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M’hamed Chamek, 42 anni. Molesta la figlia della compagna, che lo lascia e lo denuncia. Allora lui la minaccia, la uccide e la brucia. Ergastolo

Castello d'Argile (Bologna), 2 Settembre 2019


Titoli & Articoli

Cadavere a Castello d’Argile, l’ex compagno: “L’ho bruciata, è in paradiso” (Bologna Today – 7 settembre 2019)
Emergono altri particolari e dettagli sul probabile omicidio della 41enne Atika Gharib, il cui corpo è stato trovato carbonizzato all’interno di un casolare andato in fiamme (o incendiato), in via Provinciale a Castello d’ArgileQuesta mattina i Carabinieri hanno fatto il punto con la stampa nella sala Scantamburlo del comando di via Bersaglieri. Il presunto omicida, C.m., ex compagno 41enne della donna, irregolare, è stato fermato al confine con la Francia a bordo di un treno e l’arresto è stato convalidato ieri 6 settembre.
Gli indizi. Diversi gli elementi che hanno portato al fermo di indiziato di delitto e alla convalida dell’arresto: la scomparsa della donna, i telefoni in uso al 41enne che avevano agganciato la cella di Castello d’Argile, il rinvenimento del corpo, la disponibilità del casolare, l’accennata e delirante ammissione telefonica dell’uomo alla sorella in Marocco (“L’ho bruciata, è in paradiso”), la disponibilità del telefono della vittima e, naturalmente, la fuga.
Incastrato dalle celle telefoniche. Mentre i due telefoni dell’arrestato erano stati spenti, quello della vittima risultava acceso e, infatti, il 41enne ha risposto a diverse telefonate dei familiari. In seguito sono state agganciate le celle di Milano e di Sestri Levante: una delle sorelle di Atika aveva riferito che C.M. avrebbe vissuto per un periodo in Francia, da lì il fondato sospetto che stesse tentando di passare il confine.
Atika Gharib ha quattro sorelle, tutte residenti da tempo in Italia, ed è stata proprio una di loro, Nadia, che si è rivolta ai Carabinieri di Ferrara, denunciando la scomparsa. Inoltre, dopo averle telefonato più volte, al numero della sorella aveva risposto l’ex compagno. Il 2 settembre, le telecamere del Comune alle porte di Bologna avevano immortalato Atika e il presunto carnefice mentre scendevano insieme dall’auto per poi allontanarsi a piedi verso il capanno, dove sarebbe avvenuto l’omicidio: “Non si conoscono le modalità, l’autopsia verrà effettuata la prossima settimana” ha detto ai cronisti il Tenente Colonnello Marco Francesco Centola.
Le difficoltà delle Forze dell’Ordine. “Spesso abbiamo la segnalazione senza denuncia o la denuncia e il ritorno a casa con il rifiuto delle vittime di rivolgersi a centri anti-violenza, quindi si fa un passo, ma non si completa tutto il percorso” ha dichiarato il Comandante Provinciale Carabinieri Bologna, Colonnello Pierluigi Solazzo “La repressione non è l’unica medicina”, in tema di prevenzione invece “stiamo cercando di sviluppare iniziative con enti e associazioni, già dal 2009 l’Arma ha istituito la sezione ‘atti persecutori’ e i futuri Carabinieri vengono formati”.


