata di Pomeriggio cinque.
A detta di Michele, il suo obiettivo sarebbe stato solo quello di riportare la ragazza a casa. Il giovane ha specificato che non potrà mai perdonarsi quanto accaduto. Secondo quanto espresso dallo stesso Michele, egli non avrebbe visto di buon occhio la relazione tra Ciro e sua sorella, in quanto il primo sarebbe solito frequentare luoghi e soggetti poco raccomandabili.
Michele Gaglione: l’inseguimento sullo scooter- Michele Antonio Gaglioneavrebbe inseguito in scooter, sulla provinciale tra Acerra e Caivano, Ciro Migliore e sua sorella Maria Paola. Il tutto sarebbe avvenuto la notte tra il 10 e l’11 settembre scorso. Michele non avrebbe sopportato la relazione tra sua sorella e Ciro, un ragazzo transgender.
I due erano su una moto. Il 30enne avrebbe cercato di far cadere i due fidanzati dal loro mezzo, tramite una serie di calci. Michele si trova attualmente in carcere con le accuse di violenza privata aggravata dall’omofobia e omicidio preterintenzionale.
Ciro ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla famiglia della sua ragazza affermando che non avrebbe visto di buon occhio la loro storia d’amore. “Dicevano che eravamo due donne” ha affermato il ragazzo, specificando tuttavia come lui non fosse una donna. Secondo quanto detto dal 22enne, i famigliari della ragazza avrebbero affermato di preferire che la figlia morisse, piuttosto di vederla fidanzata con uno come lui.
La morte della ragazza. Stando a quanto ricostruito, dopo essere caduta dal motorino per mano del fratello, Maria Paola Gaglione sarebbe finita su un tubo per l’irrigazione, che le ha tranciato la gola. Ciro Migliore è riuscito a sopravvivere, in quanto è finito sul selciato senza battere contro alcun ostacolo. Michele ha iniziato ad aggredire Ciro, il quale stava cercando di rianimare la giovane. Ciro sarebbe stato, invece, riempito di botte dal 30enne. Qualcuno ha avvertito i carabinieri e un’ambulanza. Per Maria Paola non c’era più nulla da fare, mentre Ciro è stato portato in ospedale per le percosse subite e le contusioni sul corpo.
Il ricordo di Ciro. Ciro Migliore ha voluto ricordare il suo amore, tramite un post su Instagram. In esso il ragazzo ha ricordato come i due fossero stati insieme per tre anni. Tre anni in cui si sarebbero presi e lasciati continuamente. Ciro ha spiegato come lui avesse la sua vita e Maria Paola la sua. Tuttavia, i due non si sono mai smessi di amare. Un periodo, quello passato con Maria Paola, nel corso del quale Ciro si sarebbe sentito vivo.


Omicidio Maria Paola Gaglione, la famiglia contro Ciro: “Non era il ragazzo giusto per lei” (Libero – 15 settembre 2020)
“Ciro non era il ragazzo giusto per lei”. Non c’è pace per Maria Paola Gaglione, la ragazza appena maggiorenne uccisa su una strada provinciale della periferia nord di Napoli, tra Caivano e Acerra. Suo fratello Michele Antonio, è in carcere, accusato di averne provocato la morte facendola cadere dallo scooter dopo averlo speronato con la sua moto.  I genitori Franco e Pina però si schierano con il figlio che in carcere anziché con la figlia morta. “Siamo certi della sua innocenza”, scrive Repubblica.
Ma respingono le accuse di omofobia: “La nostra critica era alla persona, mai all’orientamento sessuale. Il tempo dirà se le nostre erano preoccupazioni fondate”.
Una storia diversa da quella che racconta Ciro Migliore:”Stavamo insieme da tre anni ma la famiglia di Maria Paola non voleva. Dicevano che eravamo due donne. Li ho sentiti dire che avrebbero preferito che la figlia morisse, piuttosto che stare con uno come me. Un masculillo”, ha detto a Repubblica . Ciro è stato ripetutamente minacciato dalla famiglia Gaglione e il 13 luglio scorso proprio dal fratello: «”i è presentato a casa mia dicendomi testualmente: ‘Se non lasci mia sorella, ti taglio la testa e ti ammazzo“”. Secondo il gip, che ha confermato il carcere come chiesto dalla pm Patrizia Mucciaccito, titolare delle indagini con il procuratore Laura Triassi, Gaglione avrebbe colpito con il piede lo scooter “incurante” della presenza della sorella allo scopo «di spezzare quel legame che non riusciva ad accettare». Oggi i funerali della giovane.