Donna uccisa a Castello d’Argile, l’ex: “Ho vendicato il mio onore” (Bologna Today – 8 settembre 2019)
L’ex compagno è accusato della morte Atika Gharib. Una relazione fatta di botte e gelosia. Le avrebbe anche puntato un coltello alla gola e tentato di soffocarla con un cuscino
Prima le violenze e poi l’atto finale. Sembrerebbe un tragico “copione” quello che ha portato allamorte Atika Gharib, la 42enne trovata cadavere in un casolare a Castello d’Argile il 3 settembre. Dell’omicidio è accusato l’ex compagno e coetaneo C.M., fermato e arrestato a Ventimiglia su un treno per la Francia: “Mentre si trovava all’interno di una cascina abbandonata, con modalità in corso di accertamento, dandole fuoco, cagionava il decesso di Atika Gharib”, si legge nell’ordinanza.
Una relazione durata qualche mese e interrotta dalla vittima ad agosto, quando, era stato anche emesso il divieto di avvicinamento dal Gip del Tribunale di Ferrara, dove risiedevano, poiché l’uomo, in stato di ubriachezza “avrebbe tentato di violentare la figlia sedicenne” di Atika Gharib.
Atika viveva in Italia, come anche le sorelle e la madre, ed è stata proprio una delle sue sorelle a presentare denuncia di scomparsa e a mettere i Carabinieri sulle tracce dell’ex compagno che talvolta dormiva nel casolare teatro della tragedia: lì sono stati trovati alcuni oggetti e una tanica di liquido infiammabile.
Alcol e botte. La vittima, dopo aver interrotto la relazione con l’accusato, si era confidata con una delle sorelle che, però avevano già notato in precedenza i lividi, segni di un rapporto violento. Un tragico copione fatto di botte e controllo del telefono per gelosia, fino ad isolarla anche dalla sua famiglia, ha riferito la sorella Nabiha agli inquirenti, le avrebbe anche puntato un coltello alla gola e tentato di soffocarla con un cuscino.
“Era solito fare abuso di alcol ed in particolare quando mia sorella andava a lavorare cercava di far bere alcol alle figlie minori di mia sorella, avute da un precedente matrimonio, con l’intento di violentarle”: in un’occasione avrebbe preso con forza la figlia 16enne che si era però divincolata e aveva raccontato l’accaduto ad alcuni amici, che a loro volta lo avevano riferito ai genitori che infine avevano avvisato la sorella di Atika, Kadija. Era stata lei a fare denuncia dai Carabinieri di Ferrara e, quando si era recata a casa della sorella Atika, avrebbe assistito al pestaggio.
Atika aveva chiamato la sorella Nabiha la sera del 1° settembre riferendole che l’indomani si sarebbe recata al Consolato del Marocco a Bologna per rifare il passaporto che l’ex compagno le aveva rubato, e le due sorelle si erano date appuntamento alle 8 per vedersi. Le aveva così mandato vari messaggi, anche vocali, via whatsapp, notando che venivano letti ed ascoltati, ma di Atika nessuna notizia. Anche la figlia minore della vittima aveva chiamato la mamma, ma al telefono aveva risposto C.M..
Le parziali ammissioni al telefono. A mezzanotte del 2 settembre Nabiha aveva effettuato nuovamente una video-chiamata e anche in questo caso aveva risposto l’ex compagno che le aveva riferito di essere solo e di trovarsi in Francia: “E’ in albergo a dormire – le avrebbe detto – adesso sto bene perché oggi ho fatto quello che dovevo fare”. All’ennesima richiesta di parlare con Atika, “come fanno i morti a parlare?”. Infine Nabiha aveva registrato la chiamata.
“Mi ha tradita, quale dovrebbe essere la sua fine? – si sente nella registrazione acquisita dagli inquirenti  – si è pentita, Atika è il mio amore, ma si è già sposata, ha divorziato, non è più vergine, la prendo io e mi tradisce? – e ancora in un messaggio inviato a Nabiha – l’anima è già tornata al creatore e io sono tranquillo grazie ad Allah, mi sono vendicato per il mio onore, la amo ancora, ma non l’ho messa nel cellophane, quella vita che volevo fare con lei qui la faremo in paradiso”.
Infine durante il secondo sopralluogo dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri è stato trovato un cadavere di donna completamente carbonizzato, al primo piano del casolare andato a fuoco. “Non si conoscono le modalità, l’autopsia verrà effettuata la prossima settimana” ha detto ai cronisti il Tenente Colonnello Marco Francesco Centola.
Le celle telefoniche. Mentre i due telefoni dell’arrestato erano stati spenti, quello dellavittima risultava acceso. Sono state agganciate le celle di Milano e di Sestri Levante: una delle sorelle di Atika aveva riferito che C.M. avrebbe vissuto per un periodo in Francia, da lì il fondato sospetto che stesse tentando di passare il confine.
Le difficoltà delle Forze dell’Ordine. “Spesso abbiamo la segnalazione senza denuncia o la denuncia e il ritorno a casa con il rifiuto delle vittime di rivolgersi a centri anti-violenza, quindi si fa un passo, ma non si completa tutto il percorso” ha dichiarato il Comandante Provinciale Carabinieri Bologna, Colonnello Pierluigi Solazzo “La repressione non è l’unica medicina”, in tema di prevenzione invece “stiamo cercando di sviluppare iniziative con enti e associazioni, già dal 2009 l’Arma ha istituito la sezione ‘atti persecutori’ e i futuri Carabinieri vengono formati”.

 

Ergastolo confermato per l’ex compagno che uccise Atika Gharib (estense.com – 22 dicembre 2022)
La Corte di Appello di Bologna ha confermato la condanna all’ergastolo di M’hamed Chamekh per aver ucciso, il 2 settembre del 2019, la sua compagna Atika Gharib e di averne poi bruciato il corpo in un casolare

M’Hamed Chamekh e Atika Gharib

La Corte di Appello di Bologna ha confermato lunedì, nel suo giudizio di secondo grado, la condanna all’ergastolo imposta precedentemente dalla Corte d’Assise di M’hamed Chamekh, condannato per aver ucciso, il 2 settembre del 2019, la sua compagna Atika Gharib e di averne poi bruciato il corpo in un casolare a Castello D’Argile, nel bolognese. La donna, di nazionalità marocchina che viveva a Ferrara insieme con la figlia e Chamekh – suo compagno dello stesso Paese – fu strangolata da quello che ormai era il suo ex compagno proprio perché aveva deciso di lasciarlo. Il corpo fu ritrovato dagli inquirenti circa due giorni dopo l’omicidio, mentre Chamekh stava tentando di ripararsi in Francia viaggiando a bordo di un treno sul quale è stato arrestato.

Confermate a Chamekh dalla Corte d’Appello anche le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, oltre che i risarcimenti alle parti civiili, che includono i familiari della vittima e l’Udi, l’unione delle donne italiane. Davanti al giudice Orazio Pescatore, Chamekh ha rilasciato prima della lettura della sentenza alcune dichiarazioni spontanee nel quale si è detto pentito del gesto. La condanna all’ergastolo arriva a quasi un anno dopo quella in primo grado emessa dal tribunale di Ferrara a 2 anni e 10 mesi per molestie sessuali commesse nei confronti della figlia di Atika Gharib. Un mese prima dell’omicidio di Gharib, Chamekh si rese protagonista nei confronti della ragazza, ai tempi adolescente, e l’episodio aveva convinto la donna a porre fine alla relazione.
L’avvocato di Chamekh invece annuncia il ricorso in Cassazione per tentare di far ricelebrare il processo di secondo grado in quanto, a suo avviso, non sarebbero state prese in seria considerazione dai giudici la patologia psichiatrica di Chamekh – confermata dalla perizia ma che secondo gli esperti non avrebbe influito nella commissione dell’omicidio – e non sussisterebbe l’ipotesi della premeditazione del gesto.

 


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