Omicidio Maria Paola Gaglione, il fratello in aula: non ho provocato io l’incidente (il Gazzettino locale – 10 marzo 2022)
Con l’esame dell’imputato si è chiuso il dibattimento. Il 31enne avrebbe provato a chiarire anche la questione dell pedata sullo scooter.
ACERRA – Omicidio Maria Paola Gaglione, il fratello in aula: non ho provocato io l’incidente. E’ con l’esame dell’imputato che si è chiuso ieri mattina il dibattimento a carico di Michele Gaglione, il 31enne di Caivano accusato di omicidio volontario nei confronti della sorella e del tentato omicidio di Cira Migliore, il fidanzato trans di Paola. C’era proprio Cira alla guida dello scooter la notte tra il 10 e l’11 settembre dell’anno scorso inseguito da Michele che voleva riportare a casa la sorella. Un concetto ribadito dallo stesso anche ieri in aula davanti alla Corte d’Assise di Napoli: il 31enne ha sottolineato di aver saputo da un amico che la sorella quella sera era nel Parco Verde e pertanto si era precipitato in strada con l’intenzione di farla tornare nell’abitazione dei genitori.
Chiarita, secondo lui, anche la vicenda della ‘pedata’ rinvenuta sul motorino guidato da Cira: si sarebbe trattato di un qualcosa precedente all’incidente, quando lui intercettò il motorino con le due ragazze in sella all’incrocio di via Rosselli, provando a fermarle proprio con il piede. L’inseguimento però proseguì lungo la strada che collega Caivano ad Acerra, con l’Sh che rovinò a terra in una curva di via de Normanni. Paola Gaglione (nella foto) morì sul colpo, Cira si ferì rompendosi il braccio. Il fratello della vittima ha ammesso anche di aver colpito con uno schiaffo la fidanzata di Paola, ma di averlo fatto “per rabbia”. Michele, inoltre, ha sostenuto di essersi opposto a quella relazione non per questioni di omofobia “ma per le sue frequentazioni”.

Maria Paola Gaglione, il fratello condannato a 9 anni di carcere: l’ha uccisa dopo averla speronata con la moto e ha ferito il compagno (il Fatto Quotidiano – 5 maggio 2022)
Maria Paola Gaglione, il fratello condannato a 9 anni di carcere: l’ha uccisa dopo averla speronata con la moto e ha ferito il compagno
I giudici hanno derubricato i reati in omicidio preterintenzionale e lesioni, riconoscendo prevalenti le attenuanti generiche. In un primo momento era stata contestata anche l’aggravante dell’omofobia, poi caduta. Il compagno transgender Ciro Migliore è in carcere per spaccio dal 2011
Osteggiava la relazione sentimentale tra la sorella e il compagno transgender, e quella notte, quando li vide insieme in sella a uno scooter, non esitò ad inseguirli con la moto provocando così il grave incidente in cui Maria Paola Gaglione perse la vita, a soli 21 anni. La Corte d’Assise di Napoli ha condannato a 9 anni e 6 mesi di carcere il 32enne Michele Antonio Gaglione, accusato dell’omicidio della sorella e del ferimento del compagno Ciro Migliore. I sostituti procuratori di Nola avevano chiesto 22 anni di carcere per l’omicidio volontario della donna e il tentato omicidio di Ciro, ma i giudici, accogliendo la tesi degli avvocati Giovanni Cantelli e Domenico Paolella, hanno derubricato i reati in omicidio preterintenzionale e lesioni, riconoscendo prevalenti le attenuanti generiche, essendo Gaglione incensurato. In un primo momento era stata contestata anche l’aggravante dell’omofobia, poi caduta.
La tragedia si è verificata ad Acerra, comune dell’hinterland a nord est di Napoli, la notte tra l’11 e l’12 settembre 2020: Maria Paola e Ciro, inseguiti da Michele, caddero rovinosamente dallo scooter su cui viaggiavano. Maria Paola finì contro un tubo dell’irrigazione che le tranciò la gola. Ciro riportò lievi lesioni. I due erano residenti al Parco Verde di Caivano, degradato quartiere noto come piazza di spaccio della camorra e Migliore è stato poi arrestato per spaccio nel febbraio 2021. Il rapporto tra i due non era mai stato accettato dalla famiglia della ragazza, tanto che la coppia si trasferì poi ad Acerra.
Michele Antonio, sposato, con figli, anch’egli residente al Parco Verde, per la Procura voleva dare “una lezione” alla sorella e così avrebbe inseguito e fatto cadere volontariamente dallo scooter Maria Paola e Ciro. L’imputato però si è sempre opposto a questa tesi: “Volevo solo chiederle di tornare a casa: aveva fatto le valigie ed era scomparsa, gettando tutta la famiglia nella disperazione”, disse agli inquirenti. “Questa sentenza è un primo passo verso il riconoscimento della tesi dell’imputato che, certamente, non aveva la volontà di ammazzare nessuno”, dice l’avvocato difensore Cantelli.
Il 32enne è rimasto in carcere dal giorno dopo il fatto all’aprile scorso, quando la Corte d’Assise gli ha concesso gli arresti domiciliari. Il giudice ha comunque accordato un risarcimento da quantificare all’Arcigay, che si è costituita parte civile. Le motivazioni della sentenza verranno presentate entro 90 giorni.

 


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